Hair

NC-17 | Agon Kongo/Rui Habashira

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    ~ The Huntress Princess
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    Titolo: Hair
    Fandom: Eyeshield 21
    Personaggi: Agon Kongo, Rui Habashira
    Genere: Introspettivo, Erotico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: What if? (E se…), Slash, Dirty Talks, Orgasm Denial
    Conteggio Parole: 1416 (FiumiDiParole)
    Note: 1. Vecchia… l’ho ripresa in mano solo per finirla XD
    2. All’amore della mia vita<3
    3. Non betata *O*

    { Hair ~



    Il rumore della porta sbattuta quasi con rabbia annunciò il suo rientro nell'appartamento. Si tolse nervosamente le scarpe all'ingresso e, ignorando le impronte che stava lasciando con le calze bagnate, avanzò con passo pesante lungo il breve corridoio.
    Era decisamente di pessimo umore. Nonostante amasse girare in moto - non poteva fare a meno della velocità e di quel brivido che gli percorreva la schiena ad ogni curva che imboccava -, Rui ammetteva senza problemi che il guidare sotto la pioggia, per di più senza casco, era la cosa che più odiava al mondo.
    Grugnì un insulto, senza indirizzarlo a qualcuno in particolare, e nello scorgere la familiare figura di Agon comodamente spaparanzata sul divano, non riuscì a non rivolgergli un po' di quella rabbia mal trattenuta.
    " Che cazzo ci fai ancora qui bastardo?", esclamò irritato. " Ti avevo detto di sparire!"
    " Eeeh? Non vedi che piove stronzo? Non esco con questo cazzo tempo.", gli rispose Agon con un sorriso strafottente, senza però degnarlo di uno sguardo, preferendo tenere gli occhi incollati sulla televisione.
    " Keh! L'ho visto che sta piovendo, idiota!", ribatté prontamente Rui, decidendo di non insistere oltre. Sapeva che tentare di cacciarlo fuori di casa era impossibile, non solo perché Agon era uno degli esseri più testardi di quella terra - se non il più testardo -, ma soprattutto perché da qualche tempo a quella parte avevano iniziato a 'convivere' senza però un vero e proprio accordo.
    Quella situazione aveva sicuramente dell'incredibile, ma entrambi si guardavano dal chiamarla 'convivenza', perché era un termine troppo importante per due che ancora non volevano accettare neanche i loro sentimenti.
    Agon si era stabilito nell'appartamento di Rui poco alla volta, senza essere invitato e senza aver preso una vera e propria decisione di sua spontanea volontà.
    Era successo e basta.
    Una sera si era fermato lì a dormire – avevano scopato tutto il giorno e anche uno come Agon alla fine si era dovuto arrendere alla stanchezza -, e giorno dopo giorno aveva iniziato a lasciare la sua roba sparsa per l'appartamento.
    In men che non si dica, Rui aveva liberato metà dell'armadio per il compagno senza smettere di lamentarsi - non tanto per il disordine, ma solo per il 'piacere' di discutere con Agon.
    In quel preciso istante però, gli premeva più che altro cambiarsi e lavarsi i capelli che il litigare con l'altro.
    Una volta dentro il bagno si spogliò velocemente e, buttando nella cesta della biancheria gli indumenti sporchi, indossò almeno i boxer – non per pudore, ovviamente, ma solo per non dare a Kongo l’impressione che lo stesse invitando a scopare proprio in quel momento.
    Si guardò allo specchio, sfiorando con l'indice ed il pollice dei ciuffi di capelli che ricadevano umidi sulla sua fronte.
    " Keh...", aprì subito l'acqua calda e, infilandovi sotto la testa, si concesse un sospiro sollevato a quel tepore che si stava rapidamente spargendo lungo tutto il corpo.
    Con più calma, e quasi rilassato, iniziò a massaggiare la cute con la punta delle dita, tenendo gli occhi chiusi per la concentrazione.
    " Esci dal bagno idiota!", la voce di Agon però lo distolse da quel placido momento di tranquillità.
    " Keh! Ci sono io ora stronzo! Aspetta il tuo turno e passami lo shampoo!", ordinò chiudendo la manopola dell'acqua per poi tendere la mano in direzione del compagno.
    " Eeeh? Non sono mica il tuo schiavetto, bastardo!", ribatté subito Agon, prendendo ugualmente il flaconcino dello shampoo per passarlo a Rui.
    Alla fine, per una cosa o per l'altra, finiva sempre in quel modo.
    Anche se cercava di essere stronzo – lo era, non è che ‘cercava di esserlo’ -, lentamente si ritrovava a fare dei piccoli favori al compagno, e quando se ne rendeva conto - come in quel momento - in lui scattava la parte più infantile.
    Per quel motivo, ghignando, allontanò lo shampoo dalla mano di Rui per versarsene un po' nel palmo.
    " Keh! Che cazzo stai facendo?", gli altri insulti però gli morirono in gola quando sentì le dita di Agon tra i suoi capelli.
    Non riuscì a non avvampare davanti a quell'inaspettato trattamento, lasciandosi addirittura sfuggire un mugolio stupito.
    " Non si vede idiota?", ghignò l'altro, muovendo le dita sulla nuca, spargendo lo shampoo in lenti massaggi.
    Per esperienza - e in quegli anni ne aveva accumulata tantissima - sapeva che lavare i capelli era per molti una cosa che sfociava immancabilmente nell'erotismo... ed in quel momento non solo aveva Rui in boxer, ma il suo compagno era anche piegato sul lavandino: era un occasione più unica che rara.
    Continuò quindi a massaggiargli la testa, riempiendola di candida schiuma fino a quando alle sue orecchie non arrivò un mugolio compiaciuto da parte dell'altro.
    Era così ammaliato da quelle attenzioni da essersi dimenticato che quello che gli stava lavando i capelli era Agon... e quella gentilezza, associata a quel nome, stonava in una maniera quasi assurda.
    “ Ti piace?”, domandò con voce fintamente zuccherosa Kongo, abbassandosi sull’orecchio di Rui per soffiare quelle parole sulla pelle umida.
    Habashira rabbrividì visibilmente, mordendosi le labbra per non dare la soddisfazione all’altro.
    “ Lo so che ti piace…”, insistette Agon, leccandogli l’orecchio e sfregando le dita sulla nuca di Rui, strappandogli un brivido. “ Stai tremando… e trattieni il respiro perché non vuoi che io mi accorga di quanto tu sia già eccitato all’idea di avere le mie mani su di te…”
    La voce roca di Kongo gli fece chiudere con forza gli occhi.
    No. Non era eccitato. Non lo era assolutamente… ma per quanto Rui cercasse di negare l’evidenza, sentiva i suoi boxer tremendamente stretti.
    “ Non aspetti altro…”, continuò Agon ghignando e spingendo il bacino contro il sedere del suo compagno. “ Vuoi che ti scopi qui, mentre sei piegato sul lavandino…”
    “ Keh… n-non dire stronzate…”, ringhiò Habashira, cercando di darsi un contegno – anche se nella sua mente già aveva ben chiare le immagini che la voce dell’altro creava.
    “ Stringerai le mani sui bordi per reggerti, perché sentirai le gambe troppo deboli mentre ti fotto solo con le dita… e tu, inizierai a gemere come una troia vogliosa… perché non ti bastano le dita.”
    Rui non riuscì ad impedire ad un gemito di fuggire dalle sue labbra.
    “ A-Agon…”
    “ Ma ti ignorerei, perché sai come sono… mi piace torturarti. Mi piace sentirti pregare…”
    “ S-sei un bastardo… keh…”, ansimò Habashira, tremando quando l’altro iniziò a muovere lento il bacino contro le sue natiche.
    “ Oh… lo sono…”, rispose compiaciuto Agon. “ E so che tu mi pregherai. Pregherai per avere il mio cazzo dentro di te… lo sai vero Rui? Sai che lo farai…”
    “ N-no…”
    “ Non negarlo… lo vuoi anche ora…”, continuò succhiando il lobo e continuando a carezzare i capelli di Rui.
    Avrebbe negato fino alla morte… ma non davanti a quella dolorosa eccitazione coperta dai boxer e che premeva contro il freddo lavandino.
    “ Keh… f-fottiti, stronzo…”, digrignò i denti, stringendo le dita sul freddo marmo.
    “ Sicuro che noi vuoi che sia io a fottere te, Rui?”, insinuò Agon, spostando una mano sul collo e sulla schiena dell’altro.
    Habashira trattenne il respiro nel sentire le umide dita del suo compagno scivolare verso il basso, superando i fianchi per sfiorare i boxer.
    “ Nh…”, si morse ancora i denti quando la mano di Kongo si soffermò sopra la stoffa dell’intimo.
    “ Il tuo corpo continua a dirmi quello che vuole… e vuoi che ti fotta, in questa posizione… mentre l’acqua ti scorre tra i capelli…”, aggiunse aprendo la manopola e carezzando Rui da sopra i boxer.
    “ C-cazzo…”, imprecò.
    “ Dillo… devi solo dire che vuoi che ti fotta… che vuoi il mio cazzo dentro di te…”, sibilò stringendo il pugno sulla stoffa e muovendo ancora il bacino.
    Rui cercò inutilmente di trattenersi, ma l’eccitazione e le parole di Agon gli impedivano di pensare ad altro…
    “ S-si…”
    “ Cosa?”, ghignò Kongo.
    “ N-non fare lo stronzo! Keh! Lo sai benissimo!”, esclamò irritato e frustrato, con il viso in fiamme.
    “ Voglio che tu lo dica…”, soffiò Agon, con tono chiaramente soddisfatto.
    “ F-fottimi bastardo!”
    “ Magari dopo.”
    Quelle parole, e l’improvvisa lontananza del corpo dell’altro, gelarono Rui.
    “ C-cosa?”, si sollevò, con i capelli bagnati e attaccati al viso arrossato, cercando il suo compagno.
    “ Dopo scopiamo. Ora inizia un programma alla tivù.”, tagliò corto Agon uscendo dal bagno come se niente fosse.
    Rui ci mise qualche attimo per riprendersi dall’eccitazione e dallo stupore.
    “ T-tu…”, boccheggiò. “ TU! Razza di stronzo!”, gli gridò contro, afferrando il suo coltellino a farfalla dalla tasca della giacca e correndo fino al salotto. “ Keh! Io ti ammazzo!”
    Non sapeva come sarebbe andata a finire – o forse sì, ma non voleva ammetterlo –, era però certo di una cosa: Agon non l’avrebbe passata liscia per quel maledetto scherzo!




     
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