3. Wasureru ~ Dimenticare

Per Tutti | Boris/Yurij

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    Titolo: Kaze no Fuku Basho
    Titolo del Capitolo: Wasureru ~ Dimenticare
    Fandom: BeyBlade
    Personaggi: Boris Huznestov, Yurij Ivanov
    Genere: Introspettivo, Romantico
    Rating: Verde
    Avvertimenti: Shonen-ai, Oneshot
    Conteggio Parole: 903 (Word)
    Note: La Citazione appartiene alla canzone Kaze no Fuku Basho di Makiyo

    { Kaze no Fuku Basho ~
    - 3. Wasureru ~ Dimenticare -

    Wasurenai ano basho de kimi to sugoshita hibi wo
    kiga tsuke ba afureteru hoho ni ochiru namida
    {Kaze no Fuku Basho, Makiyo}




    Le fiamme divampavano alte.
    Distruggevano ed eliminavano quello che un tempo era il Monastero di Vorkov.
    Finalmente, con l’abbattimento di quel luogo di terrore e sofferenza, centinaia di bambini potevano tornare a vivere.
    Potevano dimenticare l’inverno che li aveva accolti e raggiungere quelle che sarebbero state le loro nuove case.
    Dimenticare.
    Era una parola semplice da dire.
    Spesso abusata come i “ Ti amo.”, e Boris, mentre osservava le fiamme, si chiedeva se valeva la pena dimenticare seriamente.

    “ Non fare scemenze!”, esclamò Yurij mettendo le mani dei fianchi.
    Aveva appena sette e un carattere temprato dalle tante sofferenze e dalla sua dote naturale per il beyblade.
    Era un vero leader per loro e un amico per Boris, suo coetaneo.
    “ Cosa vuoi che mi succeda, Yura!”, ribatté. “ Tornerò entro un quarto d’ora! Nessuno se ne accorgerà.”
    “ Non mi interessa e pericoloso e non ne vale la pena.”
    Il ragazzino dai capelli violetti storse il naso e prese per mano il suo compagno, trascinandolo davanti al calendario, picchiettandoci sopra con il dito indice.
    “ Lo vedi che giorno è? Ecco, è il 23 Dicembre.”
    “ Boris’ka, lo so che giorno è e ti ripeto: non ne vale la pena.”, era preoccupato ma non lo ammetteva, continuando a comportarsi come una persona forte e un poco menefreghista.
    “ È il tuo compleanno.”, mormorò l’altro. “ Per me vale eccome...”
    Yurij lo guardò poi sospirò.
    Era difficile far cedere Boris: era testardo tanto quanto lui.
    “ D’accordo.”, un sorriso illuminò il viso del compagno. “ Ma... io vengo con te.”
    “ No! È pericoloso!”, ribatté.
    “ Lo è per te così come lo è per me. Se ci beccano saremo tutti e due sulla stessa barca. Come sempre.”
    Boris accennò un sorriso e strinse più forte la mano di Yurij.
    “ Come sempre.”


    Non tutto quello che aveva vissuto in quel monastero era stato terribile.
    Lì era rifugiato con Yurij quando erano piccoli e sempre in quel luogo aveva vissuto gli albori della sua relazione con il compagno.
    “ Da questo giorno dimenticheremo tutto quello che è successo lì dentro.”, aveva detto Ivavov ma Boris non poteva né voleva.
    Non poteva dimenticare il loro primo bacio - sapeva di sangue.

    Silenzioso lo curava.
    Non osava proferir parola e Boris non sapeva se per preoccupazione o per rabbia.
    Ma, infondo, non era successo niente.
    Vorkov ci era andato pressoché leggero, aveva solo un occhi nero, qualche livido qui e lì e il labbro spaccato.
    Niente di grave.
    “ Yurij.”, esordì.
    “ Zitto.”
    “ Ma...”
    “ Sta zitto, Boris. Zitto!”
    Era arrabbiato.
    “ Perché sei arrabbiato?”
    “ Ti ho detto di stare zitto.”, ripeté ancora il rosso, mettendogli un cerotto su un graffio. “ Non dovevi farlo. Non dovevi...”, mormorò poi.
    “ E dovevo lasciarti nelle sue mani? Fossi matto!”, esclamò.
    “ Che idiota!”, con poca delicatezza gli posò il disinfettante su una piccola ferita sul sopracciglio.
    “ Ahi!”
    “ Ben ti sta!”
    “ Non sono già abbastanza mal messo?!”
    “ Colpa della tua incoscienza. Non li dimostri neanche quattordici anni.”
    “ Sei arrabbiato perché sono stato un incosciente?”
    “ Hn... non sei poi così stupido.”, borbottò.
    “ Allora mi farò perdonare.”, e senza dargli il tempo di ribattere posò le sue labbra su quelle di Yurij che, dopo un attimo di stupore, si rilassò.
    Si staccò poco dopo e guardò il compagno.
    “ Perdonato?”
    “ ... la prossima volta fallo con la bocca pulita: sai di sangue...”, si lamentò il rosso.
    “ Ci sarà una prossima vol-.”, venne bloccato da un veloce bacio dato a stampo.
    “ Forse.”


    Non poteva dimenticare la loro prima volta - di nascosto da tutti, trattenendo i gemiti.

    Lo guardava negli occhi che brillavano nell’oscurità.
    I loro corpi, nudi danzavano unendosi e donandosi piacere nel bel mezzo della notte.
    Accanto a quel giaciglio, che li ospitava, i loro compagni dormivano.
    Silenziosi però continuavano a carezzarsi, soffocando nei baci i gemiti.
    “ Ti amo...”, sussurrò baciandolo ancora.
    “ Anch’io, Boris...”, rispose assecondando il movimento del bacino dell’amato.
    Si amavano tantissimo ma il loro amore doveva rimanere segreto.
    Nel monastero non li avrebbero accettati.
    Li avrebbero perseguitati e uccisi.
    E nessuno dei due voleva rinunciare alla vita dell’altro.


    No.
    Non poteva...
    Non poteva dimenticare i giorni passati lì con Yurij e quei ricordi erano la prova che non tutto doveva essere perso.
    “ Boris? Che fai? Piangi?”, domandò il rosso, notando l’espressione del compagno e gli occhi brillare umidi.
    Si sporse per vedere meglio ma, prontamente, l’altro di sfregò la mano sul viso.
    “ No, ma che dici.”, sbottò. “ Mi è solo entrata un qualcosa nell’occhio mentre guardavo il fuoco.”
    Yurij restò fermo ad osservarlo.
    Non gliela raccontava giusta: non aveva passato anni con lui per non imparare a conoscerlo.
    “ La promessa.”, mormorò dopo un po’ lo stesso Boris. “ Te la ricordi?”
    Inarcò un sopracciglio.
    “ Quale promessa?”
    “ Hai già dimenticato tutto quello che è successo nel monastero...”, sospirò l’altro, decidendo di incamminarsi. “ Niente. Lascia perdere.”
    “ Boris’ka.”, la mano guantata del rosso raggiunse quella del compagno, stringendola. “ Non scappare, dobbiamo andare a trovarci una casa.”
    “ Ma...”
    “ Che sei un’idiota già lo sapevo, ma che non avessi fiducia in me questa mi è nuova.”, gli donò un leggero sorriso, era il massimo che poteva dargli in quel momento ma l’altro si accontentò: gli bastava quello e sapere che non tutto sarebbe andato dimenticato.

     
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    !!!!!!!!!!!!

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    Come sempre la principessa riesce a fare capolavori in cui basta una frase, una sola, misera frase per fare da sola, il finale perfetto.

    E'qui,in questa frase detta da Yurji a Boris.
    CITAZIONE
    “ Che sei un’idiota già lo sapevo, ma che non avessi fiducia in me questa mi è nuova.”

    che potrei riassumere il senso di questa storia, dove piccoli sprazzi di ricordi della passione tra i due giovani beyblader ci mostrano quanto in realtà per Boris sia difficile dimenticare davvero un amore tanto forte,così come lo è per Yuriji che glielo dimostra stringendogli la mano e confermandogli quanto non abbia mai davvero dimenticato quella promessa.

    Spero di non aver detto cavolate, in quanto conosco pochissimo di Beyblade ma la storia mi ha colpito per la sua malinconia iniziale velata,verso la fine, di una splendida speranza.
     
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1 replies since 11/11/2009, 19:07   61 views
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