La Cour des Fous

NC-17 | Dave Karosfky/Kurt Hummel

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    ~ The Huntress Princess
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    Titolo: La Cour des Fous
    Fandom: Glee
    Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel, Sue Sylvester, Altri
    Genere: Introspettivo, Erotico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: OneShot, Alternative Universe (AU), Slash, Lemon, Crossdressing, OOC
    Conteggio Parole: 11754 (FiumiDiParole)
    Note: 1. Dedicata al mio orsacchiottone<3
    2. Erano tipo mesi che volevo scriverla e qualche giorno fa mi sono messa d’impegno per metterla finalmente per iscritto<3 Non è niente di che ovviamente ù_ù era solo una scusa per fare del sano pOrn ù_ù
    3. La Tortuga era un isola nel Mare dei Caraibi utilizzata come porto dai pirati attorno alla metà del Seicento. La conosciamo tutti grazie alla serie de “I Pirati dei Caraibi” ù_ù
    4. Il nome del locale “ La Cour des Fous”, che è anche il titolo della fic, è da me inventatoXD anche se è l’unione de “La Corte dei Miracoli” e de “La Festa dei Folli” dal “Gobbo di Notre-Dame”<3
    5. Il nome della nave è mio ovviamenteXDD
    6. Dave potrebbe risultare OOC, ma nella fic ha 25 anni circa e la sua situazione in mare l’ha fatto diventare quello che èXD sì: per me è OOC da far schifoXD ma cerco di giustificare il suo atteggiamento. Ha fatto le sue esperienze, sessuali e non, e l’hanno forgiato ù_ù è diventato più sicuro di sé – un po’ come nelle sue prime apparizioni nella serie per intenderci – ma alla fine è il Dave che conosciamo noi<3 credoXDD
    7. Betata da Sashy<3 Grazie<3


    { La Cour des Fous ~



    Da mesi la Sea Beast non attraccava in porto, e quando all'orizzonte apparve la familiare sagoma di Tortuga tutti gli uomini della nave si animarono di energia e vitalità, preparandosi all'approdo con vecchi canti di mare.
    David Karofsky, il capitano, poteva sentire l'allegria trasparire dalle loro voci piene - e anche l'ansia di alcuni all'idea di rivedere le donne che avevano lasciato sull'isola, temevano di vederle con qualche sorpresina in fasce tra le braccia -, la trovava quasi contagiosa, tant'è che si unì ai loro canti, aiutandoli a far arrivare la nave in porto.
    " Muoviamoci la mia Mercedes mi aspetta!"
    " Per tirarti un pugno sul naso Azimio!"
    " Ma scherzi? È pazza di me! Sarà Tina piuttosto a prenderti a pugni, Mike!"
    Dave rise con i suoi compagni a quello scambio di battute e, nel sentirli, non poté fare a meno di considerare che, al contrario loro, lui sulla terra ferma non aveva nessuno ad attenderlo: né a Tortuga né in altri porti.
    Non lo feriva quella sua situazione di solitudine, gli bastavano la sua nave ed i suoi uomini. Perché David amava la vita di mare, si sentiva più a suo agio sul lieve dondolare del ponte che sulla terra ferma… inoltre sapeva più che bene che avere dei legami comportava solo nostalgia e tanti rimpianti.
    Nonostante tutto non si faceva mai mancare la compagnia notturna quando sbarcava in quei porti sicuri per la pirateria, ma prima di concedersi una pausa doveva organizzare i compiti da assegnare ai suoi uomini - era certo che li avrebbero svolti al meglio e velocemente, da tanta era la loro voglia di andare a divertirsi.
    La Sea Beast aveva bisogno di alcune riparazioni, per non parlare della stiva che andava rimpinzata di rum e viveri per la prossima traversata. Inoltre, cosa non meno importante, aveva l'urgenza di far sparire alcuni gioielli scottanti nel mercato nero dell'isola... ma se ne sarebbe occupato lui di persona.
    Il denaro non gli serviva, nella sua nave vi erano abbastanza forzieri per permettere ad ogni suo uomo una vita dignitosa quando sarebbe arrivato il momento di lasciare la vita da pirata, e quei gioielli sarebbero stati un’ottima merce di scambio per provviste pregiate – ben più dignitose di quelle che si sarebbero procurati lì al mercato.
    Fortunatamente sapeva anche a chi rivolgersi, aveva un contatto importante che, sicuramente, avrebbe incontrato in una bettola malfamata non lontana dal porto.
    Era un locale noto per la sua musica e per la splendida compagnia maschile e femminile che i clienti potevano trovare ogni notte... quella bettola era di proprietà del suo contatto, che poteva anche vantare la fama di leggenda dei mari.
    Sorrise lievemente nel ricordarsi di quella donna, l'unica che in quel mondo di pirateria meritava per davvero la sua fama. Non l'aveva mai vista in azione su una nave pirata, ma aveva sempre sentito narrare le sue gesta nelle varie osterie – il più delle volte però era lei stessa a parlarne visto che amava riempire i suoi discorsi di aneddoti sul suo passato – e, non meno importante, qualche volta Dave aveva anche avuto l’onore di vederla all'opera nel suo locale, quando qualche cliente infrangeva le sue regole.
    Sue Sylvester, quello era il suo nome, era una donna cinica e forte, caratterizzata da un pessimo temperamento accompagnato da dei solidi principi - principi condivisi solo dalla sua persona, ma quelli erano dettagli -, che le avevano permesso di diventare capitano di una nave a soli vent'anni.
    Incredibile per una donna, ma ancor più assurda la sua giovane età al momento dell'impresa - con il passare degli anni non era più così raro che un giovane con un po' di sale in zucca riuscisse ad ottenere posizioni importanti nella gerarchia di una nave pirata, lo stesso David era diventato capitano solo tre anni prima, quando ne aveva appena ventidue.
    L'avventura di Sue per i mari, nonostante la sua tenacia e forza, era durata poco - per sua scelta, ovviamente -, ma la sua presenza aveva dato una svolta decisiva in una delle grandi battaglie tra la pirateria e l'esercito della Corona Inglese.
    Era una vera e propria leggenda, tutti la conoscevano, ed era anche il miglior contatto di Dave.
    Si preparò per uscire dalla nave pensando che sarebbe stato decisamente facile sbarazzarsi di quei gioielli che aveva trafugato due lune prima, perché era certo che Sue l'avrebbe aiutato volentieri – lei aveva il giro giusto per rivenderli.
    In cambio lui avrebbe solo chiesto viveri di alta qualità, una camera per la notte e uno dei suoi pupilli per scaldargli il letto - la donna, in quel frangente, sapeva sempre come soddisfarlo.
    " Az!", chiamò il suo vice, un ragazzo corpulento che lo accompagnava sin da quando entrambi avevano iniziato con il pulire il ponte della nave.
    " Yo Dave!", rispose l'altro, sorridendo. " Cerca di tagliare corto, la mia donna mi aspetta e non intendo farla attendere oltre."
    David rise, dando una pacca sulla spalla del compagno.
    " Prima portami alcuni dei gioielli che devo scambiare. Sai com'è Sue: deve sempre essere sicura degli affari che i pirati le propongono."
    Anche Azimio rise con lui e, restituendo la pacca, corse sotto coperta urlando un: " Agli ordini, capitano!"
    Senza aspettarlo, David, attraversò la passerella scendendo sul pontile dove i suoi uomini si davano già da fare per sistemare la Sea Beast e concludere affari a buon prezzo per il rum e i viveri.
    " Ehi Dave!", la voce di Azimio lo riscosse e, con riflessi pronti, afferrò una sacca nella quale vi erano alcuni gioielli. " Ottima presa, capitano!", rise strappando un sorriso anche a David.
    " Non stancarti troppo stanotte. Partiamo alle prime luci dell'alba.", lo avvertì con un ghigno, allontanandosi.
    " Non partireste mai senza di me.", ribatté Azimio, salutandolo con un gesto, per poi incoraggiare gli uomini che lavoravano.
    Dave, intanto, stava già percorrendo con sicurezza il molo. Aveva già percorso innumerevoli volte quella strada e niente sembrava cambiato dall'ultima visita.
    Il tempo alla Tortuga pareva non passare mai, i suoi abitanti erano sempre troppo occupati per cambiare l'isola e i visitatori erano sempre di passaggio - e durante le visite si ubriacavano, quindi era del tutto inutile -, di conseguenza il periodo che passavano su quella terra era sempre troppo poco per prendersi a cuore la sorte di quel luogo.
    Però quella situazione alle figure di rilievo dell'isola, come Sue Sylvester, faceva più che comodo - Dave lo sapeva benissimo -, più le persone si lasciavano andare all'alcool più era semplice spillare loro del denaro.
    Era un lavoro sporco ma che fruttava parecchio, spesso anche lui c'era cascato - ricordava ancora la morbidezza del corpo di una certa Santana e la dura realtà nel rendersi conto che la donna gli aveva rubato gran parte del denaro che aveva con sé approfittando della sua ubriachezza -, ma aveva ormai imparato a non farsi più fregare... casomai avrebbe cercato di essere lui stesso ad imbrogliare gli altri.
    Con quei pensieri giunse davanti alla locanda che cercava, la cui insegna - un poco sgangherata - portava la scritta "La Cour des Fous".
    Mai nome era più azzeccato per quel luogo di perdizione e imbrogli. Dave conosceva il francese solo quel che bastava per navigare e fare degli scambi, ma nonostante la sua ignoranza sapeva che il nome del locale di Sue Sylvester era 'La Corte dei Folli' - era azzeccata per via degli strani individui che la frequentavano.
    Vi entrò senza tanti indugi spingendo la porta, e subito venne colpito dall'invisibile muro di fumo che impregnava l'aria della bettola, accompagnata da una lieve ma piacevole musica di sottofondo.
    Si guardò attorno, constatando quanto quel posto, al contrario dell'isola, fosse cambiato - nuovi arredamenti e anche nuove ragazze che servivano e intrattenevano i clienti al tavolo.
    Nonostante l'ambiente lussurioso, Dave sapeva benissimo che quello non era un bordello, le ragazze - così come i ragazzi - erano autorizzati a rifiutare la compagnia di qualcuno e Sue vegliava su di loro come un pericoloso cane da guardia - anche se spesso sembrava pronta a sacrificarli per il suo tornaconto.
    Più volte un 'no', grazie alla donna, diventava un 'sì' e, sempre più spesso, sembrava sorda alle lamentele dei suoi pupilli dinnanzi a quelle imposizioni.
    Avanzò con sicurezza fino al bancone ed ordinò del rum. Si sedette su uno degli sgabelli, dicendosi che avrebbe aspettato lì la donna.
    Era certo che l’avrebbe raggiunto presto, dopo aver concluso alcuni dei tanti affari che la scavano tenendo occupata come ogni sera - una delle tante regole era 'mai interrompere Sue Sylvester al lavoro', e David voleva tenersi lontano dai guai con lei.
    Sorseggiò con calma l'alcolico, guardandosi poi attorno alla ricerca di una preda. Per mesi non aveva avuto compagnia e, come ogni volta, desiderava concedersi una piccola, piacevole pausa.
    Avvistò non poco lontano Santana, vestita con abiti succinti ma non volgari, che sorrideva sensuale a dei clienti. Dave aveva già avuto a che fare con lei - con esiti sia piacevoli che disastrosi -, ma quella sera non desiderava portarsi a letto quella serpe - tanto bella e affascinante quanto velenosa e scaltra.
    Fece scorrere ancora lo sguardo tra i tavoli, incrociando un altro volto familiare: quello di Sam. Era uno dei tanti ragazzi che lavoravano per Sue, e che David aveva avuto modo di portarsi a letto durante alcune delle sue visite.
    Distrattamente gli tornarono alla mente i duri precetti del padre che, oltre a ritenere blasfeme certe relazioni, deprecavano anche la pirateria.
    Fino ai suoi dieci anni tutto quello che diceva Paul Karofsky per lui era oro, ma la vita l'aveva messo dinnanzi ad un bivio e Dave aveva scelto la strada della pirateria a quella dell'impiccagione - che gli sarebbe spettata a causa di alcuni errori di gioventù, fatti di piccoli furti al mercato con Azimio. Nonostante i primi rimorsi per la delusione arrecata alla famiglia, non si era mai sentito pentito de quella scelta che gli aveva cambiato la vita, così come non trovava disgustoso dividere il letto con un uomo.
    Dopo mesi passati senza un compagno di letto c'era poco da fare gli schizzinosi, l'aveva compreso a sue spese.
    " Ma tu guarda, la Furia sta cercando la sua preda.", la familiare voce di Sue Sylvester, derisoria e dal perfetto accento inglese, lo riscosse.
    " Mi conosce bene ormai.", rispose voltandosi per guardarla in viso, rivolgendosi a lei con rispetto.
    " Hai già avvistato qualcuno?", chiese piegando biecamente le labbra, sedendosi accanto al pirata – subito tra le sue mani arrivò un drink senza che lei lo ordinasse.
    " Prima parliamo di affari.", rispose semplicemente Dave porgendole la sacca che gli aveva preparato Azimio.
    " Sai bene che cosa ti aspetta se osi imbrogliarmi con dei falsi. Potresti conoscere il cannone che mi sono portata dietro dall'ultima battaglia per mare contro gli inglesi."
    " Nessun imbroglio.", la rassicurò. " Sono alcuni dei gioielli che ho preso due lune fa, appartengono alla Corona Inglese e intendo scambiarli.", spiegò.
    " In cambio di cosa, Furia?", Sue aprì la sacca per scrutarne seria l'interno.
    " Provviste d'alta qualità.", esordì, osservando la donna che studiava critica uno dei gioielli - un anello con incastonata sopra una pietra preziosa.
    Fortunatamente assentì poco dopo.
    " Penso di poter accettare lo scambio.", dichiarò strappando un sorriso al giovane pirata. " Ma qualcosa mi dice che non è tutto...", aggiunse ghignando.
    " È sempre un piacere fare affari con lei.", ribatté Dave. " E sa benissimo che desidero compagnia ed una stanza."
    " Penso di avere la persona che fa per te... ma sai le regole no?", lo fulminò con lo sguardo.
    " Certo.", rispose carezzando una sacchetta di denaro che teneva su una delle cinture - era quello il prezzo da pagare per eludere le regole -, gesto che non sfuggì alla donna.
    " Perfetto. Tra poco Porcellana si esibirà. Non ho dubbi: sono cerca che sarà di tuo gradimento.", ghignò ancora.
    " Porcellana?"
    " La sua pelle David.", spiegò Sue lanciando un'occhiata sul palco.
    " Spero non sia una serpe come Santana..."
    " Potrebbe diventarlo, per ora è inesperto... ora se vuoi scusarmi devo buttare fuori qualcuno e occuparmi di altri affari. Farò venire qui Porcellana dopo l'esibizione... mi ripeto: sono certa che impazzirai per lui."
    Sue sembrava divertirsi e quello faceva insospettire non poco Dave. La donna aveva svariati divertimenti nella sua vita, e uno di quelli - che sicuramente preferiva - era l’imbrogliare i clienti. Per quel semplice motivo il vederla così allegra non faceva presagire niente di buono al pirata, ma nonostante i più che fondati sospetti i suoi pensieri si interruppero quando avvistò la sua preda sul palco.
    Era una ragazzina esile dai capelli lunghi e biondi, la pelle sembrava liscia proprio come la porcellana... anche se la stava osservando da lontano. Non era il suo genere di donna, ma si fidava dei gusti di Sue e si limitò ad ascoltarla cantare - restando anche senza fiato per la sua voce: la padrona del locale aveva sempre avuto una passione per i ragazzini dotati.
    Attese il termine dell'esibizione, che sfortunatamente venne ascoltata ben pochi - erano troppo ubriachi e occupati per prestare attenzione -, e questo parve irritare non poco la ragazzina che si faceva strada verso il bancone, evitando degli uomini un poco brilli che tentavano di allungare le mani su di lei.
    Finalmente Dave poté vederne il viso di porcellana da vicino, e quell'espressione offesa ed un poco schifata la face sembrare adorabile ai suoi occhi.
    " Tu sei La Furia?", domandò Porcellana fermandosi davanti al capitano che, dinnanzi a quel tono di voce - delicato ma maschile - si ritrovò a rendersi conto che davanti non aveva una ragazza ma bensì un ragazzo.
    Fortunatamente aveva imparato a reggere l'alcool, perché era certo che se l'avesse incontrato qualche tempo prima non sarebbe mai riuscito a capire il suo sesso... in fondo era già accaduto in passato.
    " Esattamente.", ghignò in risposta, mente il ragazzino lo squadrava da capo a piedi.
    " Spiacente. Non sei il mio tipo.", tagliò corto, stupendo non poco Dave. Forse era quello che aveva convinto Sue a definirlo 'il suo tipo': un caratterino difficile da domare accompagnato da un bel viso. Erano quelli i tipi che piacevano a lui... anche se erano quelli che lo portavano ad arrabbiarsi fin troppo facilmente.
    " Ti offro da bere del buon rum.", propose.
    " Spiacente. Non bevo alcolici.", ribatté Porcellana, sedendosi accanto a lui mentre il barista gli serviva un bicchiere d'acqua come se sapesse già la sua ordinazione - sicuramente era una cosa che faceva ogni sera.
    Il pirata lo osservò pulire i bordi del bicchiere con attenzione prima di portarselo alle labbra, era un tipetto strano ma gli piaceva. Aveva un viso che avrebbe faticato a non definire stupendo, con grandi occhi chiari e delle labbra rosee.
    " Che razza di nome è 'La Furia'?", domandò poco dopo il giovane, lanciandogli un'occhiataccia.
    " Che nome è 'Porcellana'?", ribatté Dave, senza riuscire a nascondere un tono seccato. Era abituato al rispetto e per quanto quel ragazzino fosse interessante non sopportava il suo atteggiamento. Gli piaceva combattere ma desiderava sempre rispetto: era il capitano della Sea Beast in fondo.
    " Sei come tutti i pirati: un ignorante. Il mio è un soprannome e suppongo che lo sia anche il tuo... solo che lo trovo stupido e poco originale.", parlava con studiata calma, per nulla impaurito dal più grande.
    " Potrei decidere di farti conoscere 'La Furia', così vedrai quanto è azzeccato come soprannome.", controbatté David mostrandogli il suo destro, senza riuscire a trattenersi.
    " Ed incorrere nelle ire di Sue Sylvester? Hai veramente coraggio... oppure è stupidità...", assunse un'espressione fintamente pensosa, giocando con una ciocca dei capelli chiari - nel guardarli da vicino il pirata si rese conto che quella era una parrucca.
    " Portami rispetto o ti spacco davvero la faccia.", sbottò, bloccandosi poi quando un tipo, chiaramente ubriaco, abbracciò Porcellana sbavandogli chiaramente addosso - il ragazzino assunse un'espressione oltremodo schifata, rabbrividendo visibilmente. Ma prima che il giovane potesse reagire, l'ubriaco era già stato steso dal destro di David: aveva non solo dimostrato la potenza del suo pugno ma aveva anche sfogato gran parte della rabbia dovuta alla mancanza di rispetto.
    La cosa però non impressionò Porcellana.
    " Oh... che maniere animalesche."
    " Fai parte della merce di scambio, Porcellana. Nessuno oltre me potrà toccarti questa notte. Mi farai compagnia, che tu lo voglia o no."
    " Kurt."
    " Come?"
    " Il mio nome è Kurt, solo Sue può chiamarmi in quel modo: ha l'esclusiva. Inoltre, sono sempre più spiacente di deluderti Monsieur Furia: non sei il mio tipo e non desidero farti compagnia.", il ragazzo sorrise sarcastico poi, alzandosi e lisciandosi il vestito, lo guardò con un'espressione superiore. " Ma mi permetterò di accompagnarla nella sua stanza per ricevere il compenso che mi è stato promesso.", la sua voce assunse un finto tono rispettoso.
    Dave nell'osservarlo per un qualche istante pensò di avere davanti una sorta di 'regina'. I suoi movimenti erano eleganti, così come le parole - per quanto fossero mirate ad insultarlo senza l'uso di volgarità - ma sapeva benissimo di avere davanti solo uno dei pupilli di Sue.
    Uno sfigato che la società aveva rifiutato e che non aveva trovato di meglio che quel lavoro in una delle bettole più malfamate di Tortuga.
    Lo trovava insopportabile proprio per quel suo atteggiamento di superiorità e di sarcasmo che accompagnavano un animo cinico, oltre che una buona educazione. Lo trovava talmente fastidioso da desiderare di metterlo a tacere, strappargli quell'abito e sentire quella voce splendida emettere ben altre parole.
    Si leccò le labbra e, scolandosi il bicchiere di rum, si alzò a sua volta, sovrastandolo con la sua altezza.
    " Non sei nella posizione di importi in questo modo, femminuccia.", dichiarò.
    " Posso eccome.", e ancheggiando si avviò verso il piano superiore seguito dal pirata.
    Lo condusse fino alla stanza che gli era stata assegnata e, tendendo poi la mano - elegantemente affusolata come quella di una donna -, attese di venire pagato.
    " Ho sopportato la tua presenza, Furia.", spiegò semplicemente ma David non era della stessa idea e, appoggiando con forza il braccio contro la porta - accanto al liscio volto del ragazzo - si abbassò fino ad imprigionarlo.
    " L'unico che ha sopportato qualcosa qui sono io.", sussurrò, cercando con l'altra mano la maniglia per aprire la porta e spingerci dentro Kurt. Riuscì a farlo senza troppi problemi, era certo di avere campo libero, poteva fargli quello che voleva. Aveva i soldi e se Sue gli aveva mandato quel tipo era perché poteva scoparselo senza ripensamenti - oppure, e non era neanche una possibilità tanto remota, voleva tirargli un brutto scherzo.
    " Non mi piacciono i pirati. Men che meno quelli come te.", esclamò il ragazzo - per un attimo Dave lesse un po' di terrore in quegli occhi chiari, ma sparì subito. " Se provi a toccarmi con quelle manine grassottelle giuro che mi metto ad urlare e mi sentiranno fino al porto."
    " È una minaccia, Porcellana?", domandò divertito il pirata, afferrandolo per la parrucca fino a levargliela via, mostrando una corta ma ordinata capigliatura castana.
    Gli piaceva più in quel modo che vestito da donna.
    Aveva già avuto a che fare con tipi come lui che si travestivano per lavoro.
    Ricordava ancora quando, convinto di portarsi a letto una ragazzina mora, aveva trovato una sorpresina tra le sue gambe. Non era ancora capitano in quel periodo e non aveva mai avuto un'esperienza sessuale con un uomo - le parole di suo padre gli rimbombavano in testa sempre durante quei primi anni di pirateria - e si era sentito disgustato all'idea di farsi quel ragazzo del quale non si ricordava neanche il nome - il suo unico segno distintivo nella sua mente erano due folte sopracciglia e la totale mancanza di altezza. Ma era troppo ubriaco per continuare a ragionare e lì aveva scoperto che, nel gergo, 'un buco era un buco' e non era uscito né malato né cieco da quell’incontro - come sosteneva suo padre.
    Uomo o donna non cambiava nulla per lui, anzi: gli uomini facevano meno storie delle femmine... cosa che quel ragazzino dal viso di porcellana, al contrario di tutti, stava facendo.
    " Ovviamente.", esclamò infatti questo, digrignando i denti.
    " Hai paura?"
    " Come?", Kurt lo guardò senza nascondere un'espressione stupita.
    " Paura.", ripeté Dave chiudendo la porta a chiave, approfittando dello stupore del ragazzino.
    " Vivo con Sue Sylvester, non ho paura. Ed ora se per cortesia mi dai la chiave e i soldi torno al mio lavoro."
    " Hai da lavorare qui, femminuccia. Ed hai paura che ti piaccia.", ghignò togliendosi la cintura e giocando con la chiave come a voler sfidare l'altro.
    " So per certo che non mi piacerà, Furia."
    " David."
    " Oh, hai anche un nome.", sbottò ironico Kurt, tendendo ancora la mano. " La chiave e i soldi. Ora."
    Ancora una volta dovette considerare che era divertente litigarci e discutere in quel modo, ma Dave si sentiva stanco, e in più l'atteggiamento del ragazzino lo stava facendo arrabbiare.
    " Ti ripeto che non sei nella condizione di darmi degli ordini.", prese la pistola dalla cintura e la puntò contro l'altro. " E ammetto che mi stai facendo arrabbiare."
    Kurt guardò prima la pistola poi Dave che, ancora una volta, vide nei suoi occhi un lampo di terrore.
    " Mi stai minacciando per caso?"
    " Secondo te? O vieni qui o ti ammazzo.", non l'avrebbe mai fatto ma sperava di convincerlo in quel modo.
    " ... ti vuoi inimicare Sue?", per la prima volta la volta la voce di Kurt parve insicura. " Sai benissimo quali sono le sue regole!"
    " Sono al di sopra delle regole."
    La sua espressione dovette sembrare davvero minacciosa per convincere l'altro ad avvicinarsi.
    " Ti odio.", sibilò Kurt. " Questa si chiama violenza sessuale!"
    " Non ho mai violentato nessuno, né mai lo farò.", rispose Dave mettendo via la pistola.
    " Non sono consenziente!"
    " Inizia a metterti a tuo agio, no? O devo strapparti io il vestito?"
    " E così mi metteresti a mio agio?!", gracchiò Kurt. " Non sono una puttana! Io sono un cantante."
    " Lavori qui però."
    " Ma dico sempre di ‘no’ alle persone come te! Ma tu sei testardo e stupido! Un ignorante in piena regola che non capisce che un ‘no’ è e resterò un ‘no’ e basta!"
    " Ti stai comportando come... oh. Ho capito: sei un verginello.", sospirò Dave seccato, non che fosse meno attratto dal ragazzino - che, diventando rosso, non negò la sua precedente affermazione - ma era un vero e proprio problema.
    Con qualche moina e falsa promessa poteva convincere dei ragazzini reticenti ma con esperienza, invece quelli come Kurt – testardi e vergini - non riusciva proprio a trattarli.
    " D'accordo. Puoi andare, ma non ti pago.", precisò, ricevendo un'occhiata stupita da parte dell'altro.
    " Mi fai andare via perché... non ho mai...", mormorò.
    " Al contrario di quello che pensi, non sono un ignorante.", si tolse la camicia per mettersi un po' comodo, poi si avvicinò a Kurt porgendogli la chiave. " Ora va, e chiedi a Sam di salire."
    Il ragazzo guardò la mano senza però prendere la chiave, poi rialzò lo sguardo sul pirata.
    " Allora, la prendi sì o no? Non farmi incazzare.", sbottò Dave.
    Kurt sussultò e prese la chiave, stringendola al petto.
    " Perché mi... lasci andare?"
    " Perché odio i tipi come te."
    La sua risposta fece infervorare anche il ragazzino.
    " È reciproco! Odio i pirati!"
    " Sarà un pirata a scoparti per la prima volta. Non sputare nel piatto in cui mangi, femminuccia."
    " Cosa credi? Lo so benissimo... ma vorrei che almeno mi piacesse un po'..."
    " Guarda in faccia la realtà... vivi in questo locale ed hai visto come sono fatti i pirati! Dubito che troverai il tuo ‘principino’ vestito di sete orientali!", aveva spesso sentito delle ragazzine boccheggiare alla vista di quei ricchi nobili vestiti con stoffe pregiate, e sicuramente Kurt non faceva differenza.
    " Ho bisogno di soldi se voglio sperare di andarmene via da qui...", pigolò l’altro.
    " E io bisogno di scopare.", ribatté duramente David. " Ora sparisci, femminuccia! E spera di essere fortunato a trovare sempre qualcuno come me."
    " Come te?"
    " Che ti lasci andare senza torcerti un capello.", rispose il pirata, liberandosi della seconda cintura, sulla quale pendeva un sacchetto con delle monete d'oro che attirarono subito l'attenzione di Kurt.
    Cantare non rendeva bene come sperava, pochi lo ascoltavano e apprezzavano.
    Giorno dopo giorno il suo sogno di andare in Francia si allontanava e Sue glielo rinfacciava sempre, anche quella sera quando gli aveva detto di tenere compagnia a 'la Furia'.
    Lei diceva sempre che spesso bisognava vendersi per vedere i propri sogni realizzati...
    Scrutò ancora il pirata, studiandone il viso che al momento appariva arrabbiato.
    Era giovane, forse poco più grande di lui, ma aveva un pessimo carattere - a suo dire -, anche se in confronto ad altri pirati era... passabile.
    " Prima o poi dovrà accadere..."
    Magari un giorno sarebbe arrivato per davvero qualcun altro che poteva permettersi di infrangere le regole di Sue e l'avrebbe preso veramente, senza rispettarlo come invece stava facendo David in quel momento.
    Forse quel tipo era davvero il meglio che poteva trovare...
    " Cosa?", sbottò il pirata.
    " Quanto... sei disposto a pagarmi?", mormorò piano Kurt, guardandolo serio.
    " Cambi idea velocemente...", ghignò Dave.
    " Ti ho fatto una domanda!", ribatté il ragazzo, cercando di non farsi condizionare dalla paura.
    " Abbastanza.", fece il vago.
    Poteva pagarlo quanto voleva e sarebbe stato anche generoso visto che era la prima volta di quel ragazzino... aveva il cuore buono, era quello uno dei suoi difetti. Poteva fare la voce grossa, minacciare e fare a botte, ma odiava uccidere o trattare male i suoi compagni di letto.
    " Sii più preciso. Io voglio andare in Francia!"
    " Sai che farebbero ad una femminuccia indifesa come te in una nave?", ghignò ancora, allungando la mano fino ad afferrare il ragazzino per la nuca, carezzandogli lievemente i capelli.
    " Mi so difendere!", borbottò.
    " Urlando come una femmina?", rise David emettendo poi un lieve lamento quando Kurt gli pestò un piede. " Oh... pensi di difenderti in questo modo?"
    " È un inizio, no?", ribatté il ragazzo.
    " Allora dovremo iniziare anche noi...", sussurrò il pirata, attirando il capo del giovane a sé fino a baciarlo, violando quelle labbra rosate con la sua lingua. Ascoltò il brivido che scosse Kurt e il mugolio che questo non riuscì a trattenere, sentendosi fiero di quella reazione.
    Si staccò con un sorrisetto, lambendogli un'ultima volta le labbra, e lo fissò curioso.
    " Hn..."
    " Ti è piaciuto.", commentò Dave, allungando la mano dietro la schiena del ragazzo, slegando lo stretto corpetto che gli stringeva il petto.
    " E-era il primo...", svelò Kurt imbarazzato, ricevendo subito dopo un altro lungo bacio che lo lasciò senza fiato e che fu in grado di distrarlo mentre l'abito veniva fatto scivolare fino ai suoi piedi, lasciandolo solo con i mutandoni.
    " E questo il secondo: è solo un bacio.", tagliò corto il pirata ignorando le basse lamentele dell'altro per lanciare un'occhiata al corpo seminudo dell'altro. La pelle era candida e liscia, immacolata. Ancora una volta pensò che il suo soprannome, Porcellana, fosse più che azzeccato.
    Lo eccitava e una piccola parte di lui - quella più irrazionale - desiderava marchiare quella purezza, possedere quel corpo... tant'è che non resistette e gli donò un morso su una spalla, strappandogli in quel modo un urletto stupito.
    Soddisfatto dalla reazione si allontanò di qualche passo fino a sedersi sul letto, invitando poi con un gesto l'altro a raggiungerlo.
    Kurt esitò, non riusciva a far staccare i propri piedi dal pavimento, era certo che se solo fosse riuscito a muovere un passo si sarebbe pentito o, addirittura, sarebbe scappato.
    Non doveva fuggire, se lo ripeteva con insistenza. Quello era uno dei sacrifici che doveva sopportare per coronare il suo sogno e andare in Francia... ma si ritrovava diviso, perché se fosse scappato, sapeva che il pirata non l'avrebbe fermato - gli aveva dato la chiave della stanza - ma non sapeva che sarebbe successo nel giacere con lui.
    Santana lo prendeva sempre in giro per quel suo 'preservarsi' e gli raccontava storie stranissime sul sesso - storie di piacere ma anche di dolore talvolta, e lui aveva una bassissima sopportazione del dolore: solo quando le pene erano volte al renderlo più bello riusciva a sopportarle.
    Prese un bel respiro e chiuse gli occhi, constatando che ormai era anche mezzo nudo e che se fosse scappato svestito in quel modo sicuramente qualche ubriaco l'avrebbe preso e chissà che fine avrebbe fatto. Rabbrividì all’idea, incredibilmente aveva perso tutta la sua baldanza e si stava sentendo più sicuro lì con quel pirata - faticava a crederci ma era così.
    Riuscì a fare un passo avanti e, dopo di quello, anche i successivi giunsero quasi naturali fino a fermarsi davanti al letto, tra le gambe di Dave che, prendendolo per i fianchi, poso le labbra sul suo ventre.
    Kurt trasalì, sia per quel bacio - donato in una parte così 'intima' del suo corpo -, sia per la leggera barba del pirata - che lo pizzicava e solleticava - e, sentendosi avvampare, nascose il viso tra le mani.
    Non voleva guardare: era troppo imbarazzante!
    L'altro continuò a lambirgli il ventre piatto, leccandogli e mordicchiandogli i fianchi, giocando con l'ombelico e graffiandogli la schiena fino a sentire dei mugolii soffocati. A dispetto di quanto potesse sembrare all'apparenza, Dave non era un tipo violento o frettoloso.
    In realtà, soprattutto dopo mesi di astinenza, amava godersi attimo per attimo i suoi amanti, portarli lentamente al piacere per imprimere nella sua mente le loro espressioni che, nella peggior delle ipotesi, si sarebbe dovuto far durare per un'intera traversata – per arrivare nel vecchio continente la sua nave, per quanto veloce, avrebbe impiegato almeno due mesi per non incappare nelle rotte della Corona Inglese.
    Alzò lo sguardo sul viso del ragazzo, scorgendolo coperto dalle mani. Comprendeva il suo imbarazzo - nessuno l'aveva mai toccato in quel modo - ma trovava interessanti i brividi che lo scuotevano - e lui non aveva ancora fatto niente di davvero piacevole - e i versetti che cercava di soffocare.
    Gli sfuggì un sorriso e costrinse Kurt a sedersi sulle sue gambe, a cavalcioni.
    " Ah!", per qualche istante le mani del ragazzo si allontanarono, per andare a stringersi sulle spalle del pirata alla ricerca di un appiglio poi, nel rendesi conto della posizione, tornarono a celare il volto ormai scarlatto.
    Dave allora lo prese per i polsi, allontanandoli dal viso.
    " Lasciami!", gracchiò subito Kurt, lanciando un'occhiata verso il basso a scorgere il suo bacino, coperto solo dall'intimo, a stretto contatto con quello del pirata ancora vestito con i suoi pantaloni scuri, sui quali spuntava un accento d'erezione - il ragazzo lo sentiva, e quello gli mandava delle violente fiammate d'imbarazzo lungo tutto il corpo.
    " Cerca di calmarti e di goderti il momento.", lo riprese duramente Dave, anche se i suoi occhi tra il castano ed il verde erano alquanto divertiti.
    " N-non è semplice!", esclamò l'altro, cercando di fuggire dinnanzi a quel crescente disagio, riuscendo solo ad emettere un urletto quando venne praticamente buttato sul letto, con il pirata sopra di lui a sovrastarlo.
    " Lasciati andare. Non ti farò male.", lo rassicurò in un sussurro David, calando poi sul chiaro e morbido collo del ragazzo. Aveva un buon profumo e la pelle era dolce, ancora una volta ebbe l'esigenza di mordere e macchiarla ma si trattenne nel sentire Kurt teso sotto di lui.
    Non riusciva a calmarsi e questo non l'avrebbe aiutato a trarre piacere dalla loro unione. Si allontanò lievemente e, slegando la fascia rossa che portava su una gamba - un semplice ornamento, utile anche per chiudere le ferite in caso di necessità -, la portò sul viso dell'altro.
    " C-che fai?", provò ad allontanarsi Kurt, rendendosi conto di quanto stava per accadere. Non sapeva esattamente se quella fosse una cosa normale nel sesso le sue conoscenze si fermavano ai racconti di Santana - che, ovviamente, non avevano valenza in quanto lei era una donna e non sapeva come andavano le cose tra due maschi -, e a quando, per sbaglio, aveva visto Sam e Noah Puckerman - sembrava offensivo definirlo un pirata perché per lui era solo un idiota con poco sale in zucca - farlo in una di quelle stanze.
    Per tutta la notte aveva sognato quella scena - Sam piegato sul letto con le natiche offerte all'altro che, dopo qualche lasciva carezza, si era tuffato nell'orifizio tra di esse con il suo membro eretto strappando all'amante un osceno gemito di piacere - e ci era voluta una sbronza colossale qualche giorno dopo per non venire più tormentato da quelle immagini le notti successive.
    Poi basta. Non sapeva altro del sesso e, oltre a sentirsi un idiota, si sentiva intimidito dall'esperienza del pirata ma non solo: anche dalla sua rassicurante ma rozza presenza.
    " Sta buono, maledizione!", ringhiò Dave, riuscendo a bendare il ragazzo che mosse il capo alla cieca. " Ora stammi bene a sentire, femminuccia...", esordì subito dopo. " Non ho intenzione di violentarti, sei libero di andare via quando cazzo vuoi. Ma finché stai qui cerca di concentrarti solo su quello che senti e non su quello che non vuoi vedere."
    Kurt boccheggiò, cercando di capire il motivo di quelle parole, mormorando poi un timido: " È per questo che... mi hai bendato?"
    Non ottenne subito una risposta ma venne invece scosso da un piacevole brivido quando il pirata gli baciò ancora il collo come aveva fatto poco prima, e si sentì addirittura più a suo agio nell'afferrarlo per i capelli rendendo quel contatto quasi più intimo.
    Forse era l'avere le mani libere, e non il concentrarsi sul premerle sul volto perché tutto quello era troppo imbarazzante...
    " Secondo te?", ironizzò Dave con voce maliziosamente divertita.
    Poteva provare ad essere più gentile a parole, ma non ne era in grado. Aveva sempre preferito farsi capire con gesti e spesso sguardi. Perché quelli, al contrario delle parole, non potevano nascondere delle bugie... potevano solo celare un qualcosa di troppo grande per essere espresso, ma non erano mai delle menzogne.
    Per quel motivo si sentiva sincero mentre sfiorava con delicatezza il corpo di Kurt, riuscendo finalmente a strappargli un sorriso di piacere.
    Odiava avere a che fare con le persone come lui ma, indubbiamente, erano quelle che gli lasciavano i ricordi migliori. L'essere il primo a cogliere la loro purezza gli riempiva l'ego d'orgoglio e, segretamente, sperava di lasciare a sua volta un segno positivo del suo passaggio... magari per quando sarebbe tornato su quei porti alla ricerca di rifornimenti ed un amante.
    In quel momento, distrattamente, sperò di lasciare un buon ricordo anche a Kurt perché gli piaceva anche se lo faceva incazzare. Quel ragazzino, con la sua splendida voce e la parlantina, veloce ma chiara, era stato in grado di accendere in lui vari sentimenti tutti insieme - attrazione, rabbia, dolcezza, irritazione, eccitazione e possessività. Non gli era mai accaduto, e a quelle emozioni andava a sommarsi anche lo stupore.
    Kurt era un attacco ai suoi sensi.
    Una vocina insistente gli diceva che doveva essere suo: suo e di nessun altro. Anche perché sapeva che Sue era in grado di venderlo al miglior offerente, esattamente come aveva fatto con lui quella sera, e proprio quel motivo sperava per davvero di lasciargli un buon ricordo della sua prima volta. Di non renderla tanto traumatica ma più piacevole che altro, in modo da farsi mettere sempre su un gradino superiore agli altri amanti che avrebbero carezzato e posseduto quel corpo - anche se l'idea, stranamente, lo disgustava.
    Scacciò via quei pensieri, abbandonando il collo di Kurt per viaggiare fino al petto glabro scosso dagli ansiti. Le mani del ragazzo si strinsero con più forza sui suoi capelli, ma sopportò quel fastidio quasi con piacere quando, leccandogli un capezzolo, lo sentì emettere un gemito.
    Sollevò lo sguardo, continuando a lambire quel bottoncino di pelle rosato, osservando come le labbra di Kurt si socchiudevano in incerti versi che, sicuramente, lo imbarazzavano da morire... fortunatamente quelle lievi ondate di piacere, donategli da quelle attenzioni, erano abbastanza forti da fargli dimenticare il naturale disagio di quella situazione.
    Dave sorrise contro la morbida pelle e, facendo scorrere le mani lungo i fianchi, andò a graffiargli delicatamente il ventre fino ad arrivare a scontrarsi con l'ostacolo dell'intimo che, senza pensarci troppo, eliminò.
    " N-no...", pigolò Kurt, rendendosi conto della sua totale nudità a causa del movimento secco e deciso del pirata che, per poco, non strappo l'ultima sua barriera tra l'essere protetto e l' indifeso – forse aveva davvero strappato i mutandoni, aveva sentito il familiare rumore della lacerazione.
    " Shhh...", lo zittì Dave osservandolo compiaciuto. Poi, allontanandogli le mani dai suoi capelli - la stretta era diventata dolorosa e fastidiosa -, si sollevò chiudendogli le labbra con un profondo bacio. Per qualche istante Kurt smise addirittura di respirare e, quando il pirata si allontanò, si ritrovò a boccheggiare come se non si ricordasse più come inspirare ed espirare... come se per vivere gli servissero solo quelle labbra.
    Scacciò quel pensiero e riuscì a prendere una boccata d'aria che, si smorzò quando l'altro gli sussurrò una semplice parola all'orecchio, con voce roca e profonda: " Toccami."
    Kurt da quando lavorava alla 'La Cour des Fous' aveva sentito oscenità di ogni genere, spesso rivolte a Sue - per il suo comportamento scorretto ed egoista - e altrettanto spesso rivolte a lui e agli altri che lavoravano lì... ma mai nessuna parola aveva avuto quell'effetto: e non era neanche una volgarità!
    " C-cosa?"
    " Sono fatto come te, ma non di porcellana.", ironizzò Dave, leccandogli l'orecchio.
    " Ma n-non vedo..."
    " Meglio. Sei così idiota da imbarazzarti."
    " È normale!", esclamò Kurt punto nell'orgoglio, senza però azzardarsi a togliere la benda: come se quella insistente barriera potesse davvero proteggerlo dall'imbarazzo.
    " Allora toccami e impara come si fa a donare piacere...", il ragazzo non poteva vedere il volto del pirata, ma era certo che stesse ghignando, divertito dal suo disagio.
    Kurt esitò ma riuscì ad allungare le mani sul corpo dell'altro.
    Incontrò subito le braccia muscolose - distrattamente le immaginò con i muscoli guizzanti mentre guidava la sua nave da perfetto capitano - poi, continuando il suo viaggio, salì sulle spalle e sul viso che era rivolto verso di lui.
    Dave lo stava osservando, ne era certo, ma cercò di ignorare quell'idea e di proseguire verso il basso, sul petto. Non sembrava difficile e, quando sentì un sospiro da parte del pirata, si fermò indeciso sulla natura di quel soffio che gli aveva sfiorato le labbra: aveva sbagliato qualcosa o stava facendo un qualcosa di corretto?
    David, in risposta, gli donò un bacio leggero e diverso dagli altri. Aveva un ritmo calmo che, quando la lingua del pirata iniziò a sollecitare la sua - che tentò una mite risposta -, si fece quasi più frenetico e piacevole. Lasciò le mani mollemente posate sul petto dell'altro, ascoltando il battito irregolare - ma non furioso - del cuore dell'amante, comprendendo che non stava commettendo alcun errore.
    A conti fatti - almeno fino a quel momento - non sembrava poi così difficile fare sesso, anche se non era ancora pronto a togliersi la benda dagli occhi - ignaro che Dave non gli avrebbe ancora permesso di allontanarla.
    Il pirata infatti si era sentito quasi arrossire davanti ai tentennanti tocchi del ragazzo, nessuno l'aveva mai toccato in quel modo - né lui aveva mai ordinato a qualcuno di 'imparare a toccarlo', neanche agli altri ragazzi vergini che aveva avuto -, ed era stato piacevole.
    Aveva sentito il suo cuore mancare un battito e farsi irregolare - Kurt poteva sentirlo e David ne era consapevole - e non aveva resistito dall'abbassarsi ancora a baciarlo, cercando di coinvolgerlo.
    Si sentiva più dolce nei suoi confronti e non era una delicatezza forzata dall'idea di non ferirlo e di fargli godere quei momenti... ma era naturale. Era strano ma lo faceva sentire bene come non mai - solo in mare, dopo una vittoria con conseguente sottrazione di tesori e denaro, si era sentito in quel modo.
    Si chiese, quasi senza rendersene conto, come avrebbe fatto a lasciarlo lì la mattina successiva, come sarebbe stato quando si sarebbero incontrati ancora... se Kurt sarebbe sempre rimasto Porcellana - il ragazzo dalla lingua lunga, testardo ma dolce, che lo stava stregando - o se quel lavoro l'avrebbe cambiato, trasformandosi solo nell'ombra del giovane che aveva conosciuto.
    Allontanò quei pensieri quando Kurt osò avventurarsi più in basso con le mani, spingendole prima sul ventre poi sui fianchi, fino ad abbracciarlo con dolcezza. Giunto in quella posizione lo sentì ridacchiare e si ritrovò, suo malgrado, a sorridere a sua volta a quel tenero suono, ma cercò di non darlo a sentire mentre chiedeva spiegazioni.
    " Che c'è da ridere, femminuccia?", sbottò cercando di sembrare duro.
    " Niente!", sorrise genuino il ragazzo - Dave per qualche istante fu tentato dallo strappargli via la benda per vedere quegli occhi limpidi illuminarsi.
    " Parla o ti ammazzo. Non mi piace essere preso per il culo!", lo minacciò, più che altro per curiosità.
    " Non alzare la voce!", ribatté Kurt - sembrava finalmente a suo agio in quella situazione. " Solo che non è così traumatico il sesso... tutto qui.", rispose stringendo il pirata in quel tenero abbraccio.
    " Non abbiamo ancora iniziato.", gli fece presente Dave.
    " Lo so... ma non so se te l'ho detto: ma sei un pirata passabile."
    " L'avevo compreso."
    " Sei più intelligente di quel che sembri in effetti..."
    " Sai che ti dico? Stai parlando troppo!"
    Kurt non riuscì a controbattere e si ritrovò travolto dalle labbra di David che gli mozzarono il fiato. Tentò, vanamente, di stare dietro alle voluttuose carezze della lingua contro la sua sentendo quasi più naturale il rispondere a quei baci - aveva sempre avuto una visione romantica del suo primo bacio e, anche se non era stata come aveva immaginato, tutto era abbastanza soddisfacente.
    Si sentiva davvero più a suo agio, tant'è che cercò di togliersi la benda allontanando una mano dal corpo dell'altro.
    " Che combini?", proruppe il pirata, bloccandogli il polso.
    " Voglio... toglierla...", rispose Kurt.
    " Scordatelo."
    " Posso fare quello che voglio! Qual è il tuo problema? Nudo sei brutto?"
    " Sei tu il mio problema, femminuccia."
    " Io?"
    " Ti imbarazzi e non scopiamo."
    " Non mi imbarazzo... ma voglio vederti...", ammise Kurt in un sussurro.
    " Se vedo che ti imbarazzi, giuro che ti lego e ti bendo.", lo minacciò Dave togliendogli la benda per poi lanciarla sul comodino.
    Si specchiò subito nelle iridi chiare del ragazzo e, cercando di assumere uno sguardo duro, lo osservò avvampare mentre lanciava un'occhiata verso il basso, sulla sua nudità - era lievemente eccitato e, nel vedersi, sentì anche una vampata di calore riversarsi tra le sue gambe.
    " Oh..."
    " Che c'è ora? Tanta voglia di essere legato?", ghignò il pirata, attirando su di sé l'attenzione dell'altro.
    " No!", si affrettò a rispondere Kurt.
    " Osservavi qualcosa di interessante?"
    Il ragazzo avvampò distogliendo lo sguardo.
    " N-non... staremo parlando troppo?"
    " Te ne sei accorto, femminuccia.", ribatté David ridacchiando e donandogli un altro bacio che spinse Kurt ad abbracciarlo ancora, come se volesse sorreggersi nonostante fosse disteso.
    Il pirata sorrise contro le sue labbra e, cingendolo a sua volta, gli carezzò la schiena fino a sfiorargli le natiche morbide e lisce - strappando un mugolio al ragazzo -, poi stringendolo con più decisione a sé ribaltò le posizioni, facendo distendere sopra di sé l'altro.
    Kurt lo fissò stupito - e anche imbarazzato dal sentirsi in quella posizione - e gli rivolse una muta domanda che trovò subito risposta.
    " Finiscimi di spogliare, femminuccia.", ordinò Dave, lasciando senza fiato il ragazzo.
    " N-non puoi farlo tu?"
    " Fallo e basta!", Kurt sussultò e, mordendosi le labbra, si affrettò ad ubbidire.
    Si spostò verso il basso con il corpo, per avere una maggior mobilità - mugugnando quando sentì il suo membro strusciarsi sul corpo dell'altro -, ed afferrò incerto l'orlo dei pantaloni scuri di Dave.
    Esitò ma il pirata non lo riprese, restando semplicemente in silenziosa attesa, e quello - la mancanza di fretta - riuscì a calmarlo. Non si sentiva forzato quello che stava facendo, anche se era un ordine, lo eseguiva solo perché lo desiderava a sua volta. Quindi si fece coraggio, abbassando lentamente i pantaloni fino a lasciarlo solo con l'intimo - si adoperò pure nel togliergli gli stivali e i calzettoni, cosa che fece poi anche con le sue scarpette.
    " Come sei servile, Porcellana...", ironizzò David, allungando una mano a carezzare i capelli di Kurt.
    " È solo... poco elegante...", si difese il ragazzo, cercando di non abbassare lo sguardo sull'ormai più evidente erezione del pirata.
    " Il sesso non è elegante!"
    " Se lo faccio io sì!", esclamò Kurt, guardando l'altro sottecchi per poi aggiungere un basso: " Devo t-togliere tutto?"
    " Tranquillo: non morde!", scherzò Dave, facendo arrossire l'altro.
    " Stupido pirata, ignorante...", borbottò Kurt con le labbra strette - anche se, sinceramente, quello scambio di battute lo stava facendo rilassare non poco.
    " Cosa sono tutti questi complimenti, femminuccia? Sembra che tu abbia voglia di essere legato, sai?"
    " Se smani tanto dalla voglia di legarmi fallo!", esclamò il ragazzo inviperito, trovando in quel modo la forza per denudare del tutto l'amante. " E lo so che non morde! L'hai detto anche tu che siamo uguali!"
    " Mi sbagliavo: tu sei una femminuccia ed io sono un uomo."
    " L-lo abbiamo entrambi!", rispose a denti stretti Kurt, concentrandosi sugli occhi divertiti di Dave e non sul fatto che fossero finalmente entrambi senza vestiti.
    Il pirata ghignò e, prendendogli il volto tra le mani, lo baciò ancora carezzandogli le guance con i pollici – era un gesto semplice ma dolce che ebbe il potere di tranquillizzare il ragazzo.
    Quando si staccarono David continuò a carezzarlo con un sorrisetto, sussurrandoli poi sulle labbra un: “Il meglio deve ancora arrivare.”
    Kurt assentì lievemente a quell’affermazione, poi, socchiudendo gli occhi, andò alla ricerca di un altro bacio: affidandosi totalmente al pirata.
    Quella sensazione di fiducia, da una parte riuscì a rassicurare Dave ma dall’altra lo intimoriva non poco. Sapeva di avere pieno potere sul ragazzo, di potergli ormai fare qualsiasi cosa e temeva di ferirlo, perdendo in quel modo la fiducia che aveva guadagnato.
    Cercò però di non esitare mentre con la sola punta delle dita, andò a sfiorargli il membro con delicatezza, sperando di non spaventarlo.
    Inizialmente Kurt si tese ma non scappò, lasciando invece le labbra socchiuse, dalle quali sfuggì un mugolio che incoraggiò il pirata.
    David si sentiva uno stupido, non aveva mai trattato nessuno in quel modo e, sinceramente, pensava di non voler più trattare nessun altro come stava trattando il ragazzo. Era una cosa solo tra lui e Kurt, una cosa intima e personale.
    Lo conosceva da meno di un’ora eppure sentiva che non poteva fare a meno di quel ragazzino dalla pelle di porcellana.
    Esistevano tante leggende, più che altro dicerie dei pirati anziani, che parlavano di uomini di mare stregati dall’amore e dalla necessità di avere un legame di terra. Un qualcuno dal quale tornare in qualsiasi momento.
    Dave pensava che non sarebbe mai diventato uno di quegli uomini, cercava sempre di evitare quei legami, eppure senza volerlo si era imbattuto proprio in Kurt che l’aveva letteralmente stregato – ed era certo che il ragazzo non l’avesse neanche fatto apposta, sembrava proprio odiare i pirati.
    Gli sfuggì un sorriso e, mordendo e leccando un orecchio dell’altro, gli sussurrò un divertito: “Mi hai stregato, femminuccia.”, senza fermare le carezze sul suo membro eccitato.
    “ C-come?”, mormorò confuso Kurt, non era certo di aver sentito le parole di David, tutti i suoi sensi si riversavano stupidamente tra le sue gambe, come se il suo cervello fosse lì – stupidamente perché aveva sempre insultato gli uomini per non ragionare mai con la testa ma con altre parti del corpo.
    Il pirata non fiatò più, ma intensificò le carezze, strappando gemiti più alti al giovane. Onde di calore gli attraversavano la schiena, facendola inarcare, e il bacino si muoveva oscenamente verso la mano di Dave. Kurt ormai aveva messo da parte ogni ragionamento su dove fosse il cervello degli uomini – e su dove fosse finito il suo – per concentrarsi solo su quel piacere quasi intossicante che lo stava scuotendo.
    Cercò ancora le labbra del pirata e, seguendo l’istinto, portò anche la sua mano tra le gambe dell’amante, cercando di imitarlo – e sentendosi pure soddisfatto quando alle sue carezze timide riuscì ad ottenere un gemito.
    Provò a stringere la presa sul membro di Dave, sentendo le vene pulsare contro la sua mano e gli ansiti dell’altro contro le sue labbra. Riaprì gli occhi a fatica – tentavano sempre di chiudersi ad ogni carezza del pirata – e guardò l’amante sotto di sé, specchiandosi nelle iridi tra il castano ed il verde.
    Il viso di David gli apparve… bello. Non riusciva a definirlo in altro modo e tentò di donargli un sorriso, che venne però trasfigurato da un gemito più alto e da una violenta scossa che si riversò tra le sue gambe.
    A-ah…”, si bloccò, sentendo una certa fretta travolgerlo. Si sentì confuso e imbarazzato al tempo stesso mentre emetteva altri di quegli osceni versi.
    Riprese a spingere con forza il bacino contro la mano di Dave e, ad un certo punto, vide tutto bianco. Il piacere lo travolse lasciandolo senza fiato, tant’è che neanche si rese conto di essersi completamente coricato sul corpo del pirata che, carezzandogli i capelli, continuava con più delicatezza a carezzagli il membro.
    Senza riuscire a respirare si lasciò spostare come una bambola, tornando disteso sul letto e con Dave a sovrastarlo – debolmente lanciò un’occhiata tra i loro corpi, notando uno strano liquido bianco sul ventre del pirata.
    Prese una boccata d’aria seguendo con lo sguardo i movimenti dell’altro – aveva preso un olio da massaggi dal comodino -, rispondendo poi al bacio che gli venne donato. Non sapeva esattamente cosa fosse successo ma era stato più che piacevole.
    “ Ora farà un po’ male…”, lo avvertì David, baciandogli il mento.
    Kurt assentì, ricordando distrattamente i racconti di Santana, e rendendosi ancora conto che tutta la paura era ormai scomparsa – forse anche a causa di quella confusione che rendeva il suo corpo molle e debole.
    Guardò quindi Dave bagnarsi le mani con l’olio e portarne una tra le sue gambe – ricordo ancora anche quello che aveva visto tra Puckerman e Sam. Un dito iniziò a solleticargli l’entrata, venne scosso da un brivido ma non si allontanò, permettendo a quella falange di entrare in lui.
    Un lieve fastidio lo fece irrigidire e, inconsciamente, il suo corpo si chiuse attorno al dito del pirata in un chiaro segno di rifiuto. David restò immobile per lasciarlo abituare a quell’intrusione e, carezzandogli il fianco, si sporse ancora per baciarlo.
    Le loro labbra si unirono senza però approfondire il contatto, accontentandosi unicamente del semplice sfiorarsi e dei respiri che si confondevano. A quella dolcezza Kurt provò a rilassarsi, si fidava di Dave e sapeva benissimo che non era sua intenzione fargli del male – era una convinzione che l’aveva accompagnato da quando avevano iniziato tutto quello – e, allargando ulteriormente le gambe, accolse la falange umida d’olio.
    Al primo movimento del dito, per quanto leggero, gli sfuggì un mugolio contrariato che però non fermò il pirata – sapeva per esperienza quanto potesse essere doloroso all’inizio, l’importante era non fermarsi e continuò a massaggiare lo stretto anello di pelle scosso da degli spasmi inconsci.
    Sentiva che il ragazzo desiderava rilassarsi e provava con profondi respiri a sciogliersi, lo baciò ancora per fargli sentire la sua vicinanza poi, usando l’altra mano per toccarlo, gli donò altre carezze sul membro sensibile e umido, cercando di risvegliarlo.
    Mhh…”, il miagolio di Kurt lo incoraggiò a continuare, sperando che quel fastidio sparisse presto.
    Si azzardò ad usare due dita, rubando un altro bacio al ragazzo come per soffocare il suo gemito di dolore alla nuova intrusione.
    Lo sentì tendersi all’inverosimile ma non osava ritrarsi, si limitava a respirare velocemente, mordendosi le labbra per trattenere i lamenti.
    Kurt voleva calmarsi, era chiaro, ma sembrava sempre più difficile. Non era un vero e proprio dolore – il suo corpo era ancora scosso dal piacere provato pochi istanti prima e dalle carezze che continuavano riversarsi sul suo membro – ma i suoi muscoli continuavano a rifiutare quelle dita che osarono spingesi ancora più affondo.
    Ah…”
    Sbarrò gli occhi con forza e dopo un tempo che parve interminabile, le due falangi riuscirono a strappargli un gemito di piacere.
    Il ragazzo non sapeva come Dave vi fosse riuscito: ma per un istante il dolore venne coperto da un brivido. Ripeté più volte lo stesso movimento e altri mugolii abbandonarono la sua bocca, lasciandolo senza fiato e in preda allo stupore: era un piacere strano, che lo scuoteva dall’interno.
    Ansimò ancora, poi quando le dita si allontanarono dal suo orifizio violato, dalle sue labbra proruppe un lieve mugolio contrariato. Ormai aveva accettato quell’intrusione, ma all'idea che le falangi sarebbero state sostituite dal membro del pirata, un lieve brivido di paura lo scosse.
    " Farà male, Kurt...", lo avvertì ancora Dave con tono sincero, chiamandolo per nome per la prima volta da quando si erano incontrati.
    Quello contribuì in parte a rassicurare il ragazzo, sapeva benissimo che quello era e sarebbe rimasto solo sesso, senza sentimento... ma il fatto che lo stesse trattando con tutti i riguardi, chiamandolo addirittura per nome rendeva quella sua prima volta davvero speciale.
    Gli sorrise quindi con sicurezza.
    " Lo sopporterò...", mormorò, aggiungendo poi un: " D-devo voltarmi?", memore di quanto aveva visto fare da Sam e Puckerman.
    Dave scosse il capo e, sporgendosi per baciarlo, gli fece sentire la sua erezione tra le natiche.
    " Desidero vederti in viso...", sussurrò il pirata, facendo annuire freneticamente il ragazzo che, se possibile, divenne ancor più rosso per il crescente imbarazzo - forse anche per l'ultima affermazione di David.
    Il pirata si spinse delicatamente verso di lui, forzando l’orifizio ad accoglierlo. Subito il corpo di Kurt lo rifiutò ma, con una spinta più decida il membro riuscì a superare il primo ostacolo, immobilizzandosi per permettere al ragazzo di abituarsi.
    Si tese mordendosi le labbra e cercando in un abbraccio un po’ di conforto che giunse poco dopo, quando la mano di Dave si strinse ancora sul suo membro, cercando di spingerlo a concentrarsi solo sulle sue carezze.
    L’espressione dolorante di Kurt gli fece comprendere che per il momento quei suoi tentativi erano vani, ma non si bloccò e continuò a toccarlo, tenendo d’occhio ogni singola reazione del ragazzo.
    Sospirò, facendo forza su se stesso per non muoversi. Avrebbe aspettato di sentire i muscoli dell’amante rilassarsi per andare più affondo, solo in quel momento avrebbe cercato quel punto che l’avrebbe portato al piacere.
    Kurt prese altre veloci boccate d’aria, affondando con le unghie nella schiena del pirata quasi senza rendersene conto, ma Dave non si lamentò riprendendo invece a baciarlo.
    “ Non fare la femminuccia…”, mormorò piano sulle sue labbra, cercando di strappargli un sorriso che, seppur debole, arrivò poco dopo.
    Il ragazzo però non rispose e, in un ultimo sospiro, si ritrovò ad annuire furiosamente.
    “ D-dai…”, sussurrò con voce rotta, rispondendo poi debolmente all’ennesimo bacio che il pirata gli donò.
    Dave non ubbidì subito, ma continuò a stuzzicargli il membro - ormai sveglio e sensibile - fino a quando un lieve gemito lasciò le labbra socchiuse di Kurt. Incoraggiato da quel versetto, e dai successivi, si spinse più affondo nel corpo del ragazzo che, ancora senza rendersene conto, gli graffiò la schiena stringendo i denti.
    Kurt si sentiva spaccato in due, sentiva un dolore lancinante attraversargli la schiena, e nonostante il piacere donatogli dalle carezze del pirata sul suo sesso, si stava lentamente convincendo che tutto quello non sarebbe stato assolutamente piacevole: in nessun modo.
    Si dimenticò sia di Sam che di Santana, si dimenticò di tutto… lasciandosi scappare un singhiozzo che bloccò David.
    Non osò guardare il volto dell’amante, nascondendo il viso nell’abbraccio che li teneva stretti, ma era certo di averlo deluso – si stava davvero preoccupando di quello?!
    P-passerà…”, sussurrò il pirata piano, con voce rotta dallo sforzo, incrementando le carezze sul membro del ragazzo, cercando in quel modo di consolarlo. Ma Kurt piagnucolava e singhiozzava – sentendosi tra l’altro anche un po’ idiota, ma ci pensava per poco -, il che lo spinse ad allontanarlo lievemente, usando la mano libera per asciugargli rudemente le lacrime.
    Gli dava fastidio vederlo in quello stato, anche se era normale arrivare a quella reazione visto il dolore.
    “ Smettila…”, sbottò senza però avere un tono minaccioso, lasciando il palmo posato sulla calda guancia del ragazzo. La spostò poco dopo, prendendogli una mano tra le sue.
    La strinse, intrecciandovi le dita con sicurezza e dolcezza.
    “ Andrà tutto bene…”, lo rassicurò ancora in un borbottio, non era abituato a comportarsi in quel modo ma sembrava quasi naturale farlo con Kurt che, ricambiando debolmente la stretta, tirò su con il naso annuendo.
    “ M-mi fido…”, pigolò con voce tremante.
    Sembrava così lontano dal ragazzo orgoglioso e bello che l’aveva attratto solo un’ora prima… ma gli piaceva in egual modo.
    Dave non trovò altre parole per rassicurarlo e, sfregando il palmo sul membro di Kurt, osò spingersi fino in fondo nel corpo dell’amante. La schiena di questo compì un arco perfetto e dalle sue labbra fuoriuscì un urletto tra il dolore e il lieve piacere per quel punto che il sesso del pirata aveva colpito.
    “ Concentrati… su quello…”, ansimò David, appoggiando la fronte su quella del ragazzo. Tratteneva il suo piacere per raggiungerlo insieme all’altro ma ormai stava diventando sempre più difficile. Il corpo di Kurt era stretto e caldo, si contraeva in spasmi e sfregava contro il suo membro eretto cercando quasi di soffocarlo ed inglobarlo in sé.
    Mosse ancora il bacino, colpendo un preciso punto al suo interno e riuscendo a strappare un altro verso all’amante che, forse, non aveva neanche sentito le sue parole… non gli importò, ripetendo invece con lentezza lo stesso movimento più e più volte, permettendosi di gemere solo quando avvertì le calde pareti del corpo di Kurt distendersi lievemente e i suoi mugugni intrisi di dolore mutare e trasformarsi in ansiti di piacere.
    Ah-ahh…
    Quei versi rassicurarono non poco Dave che, muovendosi con più sicurezza, cercò di condurre entrambi all’apice di quell’amplesso. Sapeva benissimo che il ragazzo avrebbe resistito ben poco e, per la prima volta, anche lui sentiva che stava per svuotarsi nel corpo dell’amante.
    Non gli era mai capitato, solitamente era in grado di resistere per godersi al meglio l’apice del piacere dei suoi compagni di letto – gli spasmi lussuriosi che chiudevano il suo membro in una calda prigione e le loro espressioni -, ma in quel momento sentiva davvero di essere vicino al limite… aveva anche retto troppo nel tentativo di far abituare Kurt e, fortunatamente, le sue espressioni lo ripagavano di quello sforzo.
    Era bellissimo ai suoi occhi, soprattutto mentre gli graffiava ancora la schiena con la mano libera – l’altra si stringeva con forza con la sua, come a volerle lasciare unite per sempre - e cercava di spingendosi contro di lui nel tentativo di trarre sempre più piacere da quell’amplesso.
    Kurt sentiva il suo corpo fremere, tremare e reagire ad ogni carezza e respiro, inarcarsi ad ogni spinta… era completamente legato ai gesti di quel pirata, dipendeva totalmente da lui e da quel membro che fino a qualche interminabile minuto prima sembrava spaccarlo in due.
    Gemette a gran voce e, come era accaduto la prima volta in risposta alle carezze di Dave, il suo sguardo venne inondato dall’accecante bianco che lo intontì – non si rese neanche conto della vaga sensazione d’umido sul suo ventre.
    Quel piacere lo lasciò senza fiato e, quando avvertì un qualcosa di liquido riempirlo – insieme al gemito roco del pirata – si sentì davvero completo ed esausto.
    Il suo corpo tremava ancora, scosso dai brividi e da varie ondate di calore, e cercò un altro bacio da parte di Dave che non tardò ad arrivare.
    Soddisfatto da quel languido e stanco contatto neanche si rese conto di quando il sonno lo colse con un bel sorriso sulle labbra.
    Il pirata, rimasto sveglio, restò per qualche minuto ad osservarlo poi, senza smettere di stringergli la mano, si distese accanto a lui attirandolo in un abbraccio – poteva permettersi un’ultima dolcezza in quella stranissima nottata -, cercando a sua volta di godersi un meritato riposo.



    David si svegliò presto la mattina successiva e, aprendo debolmente gli occhi, lanciò uno sguardo verso la finestra.
    Non era ancora sorto il sole ma lui doveva andare sulla sua nave a verificare che fosse tutto a posto.
    Si mosse stanco nel letto, incantandosi ancora una volta nell’osservare il ragazzo dal corpo di porcellana che dormiva beato accanto a lui.
    Come la sera prima venne colto da varie domande a riguardo la sorte di Kurt.
    Aveva detto di voler andare in Francia, ma chissà se ci sarebbe mai riuscito… chissà se i suoi sogni sarebbero stati infranti da qualcuno che gli avrebbe tarpato le ali…
    Non gli piaceva pensare troppo alla sorte dei suoi amanti, non lo faceva mai… ma aveva capito che quel ragazzo era diverso.
    L’aveva stregato ed era diventato il suo unico legame di terra.
    Lo odiava per quello, lo odiava per averlo cambiato: stravolgendo il suo piacevole equilibrio.
    Eppure, non lo detestava per davvero.
    Si alzò sciogliendosi dall’abbraccio con l’altro e, con movimenti stanchi, andò nel bagno della stanza – era un lusso che solo Sue Sylvester poteva permettersi nella sua locanda – e, riempiendo la vasca, si diede una rapida pulita prima di rivestirsi.
    Era pronto per andare via ormai ma l’idea di abbandonare quel ragazzino non gli permetteva di abbandonare la stanza.
    Sapeva che era pericoloso, sapeva che forse quel suo gesto senza senso non avrebbe portato niente di buono… ma doveva farlo.
    Non avrebbe mai sconvolto il suo equilibrio a causa di Kurt e, dandogli una spinta, cercò di svegliarlo. Vi riuscì quasi subito e, con voce impastata dal sonno, borbottò un: “ Ancora un po’…”
    “ No. Io devo partire. Quindi alza il culo, femminuccia.”
    Il ragazzo socchiuse gli occhi pigramente, fissandolo con quelle sue chiare iridi per qualche istante.
    “ Lascia i soldi sul comodino…”, sbadigliò. “ Dormo ancora un po’…”
    Ma i suoi confusi propositi – non si rendeva ancora conto di niente – vennero interrotti dalle forti braccia del pirata che lo sollevarono dal letto caldo per farlo poi precipitare nell’acqua gelida della vasca.
    Emise un grido acuto – femminile alle orecchie di Dave – e guardò con rabbia e confusione l’altro.
    “ C-che ti è s-saltato in mente?”, domandò con astio, tremando per il freddo.
    “ Datti una pulita femminuccia. È un ordine.”, ribatté il pirata. “ Ti aspetto al bar tra dieci minuti. Se non ti fai vedere non ti pago.”, e con quelle parole lasciò solo Kurt che, battendo il freddo – e la voglia di insultarlo – cercò di ubbidire e di ignorare delle fitte che partivano dalle sue gambe.
    Fece più in fretta possibile, preoccupato dall’idea che, dopo la notte passata – piacevole, bellissima ed indimenticabile – Dave potesse davvero andare via senza pagarlo.
    Più che preoccupazione, quell’idea lo faceva sentire tradito…
    Non aveva tempo per andare in camera sua e, aprendo l’armadio di quella stanza mise i primi abiti della sua taglia – non aveva tempo per vestirsi in modo più elegante. Non sapeva neanche quanto tempo fosse passato e il terrore che David fosse già andato via gli attanagliò il petto, spingendolo a correre al bar ignorando le fitte alle gambe.
    Fortunatamente scorse subito la familiare figura del pirata. Si calmò e percorse gli ultimi metri senza sforzi, osservando l’uomo che per primo aveva avuto il suo corpo – un po’ di tristezza lo fece rabbuiare, ma sapeva che il momento dell’addio sarebbe arrivato da lì a qualche momento.
    Dave portava in spalla una borsa – sembrava piena di abiti - e discuteva divertito con Sue, anche questa rideva e quell’atteggiamento amichevole lo fece calmare ulteriormente.
    “ Oh, ben arrivato Porcellana.”, sorrise la donna nel notarlo. “ Buon viaggio.”
    Kurt storse il naso, confuso dall’augurio di Sue, poi emettendo un gridolino, si sentì sollevare da terra e caricare sulla spalla del pirata.
    “ C-che succede?!”
    “ Mi sei costato un occhio della testa, femminuccia. Ora sta zitto: ci aspetta un lungo viaggio.”, dichiarò David, salutando con un cenno Sue che rideva – dal suono delle sue risa aveva sicuramente concluso un ottimo affare.
    “ Come? Cosa?”, gracchiò Kurt senza capire.
    “ Vuoi o no andare in Francia?”, sbottò il pirata. “ Ti do solo un passaggio, e bada: osa lamentarti e ti butto in mare.”
    “ Mi… porti in Francia?”, pigolò il ragazzo calmandosi.
    “ Sì. Era quello che volevi no?”
    Già, era quello che desiderava e l’idea di non dover ancora dire addio a quell’uomo gli strappò un ulteriore sorriso.
    Assolutamente sì!
    La sua vita aveva preso una piega inaspettata ma piacevole e, lanciando un’ultima occhiata al locale ‘La Cour des Fous’ accolse la sua nuova avventura sulla Sea Beast.



    Se ne stava appoggiato placidamente su uno dei bordi della Sea Beast, godendosi il lieve venticello che gli carezzava il volto rilassato. Erano passati due mesi dal suo ingresso forzato sulla nave e in tutto quel tempo si erano susseguiti svariati eventi che l'avevano segnato e fatto crescere.
    Aveva imparato a conoscere prima di tutto David Karofsky, ad appezzarlo e ad ammirarlo. Aveva visto com'era la vita in mare, apprendendo termini e trucchi di sopravvivenza – Dave l’aveva costretto, convinto che una ‘femminuccia come lui’ non sarebbe mai sopravissuta nel mondo reale.
    Nonostante tutto, era cresciuto – non tanto fisicamente, ma mentalmente - e, anche se i primi giorni aveva odiato il perenne sole che picchiava sulla nave – lamentandosi con il pirata in ogni momento -, nel guardarsi allo specchio ormai gli piaceva la sua pelle lievemente abbronzata in modo perfettamente omogeneo - non era diventato scuro come altri pirati, si era deliziosamente colorato ed era piacevole.
    " Sapevo di trovarti qui.", la voce di Dave lo riscosse dai suoi pensieri e si voltò verso di lui distogliendo lo sguardo dall'immenso oceano.
    " La nave sarà grande ma non ci sono tanti posti nei quali stare.", rispose.
    " Prima ti perdevi, femminuccia.", gli fece presente il pirata.
    " Prima!"
    " Entro sera saremo vicino alla Francia.", esordì Dave, troncando il discorso.
    " Già... il viaggio è durato tantissimo..."
    " Non potevamo seguire le rotte usate dalle navi della Corona Inglese."
    " Lo so... me l'hai spiegato un centinaio di volte."
    " Eri così stupido da non capirlo."
    Era uno strano discorso il loro, freddo e impersonale, privo di quella solita ironia che li faceva sorridere... le loro labbra in quel momento non erano piegate verso l'alto ma in una smorfia che sapeva tanto d'addio.
    Avevano passato tanto tempo insieme, si erano conosciuti imparando a sopportare i tanti piccoli difetti che li caratterizzavano. Litigavano spesso, ma ancor più spesso le loro labbra si univano in un bacio ed i loro corpi si lasciavano andare a ben più piacevoli discorsi.
    Kurt aveva scoperto che fare sesso con Dave era molto piacevole ed appagante, superato lo scoglio della prima volta, quelle successive furono sempre altrettanto belle e intense. Il pirata lo trattava bene e lo rispettava, lo faceva sentire desiderato e Kurt aveva trovato molto semplice abituarsi a quella situazione... dirle addio sarebbe stato difficile.
    Dire addio a Dave era ancora più inconcepibile.
    " Cosa hai detto che devi fare in Francia?", domandò ad un certo punto il pirata.
    " Avere successo come cantante...", rispose Kurt. " Magari anche come attore in un teatro..."
    Era un sogno infantile che coltivava da sempre e che aveva visto fiorire proprio grazie a Dave e alla possibilità che gli aveva dato portandolo sulla Sea Beast.
    " Lavori da femminuccia.", commentò il pirata, aggiungendo poi un: " Ma ti andrà benissimo."
    Era convinto delle sue parole, in quei mesi aveva avuto modo di cogliere tutte le varie sfumature di quel ragazzo dal corpo di porcellana. Aveva sentito tante altre volte la sua angelica voce intonare canzoni a lui sconosciute - Kurt gli dava dell'ignorante quando gli spiegava che erano canzoni tratte da opere teatrali.
    Aveva anche visto quanto fosse bravo a recitare, sopratutto parti drammatiche vista la sua naturale propensione al dramma dimostrata tante altre volte durante quel viaggio - il ragazzo amava lamentarsi e lo faceva nel modo più grande possibile: creando infiniti giri di parole e con espressioni doloranti o offese.
    Dave era davvero certo che Kurt sarebbe riuscito a trovare il lavoro che sognava - anche se non sapeva come funzionava quel mondo così lontano dal suo -, ma in un moto di egoismo sperava di vederlo fallire e tornare lì, sulla nave e tra le sue braccia.
    Non era un bel pensiero, soprattutto nei confronti del ragazzo, ma l'idea di lasciarlo lo distruggeva.
    Non aveva mai provato simili sentimenti per qualcuno, l’aveva trascinato con sé per avere quel suo ‘legame di terra’ in ‘mare’… ma sapeva che doveva dirgli addio.
    Il loro rapporto era diventato profondo e forte, indispensabile per lui… e sentiva che quando Kurt avrebbe lasciato quella nave lui non sarebbe più stato lo stesso pirata.
    Le ore passarono lente ed entrambi ritardarono il più possibile il momento dell’addio, ma quando vennero avvistate le coste di uno dei tanti porti sicuri francesi per la pirateria, tutta la ciurma di adoperò per preparare la nave all’attracco.
    Solitamente era un’operazione che prevedeva parecchio tempo, ma quel giorno parve fin troppo veloce e quando la passerella venne fatta scendere sul porto Dave comprese che doveva fare il possibile per trattenere sulla Sea Beast il ragazzo, che osservava il piccolo paese portuale.
    Si avvicinò esitante, ma fu proprio Kurt a rompere il silenzio che si era formato tra di loro per il resto del viaggio.
    “ Che farai ora?”
    “ Passeremo qui la notte, abbiamo bisogno di rifornimenti.”, spiegò senza dare particolari inflessioni alla sua risposta, cercando le parole giuste per convincere Kurt – anche se sapeva che non era giusto impedirgli di coronare il suo sogno.
    Mh…”, assentì l’altro, mordicchiandosi un labbro.
    Si sentiva profondamente diviso e confuso. Aveva sempre desiderato andare in Francia – sin da bambino, quando si appendeva il collo di suo padre e gli chiedeva di raccontargli ancora di come aveva conosciuto sua madre a Parigi - ma in quell’istante, con un piede nella terra che aveva sempre sognato, sentiva che quello era un grave errore.
    Non era più la terra francese quella che desiderava, ma un ponte in legno sferzato dal vento e dal sole ed un pirata ignorante ma che gli era entrato nel cuore sin dal loro primo incontro.
    Kurt…”
    Il suo nome, sulle labbra di Dave, lo riscosse. Per un istante s’immaginò attaccato al collo del pirata, a ripetere un infinito: “Ti prego! Ti prego, ti prego! Fammi restare sulla nave con te!”, ma si trattenne, riuscendo a sorridergli.
    “ Ora vado, tranquillo. Non mi avrai più tra i piedi.”, scherzò. Le sue stesse parole lo ferivano, ma preferiva essere lui stesso a farsi del male che sentire il pirata cacciarlo.
    “ Sei una femminuccia rompipalle.”, mormorò Dave facendo un grande sforzo – non era tipo da grandi discorsi sentimentali. “ Ma sei la mia femminuccia e non voglio che tu te ne vada.”
    “ Come?”, Kurt lo guardò stupito, per un attimo gli era parso che il pirata gli stesse dicendo di restare.
    “ Sai che ti dico? Mi sei costato troppo e non hai ripagato assolutamente il tuo debito.”, dichiarò con più decisione David, trovando in quella finta crudeltà un appiglio per costringerlo a restare.
    “ Mi stai chiedendo di restare ancora sulla nave?”
    “ No. Ti sto costringendo.”, ribatté il pirata prendendo il ragazzo e trascinandolo nella sua cabina – non riuscì a nascondere un sorriso nel notare che Kurt non si ribellava a quella sua ‘costrizione’.
    Una volta chiusi in cabina catturò le labbra del ragazzo in un lungo bacio, forse un giorno sarebbe riuscito a dare un nome – e voce – ai sentimenti che Kurt era riuscito a risvegliare… ma non era quello il momento.
    Gli bastava, semplicemente, averlo lì con sé.
    Dave…”, mormorò dopo un po’ il ragazzo.
    Mh?”
    “ Visto che dovrò stare qui per… molto tempo…”, esordì con un sorriso Kurt. “Posso riarredare la cabina?



    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 23/6/2011, 01:18
     
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