3. Il Confine tra l’Angelico ed il Demoniaco

NC-12 | Francia/Jeanne d'Arc

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    Titolo: Chronicles of Endless Time
    Titolo: Il Confine tra l’Angelico ed il Demoniaco
    Fandom: Axis Powers Hetalia
    Personaggi: Francia (Francis Bonnefoy), Jeanne d’Arc
    Genere: Introspettivo, Malinconico
    Rating: Giallo
    Avvertimenti: OneShot, Alternative Universe (AU)
    Conteggio Parole: 1673 (FiumiDiParole)
    Note: 1. Ambientata durante la Guerra dei Cent’Anni, nel periodo di splendore di Jeanne d’Arc.
    2. A Francis che è tutto per me<3
    3. Scritta per la Maritombola indetta da Maridichallenge con quest'immagine: 32. AU.
    4. Partecipa al The One Hundred Prompt Challange indetto da BlackIceCrystal. Con prompt 10. Opposti
    5.Partecipa a FiumiDiParole.

    { Chronicles of Endless Time ~
    - 3. Il Confine tra l’Angelico ed il Demoniaco -



    L'aveva sentita nominare con amore e venerazione e tutte le persone che incontrava nelle locande che era solito frequentare parlavano di lei con affetto, chiamandola ‘Eroina della Francia’: l'immacolata ragazza che aveva guidato l'esercito fino alla riconquista di Orleans, accompagnata da Dio stesso. Sulle prime credere a quelle parole era stato difficile per tutti - una vergine soldato scelta dal Signore era pura fantasia -, ma dinnanzi ai fatti e all'incredibile vittoria ottenuta, anche lui, Francis Bonnefoy, aveva iniziato a fidarsi di quella donna.
    Ogni notte, prima del suo consueto pasto, si soffermava ad ascoltare le gesta di Jeanne d'Arc che ormai venivano intrise di quella follia che solo dei fatti romanzati potevano possedere, senza mai smarrire un fondo di realtà.

    Francis pensava spesso alle loro due figure e nonostante fossero entrambi francesi che si battevano per la stessa bandiera, erano molto diversi. Era la dimostrazione che le apparenze erano in grado di ingannare.
    Amavano la loro Nazione ma mentre Jeanne d'Arc combatteva con il favore della luce del Signore, lui agiva con il favore delle tenebre.
    Se spesso si parlava di misteriose morti nei campi inglesi, di uomini che avevano abbracciato il freddo dell’oblio con inspiegabili ferite sul collo, era solo merito di Francis Bonnefoy che la notte saziava la sua sete uccidendo ignari soldati che avevano la malaugurata sorte di trovarsi sulla sua strada.
    Erano simili eppure così diversi: gli esatti opposti l'uno dell'altra.
    Lei paladina della luce, scelta da Dio. Lui un essere dell'oscurità, un vampiro.
    Francis, per via di quella sua natura demoniaca, poteva solo venerarla tramite i racconti che venivano narrati dai suoi ammiratori in qualche locanda, ma frase dopo frase il desiderio che sentiva verso quella donna cresceva sempre di più.
    Non era una smania carnale - non riusciva neanche a immaginare la carnalità verso quell’angelico essere che ormai occupava i suoi pensieri - ma piuttosto un desiderio spirituale.
    Immaginava un incontro con lei, voleva vedere se era bella come raccontavano e se brillava per davvero della luce del Signore.
    Desiderava vedere con i suoi occhi se quelle parole erano veritiere... ma, suo malgrado, non poteva.
    Per i cristiani lui era il demonio, un essere da sterminare in quanto figlio delle tenebre - spesso scordavano che anche i vampiri un tempo erano umani come loro - e una donna pura come Jeanne non avrebbe mai accettato la sua esistenza. Francis stesso sapeva che la sua presenza l'avrebbe solo sporcata: non poteva stare sullo stesso piano di quella creatura di luce.
    Inoltre non era mai stato un credente, neanche quando ancora era un mortale, ed anche se la venerazione che provava per quella donna lo spingeva verso un qualcosa di spirituale, niente l'avrebbe salvato dalle fiamme dell'inferno che lo attendevano quando sarebbe arrivata la sua ora.
    Poteva anche essere il primo vampiro a credere nel Signore, e sicuramente lo sarebbe anche stato, ma niente sarebbe cambiato.
    Erano e sarebbero rimasti i rispettivi opposti. Vicini per via delle piccole cose in comune ma pur sempre lontani per la loro diversa natura: divisi dal confine tra l’angelico ed il demoniaco.
    Ma il Fato aveva sempre lavorato per vie traverse. Per strade che nessuno poteva prevedere, e quel sentiero che Francis aveva intrapreso al nascere della notte l'aveva portato sulla stessa strada percorsa da Jeanne.
    Era stato un incontro fortuito che il vampiro aveva desiderato ardentemente attimo dopo attimo. Tant'è che quando i suoi occhi si erano posati sulla solitaria figura della donna, seduta dinnanzi ad un focolare per fare il suo turno di guardia, Francis stentò quasi a crederci.
    Non l'avrebbe mai potuta vedere alla luce del giorno ma, nonostante le ombre della notte, qualcosa in quella fanciulla la faceva brillare.
    Era esattamente come nei racconti che aveva ascoltato con brama nei locali ma, al tempo stesso, neanche quelle parole riuscivano a descrivere la luce emanata da Jeanne.
    Una luce che non lo bruciava come avrebbe fatto quella del sole, ma che incredibilmente lo riscaldava. Poteva solo essere una sua impressione, un ricordo appena riaffiorato di quando era un mortale, poteva essere di tutto ma Francis era semplicemente certo che se avesse avuto ancora un cuore questo sarebbe balzato fuori dal suo petto per donarsi di sua spontanea volontà alla fanciulla.
    Lei intanto lo fissava curiosa e sospettosa - la sua mano era già stretta sulla spada - e il vampiro non poté fare a meno di sorridere. Quell'arma era inutile contro di lui ma sapeva che si sarebbe lasciato uccidere se veniva impugnata dalla donna.
    Il francese si esibì allora in un elegante inchino senza mai smettere di osservare la fanciulla - i tratti dolci del suo viso erano accarezzati dal focolare che li rendeva affascinanti ed in un certo qual modo anche eterei.
    " Perdonatemi.", esordì semplicemente lui. " Le nostre strade si sono incrociate per puro caso, non intendevo distogliervi dal vostro lavoro."
    Jeanne nel sentirlo - forse per via della sua voce di natura suadente o forse, più sicuramente, per l'aver parlato in francese - parve rilassarsi appena, ma Francis scorgeva in lei ancora un pizzico di dubbio.
    Sicuramente avvertiva il male che albergava nel suo intero essere.
    Doveva lasciarla subito, non poteva permettersi di sporcarla con la sua presenza, ma almeno il suo desiderio era stato esaudito: l'aveva vista di persona e quella era la consolazione più grande che poteva ricevere.
    Sorrise malinconico e, già pronto a cambiare strada, la salutò.
    " È stato un vero onore incontrarla. Spero di poter udire ancora tanti racconti riguardanti le vostre gesta, ma Jeanne."
    " Aspettate, monsieur.", la donna lo fermò, impedendogli con la sua voce - ancor più melodica e dolce di quella che i pensieri del vampiro avevano creato - di allontanarsi. " Posso avere l'ardire di chiedervi il vostro nome?"
    " Francis Bonnefoy, per servirla.", rispose lui prontamente, conscio però che non era quello il responso che desiderava.
    " Monsieur Francis siete circondato da un'aura oscura...", esordì Jeanne piano, indecisa se esporre o meno ciò che i suoi occhi, benedetti dal Signore, le permettevano di vedere.
    " È la mia condanna.", svelò e mai come in quell’istante il vampiro sentì di detestare la sua natura immortale di non-morte.
    " Ma... qualcosa in voi brilla. Non riesco a definirla ma vedo in voi della luce."
    Francis restò sinceramente stupito da quelle parole e, inconsciamente, andò ad osservarsi le mani come se si aspettasse di vedere per davvero un lume su di esse; ma erano normali, illuminate semplicemente dalla fioca luce del fuoco che ardeva vicino alla giovane.
    Nonostante l’assenza di cambiamenti visibili ad occhio nudo, lui credeva alle parole della fanciulla, esattamente come si era fidato ciecamente dei racconti che aveva udito di locanda in locanda.
    Sorrise grato per quell'incontro e per ciò che Jeanne gli aveva detto e, posandosi una mano sul petto - dove si trovava il suo cuore un tempo - eseguì una piccola riverenza.
    " La ringrazio."
    " Voi non siete umano, dico bene?", continuò la giovane.
    " Dite bene.", assentì il vampiro, per farsi poi malinconicamente serio. " Voi dovreste temermi e cercare di eliminarmi."
    Era la verità, e ancora una volta pensò che il morire per mano di Jeanne sarebbe stata una via più che dignitosa per un essere come lui.
    " Qualunque essere voi siate, non sono io a dover decidere a chi donare la morte. È il compito del nostro Dio.", rispose saggiamente la fanciulla, allontanando definitivamente la mano dalla sua arma.
    " Il nostro Dio?", ripeté piano Francis. In quelle tre parole avvertì un vago, ma al tempo stesso chiaro, senso di appartenenza. Era un qualcosa che li avvicinava, che attraeva in un altro punto comune quegli opposti che, nonostante tutto, non si sarebbero mai sfiorati tanto a lungo.
    " Siete troppo gentile, ma è esattamente in questo modo che vi immaginavo.", aggiunse poco dopo il vapiro.
    " Credete nel Signore?", chiese la fanciulla e Francis, nonostante la sua natura, non ebbe dubbi nel risponderle.
    " Da quando le mie orecchie sono state carezzate dai racconti delle vostre gesta, penso di aver ritrovato il mio lato spirituale.", disse. " Se credo nel nostro Dio è solo merito vostro, ma Jeanne."
    " Non penso di avere il merito di tutto questo, monsieur Francis. Ma per ringraziarla la prego di accettare questo piccolo dono.", si alzò lenta, avvicinandosi con passo regolare all'altro che, nel sentire il suo profumo e la sua pura presenza, tremò scosso nei sensi più sviluppati che la sua natura gli aveva regalato.
    Per un attimo nella sua testa balenarono vari pensieri - poteva morderla e farla diventare un vampiro oppure poteva essere la donna ad ucciderlo cogliendolo impreparato come in quell'istante - ma niente rispecchiò ciò che Jeanne fu in grado di fare per lui.
    La osservò sfilarsi dal collo una catenella con un piccolo crocifisso per poi porgerglielo con delicatezza.
    " Forse potrebbe essere pericoloso per la vostra persona... ma potrebbe anche proteggervi.", mormorò piano, con tono indeciso ed un po' imbarazzato che, incredibilmente, emozionò Francis.
    Jeanne sapeva che lui era un vampiro, quelle parole erano state abbastanza chiare, ma non fu quel piccolo fattore a lasciarlo senza parole: era il semplice fatto che sperava, donandogli quella croce che le apparteneva, di proteggerlo.
    " M-merci.", gli tremò la voce mentre allungava la mano per accettare quel regalo.
    Fu solo un istante: le loro dita si sfiorarono mentre la catenella cambiava possessore e tutto parve più completo.
    Il freddo metallo della croce sacra bruciò gelidamente sulla pelle del vampiro, marchiandola come a fuoco, ma Francis lo ignorò. La sua crescente fede ed il suo legame con quella donna lo aiutavano a sopportare del dolore fino a renderlo solo un lieve fastidio: un monito che gli ricordava che il credere in Dio non era semplice.
    Per quella fede bisognava anche soffrire, proprio come faceva Jeanne ogni giorno.
    La donna infatti gli sorrise e, ancora una volta, il vampiro non scorse timore nel suo sguardo e quella sicurezza e fiducia confermarono tutto quello che aveva sempre pensato sull’eroina francese.
    “ Vi auguro buona fortuna.”, rispose Jeanne.
    “ Anche a voi. Spero di potervi incontrare ancora.”, Francis si inchinò elegantemente donandole un mezzo sorriso e, stringendo la croce in pugno, si allontanò da lei.
    Forse un giorno quella guerra sarebbe finita e loro si sarebbero potuti incontrare ancora, per il momento avrebbero continuato a seguire strade parallele: vicine ma al tempo stesso così lontane.

    The One Hundred Prompt Project

     
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