1. Abstinence

NC-15 | Fem!Inghilterra/Fem!Cina

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    ~ The Huntress Princess
    Posts
    83,917
    Reputation
    +2

    Status
    Anonymes!
    Titolo: Things Will Never Be The Same
    Titolo del Capitolo: Abstinence
    Fandom: Axis Powers Hetalia
    Personaggi: Inghilterra (Victoria Kirkland), Cina (Liang Wang)
    Genere: Introspettivo, Drammatico
    Rating: Arancione
    Avvertimenti: Flashfic, Genderbend, Yuri
    Conteggio Parole: 2007 (FiumiDiParole)
    Note: 1. Il titolo della raccolta, Things Will Never Be The Same è il titolo di una canzone dei Roxette,
    2. Storicamente si ambienta alla fine della Prima Guerra dell’Oppio, mi sono presa però qualche licenza poetica: do un premio a chi capisce cosaXD
    3. La fic parla di genderbend e la caratterizzazione delle due ragazze è mia. In alcuni versi è simile a quella originale ma, essendo donne, in qualcosa si differenzia. I nomi li ho scelti io, e ci tengo a precisarlo. Victoria è stato scelto perché è un nome che ispira forza ed è quello di una delle più note Regine inglesi. Per Cina invece, nonostante Yao sia unisex, ho scelto Liang in quanto ha lo stesso significato del nome Yao. Ovvero brillante, sono solo scritti con due ideogrammi differenti.
    4. I sintomi descritti per l’oppio (e gli oppiacei) sono veri. Non sono mie invenzioni. E nella fic ho inserito altre due piccole cose: il fumo nella stanza cinese mostra l’usanza dei cinesi di fumarlo l’oppio, e quest’ultimo nel the rappresenta invece un’usanza inglese.
    5. Scritta per il Meme della Quaresima - I Settimana, indetto da michiru-kaiou7, con prompt Astinenza
    6. Scritta per la mia tabella del contest La Tabella dei Prompt, indetto sull’Axis Powers Hetalia ~Shipping Community, con prompt Droga.
    7. Partecipa a FiumiDiParole.

    { Things Will Never Be The Same ~
    - 1. Abstinence -



    Percorreva i corridoi dell’immenso palazzo cinese a gran passi, era accompagnata dal rumore dei suoi stivali contro il pavimento e nonostante la regolarità nel suo cammino si poteva scorgere una certa tensione in ogni suo movimento - dagli occhi che controllavano tutti gli angoli di quel corridoio, alle mani che spesso andavano a chiudersi spasmodiche sulla sua divisa militare.
    Molti dei suoi soldati in quel momento stavano festeggiando e, sicuramente, in Patria quella notizia era stata accolta con gioia, ma lei non riusciva appieno a godersi quella vittoria in una guerra durata per ben tre anni: il suo corpo e la sua mente le impedivano anche solo di pensare alle sue conquiste. Tutti i suoi sensi erano rivolti alla sua droga, quella che quando smetteva di circolare nel suo corpo bloccava tutti i muscoli, li tirava come a volerli strappare via da sotto la pelle e che l’aveva condotta a delle notti insonni, fatte di infinite ore deliranti nella più completa astinenza.
    Erano state poche le dosi che aveva potuto mischiare nel suo the in quegli anni, ed aveva dovuto dire addio alla pace che solo con l’oppio riusciva ad incontrare nei suoi sogni. Era arrivata addirittura a perdere peso, cadendo in uno stato simile all’apatia dal quale aveva faticato a risollevarsi, ma fortunatamente ci era riuscita ed aveva sconfitto Cina su tutti i fronti. Quel solo pensiero la faceva quasi sorridere, era conscia che in quell’istante poteva non solo vendicarsi, ma anche riottenere tutto quello che aveva perso a causa della Nazione cinese.
    E, all’entrata nella sua stanza - che aveva scelto per sé in quel immenso palazzo per farla riposare in quegli ultimi giorni di dopo guerra -, si sentì subito accogliere da un calore quasi rassicurante e da un profumo familiare che, solo per un istante, fece rilassare i suoi muscoli come se questi fossero stati presi dalle mani di un abile massaggiatore. La sua espressione dura però non cambiò e, cacciando i soldati a guardia della camera, chiuse la porta a chiave: nessuno doveva uscire o entrare se non era lei a volerlo.
    Si guardò attorno, adocchiando subito una teiera di the fumante su un tavolino - l’aveva espressamente ordinato -, e compiaciuta si disse che aveva fatto un’ottima scelta nel volere per sé quella camera. Era arredata alla orientale, colori caldi ed eccitanti: il marrone dei legni della Cina, l’oro ed i drappi rossi, il tutto un po’ offuscato dal fumo della sua droga. Le pizzicavano gli occhi per via di quella lieve coltre grigia ma non era importante e l’eccitazione, dovuta alla vittoria e a tutto quello che aveva conquistato, la travolse come un’ondata calda - era una sensazione meritata ma in cuor suo sapeva che era anche merito della sua droga.
    Camminò lenta verso l’immenso letto a baldacchino, ammantato da altrettante stoffe scarlatte, puntando le sue iridi verdi su quelle castane, arrossate e gonfie, della sua prigioniera e schiava che, nonostante la sua scomoda e nuova posizione, indossava un abito elegante dai colori carmini e verdi.
    Era un vestito che rappresentava degnamente colei che lo indossava, nella sua bellezza e ricchezza.
    Cina era la sua nemica, un’abile guerriera che però niente aveva potuto contro la sua forza e quella del suo invincibile esercito inglese. Sorrise, era una stupenda sensazione quella di poterle portarle via tutto, di piegarla sotto di sé e di vederla con gli occhi rossi per il pianto che, sicuramente, l’aveva colta dalla sconfitta fino a quel momento - non erano le ferite e la fine, per lei negativa, della guerra a farla piangere, ma l’aver perso il suo amato fratello: ormai nelle mani di Inghilterra -, ma quello che la compiacque di più era la catena che portava al collo e che non le permetteva di allontanarsi troppo dal letto.
    Se quella situazione era umiliante per Cina, l’inglese sapeva che quello era solo l’inizio di quel che le avrebbe fatto passare in quel prossimo futuro.
    “ Tu non sai che cosa ho patito...”, sussurrò con voce bassa. “ Le notti insonni, dolori... tutto a causa tua.
    Non ottenne risposta, avvertì solo un basso singhiozzo trattenuto e poté vedere gli occhi dell’altra abbassarsi ed i suoi pugni stringersi sull’abito.
    “ Liang, Liang...”, mormorò, assumendo un tono più intimo mente la chiamava per nome, andando a sedersi sul letto per poter iniziare a slegare i legacci che tenevano chiusi gli stivali, con lentezza ed eleganza. “ Non fare la vittima... ti sei cercata tutto questo. Se tu non avessi bloccato le esportazioni dell’oppio ora io non sarei qui e tu saresti con il tuo amato fratellino...”
    “ Tu non sai a cosa stai andando incontro...”, mormorò piano Cina, con voce carica di astio e rotta da quei bassi singhiozzi che non riusciva a trattenere. “ Tu non hai visto la tua gente morire a causa di quella droga... sei una egoista, pensi solo a te Victoria.”
    “ Se io sto bene, sta bene anche la mia Nazione.”, ribatté semplicemente Inghilterra, sistemando gli stivali ai piedi del letto, voltandosi per guardare l’altra.
    Stai morendo dentro.”, Cina invece osservava un punto imprecisato del letto e non prestava attenzione alla Nazione inglese - non voleva guardarla, non voleva mostrarsi così debole e cercava di nascondersi dietro i capelli lasciati sciolti, che ricadevano lisci fino ad oltre le spalle.
    Li osservò - erano lucenti e sembravano morbidi e setosi - poi, allungando la mano, li afferrò strattonandoli con forza. Strappò alla cinese un gemito di dolore e, finalmente, ottenne quello che voleva mentre andava a specchiarsi nei suoi grandi occhi a mandorla un po’ terrorizzati: desiderava vederli sempre così.
    “ Voglio la tua attenzione mentre ti parlo.”, dichiarò con foce ferma e sicura. “ Ora... portami il the.”, ordinò poi, lasciandola libera di muoversi e di alzarsi. La catena al collo tintinnò e strisciò prima sul materasso poi sul pavimento mentre Cina si avvicinava al tavolino dove stava la bevanda di Inghilterra, poi silenziosa e con la schiena piegata eseguì la disposizione dell’altra.
    Ricordati l’oppio, Liang.”, aggiunse l’inglese, sistemandosi meglio in una posizione più comoda sul letto, inspirando il fumo ed il suo profumo: si sentiva già meglio.
    Cina non rispose ma, ovviamente, fece come le era stato ordinato e poco dopo si trascinò fino all’altra, accompagnata ancora dal tintinnare e lo strisciare della catena.
    “ Brava.”, la lodò prendendo il piattino con la piccola tazzina fumante. La avvicinò al naso e si lasciò trasportare per qualche istante dal suo aroma, iniziando a sorseggiarlo lentamente permettendo al caldo liquido di percorrerle la gola, riscaldandole tutto il corpo. Sin da subito i muscoli si rilassarono ulteriormente e la sua mente iniziò a schiarirsi, facendole dimenticare il dolore e le pene dell’astinenza.
    “ La felicità che provi è una felicità apparente. I sogni che ti porterà quella droga sono finti... e quando lo capirai sarà tardi. Quando lo capirai, Victoria, sarà davvero troppo tardi.”, soffiò, con astio e saggezza, Cina.
    Zitta, Liang.”, continuò a bere, piano, gustando appieno quel sapore che le era tanto mancato in quegli anni di guerra, nei quali aveva dovuto farsi durare il più possibile tutto l’oppio che le era rimasto e quello che riusciva a strappare ai cinesi durante la guerra. “ Massaggiami i piedi. Sono stanca.
    Cina emise un basso gemito umiliato, andare contro Inghilterra in quel momento sarebbe stato deleterio, non aveva forze ed il suo esercito non era pronto ad un’altra guerra. Inoltre Victoria aveva nelle sue mani Hong Kong - il suo piccolo fratellino che tanto amava - e la sola idea che potesse fargli del male la faceva morire: non poteva permettere che accadesse. Si costrinse quindi ad ubbidire ancora, andando con le mani fasciate - le ferite erano ancora aperte e il suo corpo, piegato da tutti quegli accordi che era stata costretta a firmare, faticava a rimarginarle - a massaggiare i piedi nudi dell’altra Nazione, cercando di essere il più brava possibile.
    Evitava ancora di guardarla ma sapeva che Inghilterra stava ancora bevendo quel suo the drogato e cercava il più in fretta possibile di dimenticare quell’astinenza che per anni l’aveva fatta quasi impazzire. In cuor suo Liang aveva sperato che Victoria capisse il grave errore che aveva commesso e cercasse di disintossicarsi - l’aveva vista diventare sempre più magra e avere l’aspetto di un morto durante la battaglia, solo per colpa dell’oppio - ma era testarda e la sua testa era troppo immersa nei fumi di quella droga. Cina era gentile - ovviamente sapeva essere anche crudele e vendicativa, non era una Nazione facile da sconfiggere - e aveva sempre quel forte senso materno che la spingeva a cercare del buono in tutti, e anche in Inghilterra aveva provato ad intravedere un piccolo barlume di umanità. Ma in quel momento non vedeva nulla in Victoria che, appoggiando la tazzina vuota sul pavimento, si lasciò andare ad un mugolio compiaciuto per quel massaggio che i suoi piedi stanchi stavano ricevendo. Non parlò per gran parte di quel buon lavoro della cinese - non c’era niente da dire -, e quando si ritenne soddisfatta decise di agire con decisione e violenza: afferrando la catena e strattonando l’altra Nazione verso di sé, mozzandole il fiato.
    Liang tossì per l’improvvisa mancanza d’aria e si ritrovò dinnanzi al viso della nemica - gli occhi verdi erano offuscati dalla droga e un poco lucidi -, sentiva il suo respiro calmo sulle sue labbra e tremò, cercando per la prima volta di ribellarsi - poteva sottomettersi, poteva portarle il the e massaggiarle i piedi, ma non si sarebbe mai fatta toccare da lei, Cina non avrebbe mai abbandonato quell’ultimo trancio di orgoglio che le era rimasto. Si tirò indietro alla ricerca di una via di fuga ma la catena venne ancora strattonata, accompagnata da una lieve risata da parte di Victoria - la derideva e la costringeva vicino al suo corpo, facendola sentire sempre più debole di quanto già non lo fosse.
    “ Che fai, Liang? Scappi?
    Lasciami!”, esclamò, prendendo più fiato possibile da quello che le era rimasto.
    Devo vendicarmi. Voglio che tu senta tutto il dolore che ho provato io durante quell’astinenza...”, sussurrò Inghilterra, afferrandola ancora per i capelli - ma con più forza, rispetto a quella che le aveva riservato in quello stesso gesto compiuto poco prima.
    Aveva semplicemente voglia di farle male e di farla sua, di sentirla urlare e lamentarsi, di vederla piangere e arrossire per l’imbarazzo. La strattonò ancora per i capelli e la baciò con forza e insistenza, ignorando i suoi tentativi di fuga - la preferiva in quello stato al suo essere sottomessa di poco prima, c’era più divertimento nel combattere per ottenere quello che si anelava - e permettendosi di assaporare il sapore di Cina misto a quello della sua droga.
    Amava quel gusto e avrebbe continuato a baciarla per ore, carezzandole la lingua ed il palato, scappando dai suoi denti e tirandole con forza quei suoi lunghi capelli castani per punirla, ma avrebbe ripetuto ancora quel gesto soprattutto quando la sentì mugugnare. Quel verso le donò un lungo brivido sulla spina dorsale e, lasciandola senza fiato, la fece allontanare da quella bocca che si ritrovava ad anelare ancora quasi quanto la sua droga.
    Victoria non si era mai sentita come in quel momento, sentiva di avere il totale potere dell’intero mondo e tutto il suo corpo ed i suoi sensi brindavano per la sua vittoria. Chiuse gli occhi, rilassata e soddisfatta - tenendo ancora Liang contro di sé - e, quasi senza rendersene conto, l’oppio la condusse nei suoi ritrovati sogni di gloria e felicità, dove talvolta aveva ancora il piccolo e chiassoso America a scorrazzare per casa o dove, come aveva intenzione di fare poco prima, sottometteva e toccava Cina, beandosi di tutti i suoi gemiti e lamenti.
    Liang la osservò, spaventata e con il fiato corto, iniziando a rilassarsi lentamente quando apprese che Inghilterra si era addormentata. Riuscì lentamente ad allontanarsi e si distese a sua volta, stravolta come non mai e, chiudendo a sua volta gli occhi, si lasciò a sua volta trasportare dalla droga che tanto l’aveva ferita e che aveva portato solo disgrazie.
    Al risveglio di Victoria non sapeva che sarebbe successo ma, quando sarebbe accaduto, voleva essere pronta e riposata.



    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 10/12/2010, 12:41
     
    .
0 replies since 27/2/2010, 23:12   109 views
  Share  
.
Top
Top