Mai Sazio

Nc-17 | Francia/Polonia

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    ~ The Huntress Princess
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    Titolo: Mai Sazio
    Fandom: Axis Powers Hetalia
    Personaggi: Francia (Francis Bonnefoy), Polonia (Feliks Łukasiewicz)
    Genere: Introspettivo, Erotico, Romantico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: OneShot, Alternative Universe (AU), Lemon, Yaoi
    Conteggio Parole: 5394 (FiumiDiParole)
    Note: 1. Betata da 'kai vargas; >ç< Grazie!
    2. Questa è tutta per Kuromi<3 Spero ti piaccia!
    3. Scritta per la Maritombola indetta da Maridichallenge con il prompt 10. Vibratore a forma di papera.
    4. Scritta per il POrn Fest #4 indetta da fanfic_italia con il prompt: Axis Powers Hetalia, Feliks Łukasiewicz (Polonia)/Francis Bonnefoy (Francia), " Ma quello è... oddio! Voglio, tipo, troppo provarlo!".
    5. Partecipa al The One Hundred Prompt Challange indetto da BlackIceCrystal. Con prompt 80. Insaziabilità
    6.Partecipa a FiumiDiParole.

    { Mai Sazio ~




    Osservava assorto il pacchetto dalla strana forma che faceva dondolare lentamente sul tavolo. Irrimediabilmente la sua mente volava ai soldi che aveva speso per quel suo ultimo acquisto ma, alla fin fine, si rendeva conto di non essere poi così interessato al prezzo.
    Era normale per lui tornare a casa con nuovi oggettini presi dagli scaffali del sexy shop e non si era mai fatto troppi problemi sul loro costo - dato che desiderava sempre il meglio era normale spendere relativamente di più - ma almeno tutti i suoi acquisti avevano una certa utilità, per modo di dire.
    Come ad esempio i vestitini in lattice o in pelle che possedeva e che potevano essere utilizzati a Carnevale o a delle feste a tema, o gli altri costumi per i giochi di ruolo a sfondo sessuale e i frustini. Per non parlare poi dei vari oli e sali che teneva nel bagno che, oltre ad avere il compito di lubrificare e risvegliare i sensi, avevano decisamente un ottimo profumo: delicato e non volgare.
    Certo, poi vi erano i giochini come le Palline Cinesi e i Cock Rings che di produttivo avevano solo il loro utilizzo primario, stesso discorso per i vibratori che in quel momento erano al centro delle sue elucubrazioni.
    Si chiese, osservando ancora il pacchetto, a cosa servissero quei giochini oltre a donare piacere e a risvegliare certe perversioni, ma non esisteva una risposta: i vibratori rientravano insieme ad altre piccole cose nella categoria degli 'utili per fare le porcellate'.
    Quindi il suo acquisto era inutile, e non aveva neanche la certezza che l'avrebbe utilizzato! Anche se il suo fidanzato non si era mai tirato indietro davanti a qualche nuovo gioco, - aveva invece sempre mostrato interesse e una vaga vena di insaziabilità che era diventata una dote che il più grande apprezzava particolarmente - non sapeva quanto si sarebbe trovato d'accordo davanti a quel nuovo vibratore... ma quando l'aveva visto sullo scaffale non era riuscito a trattenersi dal prenderlo in mano, attirato dalla sua forma curiosa.
    Sapeva dell’esistenza di oggetti di quel tipo, anzi quello che stava osservando era anche normale se messo a confronto con altre cose che popolavano gli scaffali dei sexy shop di tutto il mondo, ma nel suo negozio di fiducia non erano mai arrivati e, come era ovvio, nella curiosità del momento l'interesse aveva sconfitto il suo 'desiderio di utilità' inducendolo ad acquistare quel vibratore a forma di paperella, e si era chiesto solo a delitto compiuto se il suo fidanzato fosse così insaziabile e curioso da volerlo provare.
    Non che fosse necessario l'utilizzo di quel giochino - neanche degli altri, in realtà: avevano entrambi abbastanza fantasia per divertirsi solo con i loro corpi - ma poteva essere interessante... esattamente come quando avevano sperimentato quel carinissimo vibratore che andava a ritmo di musica: Chopin non era mai parso così erotico.
    " Francis! Sono a casa!", l'allegra voce del suo fidanzato lo riscosse e, sorridendo all'idea di poterlo abbracciare e baciare, dimenticò i suoi crucci per raggiungerlo sulla porta di casa.
    " Bienvenue, mon amour.", lo accolse, pronto a dargli subito un benvenuto più fisico e ad aiutarlo con le buste della spesa. All'inizio non ci riuscì, restando immancabilmente incantato dall'aspetto del giovane come se fosse la prima volta che lo vedeva.
    Aveva i capelli biondi, lunghi e lisci, che ricadevano sciolti sulle spalle ad incorniciargli il viso delicato e luminoso. Sorrideva felice - forse per le compere o, più probabilmente, per essere finalmente a casa dal suo uomo - e i grandi occhi verdi, dal singolare taglio, brillavano di quell'energia e della voglia di vivere tipica degli adolescenti.
    Feliks Łukasiewicz, ad osservarlo in quel modo, era in tutto e per tutto un ragazzino, esattamente come quelli che il francese incontrava la mattina nella metro quando andava a lavoro. Era uno di quei giovani che mai e poi mai si sarebbe aspettato di portarsi a letto - aveva sempre preferito quelli un po' più grandi - ma quando l'aveva conosciuto era rimasto così incantato dalla sua energia e dalla malizia che sprigionava, che il pensiero della sua età - era più piccolo di lui di ben sette anni! - si era volatilizzato nel momento esatto in cui, labbra contro labbra, avevano condiviso un comodo ed eccitante giaciglio d'amore.
    Dopo quella notte aveva iniziato a frequentarlo con interesse sempre più crescente, scoprendo che dietro quell'aspetto giovane e femminile si nascondeva un ragazzo forte - non solo nel fisico ma anche nel carattere - che ne aveva viste fin troppe nella sua vita di diciannovenne. Aveva trattenuto a stento un conato di vomito quando Feliks gli aveva raccontato quello che era successo appena tre anni prima e in Francis si era accesa una vena protettiva che l'aveva spinto a prendere totalmente le difese del ragazzo, in ogni singola situazione.
    Mesi dopo dall'inesorabile attrazione che li legava, era arrivato l'amore: un sentimento inaspettato e forte. Era stato in grado di sconfiggere tutto: dalla gelosia del fratello di Feliks - Francis poteva anche capire i sentimenti di Ivan, soprattutto dopo tutto ciò che era successo al più piccolo - fino ai problemi legati all'età - il polacco era ormai maggiorenne ma era pur sempre sette anni più giovane di lui, anche se alla fine importava poco.
    " Ehi!", il ragazzo lo tirò ancora fuori dai suoi pensieri con la sua voce sveglia ed un poco indispettita. " Non mi dai neanche un bacio? O ti sei, tipo, incantato ancora a guardare le mie bellissime gambe?", domandò poi, assumendo una nota maliziosa.
    Francis, preso com'era dall'ammirazione per il suo fidanzato, non si era minimamente reso conto dei capi di vestiario che quello scostumato aveva deciso di indossare e, con non poca gelosia, squadrò la minigonna che indossava. Era addirittura un insulto alla parola 'minigonna'!
    " Sei uscito vestito in questo modo?", domandò facendosi serio e sperando in una risposta negativa. Non che non gli piacesse vestito così - amava le gambe del polacco -, ma non voleva che gli altri potessero ammirarlo come faceva lui in quel momento: era una sua prerogativa, ormai.
    " Ti da, tipo, fastidio?", cinguettò Feliks con un'espressione sbarazzina in viso.
    " Ovviamente! Non sai quanti maniaci girano per la città?!"
    " Uno è, tipo, il mio fidanzato.", rispose semplicemente il ragazzo.
    " Non scherzare! Non mi va davvero che quei maniaci nel pullman possano guardarti sotto la gonna!"
    " E vedere la sorpresina che ho, tipo, tra le gambe?", ridacchiò Feliks, assumendo poi un'espressione volutamente maliziosa.
    Non prometteva niente di buono e il francese questo lo sapeva benissimo.
    " Che succede Francis? Mi immagini mentre degli uomini mi assalgono nel pullman? Magari nella tua mente li stai vedendo mentre mi toccano...", Feliks si carezzò in un sensuale movimento i capelli scendendo con il palmo verso il collo, continuando a parlare con un tono di voce roco e basso. " Mentre mi trascinano in un vicoletto e mi fanno quello che vogliono piegandomi sopra un cassonetto? Potrebbero anche riprendermi con i loro cellulari mentre lo fanno e mi vengono in faccia?", si leccò lascivo le labbra, come a volersi pulire. "Sarebbero così soddisfatti che lo metterebbero, tipo, in internet come porno... potresti scaricarlo da E-mule con il titolo: 'Crossdresser polacco stuprato nel pullman da una Gang Bang. ANCHE IN HD!!'. Potrebbero dividerlo in due parti. La seconda, tipo, nel vicoletto... mmm... come si intitolerebbe..."
    " Feliks, mon Dieu!", gracchiò Francis, stupito da quanto potesse essere idiota - e provocante - il suo fidanzato. L'idea del ragazzo stuprato da un gruppo di uomini poteva essere eccitante - e lo era: maledizione se lo era! - ma lo amava troppo per lasciarlo nelle luride mani di qualche maniaco.
    In passato non gli sarebbe dispiaciuto chiamare Gilbert e Antonio - e anche Conrad se quest'ultimo non fosse sempre dietro alle sottane della sorella - e organizzare una divertente serata con Feliks, ma ormai era felicemente fidanzato - con tanto di anello! - e non era più d'accordo con l'idea della 'coppia aperta'.
    Amava il suo ragazzo - lo amava nel vero senso della parola- e certi pensieri non gli sarebbero nemmeno dovuti passare per la testa: ne era convinto.
    “ Non mi piace.”, borbottò il più grande dando voce alle proprie riflessioni.
    Il polacco, per tutta risposta, rise ancora e scoccando un veloce bacio sulle labbra del compagno, ancheggiò oscenamente verso la cucina.
    " In ogni caso mi sono cambiato, tipo, nell'ascensore, solo per farti spaventare.", svelò suscitando del francese un sospiro di puro sollievo.
    " Sento di odiarti quando fai così..."
    " Tipo, mi ami anche per questo, Francis~"
    " Sfortunatamente.", era davvero sollevato da quella rivelazione, ma decisamente: gliel'avrebbe fatta pagare per quello scherzo di cattivo gusto.
    " Non ti facevo così geloso.", commentò Feliks, bevendo un bicchiere d'acqua e puntando i suoi occhi verdi su quelli azzurri dell'altro.
    " L'amore cambia le persone.", sospirò ancora il francese, seguendo ogni movimento del fidanzato.
    " Mh... sei, tipo, arrabbiato?"
    " Comme ci comme ça..."
    " Ma dai, Francis! Era uno scherzo!", si difese il polacco come se l'idea di far arrabbiare il più grande non gli piacesse assolutamente. " Sono uscito, tipo, con i jeans lunghi! Non erano neanche a vita bassa! Erano, tipo, troppo casti!"
    " E se ti avesse visto la signora Montgomery vestito in quel modo mentre uscivi dall'ascensore? Mon Dieu, non voglio neanche pensarci..."
    " Oh! Ti preoccupi, tipo, per questo? Beh, sarebbe morta d'infarto e finalmente non avremmo più dovuto sopportarla!"
    Il francese scosse la testa; non riusciva ad essere seriamente arrabbiato con Feliks: era più forte di lui. Il ragazzino in quei frangenti dimostrava tutti i suoi diciannove anni e... lo faceva impazzire. L'avrebbe voluto prendere e baciare fino a lasciarlo senza fiato! Certo, non erano desideri tanto sani - visti gli scherzi che era solito rifilargli l'altro - ma era l'effetto collaterale della loro relazione.
    Feliks risvegliava in lui non solo sentimenti come l’amore e la necessità di proteggerlo da tutto il mondo - da quando stava con il polacco non solo guardava i passanti come se fossero il Lupo della favola di Cappuccetto Rosso, ma organizzava praticamente ogni sera delle romantiche cene per dimostrare anche in quel modo quanto fosse legato all’altro -, ma anche la perversione, la voglia di sperimentare: la paperella vibrante che aveva comprato ne era un chiaro esempio.
    " Uh! Un nuovo acquisto!", Francis sbatté gli occhi, ancora una volta riscosso dai suoi pensieri, ed osservò il polacco indicare il pacchetto che, dimenticato fino a quel momento, stava sul tavolo della cucina.
    " Oui. L'ho preso prima, mentre tornavo da lavoro.", rispose semplicemente.
    " Cos'è?"
    " Lo vuoi vedere?", sorrise il francese.
    " Certo!", esclamò esaltato il ragazzino, avvicinandosi al suo compagno ed aspettando che il pacchetto venisse scartato.
    Il più grande, divertito da quell'entusiasmo, non lo fece attendere troppo e, liberando lo strano vibratore dalla carta, studiò la reazione dell'altro.
    " Ma quello è...", esordì Feliks con un'espressione curiosa e stupita, senza riuscire a completare la frase. " Oddio! Voglio, tipo, troppo provarlo!", esclamò poi elettrizzato, strappando letteralmente la paperella gialla dalle mani del francese per poterla studiare meglio.
    " Posso dedurre che sia di tuo gradimento...", sorrise malizioso Francis, osservando il più giovane rigirare il vibratore tra le mani alla ricerca dell'interruttore.
    " Ovvio che mi piace! La proviamo vero?! È stupenda!"
    Tu es vraiment insatiable, mon trésor..."
    " Come se ti dispiacesse.", ghignò il polacco senza però guardarlo, riuscendo finalmente ad accendere la paperella premendo sul collo ed esplodendo anche in una risata quando la sentì agitarsi tra le proprie mani. " La proviamo? Ora! La proviamo, tipo, in questo preciso istante!", sentenziò con allegra decisione che, subito, contagiò il francese - non che ci volesse molto: sin dalla 'sceneggiatura da porno amatoriale' che aveva tirato su il più giovane aveva una certa voglia.
    " Ogni tuo desiderio è un ordine per me, mon petit pervers.", mormorò con voce roca, togliendogli il vibratore dalle mani.
    Lo spense con cura posandolo su una sedia e, con calcolata lentezza spinse Feliks sul tavolo con il chiaro intento di bloccarlo e baciarlo senza lasciargli vie di fuga - non che il ragazzo volesse scappare, ma era ugualmente eccitante.
    Le labbra del polacco sapevano di lucidalabbra alle more ma presto quel pensiero si perse quando le loro serpentine lingue si incontrarono in una frenetica ed umida danza che, come una folle corsa, li lasciò senza fiato. Ignorarono incoscientemente la necessità di respirare e continuarono insaziabili a donarsi profondi baci, mentre le loro mani iniziavano vagare sui corpi troppo vestiti nel tentativo di liberarli dagli abiti.
    La camicia di Francis fu la prima ad incontrare il pavimento, seguita dal leggero maglioncino di Feliks - unico indumento che quello scostumato indossava. Subito il polacco cercò anche di togliersi la minigonna ma rapide le mani del francese lo bloccarono.
    " Lasciala.", dichiarò l'uomo, leccandosi le labbra per assaporare il gusto di more del più giovane.
    " Nuovo fetish?", chiese il polacco, mostrando il collo alla bocca del suo fidanzato, in un invito subito accolto quasi con voracità.
    " Non è propriamente nuovo...", mormorò Francis mordicchiando la pelle tesa sotto il mento. " Ma visto che l'hai indossata proprio per me... sarebbe un vero peccato fartela togliere subito, no? Poi sei così carino, mon amour... adorabile, oserei dire!"
    " Mhh...", mugugnò Feliks in segno d’approvazione, accennando un lieve sorriso nel sentire quei complimenti. " Hai, tipo, ragione..."
    " Smettila di parlare così...", ordinò il francese, mordendolo con più forza tra il collo e la spalla, riuscendo a lasciargli il segno.
    " A-ah! Tipo come?"
    Il polacco sapeva perfettamente a cosa si riferiva l'altro, ma in un certo qual modo gli piaceva ricevere quelle piccole punizioni.
    " Non sei con i tuoi amichetti. Sei con me.", ribatté Francis, succhiando la pelle lesa. " Parla come un essere umano senza tutti quei ‘tipo’..."
    Feliks emise un versetto simile ad un miagolio e, piegando ancora il capo, carezzò i capelli biondi dell'amante.
    " D'accordo... mh... la smetto... per ora.", concesse il polacco, estasiato dalle attenzioni che il suo fidanzato gli stava riservando mentre scendeva sul petto nudo e glabro.
    Non ottenne risposta da parte dell'altro, solo un leggero morso su un capezzolo - che si inturgidì subito - e delle successive lappate su quello stesso bottoncino di carne sensibile mentre l'altro veniva ignorato quasi per dispetto.
    Le mani di Francis intanto continuarono a regalare al più giovane ampie carezze sui fianchi, andando poi a superare la gonnellina per liberarlo dagli inutili slip. L'intimo venne fatto scivolare per terra e poi scalciato via dal ragazzo. Abbandonando per qualche istante il petto dell'amato, il francese gli donò una fugace occhiata per poter ammirare la sua opera d'arte - si sentì quasi uno scultore dinnanzi al suo più grande capolavoro. Feliks con addosso solo quella minigonna era erotico e provocante al tempo stesso: l'avrebbe voluto mangiare - non in senso letterale, ovviamente.
    Affamato, si avventò voracemente sulle labbra del polacco, divorandole di baci e leggeri morsi, e lo bloccò ulteriormente al tavolo infilandogli un ginocchio tra le gambe.
    Senti chiaramente contro di sé la durezza di Feliks e ghignò quando questo iniziò a strusciarsi lascivamente su di lui, non ebbe neanche bisogno di guardarlo negli occhi per capire cosa stesse pensando. Quel gesto poteva significare solo una cosa: il polacco lo desiderava e si sarebbe prodigato in ogni modo per farlo impazzire fino a quando non l'avrebbe preso lì, su quel tavolo sul quale consumavano i pasti.
    Francis ovviamente si trattenne dall'accontentarlo subito e, muovendo a sua volta la gamba, riuscì a strappare un versetto compiaciuto al giovane.
    " Amo sentirti miagolare in questo modo, mon petit minou...", soffiò Francis sulle labbra di Feliks, gonfie e rosse, rese ormai lucide dalla loro saliva.
    " Nh...", in risposta ricevette solo un lascivo mugolio di piacere e un movimento più brusco dei fianchi contro la gamba - sembrava quasi che la stesse cavalcando e, conoscendo il polacco, ciò non era poi così lontano dalla realtà.
    Il più grande sorrise divertito e, carezzando i capelli dell’altro, gli fece inclinare il capo per poter tornare ancora sul morbido collo già disseminato di segni rossi. Lo leccò partendo dalla clavicola fino al mento, continuando ad assecondare i vogliosi movimenti di Feliks, fermandolo solo quando sentì quel corpo tremare.
    Ah-ah-ah...”, si allontanò scuotendo il capo, esibendosi in un ghigno. “ Non vorrai venirmi nei pantaloni puliti senza utilizzare il mio nuovo acquisto...”
    Il polacco, frustrato e confuso, parve risvegliarsi dai fumi di quel piacere che gli era stato negato e scosse anche lui la testa, imitando il fidanzato, con un sorriso.
    “ No! Assolutamente no! I tuoi pantaloni resteranno immacolati perché noi dobbiamo provare la paperella!”, esclamò Feliks esaltandosi come un bambino la mattina di Natale.
    Francis recuperò il vibratore che fino a quel momento giaceva abbandonato sulla sedia.
    “ Vediamo un po’...”, assunse una finta espressione pensosa, sapeva già come far mettere il ragazzo ma voleva semplicemente farlo attendere ancora per qualche istante.
    Mi vuoi sul tavolo a gambe aperte?”, propose eccitato Feliks, strappando un sorriso al più grande.
    “ Dopo magari...”, mormorò carezzandogli con l’indice il petto, scendendo fino all’ombelico.
    “ Ed ora?”
    “ Potresti voltarti...”
    “ E appoggiare il petto al tavolo.”, concluse per lui il polacco, girandosi per mettersi semidisteso sulla liscia superficie in legno di mogano.
    Francis di ritrovò quasi a tremare dinnanzi a quella vista così lasciva - il giovane si sarebbe fatto fare di tutto in quel preciso istante - ma si rabbuiò quando scorse delle fini e perlacee cicatrici sulle scapole. Le conosceva bene ormai, sfregiavano quel corpo da tre anni, e non erano le uniche.
    Non aveva bisogno di vederle, ma sapeva che avrebbe potuto incontrare gli stessi segni chiari anche sulle braccia di Feliks e, più piccoli e meno visibili, sulle gambe e suoi fianchi.
    Alcuni, come gli aveva detto il polacco, se li era fatti da solo quando, disilluso dalla propria esistenza, cercava nel dolore un modo per sentirsi vivo, aiutandosi anche con delle sostanze stupefacenti. ‘Droga e sangue’, era questo il modo in cui il giovane chiamava quel capitolo del suo passato - aveva provato a dare una piega ironica quando aveva iniziato a raccontare al suo fidanzato la storia delle cicatrici, parlando di ogni fase della sua vita come se fosse parte di un libro.
    Poi, come aveva detto Feliks, era arrivato il capitolo chiamato ‘Violenza e Sesso’: una delle parti che Francis odiava di più.
    Il polacco era scappato di casa senza lasciare notizie di sé ed era entrato sempre più nel giro di droga che aveva iniziato a frequentare. Lì aveva incontrato persone violente che avevano trovato nel più giovane - allora appena sedicenne -, e nella sua necessità di sentirsi vivo, una valvola di sfogo per le loro perversioni. Non erano come quelle che il francese provava verso il fidanzato - quelli erano semplici vizi causati dall’amore e dagli effetti collaterali della loro relazione, che non sfociavano mai in atti troppo violenti - erano delle vere e proprie torture. Lo tagliavano e lo frustavano, bruciavano la pelle e lo facevano gridare gettando sulle ferite il sale - Feliks aveva tremato quando aveva raccontato quella parte del suo passato e Francis ricordava ancora come l’aveva abbracciato, come a volergli far capire che si sarebbe anche sacrificato pur di non fargli più vivere simili momenti.
    Quei bastardi si sfogavano ridendo del dolore che causavano al polacco e, come questo aveva aggiunto, anche d altri ragazzini che come lui trovavano la vita troppo dura.
    Solo quando aveva visto morire uno di loro il giovane aveva aperto gli occhi ed era tornato nella casa dalla quale era scappato alla ricerca di un aiuto: aveva compreso i propri errori e di aver imboccato la via sbagliata. Era tornato indietro correndo ed incespicando, ma grazie all’affetto dei fratelli era riuscito a rialzarsi e a riprendere la strada giusta, godendo di tutte le piccole cose che la vita gli regalava.
    Francis, tu sei il più bel dono che la vita mi abbia mai fatto.”, era stata quella la frase che il giovane gli aveva sussurrato quel giorno, stremato dal racconto del suo passato, e il francese si era ritrovato quasi a piangere - era un tipo emotivo e preferiva sfogarsi di nascosto per non preoccupare gli altri.
    Aveva cullato per tutta la notte quel ragazzino e aveva promesso a se stesso che avrebbe fatto di tutto pur di vederlo sorridere in ogni singolo istante della sua esistenza: non si sarebbe mai dovuto pentire di aver imboccato la strada che li aveva fatti incontrare.
    Tornando al presente, carezzò le cicatrici dell’angelo che sfregiavano la schiena di Feliks - le chiamavano in quel modo in quanto si trovavano nell’esatta posizione in cui, teoricamente, si sarebbero dovute trovare le ali di una creatura celeste - e scese verso i fianchi, ripetendo poi quel percorso con le labbra.
    Il polacco miagolò ancora, strappando l’ennesimo sorriso al più grande, e si spinse verso il corpo dell’altro con necessità.
    Francis...”
    Shh...”, soffiò il francese sulla pelle morbida dei fianchi, per poi donare un giocoso morso alle belle natiche del ragazzo. Questi ridacchiò divertito e, voltando lievemente il capo, rivolse al suo fidanzato un ampio sorriso.
    “ Non sono delle pesche, eh!”, ghignò.
    “ Ah no? A me sembrano morbide e lisce come dei frutti maturi... mmm... j’ai faim...”
    Mangiami allora.”, propose Feliks.
    “ Non allettarmi con simili idee, mon petit...”, mormorò Francis, ridacchiando e dando un leggero schiaffetto alle sue natiche. “ Ti stai già dimenticando della paperella?”
    “ No! Mai! Povera Patzy!”
    Patzy?”, ripeté il francese, carezzando le cosce dell’altro con una mano, mentre con l’altra stringeva il vibratore.
    “ È il suo nome...”, pigolò il più giovane con un sorrisetto, socchiudendo gli occhi ai tocchi del suo fidanzato.
    Amava come quell’uomo lo toccava. Tra le tante cose che l’avevano colpito di Francis Bonnefoy, la più grande - e sicuramente la più importante - era il modo in cui lo faceva sentire quando lo carezzava.
    Quando le mani del francese si posavano su di lui si sentiva l’essere più importante e prezioso di quel mondo. Era una sensazione unica e speciale, capace di cancellare il passato e di aprire migliaia di portoni in quel futuro che insieme stavano costruendo.
    Inoltre Francis era praticamente il suo primo vero amante e, sicuramente, sarebbe stato anche l’unico perché chi l’aveva preceduto non solo non poteva neanche sostenere il confronto, ma non valeva neanche la pena ricordarlo - era troppo doloroso e privo di sentimento.
    “ Mi devo ricordare di recuperare le orecchiette da gatto e la coda vibrante per la prossima volta...”, annotò ad alta voce il francese, spostandosi inesorabilmente con le labbra verso il solco tra le natiche del giovane.
    Nyaa... ti piaccio troppo come gattino, eh?”
    “ Da impazzire...”, rispose Francis leccando l’entrata del polacco, riuscendo a strappargli un verso di piacere - sempre troppo simile ad un miagolio: Dieu se lo amava!
    Feliks ansimò il nome del più grande, sciogliendosi letteralmente sotto il suo tocco sapiente e dolce - ci metteva sempre un’eternità nel prepararlo quando facevano l’amore perché, a detta del francese, erano i preliminari a rendere speciale ogni singolo incontro di due corpi nudi. Era oscenamente bello per il giovane sentire tutti i suoi muscoli fremere come se fossero dotati di vita propria.
    Qualche istante dopo la lingua di Francis si allontanò dal suo corpo, venendo sostituita dalle sue dita che continuarono a stuzzicarlo senza mai penetrarlo per davvero. Riaprì gli occhi per poter osservare il volto dell’altro, avvampando ulteriormente quando incontrò lo sguardo del francese puntato su di sè mentre leccava il muso della paperella.
    Mój Boże...”, ansimò senza riuscire a staccare gli occhi da lui, da quella lingua che inumidiva il vibratore che, come ben sapeva, sarebbe presto entrato nel suo orifizio a scuotergli le membra.
    “ Non c’è bisogno di invocare il tuo Dio, Feliks. Ci sono io qui.”, ghignò Francis, allontanando la paperella per portarla vicino all’entrata del polacco per stuzzicarlo ancora, studiando con occhi vigili ogni singola reazione del più giovane.
    Lo sentì mugolare, forse un po’ frustrato, ma continuò ostinatamente a carezzargli l’orifizio senza troppa fretta.
    “ La prossima volta la sperimentiamo anche per i massaggi in vasca...”, sussurrò il francese.
    “ Mhhh...”
    “ Era un verso di approvazione?”, chiese divertito. “ Posso farti una richiesta sconcia, mon amour?”
    “ Mh... s-sì...”
    “ Riesci a tenere un po’ più larghe le natiche?”
    “ Che maniaco che sei...”, commentò sorridendo il polacco, portando le mani sul proprio sedere per acconsentire a quella richiesta.
    “ Tu che accetti però non sei da meno.”, fece presente Francis.
    “ Mai detto il contrario...”, rispose socchiudendo gli occhi Feliks.
    Je t’aime...”, mormorò il francese baciandogli una natica con dolcezza, mentre premeva sul collo della paperella per farla vibrare sull’orifizio messo in bella vista, rubando subito al più giovane un sussulto ed un gemito di piacere.
    Il polacco non riuscì a dare una risposta al ‘ti amo’ del suo fidanzato, almeno per il momento, lasciando che tutti i propri sensi si concentrassero su quel piccolo becco che premeva nella sua parte più sensibile. Non era la prima volta che utilizzavano un vibratore - e non sarebbe stata neanche l’ultima - e conosceva perfettamente le emozioni che quegli oggettini gli potevano trasmettere. Sarebbe stato da ipocrita e forse anche da puttana, di quelle che si fingono innocenti e verginelle, comportarsi come se tutto fosse nuovo al punto da stupirlo.
    A lui piaceva semplicemente sperimentare tutte le cosettine divertenti che Francis provava e quello era e restava un vibratore: niente di nuovo se si tralasciava la simpatica forma.
    Tralasciando quello, come i suoi predecessori, la piccola Patzy sapeva essere decisamente piacevole - e il francese muovendola in quel lento moto circolare dimostrava ancora una volta di saperci fare.
    Inoltre, ad unirsi a quel vibratore, arrivarono anche le labbra dell’uomo posate nella linea di pelle tesa e sensibile vicino ai testicoli.
    Gemette senza trattenersi, stringendo con più forza le mani sulle natiche, rischiando di far sfuggire la presa quando Francis iniziò a suggere quella parte così dannatamente sensibile spingendo il becco della paperella all’interno del suo corpo.
    Iniziò a tremare per quel piacere già sperimentato ma che, innegabilmente, gli faceva provare sempre le stesse emozioni in egual misura e intensità. Era un piacere che desiderava provare in ogni singolo istante, una lussuria che lo rendeva insaziabile senza alcuna vergogna.
    F-Francis...”, ansimò ancora, ripetendo più volte il nome dell’uomo come una preghiera che, con crescente necessità, rivolgeva al suo fidanzato.
    Il francese sapeva perfettamente cosa desiderava il più giovane e, dopo aver giocato ancora un po’ con quella paperella, - spingendola un po’ verso l’interno e muovendola in circolo - la allontanò lentamente per poi posargli un umido bacio sull’orifizio, come promessa per quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
    “ Ahn...”, Feliks sospirò e, lasciando le natiche, si sollevò debolmente - sentiva ancora i muscoli in festa per il piacere che aveva provato poco prima. Non era stato un piacere esagerato, ma quando era Francis a toccarlo si sentiva doppiamente sensibile.
    “ Vieni...”, mormorò il francese prendendolo con delicatezza in braccio - la piccola Patzy giaceva ormai spenta su un’altra sedia. Il più giovane gli allacciò le braccia al collo e, maliziosamente, iniziò a tempestargli il petto di leggeri bacetti durante il breve tragitto dalla cucina alla camera da letto. Venne posato con dolcezza sul materasso e, sorridendo all’altro, lo osservò mentre si spogliava del tutto - con un ghignò neanche tanto nascosto poté notare quanto i pantaloni e i boxer fossero oscenamente stretti.
    “ Posso togliermi la minigonna ora?”, chiese divertito Feliks.
    “ Certo. Ho già avuto modo di godere della sua bellezza, mon trésor...”, rispose il francese facendo scivolare per terra l’intimo, lanciando una breve occhiata al più giovane che si contorceva per togliersi l’unico indumento che indossava.
    Una volta nudi, Francis raggiunse sul letto il polacco, carezzandogli i fianchi con dolcezza.
    “ Come siamo carini.”, commentò sorridendo e scoccandogli dei leggeri bacini su tutto il viso.
    Feliks, godendosi quelle dolce attenzioni, ridacchiò andando ad abbracciare con le braccia e con le gambe l’altro, facendo aderire i loro corpi eccitati.
    “ Ti sento... davvero felice di sentirmi.”, mormorò quando a quel contatto venne scosso da un brivido.
    Felicissimo.”, ammise Francis, muovendo leggermente il bacino per far sfregare ancora le loro erezioni. Emisero entrambi un mugolio compiaciuto e, baciandosi, iniziarono a donarsi delle carezze più audaci.
    Le mani del francese scesero a cercare il membro del più giovane, carezzandolo brevemente e soffermandosi laddove i gemiti del giovane si facevano più alti. Lasciò le sue labbra solo per sfiorarle con l’indice e Feliks, comprendendo le sue intenzioni, lo prese in bocca insieme alle altre dita iniziando a leccarle lascivamente, coprendole di un invisibile ed umido velo di saliva.
    “ Perché non velocizziamo le cose?”, propose il polacco, baciando uno ad uno i polpastrelli della mano che teneva ancora vicino alla bocca.
    “ Sai che non mi piace fare le cose veloci. Sono quelle che riescono peggio, mon petit.”, rispose serio Francis.
    “ Non in quel senso.”, sorrise Feliks. “ Io ti bagno e ti lecco ben bene mentre tu mi prepari...”
    Oh...”, la stessa espressione maliziosa che illuminava il viso del polacco si rifletté anche sul più grande. “ Non è una brutta idea.”, ammise distendendosi per mettere in atto quanto proposto dall’altro.
    “ Ho mai avuto cattive idee?”, chiese il ragazzo, salendo sul francese in modo da avere il suo membro davanti al viso mentre il più grande godeva della piacevole vista del suo orifizio.
    “ Devo ricordarti lo scherzo che mi hai tirato prima?”
    Mhhh...”, mugolò Feliks e, decidendo che era meglio sorvolare su quel discorso - sapeva benissimo che Francis aveva tantissimi altri aneddoti su alcune sue ben idee poco geniali -, posò le sue labbra sull’erezione.
    Il francese gemette compiaciuto, tremando quando la lingua ruvida ed umida del più giovane carezzò il suo membro dalla punta fino alla base. Per non essere da meno, iniziò a penetrare lentamente il polacco solo con un dito, baciandogli le cosce e le natiche - anche se doveva ammettere che non era semplice farlo mentre quel diavoletto distribuiva maliziose lappate sulla sua erezione: difficile ma oscenamente piacevole.
    Non trovò difficoltà nel prepararlo con solo l’indice e, presto, si aggiunse anche il medio. Ansimava apertamente contro la pelle di Feliks e questo, nelle medesime condizioni, leccava il membro del francese con dovizia ed impegno.
    I corpi di entrambi erano scossi dagli ansiti e, quando Francis riuscì con le dita a raggiungere la prostata del compagno, si impegnò per colpirla più e più volte facendo gemere con forza e a gran voce il polacco.
    F-Francis...”, miagolò il giovane, chiudendo gli occhi in un’espressione di chiara goduria.
    “ Sei al limite?”, chiese il francese.
    “ Mh...”, Feliks annuì con veemenza, sollevandosi per cambiare posizione. Desiderava troppo fare l’amore con il suo fidanzato - fare l’amore suonava maledettamente bene! - e donandogli un bacio attese che l’altro gli salisse sopra. Non lo fece aspettare tanto e, nel sentire il calore del corpo del più grande sul suo si permise di sospirare, sembrava tutto così perfetto.
    Un binomio naturale: Francis e Feliks. Inseparabili.
    Ricambiò il bacio dell’uomo allacciandogli le gambe in vita per far sentire al francese la propria voglia; questi gli carezzò le cosce in un movimento rilassante e dolce che doveva distrarlo dalla sua erezione che si faceva lentamente spazio, penetrando l’orifizio del più giovane.
    Il polacco mugugnò leggermente infastidito - il membro di Francis era leggermente più grande delle dita, ma era abituato e sarebbe passato presto -, stringendosi più forte all’altro.
    La mano del più grande si insinuò tra i loro corpi nel più normale degli atti e, stringendosi sull’erezione tesa di Feliks, iniziò a masturbarlo. Non voleva neanche per un istante far provare dolore al suo amato e, mettendoci più foga, attese che il giovane gemesse di piacere per iniziare a spingersi in lui.
    Lo sentì subito più rilassato, pronto ad accoglierlo senza alcun ripensamento o dolore, con i fianchi che assecondavano gli affondi del francese con gioia e versi lussuriosi.
    Francis iniziò a baciarlo, carezzandogli il membro con energia. Era una stupida frase fatta ma mai come in quel caso sembrava azzeccata: per lui era impossibile sentirsi sazio di quel corpo.
    Desiderava nutrirsi dei suoi gemiti, di quelle labbra che sapevano di frutta e di quel corpo che pareva scolpito apposta per il suo.
    Amava Feliks in ogni singolo aspetto e non poteva far altro che ringraziare il fato per averli fatti incontrare ad una festa organizzata da degli amici in comune.
    Sorridendo per quei dolci pensieri strinse con più forza l’erezione del polacco fino a farlo venire e, nel sentire i muscoli contrarsi attorno al suo membro ormai congestionato, riuscì solo a dare delle ultime, profonde, spinte prima di svuotarsi in lui, marchiandolo per renderlo di sua proprietà.
    Restarono coricati l’uno sull’altro per un tempo che parve quasi interminabile, a guardarsi negli occhi - lucidi per il piacere - e a carezzarsi con dolcezza.
    Non era più il tempo delle battutine, ad entrambi bastava quello scambio di sguardi per essere sazi... almeno fino a quando la fame d’amore che li teneva legati non sarebbe tornata a bussare alla loro porta.

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    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 7/1/2011, 20:14
     
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    Sora no Shita Daichi no Ue

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    Se mi piace? SE MI PIACE???

    Certo che sì, Kure-onee-sama!

    Oddio ** Quanto sono erotici questi due? Grande verità, nella fiction, sono un binomio naturale!

    Ovviamente ho amanto l'accenno alle cicarici d'angelo (continuerò a sostenere la loro esistenza sulla schiena di Polonia! è__é) e quella al suo triste passato, senza contare Ivan e Feliks Pink Vodka Brothers forever!

    Ammetto, la parte che mi incuriosisce di più è proprio il passato di Feliks.

    Sai bene quanto amo queste situazioni!

    Ma ovviamente ho letto con attenzione (e immaginandomi le scene e tutte le loro aziomi) la parte lemon.

    Francis ** Quanto è dannatamente erotico quell'uomo? Sexy con quel suo desiderio di proteggere Feliks e la sua gelosia verso chiunque altro.

    E Feliks, piccolo ero-gattino, non sai cosa gli farei **

    Sono... tutto ciò che mi piace in loro.
    Sensualità, erotismo, malizia, angst, tenerezza.
    Me li immagino proprio insaziabili. In fondo con due come loro come si fa ad essere soddisfatti? Si cerca sempre di più, sempre di più, per diventare un'unico essere indivisibile. Cosa impossibile, appunto per questo si ha sempre 'fame d'amore'

    Comunque il personaggio migliore, ovviamente è Patzy u__u

    Grazie quindi della dedica e non vedo l'ora di leggerne altre **

    P.S. Buon Anno!
     
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1 replies since 31/12/2010, 22:56   240 views
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