Nobody is always strong

Per Tutti | Herc Hansen, Chuck Hansen

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    ~ The Huntress Princess
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    Titolo: Nobody is always strong
    Fandom: Pacific Rim
    Personaggi: Hercules Hansen, Chuck Hansen
    Genere: Introspettivo, Fluff
    Rating: Verde
    Avvertimenti: Oneshot, Missing Moments
    Conteggio Parole: 540
    Note: 1. Tanto fluff da cariare i denti è3é/
    2. Diamo la colpa a Mack Gerhardt di The Unit (è un personaggio interpretato da Max Martini) che mi ha ispirato questa scena durante un dialogo con la figlia. Un pezzo del dialogo è riportato nella fic infatti ù_ù
    3. Come sempre la dedico al mio amore che sopporta i miei vaneggiamenti incestuosi<3
    4. Se ve lo chiedete... no: non è betata XD




    Spense la televisione, incapace di osservare ancora i telegiornali che commentavano i vani tentativi di salvare San Francisco da quell'attacco che andava avanti ormai da giorni.
    Non erano notizie rassicuranti ed Herc, ad essere sincero, non sapeva cosa pensare o come agire.
    Ogni tentativo dell'esercito falliva sotto la forza e la furia di quell'essere emerso dall'oceano - Kaiju, lo chiamavano in quel modo -, e lui stesso iniziava a perdere le speranze e a sentirsi inutile nonostante fosse uno dei piloti migliori della RAAF.
    In tutta la storia dell'umanità non si era mai verificato un caso simile, e loro - a partire dall’esercito fino ad arrivare ai civili - non erano preparati ad affrontare quella minaccia.
    Si sentiva un incapace e… troppo ‘piccolo’ per proteggere le persone che amava.
    « Papà...», una vocina lo riscosse, e voltandosi incrociò gli occhi azzurri del figlio, semi nascosto dietro il bracciolo del divano.
    « Ehi Chuck...», si allungò verso di lui, stendendo le braccia per sollevarlo, facendolo sedere a cavalcioni sulle sue gambe, « Non dovresti essere a letto, ometto?»
    « Io… non riesco a dormire», rispose il bambino, appoggiando il capo sulla spalla del padre.
    La sua voce era stanca ed impastata dal sonno. C’era qualcosa che lo turbava ed Herc non faticava ad immaginare cosa fosse.
    Cosa poteva essere se non la minaccia di quel Kaiju a San Francisco?
    Ne parlavano tutte le televisioni e nelle scuole si facevano già le esercitazioni d’evacuazione.
    Quell’attacco, si chiese Herc, si trattava di un avvenimento isolato o era solo il primo di una serie?
    Sospirò, incapace di darsi una risposta.
    « La mamma?»
    « Dorme… posso restare qui, papà?», domandò Chuck, stringendo le mani sulla camicia dell’uomo come se quello potesse impedirgli di essere allontanato.
    « Certo che puoi restare piccolo mio», mormorò Herc carezzandogli i capelli e la schiena per farlo rilassare.
    Rimasero in silenzio per qualche momento, ascoltando i loro respiri ed i silenziosi pensieri che affollavano le loro menti.
    « Papà?», esordì Chuck d’un tratto.
    « Sì?»
    Chuck alzò il capo per guardarlo in viso ed Herc non aveva bisogno di sapere quali fossero i suoi pensieri.
    Era spaventato, e non poteva dargli torto. Lui stesso si sentiva impotente dinnanzi a quelle notizie.
    « Tu... sei sempre forte?», domandò il bambino.
    Herc gli donò un piccolo sorriso, abbracciandolo ancora e baciandogli la fronte.
    « Nessuno al mondo è sempre forte», rispose sincero.
    « Quindi...», continuò piano, stringendo ancora le mani sulla camicia. « è normale avere paura?»
    « Sì, ma tu non devi averne. Perché il papà ti proteggerà da tutto e da tutti, piccolo mio», gli promise posando la fronte su quella di Chuck per poterlo guardare negli occhi.
    « Anche dai Kaiju?»
    « Anche dai Kaiju», ripeté sorridendo, sentendo il piccolo corpicino del bambino rilassarsi contro il suo, « finché ci sarò io, tu non dovrai mai avere paura».
    Chuck, improvvisamente più calmo, sorrise - il suo volto parve quasi illuminarsi mentre si formavano delle adorabili fossette sulle guance - e scoccandogli un baciò lo strinse in un forte abbraccio.
    « Non ho più paura allora!», dichiarò.
    « Certo, sei un Hansen», ribatté l’uomo ricambiando la stretta.
    « Ti voglio bene, papà», mormorò poco dopo il bambino, chiudendo gli occhi.
    « Anche io Chuck. Anche io ti voglio bene», rispose Herc cullando il bambino che, abbandonando i suoi timori, si lasciò finalmente andare accogliendo il sonno protetto dalle braccia del padre.


     
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