2. Un Ange

NC-17 | Francia/Polonia, America/Inghilterra

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    ~ The Huntress Princess
    Posts
    83,917
    Reputation
    +2

    Status
    Anonymes!
    Titolo: Ah, l’Amour...
    Titolo del Capitolo: Un Ange
    Fandom: Axis Power Hetalia
    Personaggi: Francia (Francis Bonnefoy), Inghilterra (Arthur Kirkland), America (Alfred F. Jones), Polonia (Feliks Łukasiewicz)
    Genere: Introspettivo, Erotico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: Lemon, Yaoi, What if? (E se...)
    Conteggio Parole: 1853 (Word)
    Note: Nessun background storico, ho inserito l’avvertimento What If perché si tratta in ogni caso di una modifica della storia dato che le cose che scrivo non sono accadute.

    { Ah, l’Amour... ~
    - 2. Un Ange -



    Sotto di lui un angelo.
    Francis...”, soave era la voce che chiamava, gemeva, il suo nome come una preghiera - e non era tanto lontano dalla realtà: gli negava da troppo tempo il tanto agognato piacere - , fili d’oro al posto dei capelli, attaccati all’arrossato viso sudato e sparsi nel cuscino in modo scomposto, poi i verdi occhi che, brillanti come smeraldi, lo guardarono liquidi e lussuriosi, senza però nascondere quel pizzico di frustrazione che li animava, mentre le fini labbra, gonfie e umide di baci, si muovevano emettendo dolci versi.
    Francis...”, lo chiamò ancora, allargando le gambe offrendosi a lui, sperando che la tortura sul suo membro, rigido di eccitazione, cessasse in favore di un piacere più grande che ancora non gli era stato concesso.
    “ Come siamo impazienti, mon ange.”, rispose Francia, senza nascondere un sorriso malizioso e divertito, carezzando con lo sguardo il petto coperto per metà dalla fine tunica bianca che indossava.
    Sotto di lui non c’era una Nazione, non c’era un compagno né un amico: c’era un angelo.
    Una creatura eterea che aveva incontrato nel corridoio, forse guidata lì dal destino e che l’aveva incantato con il suo aspetto e il leggero sorriso a tratti malizioso, così lontano dall’angelo che pretendeva di interpretare, ma gli piaceva proprio per quello.
    Non era la prima volta che andava a letto con Polonia - e sicuramente non sarebbe stata neanche l’ultima visto che era alquanto piacevole stare con lui - e trovarlo in quello stato, travestito da angioletto per uno scherzo a Lituania, come gli aveva spiegato ridendo, era stato un vero e proprio colpo di fortuna. Soprattutto dopo aver sentito Inghilterra e America insieme.
    Sorrise ancora e, con l’indice, sparse per la lunghezza dell’erezione del polacco le prime gocce del liquido preorgasmico, beandosi ancora una volta dei suoi gemiti.
    Tu sei un diavolo invece.”, lo riprese Feliks.
    “ Un bel diavolo, precisiamo.”, ribatté il francese, chinandosi fino a sfiorare le labbra di Polonia con le sue in un casto bacio per poi guardarlo dritto negli occhi. Nonostante gli atteggiamenti maliziosi e spesso un po’ troppo permalosi che lo rendevano a sua volta fin troppo simile ad un piccolo demonio, per Francia, Feliks quella notte era solo un angelo: il suo angelo dai capelli biondi e gli occhi verdi.
    “ Oh, quello senza alcun dubbio.”, ammise l’altro, leccandosi le labbra in un chiaro e lussurioso invito, accolto subito da un secondo bacio che violò la sua bocca con desiderio, voglioso di far scoprire a quella eterea creatura, caduta dal cielo sulle sue braccia, le delizie dell’amore.
    Con dolcezza, infatti, iniziò a penetrarlo con un dito, esplorando il caldo ingresso per quello che poteva benissimo rappresentare il suo paradiso personale, lo sentì mugolare al suo tocco e continuò a muovere la falange fino a quando il corpo del polacco non si spinse verso di lui gemendo.
    F-francis... piantala di t-torturarmi...”, ansimò, artigliando con le mani il lenzuolo sotto si sé.
    “ Non ti sto torturando, angelo mio. Voglio solo sentire il tuo corpo pregare affinché io gli faccia conoscere un piacere più grande.”, soffiò dolcemente, osservando le gote già arrossate di Polonia diventare di un’accesa colorazione scarlatta.
    “ C-come siamo poetici stanotte... se è colpa del travestimento vedrò di inventarmi qualcosa di più... eccitante per quando ci incontriamo...”, Francia sorrise a quell’insinuazione e lo premiò inserendo anche il un secondo dito all’interno dell’amante che, inarcandosi, emise un semi urlo.
    D-dio! Ti desidero già da ora!”, esclamò con il volto in fiamme, muovendo il bacino verso le falangi del francese. “ Mhh... questa è una tortura!”, lo accusò mugugnando, privato ormai di ogni naturale inibizione, voleva solo che Francis lo prendesse: l’aveva portato al limite senza mai concedergli l’orgasmo e quindi non chiedeva mica tanto.
    Comme tu désirez, mon petit ange.”, rispose con tono dolce, allontanando le dita dal corpo del giovane per poi stendersi su di lui, alzandogli le ginocchia fino al petto, causando nell’amante un sospiro, teso ma, al tempo stesso sollevato: finalmente stava per avere quel che voleva e Francia avrebbe fatto il possibile per non deludere tanta aspettativa.
    Lo baciò ancora e, con una mano, guidò la sua erezione fino all’orifizio del polacco posando di nuovo le sue azzurre iridi su quelle dell’altro.
    Anche lui aveva un desiderio, uno solo da chiedere a quel suo notturno angelo: voleva semplicemente guardarlo, perdersi in quei liquidi occhi verdi ed inspirare il dolce profumo dei suoi capelli affondandovi il viso. Sapevano di lavanda, solo la semplice e pura lavanda. Così simili eppure così diversi.
    Un neonato sorriso malinconico piegò le sue labbra ma tentò, affondando lentamente nel corpo dell’amante per affogare nel suo calore, di non pensarci: non era il momento e non era giusto nei confronti di Polonia. Ma quell’assurdo senso di vuoto non si allontanò neanche con l’incedere dell’amplesso. Forse aveva sbagliato a scegliere Feliks quella sera, forse avrebbe fatto meglio ad andare da qualcun altro - Seychelles l’avrebbe accolto sicuramente, così come Vietnam o Spagna. Francia non sarebbe mai andato in bianco, c’era chi era pronto a pagare pur di avere una notte di sesso con lui - ma era caduto vittima di quella angelica visione così simile al suo più grande e doloroso sogno.
    Dannati occhi verdi.
    Dannati capelli biondi.
    Dannato cuore ferito e traditore.
    Damnés Angleterre et Amérique.

    Poteva lui, la Nazione dell’Amore, non poter provare quel sentimento? La risposa era fin troppo semplice ormai ed era affermativa.
    Francis non avrebbe mai avuto il cuore di Inghilterra e non avrebbe neanche più combattuto per averlo; per secoli aveva provato a conquistarlo ed era bastata una piccola Colonia, divenuta poi una delle più grandi Nazioni al mondo, a rubarglielo.
    Aveva provato inizialmente ad allontanarli, si era perfino alleato con America durante la sua Guerra d’Indipendenza, andandoci addirittura a letto nel tentativo di far capire all’inglese di chi si era innamorato, ma tutto era stato inutile. Arthur era così ossessionato dall’americano che, nonostante le ferite, le lacrime e la sofferenza, continuava ad amarlo, ricordandosi di Francis solo quando il dolore era troppo da sopportare da solo. Ed in quel momento, Francia, poteva dire che Inghilterra era suo, perché era da lui che si rifugiava ed era con lui che tentava di alleviare le sue pene, ignaro di quanto l’amante - dietro il sorriso e le battutine - soffrisse per la situazione.
    Diceva di amare Arthur, e per il francese amare significava volere la felicità della persona amata, eppure aspettava con impazienza il momento più acuto della tristezza dell’inglese pur di averlo anche solo una notte. Egoista.
    Ah... Francis...”, un gemito più alto del polacco, che si inarcava sotto di lui per accoglierlo all’interno del suo corpo, entrò nelle orecchie di Francia, riuscendo quasi a risvegliarlo.
    Sì, non era giusto nei confronti di Polonia quell’atteggiamento e lui stesso sapeva che colui che stava possedendo, facendo gridare dal piacere ad ogni affondo, non era Inghilterra: non lo sarebbe più stato.
    Riprese quindi a masturbarlo, chiamandolo per la prima volta per nome, non era più un angelo: era il suo amante, era Polonia, era Feliks. Nulla di più, e voleva donargli come sempre una serata indimenticabile prima di lasciarlo tornare nella sua stanza.



    Erano rimasti lì, stesi sulla moquette per una mezz’ora buona, sudati e sporchi dei loro stessi semi prima di andare ad occupare, a turno, il bagno della stanza. Non avevano quasi parlato dopo l’amplesso, preferendo alle parole un rilassante silenzio fatto prima di ansiti veloci poi di lenti e calmi respiri, questo perché, solitamente, quando aprivano bocca finivano per litigare e Inghilterra, sinceramente, non voleva rovinare quel momento così perfetto con inutili discussioni. Seduto quindi sul divanetto aspettava il ritorno di America con una certa impazienza, nonostante tutti i buoni propositi sul non litigare, aveva mille domande da porre all’amante e doveva solo... trattenersi dal farle. Certo, erano appena andati a letto insieme - in realtà l’avevano fatto per terra ma quello era solo un dettaglio - ma c’erano alcune risposte che non voleva ancora sentire e quando Alfred uscì dal bagno, pulito e di nuovo vestito, tentò di tapparsi la bocca e gli accennò un lieve sorriso, ampiamente ricambiato dall’altro.
    “ Resti qui?”, la domanda era uscita spontanea e forse, la risposta, era anche abbastanza scontata. Sapeva che sarebbe rimasto lì, sarebbe stato squallido andarsene dopo quello che avevano fatto.
    “ Dovrei tornare in camera.”, rispose invece America con un tono semplice e divertito che fece spegnere per qualche istante il sorriso dell’inglese.
    Se ne andava di nuovo ed ancora una volta lo lasciava solo. Si morse l’interno della guancia torturando la pelle con i denti.
    “ F-forse è meglio. Se ci vedessero uscire da qui insieme di mattina potrebbero... iniziare a girare strane voci...”, puntò senza rendersene conto le sue verdi iridi su quelle di Alfred, speranzose e tese: quella era la sua unica spiegazione. Nessuno dei due voleva essere preso di mira dai pettegolezzi, come capitava spesso e volentieri a Francia, non volevano essere al centro dell’attenzione e vivere la loro storia in pace, senza seccature varie.
    “ In effetti sarebbe una bella seccatura.”, ammise America grattandosi la nuca in una risatina.
    “ Allora...”, esitò qualche istante poi si alzò. “ Ti accompagno.”
    “ Alla porta?!”, ironizzò Alfred indicando l’uscio alle sue spalle.
    “ Non sottovalutare un gentleman inglese.”, lo riprese prontamente Arthur superandolo: sapeva benissimo che era stupido accompagnarlo alla porta - era solo una camera d’albergo, non era mica una reggia - ma voleva stare con lui il più possibile.
    “ Oh sì, certo.”, l’americano lo raggiunse sorridendo e, quando l’uscio venne aperto lo attraversò. “ Good night, England.
    Inghilterra piegò il capo, trattenendosi stoicamente dall’abbracciarlo e dal pregarlo di rimanere lì con lui.
    “ ‘Notte Alfred.”, e con un ultimo gesto della mano America si allontanò per il corridoio lasciandolo solo. Lo seguì con lo sguardo, senza riuscire a nascondere una certa adorazione ma era più forte di lui dopo la piacevole nottata appena vissuta; nonostante ciò si accorse quasi subito, mentre chiudeva la porta, di un piccolo e non trascurabile dettaglio: una rosa rossa infilata nella serratura.
    La prese delicatamente e la rigirò tra le dita attento a non pungersi con le spine, sentendo improvvisamente la gola secca. Solo una persona poteva girare con delle rose rosse di quel tipo per un albergo ed essere così idiota da compiere un simile gesto e, se l’aveva fatto, Arthur era quasi del tutto certo che Francia sapeva di lui e Alfred. Si morse le labbra e, lanciando dentro la sua camera il fiore, percorse a grandi passi il corridoio diretto alla stanza del francese. Lo conosceva fin troppo bene e sapeva che era solito fargli delle visite notturne, quindi doveva aver sentito sicuramente qualcosa - in quell’istante il rumore che gli era parso di sentire non era poi più così insignificante - e conoscendo la lingua lunga di Francis era abbastanza chiaro che presto ogni singola Nazione sarebbe stata messa al corrente di quanto accaduto e questo, Inghilterra, non poteva permetterlo.
    Era finalmente felice e non avrebbe dato modo a quella dannata rana di rovinare tutto.


     
    .
  2. SupeRota
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Bene, letto anche questo.
    Devo dire che la caratterizzazione che hai dato a Francis mi piace, così come il lento svilupparsi ed esplicarsi della sua psicologia - che vorrei far notare non è piatta ma ben affrontata e gestita. Pian piano, senza fretta, mettendo un tassello alla volta.
    Umanamente, poi, ha tutta la mia comprensione. Anche se devo dire che il personaggio che mi ispira più tristezza è Feliks, in tutta sincerità.
    Per ora America devo ancora ben inquadrarlo, più che altro perché hai detto fino ad adesso per me troppo poco perché si focalizzi bene quello che è il suo pensiero.
    Per quanto riguarda invece Arthur, sono curiosa di leggere il seguito <3
    *cosa che farò SUBITO, sia chiaro XD*
     
    .
  3. »Assassin Panda´
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Mi è dispiaciuto moltissimo per Francis çAç
    Non so, il fatto che nonostante stia facendo sesso con Polonia -che ho trovato troppo erotico e carino =ç=- pensa comunque ad Arthur ritrovando similitudini nell'aspetto del polacco con quello dell'inglese. Insomma, povero Francia, mi ha fatto un po' pena ._.

    Alfred invece non so perchè ha esattamente agito nel modo freddo e sbruffone che avevo previsto: insomma, è tipico di lui, e mi è dispiaciuto che Arthur ci sia rimasto male però.

    E che abbia frainteso il fatto della rosa e di Francia, pensando che presto andrà a dire della sua relazione con America a tutti! Insomma, questa fanfiction mi sta prendendo moltissimo e sono contenta che sia già conclusa, perchè muoio dalla voglia di leggere come andrà a finire e penso che sarei morta nell'attesa XD
     
    .
2 replies since 1/11/2009, 15:34   182 views
  Share  
.
Top
Top