Achrâch

NC-17 | Goblins/Kili

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. #Michelle
        +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    ~ The Huntress Princess
    Posts
    83,917
    Reputation
    +2

    Status
    Anonymes!
    Titolo: Achrâch
    Fandom: The Hobbit
    Personaggi: Kìli, Re Goblin, Vari Goblin, Fìli, Thorin Oakenshield
    Genere: Introspettivo, Erotico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: Oneshot, Slash, Rape, Non-Con, Gangbang, What if? (E se…)
    Conteggio Parole: 2545
    Prompt: Goblin/Kìli, " Cominciate con i più giovani."
    Note: 1. Scritta per il p0rnfest #7.
    2. Ehm… beh, non so che dire XD ah si! "Achrâch" (Khuzdul/Neo-Khuzdul) -> "Provare dolore”
    3. Come potete ben notare… non è betata. La correggerò in seguito!





    « Azog avrà la tua testa, Thorin Scudodiquercia», dichiarò compiaciuto il mastodontico sovrano dei Goblins, strappando alla sua gente delle insane risate, « Ma del resto di voi... cosa possiamo farci?»
    Camminò avanti ed indietro, fingendosi pensieroso. Seguito dagli sguardi attoniti ed irosi dei Nani.
    « Possiamo fare quello che vogliamo, giusto?», domandò esaltato il Re, ricevendo in risposta degli ululati d'approvazione da parte degli altri Goblins.
    Thorin cercò di subito ribellarsi quando i Goblins iniziarono a legarlo per eseguire gli ordini del loro sovrano, ma la sua mente era già lontana.
    Incredulo aveva appena ricevuto la notizia che Azog, l'Orco Pallido, colui che aveva ucciso suo nonno davanti ai suoi occhi, era ancora vivo. Doveva essere morto...
    Anzi, la verità era che lo aveva semplicemente creduto morto e, come si disse laconico, la sua doveva essere stata solo una sciocca convinzione.
    Silenzioso, cercò di riprendersi dal suo stato di stupore e di liberarsi dalle corde che lo avevano imprigionato con i suoi compagni - si erano ribellati ed avevano combattuto senza risparmiarsi, ma l'inferiorità numerica li aveva costretti alla sconfitta.
    Thorin abbassò il capo dandosi dello sciocco per essersi lasciato sopraffare dalle emozioni, e quella sua mancanza stava mettendo a repentaglio la vita dei suoi nipoti e dell'intera compagnia.
    « Cosa dicevamo miei cari, carissimi ospiti?», ciarlò il Re, fingendosi smemorato, « Ah sì! Guarderai il tuo seguito soffrire, signor Nessuno. Sarai l'ultimo di loro a lasciare la mia città e porterai all'inferno il peso delle loro vite!»
    La minaccia, date le loro condizioni, ebbe il potere di far tremare la compagnia e, al primo tentativo di ribellione, i Goblins non esitarono a colpirli tra risate di scherno.
    « Cominciate con i più giovani», ordinò il sovrano, schiacciando con la sua mole dei suoi simili per sedersi ancora sul trono.
    « No!», gridò Thorin, intervenendo di nuovo per bloccare la chiara esecuzione, « Libera i miei compagni, la loro unica colpa è l'avermi seguito. È me che volete».
    « Il volerti sacrificare non renderà il tuo fardello più leggero, signor Nessuno», ribatté il Re, facendo scorrere lo sguardo sui Nani.
    Rabbia e preoccupazione si alternavano nei loro sguardi, e quando scorse la paura nel volto di uno dei Nani, il sorriso sul suo grasso viso si allargò: aveva trovato il più giovane.
    Socchiuse la bocca, ma ancor prima di riuscire ad indicare il prescelto, una voce lo fermò.
    « Io! Sono io il più giovane!»
    Kìli cercò di alzarsi, attirando su di sé l'attenzione dei Goblins e dei suoi compagni.
    Il suo sguardo era fiero e non temeva la sorte che lo attendeva.
    « Ragazzo sta giù...», sibilò Dwalin, cercando di farlo abbassare mentre Ori, pallido come un cencio, li guardava senza riuscire a parlare.
    Tutti sapevano quali erano le intenzioni di Kìlo. Si era fatto avanti per proteggere Ori e per quanto quel gesto fosse nobile, il giovane Nano non riusciva ad avvertire né il sollievo né la gratitudine. Non poteva esserci conforto nel sacrificio di un amico.
    « Ho detto che sono io il più giovane! Sei per caso sordo? O hai paura di batterti con me?», esclamò il giovane.
    « Kìli sta al tuo posto!», tuonò Thorin, intervenendo anche prima di Fìli - troppo sconvolto per riuscire a formulare quanto stava per accadere -, venendo poi colpito senza alcuna pietà dai Goblins, divertiti dalla sua reazione.
    « Sei tanto smanioso di essere il primo?», ghignò il Sovrano ignorando il Principe dei Nani per rivolgere tutte le sue attenzioni su Kìli.
    Con un gesto ordinò di portarlo al suo cospetto, ed i Goblins ubbidirono senza batter ciglio, afferrandolo e trascinandolo fuori dal gruppo, nonostante i tentativi di ribellione.
    « No! Lasciatelo! Kìli! Kìli!», la disperata reazione di Fìli, ormai resosi conto della situazione, « Sono io il più giovane!», gridò nel tentativo di fermare quell'esecuzione.
    Non lui. Non il suo Kìli, si ripeté mentre veniva colpito dalle fruste dei loro carcerieri, incaricati di mantenerli calmi fino al loro turno.
    « Fermi!», istintivamente Kìli cercò di mettersi tra il fratello e quegli esseri, ma nonostante gli sforzi venne trascinato via.
    « Bel tentativo, Nano», commentò il Sovrano squadrando Fìli, « Presto sarà il tuo turno», aggiunse come per rassicurarlo.
    « Lasciate andare mio fratello!», gridò questo, dimenandosi e lanciando delle occhiate disperate verso Kìli che non poté far altro che ricambiare.
    Lo sguardo che si scambiarono, per quanto breve, era carico di dolore e rassegnazione.
    Sembrava quasi una richiesta di perdono da parte di Kìli, che ancor prima di poter aggiungere qualsiasi cosa, venne spintonato senza alcuna pietà fino ad incespicare e cadere in ginocchio davanti al Re dei Goblins.
    Alle sue spalle i suoi compagni continuarono a strepitare per liberarsi e combattere, incapaci di restare a guardare il destino scelto dal giovane senza muovere un dito.
    Kìli, incoraggiato un poco dalla testardaggine dei suoi amici, strinse i denti mostrando al quel ripugnante essere il suo disgusto.
    Non era pentito di aver aiutato Ori ed era pronto a sacrificarsi per salvare i suoi compagni - per salvare Fìli e Thorin -, e avrebbe resistito fino allo stremo pur di ritardare il giudizio degli altri.
    Non voleva morire ovviamente, ma... morire per le persone amate era un buon modo per farlo.
    In quella situazione gli era sembrata la cosa giusta da fare.
    « Sei giovane», assentì il Re dopo averlo studiato per bene, « Guardate! Questo Nano non ha neanche la barba!», esclamò poi, facendo esplodere i suoi sudditi in forti risate di scherno.
    Kìli rimase immobile, stringendo le labbra e facendo vagare gli occhi su quel lurido palco di legno fino ad scovare loro armi abbandonate poco più in là.
    Uno scatto e le avrebbe potute prendere e... che sarebbe successo?
    Si sarebbe liberato ma nel frattempo orde di Goblins avrebbero attaccato lui e i suoi compagni ancora imprigionati dalle corde.
    Socchiuse gli occhi, cercando di ideare un altro piano, qualsiasi cosa gli fosse servita per prendere un po’ di tempo e salvare il resto della Compagnia.
    « Quanti anni hai, Nano?», domandò il Re con curiosità.
    « Abbastanza per ucciderti se avessi un’arma in mano», sputò Kìli con rabbia, suscitando invece l’ilarità dei suoi carcerieri.
    « Coraggioso ed anche stupido», si congratulò il Re, « Ucciderti sarebbe troppo semplice», annunciò poi con fare teatrale, ricevendo delle ovazioni affermative dal suo 'pubblico'.
    « Combatti, maledetto! Vedrai quanto è difficile uccidere un Nano!», ruggì Dwalin senza pero ottenere udienza.
    Kìli annuì però. Non sarebbe morto tanto facilmente.
    Si sollevò sulle ginocchia lentamente, come per non attirare l'attenzione, poi con uno scatto rotolò di lato verso le armi.
    Poteva combattere anche con le mani legate, si disse sicuro di sé, ma ancor prima che le sue dita si chiudessero sull'elsa di un’ascia, lo scettro del Re dei Goblins lo colpì con forza sul fianco facendogli mancare il respiro.
    Tossì, chiudendosi in posizione fetale come per proteggersi. Aprì bocca per riprendere fiato ma subito delle mani lo afferrarono per riportarlo dinnanzi al grande Goblin.
    Questo sorrideva compiaciuto, divertito dalla sua tenacia.
    « Mi chiedo», esordì piegando le labbra in un sorriso, « Come sarebbe strapparti via tutta questa tua voglia di vivere? Portarti a desiderare la morte?»
    Gli occhi del Goblin corsero sugli altri Nani che si erano zittiti nel sentire le sue parole. Compiaciuto da quell'attenzione, si rivolse allora ai suoi sudditi.
    « Vediamo quanto questo giovane Nano è all'altezza della mia città!», annunciò solenne facendo rimbombare la sua voce, per poi aggiungere con un tono più basso e quasi 'intimo': « Che gli vengano tolti gli indumenti»
    Quell'annunciò suscitò subito le reazioni dei Nani e di Kìli, che non appena senti i Goblins su di sé, iniziò subito a dimenarsi e a scalciare. Tuttavia la superiorità numerica lo mise alle strette e quegli esseri, colpendolo senza alcuna pietà, lo costrinsero disteso con la pancia in giù sul pavimento, mentre gli abbassavano i pantaloni tra uno strattone e l'altro.
    La certezza di quello che stava per accadere lo colpì come uno schiaffo, soprattutto quando sentì quelle mani estranee toccarlo. Non riuscì ad impedirsi dal lasciarsi sopraffare dal terrore per qualche istante, tremando visibilmente.
    Continuò a dimenarsi, ma quelle ruvide e sporche mani rimanevano sul suo corpo. Lo toccavano insinuandosi tra le sue gambe, costringendolo ad allargarle con la forza.
    Tentò di voltarsi e di spingere via i suoi carcerieri, tuttavia tutti i suoi muscoli si gelarono quando sentì le dita dei Goblins sulle sue natiche.
    Strinse le labbra terrorizzato, ma nonostante tutto anche quel tentativo si rivelò vano e dalla sua bocca uscì un lamento quando le falangi di quegli esseri penetrarono in lui.
    Diverse dita iniziarono a muoversi nel suo orifizio, allargandolo e spingendosi sempre più a fondo per umiliarlo e fargli emettere ancora quei lamenti.
    Cercò di trattenersi e di ribellarsi, ma la sua bocca veniva violata da quei versi di dolore e non riusciva a fare niente per fuggire.
    Lo afferrarono per i capelli, tirandogli il capo all'indietro e costringendolo ad aprire la bocca, e per quanto volesse rifiutare quell'ennesima umiliazione non poté evitare che le sue labbra venissero penetrate dall'erezione di uno dei suoi carcerieri.
    Il sesso, amaro e duro, gli scivolò in gola causandogli dei conati di vomito ma quello non fermò il Goblin dal muoversi avanti ed indietro nella sua bocca.
    Emise un lamento, tossendo in modo soffocato e trattenendo a stento le lacrime. Cercò allora di mordere quell'erezione, ma ancor prima di poter chiudere i denti attorno a quella carne sentì un liquido acido scivolargli in bocca e sul mento insieme alla sua saliva ed al vomito.
    Sputò e tossì ancora quando il sesso gli liberò la bocca, e senza dargli un attimo di sollievo una seconda erezione prese il posto della prima.
    Chiuse gli occhi per lo sforzo, sentendo su di sé gli sguardi dei suoi compagni, mortificati, spaventati ed anche terrorizzati... forse addirittura disgustati.
    Non aveva la forza di incrociare i loro occhi.
    Non voleva leggere quei sentimenti negli occhi di Fìli e Thorin.
    Non voleva che lo guardassero.
    Lo avrebbe urlato, li avrebbe pregati di volgere lo sguardo altrove... ma non poteva.
    Poteva solo gridarlo forte nella sua mente e sperare di non sentire più quegli occhi su di sé.
    Quanto tempo era passato? Voleva già morire?
    Non aveva più la forza di combattere, poteva solo subire e sperare che finisse presto.
    Non reagì neanche quando le dita abbandonarono il suo orifizio, che venne riempito dall'erezione di un Goblin.
    Soffocò un gridò di dolore attorno al sesso che si muoveva nella sua bocca, ma il suo corpo non si ribellò.
    Forse sarebbe soffocato nel suo stesso vomito e nello sperma, si disse. Ormai vedeva la morte non come un atto eroico, ma come una via di fuga per quel mondo improvvisamente nero.
    Si lasciò andare, smise del tutto di combattere pronto ad abbracciare la sua fine. Tuttavia, come un fulmine, un forte lampo di luce spazzò via i Goblins che lo tenevano, ed avvertì chiara e decisa la voce di Gandalf esortarli ad alzarsi e a combattere.
    Kìli però non si mosse. Tremava e trovò solo la forza per aprire gli occhi quando sentì delle altre mani toccarlo.
    Thorin. Era lui che stava cercando di soccorrerlo, liberandogli le mani e ad aiutandolo ad alzarsi.
    « Ti porterò fuori da questa montagna, figliolo...», dichiarò il Nano, tirandogli su i pantaloni, « Te lo giuro, Kìli... ti chiedo solo... un ultimo sforzo...»
    Nella sua voce, un tempo fiera e forte, Kìli avvertì solo la preoccupazione e la vergogna, ma nella mente del giovane Nano si ripeterono solamente due parole: ultimo sforzo.
    Thorin gli chiedeva solo quello e lui non poté far altro che annuire e raccogliere tutte le forze che gli erano rimaste per iniziare a correre.
    Correre, combattere e continuare a correre, ubbidire alla richiesta che Thorin gli aveva fatto... anche ogni movimento sembrava quasi lacerarlo. I suoi muscoli tiravano e sembravano quasi rifiutarsi di muoversi ancora, ma non voleva deludere suo zio.
    Dovevano fuggire, e come per inerzia le sue gambe continuarono a muoversi senza meta, seguendo semplicemente la compagnia fino a quando non si fermarono all'esterno della montagna.
    Solo in quell’istante Kìli cedette, ma fortunatamente la sua rovinosa caduta fu evitata da Fìli, ed in un attimo anche Thorin gli fu accanto.
    « Kìli... Kìli... mi senti?», la voce di suo fratello era quasi lontana, carica di preoccupazione, e quando aprì la bocca per parlare riuscì solo a vomitare ancora.
    « Gandalf! Fa qualcosa!», esclamò Fìli cercando di sostenere Kìli che, ansimando, cercò istintivamente di allontanare le mani che lo tenevano.
    « L-lasciami»
    « N-non...»
    Sentiva gli sguardi di tutta la compagnia su di sé, altrettanto preoccupati e carichi di compassione.
    « Sto bene! Sto bene!», ripeté con voce roca, cercando di mettere più decisione possibile nella sua affermazione, ma gli occhi dei suoi compagni erano ancora su di lui e lo giudicavano, « E smettetela di guardarmi!», gridò con rabbia, riuscendo a far abbassare lo sguardo ai Nani ed anche allo Stregone che, forse per distogliere l’attenzione da Kìli ed assecondare il suo desiderio, chiese delle sorti del loro scassinatore.
    Kìli ignorò quei discorsi, tenendo gli occhi chiusi nel tentativo di calmare il furioso battito del suo cuore e di riacquistare il controllo del suo corpo... ma le energie lo stavano abbandonando, e l'odore che sentiva su di sé insieme al sapore nella sua bocca iniziarono a fargli girare la testa.
    Si appoggiò ad un albero.
    « Kìli...», Fìli, rimasto accanto a lui gli carezzò la spalla delicatamente.
    Era pallido e preoccupato. Kìli non riusciva a sopportare quello sguardo.
    Aprì bocca.
    “ Non preoccuparti”.
    Voleva dirgli quelle semplici parole, ma dalle sue labbra non uscì neanche un fiato, e senza accorgersene il suo mondo divenne improvvisamente nero.



    Quando Kìli riaprì gli occhi, per Fìli fu come rivedere il sole.
    Aveva scalpitato e gridato nel tentativo di far rinvenire suo fratello, trattenendo il fiato mentre Gandalf si prendeva cura di lui.
    Non conosceva magie curative così potenti per cancellare quello che era accaduto, né aveva il potere di eliminarne la memoria.
    Poteva solo donargli un po’ di sollievo - un sonno forzato ma privo di incubi - mentre la Compagnia, braccata dagli Orchi, lo trasportava verso un luogo sicuro. Erano state le Aquile, chiamate dallo Stregone - conscio di non poter fuggire ai loro inseguitori in quelle condizioni -, a trarli in salvo e a condurli al sicuro.
    Si erano accampati sul Carrock, e lì Fìli aveva atteso il momento in cui suo fratello avrebbe riaperto gli occhi.
    Nessuno aveva avuto il coraggio di parlare o di commentare quanto era accaduto, soprattutto quando Kìli si era svegliato ed aveva iniziato a guardarsi attorno spaventato e confuso.
    « Sono qui, nadadith», lo riprese subito il maggiore.
    « D-dove…?»
    « Siamo al sicuro», rispose gentilmente, inumidendogli la fronte con una pezza bagnata e rivolgendogli un sorriso timido, « Le aquile ci hanno portato qui», spiegò.
    Kìli non aprì bocca, rimanendo immobile.
    « Andrà tutto bene, nadadith», riprese Fìli cercando di rassicurarlo, « Mi prenderò cura io di te».
    Il giovane si ostinò a non rispondere, continuando a fissarlo con occhi spenti e tristi. Così diversi da quelli che Fìli aveva sempre amato e conosciuto sin da quando aveva memoria.
    Nonostante questo però, il maggiore non smise di sorridere. La sua disperazione avrebbe solo causato ulteriori danni a suo fratello, voleva infondergli coraggio e non farlo sentire ancor più a disagio.
    Gli strinse la mano e la portò alle labbra per baciarla, avvertendo chiaramente Kìli tremare e reprimere a stento l’istinto di allontanare l’arto. Fìli però gli impedì di fuggire serrando la sua presa.
    « No...», mormorò chiudendo gli occhi e premendo la bocca sulle nocche del minore, « Ti chiedo solo... di perdonarmi, Kìli», aggiunse in un sussurrò, lasciando che fosse ancora il silenzio forzato del più giovane ad abbracciarli e a condurli verso quel tortuoso cammino fatto di rimpianti, vergogna ma anche di perdono e recupero.




     
    .
0 replies since 31/12/2013, 01:57   44 views
  Share  
.
Top