3. Les Mensonges

NC-17 | Francia, Inghilterra, Russia/America

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    ~ The Huntress Princess
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    Titolo: Ah, l’Amour...
    Titolo del Capitolo: Les Mensonges
    Fandom: Axis Power Hetalia
    Personaggi: Francia (Francis Bonnefoy), Inghilterra (Arthur Kirkland), America (Alfred F. Jones), Russia (Ivan Braginskij)
    Genere: Introspettivo, Erotico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: Lemon, Yaoi, What if? (E se...)
    Conteggio Parole: 1901 (Word)
    Note: Nessun background storico, ho inserito l’avvertimento What If perché si tratta in ogni caso di una modifica della storia dato che le cose che scrivo non sono accadute.

    { Ah, l’Amour... ~
    - 3. Les Mensonges -



    Polonia l’aveva abbandonato giusto qualche minuto prima, ridacchiando e ringraziandolo per la stupenda serata, quando un Inghilterra, visibilmente alterato, era entrato nella sua camera senza neanche bussare, scoprendolo così ancora nudo, sporco dello sperma del polacco e con un’espressione decisamente soddisfatta in viso - chiunque l’avrebbe avuta dopo la splendida sessione di sesso appena avuta. Francia, ovviamente, non si premurò neanche di coprirsi le nudità, causando un’ulteriore tonalità scarlatta sul viso dell’inglese - sapeva quanto fosse semplice imbarazzarlo in quelle situazioni.
    “ A cosa devo questa tua inaspettata e piac-”
    Shut up, France!”, esclamò con tono iroso Arthur. “ Che hai sentito?”, domandò subito, desideroso di avere una risposta quanto meno esauriente.
    “ Come, scusa?”
    Ovviamente Francis sapeva a cosa si riferiva l’inglese, ma preferiva fare un po’ il finto tonto e godersi come gli occhi di Inghilterra cercassero di fissarsi sui suoi e di non osservare le grazie francesi lasciate in bella vista.
    “ Quando sei venuto in camera mia, stupid frog!
    “ Sfortunatamente oggi non sono venuto in camera tua.”, rispose con tono malizioso Francia, causando in Arthur un ringhio irritato e il passaggio dal rosso ad una carinissima colorazione viola. “ Il tuo regale e nobile deretano inglese era già occupato.”, aggiunse.
    Francia!”, Inghilterra arrossì, se possibile, ancor più violentemente, suscitando nel francese una risata. In realtà non aveva alcuna voglia né di scherzare né di sorridere, ma non poteva far altro per la felicità di Arthur.
    D’accord.”, annuì. “ Ho sentito la tua voce e quella di America in atteggiamenti piuttosto intimi.”
    “ Ad hai avuto la geniale idea di lasciare una rosa come segno del tuo passaggio.”, ringhiò.
    Più o meno. Perché non sei con lui?”, chiese senza riuscire a nascondere una nota di curiosa speranza nella voce: ancora una volta se fosse andata male tra Inghilterra e l’altra Nazione, sarebbe stato lui a goderne anche se questo avrebbe sicuramente comportato ulteriore dolore in Arthur e, di conseguenza, neanche Francia sarebbe riuscito ad essere totalmente felice.
    “ Abbiamo deciso che è meglio che gli altri non lo sappiano.”, rispose. “ Francis... giuro, che se qualcun altro viene a sapere quello che hai sentito... ti ritroverai pelato come Tibet.”
    “ Tibet si rasa. Non è pelato.”, precisò il francese.
    “ Il senso era quello, France.”, sibilò Inghilterra stringendo i pugni ancora livido di rabbia.
    “ Non lo saprà nessuno. Per chi mi hai preso?”, domandò Francia mostrandosi offeso visto che, per una volta, non stava mentendo davanti all’inglese.
    “ Sei un dannato pettegolo.”
    “ Si vede che non mi conosci bene...”, mormorò, già era buffo come il francese conoscesse tante cose in Arthur mentre questo si fermasse solo alle mere apparenze. “ Ma... dimmi, sei felice ora?”, domandò Francia guardandolo serio - aveva bisogno di quella risposta, qualunque essa fosse - e Inghilterra esitò per qualche istante poi annuì, anche se parecchio sorpreso.
    “ Certo che sono felice. Che razza di domande sono?!”
    “ Bene, allora lo sono anch’io, Angleterre. E terrò la bocca chiusa.”, uno strano sorriso piegò le labbra di Francis e Arthur parve quasi calmarsi.
    “ Mi fido.”, concesse per poi soggiungere: “ Ma... la rosa?”, ancora non capiva il significato di quel gesto, se Francia non aveva intenzione di parlare, allora perché l’aveva messa lì? Solo per farlo arrabbiare?
    “ La rosa rappresenta l’amore. Ed è quello che io ti auguro, Angleterre. De tout coeur.”, il francese lo osservò arrossire: era adorabile con quell’espressione imbarazzata.
    “ Hn... grazie, stupid frog.”, borbottò Arthur dandogli le spalle, per tentare di nascondere un tenero sorriso riconoscente. “ E, per Dio, mettiti qualcosa addosso: sei indecente. A domani.”
    “ Sono in camera mia, mon chéri. Posso restare nudo quanto voglio.”, precisò il francese, per poi piegare il capo e sorridere a sua volta, anche se malinconicamente.
    Bonne nuit...”, e lo osservò uscire, richiudendosi la porta alle spalle: era quasi certo che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto entrare e uscire dalla sua stanza.
    Si distese, sistemandosi meglio tra le lenzuola sfatte, che ancora sapevano di lavanda del suo precedente amante. Era riuscito davvero ad augurare alla persona che amava la felicità con un altro? Oh sì, ci era riuscito e, nonostante tutto, era contento anche se si era ritrovato ancora una volta a mentire a chi amava. Ci era abituato, per anni aveva mentito all’inglese pur di suscitare in lui risate o sorrisi ma, quella volta, aveva mentito ed aveva annientato ogni sua possibilità di avere un lieto fine con Arthur.
    Se tu sapessi...”, sospiro, coprendosi il viso con l’avambraccio. “ ... se sapessi tutte le bugie che ho detto pur di vederti sorridere e renderti felice, Angleterre.



    La risata genuina e sinceramente divertita di America riempiva la stanza d’albergo, illuminata dal sole che, lento, proseguiva la sua corsa verso l’orizzonte, mentre lui stava comodamente seduto sullo stomaco del suo amante, steso nudo sul letto con un adorabile broncio.
    Trovava divertente stare con lui, amava la sua dolcezza e la sua ingenuità e, soprattutto, il fatto che non potesse sottovalutarlo: sapeva benissimo quanto poteva essere pericoloso, e questo accendeva nell’americano una continua sete di sfida. Nonostante ciò, Alfred, non poteva fare a meno di ridere dinnanzi a quel dolcissimo broncio, che tentò poi di cancellare chinandosi a baciarlo, carezzandogli i chiari capelli con tenerezza.
    “ Ci siamo chiariti, che bisogno c’è di fare quell’espressione?”, domandò allegro, facendo grugnire l’altra Nazione in risposta.
    “ Perché perdi tempo... e io voglio giocare.”, dichiarò con tono infantile, allungando le mani sui fianchi dell’amante per attirarlo ulteriormente a sé, come se la distanza tra i due corpi nudi fosse troppa. Poteva essere un tipo strano - e in effetti lo era un po’ - e in quelle situazioni, America, aveva imparato a capire che l’altro non eccelleva in pazienza: era veramente come un bambino che voleva il suo giocatolo subito senza alcuna inutile attesa e, sinceramente, questo non gli dispiaceva.
    Well... allora giochiamo, Russia.”, sorrise Alfred baciandolo ancora, andando a intrecciare la sua lingua con quella dell’amante, trascinandolo in una calda battaglia dove entrambi cercavano di avere la supremazia. Non erano mai andati tanto d’accordo - erano entrambi delle grandi Nazioni e dai caratteri spesso contrastanti che li portavano a litigare inesorabilmente - ma da quando avevano scoperto i caldi piaceri del letto quelle erano senza alcun ombra di dubbio le guerre che preferivano - erano decisamente passati dalla guerra fredda alla guerra calda. Quindi, senza interrompere il contatto tra le loro bocche, le mani iniziarono a vagare sul corpo dell’altro, saggiando la pelle già nuda e imperlata da un fine velo di sudore, mentre i bacini iniziavano a ondeggiare sensualmente, facendo incontrare le erezioni che, in prepotenti e piacevoli scosse, causavano nei sue amanti forti gemiti che interrompevano, quasi controvoglia, il loro lungo bacio.
    Senza alcun preavviso, accompagnando ancora i movimenti con i fianchi, e cercando di far rincontrare le loro labbra, due dita del russo si insinuarono all’interno del corpo dell’americano, esplorandolo e allargandolo con curiosità, causando un sussultò divertito all’amante.
    “ Eh no...”, gli morse il mento con dolcezza, leccando poi la parte lesa. “ Sono io qui a comandare.
    Una smorfia inquietantemente divertita piegò la bocca di Russia - era quello l’Ivan che più temeva e amava, quello che faceva i cosiddetti capricci - che, spingendo più a fondo le falangi fece gemere America di piacere e sorpresa.
    “ Mi dispiace, ma oggi sarò io a gestire i giochi.”, rispose, bloccandolo in uno scatto sotto di sé, mostrando ad Alfred un ampio sorriso, che si allargò quando le dita tornarono ad allargare l’orifizio dell’americano, che si inarcò sotto di lui. Ripeté il gesto più volte, inserendo dopo qualche movimento anche una terza falange, osservando, in un misto tra divertimento ed eccitazione, America farsi letteralmente scopare dalle sue dita, muovendo il bacino per accogliere ogni singola spinta: era un’immagine dannatamente erotica che non lasciava indifferente neanche Russia che, se c’era un qualcosa che amava, era proprio vedere il volto del suo Alfred dipingersi di rosso e stravolgersi per il piacere che lui stesso gli donava.
    Fallo! I-ivan, fallo!”, esclamò l’americano, portando di scatto una mano tra le sue gambe, iniziando a masturbarsi con foga per trovare un po’ di sollievo, arto però subito allontanato dal russo che, sorridendo, lo baciò quasi castamente, soffocando i gemiti di disapprovazione che l’allontanamento delle falangi causò nell’amante. E America, certo che Russia avrebbe esaudito il suo desiderio - sentiva contro la gamba la sua eccitazione e sapeva che non avrebbe resistito a lungo in quello stato -, allargò ulteriormente le gambe pronto ad accoglierlo, infatti poco dopo avvertì il membro premere contro la sua entrata e trattenne, cercando le labbra dell’amante, l’iniziale lamento.
    Il lento ingresso venne subito sostituito da un’unica, veloce spinta che causò in Alfred quasi un urlo, seguito poco dopo da dei leggeri gemiti di piacere quando il palmo di Ivan andò a muoversi attorno alla calda e pulsante pelle dell’erezione americana, nel tentativo di far dimenticare all’amante il dolore appena provato. Non era difficile farlo ma Russia, nessuno ci avrebbe scommesso né tantomeno lo stesso America, era pieno di attenzioni verso l’amante, dolci e passionali, talvolta anche un po’ infantili ma sempre molto gradite e Alfred adorava quel lato del suo Ivan.
    Sospirò subito il suo nome, accompagnandolo con un lascivo movimento del bacino,
    Ti voglio... muoviti...”, soffiò, allacciando con decisione le braccia attorno al collo del russo per farlo abbassare ancora all’altezza delle sue labbra, accogliendo e assecondando le successive spinte che lo fecero letteralmente impazzire.
    E, se quello era il prezzo per le litigate con quello che definiva il suo ragazzo, Alfred, forse doveva discuterci più spesso.


    Percorse con passo svelto il corridoio, diretto verso la stanza di America, non lo vedeva dalla riunione che si era tenuta nel pomeriggio e, visto che di lì a un’ora sarebbero dovuti scendere a cena, Inghilterra era intenzionato a passare almeno un po’ di tempo con l’americano. Un leggero sorriso gli increspava le labbra e la sua espressione era lieta come quando, qualche secolo prima, attraversava l’oceano per andare a rifugiarsi nel Nuovo Continente, dal suo piccolo e dolce America. Sì, si sentiva esattamente in quel modo dopo tutto quel tempo.
    Tutto sembrava finalmente andare per il verso giusto - lui con America, Francia che avrebbe tenuto la bocca chiusa e le riunioni che andavano avanti senza intoppi - e, non si sarebbe mai stancato di ripeterlo, Arthur era veramente felice, era addirittura in grado di dare una forma materiale a quel sentimento astratto, forma che si trovava dietro quell'anonima porta così simile alle altre ma speciale per il suo ospite.
    Bussò quindi allegramente e, non ottenendo risposta, ripeté il gesto ricevendo ancora uno strano e lungo silenzio. Sapeva che Alfred era in camera - alla reception gli avevano detto che aveva ritirato le chiavi, quindi era per forza lì - e allora, perché non rispondeva?
    Tentò di non preoccuparsi - America era forte, non poteva essergli accaduto nulla - e, sorridendo di nuovo, si disse che, sicuramente, doveva o essere addormentato o sotto la doccia e quelle erano due prospettive piuttosto interessanti. Tentò quindi di aprire la porta e, trovandola aperta - conosceva Alfred, aveva quella cattiva abitudine sin da bambino -, si inoltrò nella stanza venendo quasi subito investito da un alto gemito accompagnato da altri sospiri e mugugni.
    " I-ivan... più... ah-ahh... for... te... nhh...

     
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  2. SupeRota
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    Se non dispiace, anche qui vorrei iniziare con un piccolo commento tecnico <3

    [...]le erezioni che, in prepotenti e piacevoli scosse, causavano nei sue amanti forti gemiti che interrompevano, quasi controvoglia, il loro lungo bacio.
    Errore di battitura, niente di che <3

    [...]allargò ulteriormente le gambe pronto ad accoglierlo, infatti poco dopo avvertì il membro premere contro la sua entrata e trattenne, cercando le labbra dell’amante, l’iniziale lamento.
    Qui, invece, un commento puramente stilistico. avrei messo una pausa più forte prima dell'"infatti", per marcare di più la dipendenza tra le due frasi. Ecco, tutto qui ^^

    Francis continua a piacermi, davvero.
    La sua caratterizzazione la trovo ottima, nel senso che resta IC e ha uno spessore tutto suo decisamente ammirevole.

    Ora, tu sai quanto io AMI il RusAme. Sì, l'ho ripetuto a te medesima neppure dieci minuti fa su msn, e penso sia una delle cose più palesi all'occhio umano anche per quelle persone che non mi conoscono personalmente.
    Questo capitolo mi ha fatta IMPAZZIRE. E amo Ivan <3 Amo come lo descrivi, sul serio. Lo adoro, lo adoro, lo adoro <3<3 E amo anche il fatto che tu abbia ripetuto "suo", detto da Ivan ad Alfred e viceversa in una quantità che mi ha dato davvero alla testa.
    Però ora devo capire un pò meglio gli atteggiamenti di Alfred nei confronti di Arthur, povero caro XD
     
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  3. »Assassin Panda´
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    Lo sapevo O_ò
    Lo sapevo che lo avrebbe illuso andando a letto con Russia çAç *picchia a tradimento fino all'esaurimento America*
    E poi, amo ancor di più la tua caratterizzazione così romantica di Francis... talmente romantica che ha saputo rinunciare ad Inghilterra per la sua felicità... insomma, mi è piaciuto moltissimo: una persona che sacrifica il suo amore per il bene dell'amato non si trova micca ovunque eh!

    E poi Ivan mi piace come l'hai reso, un bambino che è prepotente ed egoista -credo che sia così XD- mentre Alfred si meriterebbe di essere lasciato lì a metà legato al letto a piangere dalla frustrazione òwò
     
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2 replies since 1/11/2009, 15:37   144 views
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