Halloween's Night

NC-17 | Prussia/Cina

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    ~ The Huntress Princess
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    Titolo: Halloween’s Night
    Fandom: Axis Powers Hetalia
    Personaggi: Cina (Yao Wang), Prussia (Gilbert Weillschmidt) [Nominati: Germania (Ludwig), Giappone (Kiku Honda)]
    Genere: Introspettivo, Erotico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: Yaoi, Lemon, PWP, OneShot, Alternative Universe (AU)
    Conteggio Parole: 7134 (FiumiDiParole)
    Note: 1. Dedicata a Kuromi che, come me, ama questa coppia.
    2. L’aspetto di entrambi è quello che ha creato Himaruya per Halloween. La storia è senza senso, non cercate riscontri storici (infatti è una Alternative Universe) né riscontri con altri demoni. È una PWP infondo XD
    3. La caratterizzazione di Yao parte dall’idea che lui sia una persona dura con chi non conosce e, inoltre, io parlo più che altro della Nazione: una Nazione chiusa nelle sue leggi e anche crudele. Cina è questo nella realtà. Ho eliminato gli “aru” in quanto rappresentano il difetto di lingua ovvero sarebbe come scrivere “Desidelo andale a Loma”, visto che scrivo che ha l’accento asiatico mi sembrava che l’appesantisse la presenza di tutti quegli “aru”.
    4. Partecipa a FiumiDiParole.
    5. Partecipa al The One Hundred Prompt Challange indetto da BlackIceCrystal con il prompt: 95. Scelte.

    { Halloween’s Night ~



    " Se non stai attento, un giorno, finirai per vendere l'anima al diavolo."
    Quella, era una frase che Gilbert aveva sentito fin troppo spesso uscire dalle labbra di suo fratello a riguardo del suo atteggiamento spregiudicato e si era sempre ritrovato a rispondere, con un sorriso divertito sulle labbra, che il diavolo - o qualsiasi altro demone che si sarebbe trovato a comprare la sua anima - avrebbe semplicemente fatto un buon acquisto visto che era un gran bel pezzo di ragazzo. Ammesso e concesso che esistessero ovviamente.
    Anche se Gilbert scherzava su tutto in realtà - soprattutto nel rispondere in quel modo a Ludwig -, quando si toccavano quegli argomenti si divertiva ancor di più.
    Lui, al contrario del minore, non credeva che nel loro mondo esistessero per davvero entità maligne come i demoni. Non aveva mai avuto delle prove tangibili e per il tedesco erano e restavano solo delle ingegnose storielle create con l’intento di spaventare i bambini. Era quindi inutile dire che lui, ovviamente, non era un marmocchio.
    Usava infatti quelle favolette solo divertirsi alle spalle dei più piccoli, vivendo la sua giornata senza limiti, bevendo e giocando. Era sempre stato un incosciente, ignaro dei pericoli che lo circondavano - guidare e bere non facevano di certo una passeggiata salutare -, seguito in ogni momento dagli sguardi prima divertiti, quando si iniziava con le prime birre, poi ammonitori e preoccupati di Ludwig.
    Nel rispondere in quel modo, però, non sapeva a cosa stava andando incontro nel suo considerare diavoli, demoni e spiritelli vari, solo finzione. Un conto era essere bambini e ritrovarsi spesso e volentieri a pensare che il vicino di casa, che si faceva vivo solo la notte, fosse un vampiro, mentre un altro era essere ormai adulti e aver capito che l’uomo della porta accanto lavorava tutto il giorno fuori città e solo alla sera inoltrata riusciva a mettere piede nella sua confortevole abitazione.
    Gilbert aveva capito la differenza tra la realtà e le stronzate - ovviamente tra gli adulti vi doveva sempre essere un’eccezione, visto che quell’idiota di Kirkland non era tanto sano di mente nel credere alle fatine -, e proprio per quello quando nella notte di Halloween i suoi occhi scorsero l'elegante e minuta figura di un ragazzo asiatico, vestito con un abito viola e rosso finemente lavorato con dei fili d’oro, non sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima notte da essere libero.

    L’aveva osservato a lungo e, dopo aver compreso che era senza un accompagnatore - quello era un locale per la prevalenza frequentato da omosessuali, e le possibilità che aspettasse una donna erano minime -, si avvicinò al giovane, con il chiaro intento di abbordarlo con il suo bell'aspetto.
    Si riteneva stupendo se la si voleva dire tutta - e non mancava mai di farlo presente a se stesso e a quelli che lo circondavano -, nessuno riusciva a resistergli solitamente e, visto che per l'occasione aveva leggermente modificato il suo look per apparire più demoniaco del solito, era certo che anche quel ragazzino non avrebbe fatto tante storie quando gli avrebbe proposto di passare la notte con in sua compagnia.
    Si diede un’ultima e superflua sistemata e, ovviamente, non poté fare a meno di ringraziare i geni dei suoi genitori per aver tirato su una meraviglia come lui. Infatti, era nato albino e i suoi capelli erano così biondi da sembrare quasi bianchi, aveva anche gli occhi scarlatti e, per quella festa di Halloween, non doveva neanche ricorrere a scomode lenti a contatto o ad altri prodotti per ottenere quell'effetto.
    Lui era una bellezza naturale e quindi gli era bastato semplicemente acquistare una coda finta da attaccare ai jeans, indossare la sua felpa nera con un teschio e farsi prestare un forcone per tirare su il suo travestimento e sembrare un demone - un meraviglioso demone per la precisione.
    Si appoggiò quindi al bancone accanto al ragazzo e, sorridendogli sensuale, lo salutò con un semplice: " Ehi, non ti ho mai visto da queste parti.", con il chiaro intento di attirare lo sguardo dell'altro su di sé.
    Aveva un aspetto giovane - forse era addirittura più piccolo di lui e, per questo, si convinse che sarebbe stato meglio informarsi sulla sua età prima di fare stronzate: lui non si chiamava mica Antonio - ma, nell’osservarlo più da vicino, poteva scorgere nei suoi occhi - di un incredibile color ambra, forse dovuto a delle lenti a contatto - una grande saggezza, o almeno così gli sembrava.
    Infondo era un luogo comune che gli asiatici fossero in un certo qual modo più assennati degli europei.
    Scacciò velocemente quei pensieri e provò ancora a dargli un’età, senza però riuscire a definirlo. Sembrava quasi un essere senza tempo e, nonostante le domande e le considerazioni che avevano iniziato ad affollargli la testa, Gilbert riuscì ancora una volta ad ignorare le sue elucubrazioni, concludendo che era giovane e che il suo aspetto, in un certo qual modo indefinito, era solo merito di un bravo truccatore.
    Anche perché altrimenti non sarebbe mai riuscito a spiegarsi le perfette orecchie leggermente a punta che l’altro portava. L'asiatico però lo stupì e, dopo essersi limitato a squadrarlo, tornò ad osservare la pista da ballo del locale, dove finti vampiri, streghe e licantropi - tra cui vi era anche Ludwig che cercava di salvare il suo fidanzato, Kiku, dalle amorevoli e divertite grinfie di Feliciano - ballavano e bevevano da bicchieri che sembravano stracolmi di sangue o intrugli vari, opera degli ideatori della festa.
    Ovviamente l'essere ignorato in quel modo indispettì non poco Gilbert, era abituato a far cadere ai suoi piedi ogni sua 'preda' e quel ragazzino non avrebbe fatto la differenza: sarebbe stata una bella sfida.
    " Sei sicuro di poter stare qui? I minorenni non possono entrare in questo locale.", lo stuzzicò, ricevendo come prima risposta un'occhiataccia dall'altro poi, finalmente, poté sentire la sua voce.
    " Sono più vecchio di te. Quindi gira alla larga.", aveva un chiaro accento asiatico ma al posto di sembrare buffo, riuscì addirittura ad affascinare Gilbert.
    Ovviamente, però, non riuscì a credere a quell'affermazione: non poteva essere assolutamente più grande lui .
    “ Rischi di cacciarti nei guai.”, continuò il ragazzo senza più guardarlo.
    Tuttavia quell’aggiunta, anche se detta con un tono acido e serio, non scoraggiò il tedesco che, al contrario, sfoggiò in ampio ghigno divertito, e si piegò fino a poter sussurrare nell'orecchio della sua preda - era davvero un lavoro da professionisti: non riusciva a vedere imperfezioni e quelle appendici a punta.
    Se sei maggiorenne non vedo in che guai potrei cacciarmi.”, soffiò semplicemente.
    Ammetteva che, nonostante lo intrigasse, era un po’ deluso la mancanza di reazioni del ragazzo, solo per fare un esempio, quando si avvicinava in quel modo, sussurrando direttamente su quella parte così sensibile, le persone rispondevano allo stimolo rabbrividendo o spingendolo via. L’asiatico invece si era limitato a guardarlo con quegli occhi che per qualche istante, forse effetto per qualche gioco di quelle luci che illuminavano il locale, parvero brillare ed affilarsi come le pupille di un gatto.
    Non sfidare la sorte, Gilbert.
    Nel sentire il suo nome sulle labbra di quel ragazzo, il tedesco si sentì rabbrividire tant’è che neanche si interrogò troppo sul come facesse a conoscere il suo nome - sicuramente la sua fama di gran amatore l’aveva ampiamente preceduto, e quello gonfiava il suo ego, facendogli perfino dimenticare l’iniziale delusione.
    “ E se volessi sfidarla?”, ribatté con tono sfrontato riuscendo, finalmente, a far voltare del tutto l’altro verso di lui.
    Venderesti mai l’anima ad un demone?”, domandò l’asiatico di punto in bianco, piegando le labbra in un sorriso per mostrare una finta dentiera con i canini leggermente appuntiti - per Gilbert, esattamente come il trucco delle orecchie, quei denti erano così perfetti da sembrare veri.
    Per il tuo nome e per una notte passata in tua compagnia... sì.”, rispose spavaldo, restando al gioco dell’asiatico riguardo alla domanda che gli aveva rivolto.
    Yao Wang.
    “ Mh?”
    Il mio nome.”, svelò il ragazzo allontanandosi di un passo dal bancone del locale e, con quella risposta, Gilbert comprese di aver ottenuto anche la compagnia di quell’intrigante tipo per quella notte.
    Sorridendo tronfio d’orgoglio infatti seguì Yao verso l’uscita della sala, facendo solo un semplice gesto della mano a Ludwig. Era un cenno che il minore conosceva bene: quella notte non doveva rientrare a casa.
    Fuori dal locale, sin dal primo passo sul marciapiede illuminato da delle luci artificiali, l’aria fresca sferzò il viso del tedesco e, con passo fiero, affiancò il compagno.
    “ Abito qui vicino.”, gli rivelò, invitandolo chiaramente a seguirlo fino alla sua abitazione.
    “ Non c’è bisogno di una stanza per quello che dobbiamo fare.”, rispose Yao, con gli occhi che, stranamente, continuavano a brillare di un bagliore vagamente maligno. Forse, si disse Gilbert, era sempre per effetto della luce, quella volta dei lampioni anche se, sinceramente, non era quello ad importargli. I suoi sensi si erano tutti catalizzati su quanto aveva detto l’altro che, oltre a farlo rabbrividire alla sola idea di poterlo sbattere contro un muro - era quello il significato recondito della frase dell’asiatico -, lo fece ghignare.
    “ Non sembri tipo da cose violente.”, commentò facendo strada verso l’appartamento che divideva con Ludwig.
    “ A te sembrano piacere.”, constatò Yao, senza rispondere realmente all’affermazione del tedesco.
    Abbastanza.”, ammise Gilbert.
    “ Buono a sapersi.”, tagliò corto l’asiatico, ricevendo un’occhiata divertita da parte dell’albino che già pregustava il momento in cui l’avrebbe avuto sotto di sé. Infatti, quando giunsero all’appartamento, si affrettò per condurlo al suo interno e a chiudere la porta a chiave.
    Si sentiva quasi il Lupo pronto a mangiare la tanto desiderata Cappuccetto Rosso e, mentre fantasticava sulle varie interpretazioni sconce di quella favoletta, si ritrovò quasi senza rendersene conto contro il muro dell’ingresso, spinto da un’innaturale forza che l’asiatico tirò fuori all’improvviso.
    Abbiamo un patto.”, dichiarò Yao con voce seria e profonda, tenendogli una mano sul petto, all’altezza del cuore.
    Patto?”, rispose Gilbert, stupito.
    La tua anima per il mio nome e per una notte con me.
    Il tedesco ridacchiò a quelle parole, e piegando le labbra maliziosamente, le lambì con la lingua per inumidirle.
    La mia anima ti appartiene, Yao Wang.”, sussurrò roco, pregustando le piacevoli attività che quel gioco gli avrebbe donato.
    Anche l'asiatico sorrise e, afferrandolo con una mano per la felpa, lo costrinse ad abbassarsi per poterlo baciare, mentre l'altro palmo continuava a restare aperto all'altezza del cuore.
    Ovviamente la posizione era ultima dei pensieri del tedesco che si impegnò solamente a rispondere con gioia a quel contatto, cercando fin da subito di dare il proprio ritmo alle lingue che si carezzavano lascive, insinuandosi nelle loro bocche in un'umida battaglia.
    Il ragazzo ci sapeva fare e Gilbert era piacevolmente stupito da quel suo atteggiamento e dal gioco che aveva iniziato. Orgogliosamente si disse che aveva ovviamente avuto buon occhio, non sbagliava mai un colpo e solo una mente meravigliosa come la sua poteva trovare un amante del genere che riusciva ad eccitarlo solo con semplici frasi e, soprattutto, mandarlo diritto sulla strada per il paradiso con appena un bacio, violento e lascivo al tempo stesso.
    L'unica cosa che lo lasciò perplesso, ma che non lo fermo dal continuare a baciarlo, erano quei denti perfetti. Non sembravano assolutamente finti, non si muovevano ne si staccavano in quella passionale danza che li aveva colti; forse, concluse per tagliare corto e concentrarsi, erano opera del dentista: esistevano per davvero dei pazzi che si facevano fare simili operazioni.
    Però, perso com'era nei suoi pensieri e nell'inseguire la lingua di Yao, non si rese conto del lento ma crescente freddo che gli stava inondando il petto, fino ad arrivargli alla gola. Solo quando un brivido, dovuto a quel gelo, lo scosse se ne accorse e, senza volerlo, si allontanò dalle labbra dell'amante per provare a riscuotersi.
    Quella strana sensazione sparì quasi subito, insieme all'allargarsi del ghigno soddisfatto dell’asiatico.
    Gilbert non si interrogò troppo sulla natura di quel freddo così innaturale e improvviso e, andò invece ad osservare l'espressione dell'altro decisamente troppo demoniaca. Aveva un qualcosa di strano e una vocina nel suo cervello gli diceva che non poteva essere tutta opera di operazioni ed esperti truccatori.
    " Yao...", esordì Gilbert piano. " Che ne dici se ci togliamo questi travestimenti?", propose, sperando che, nel vederlo vesti più umane - possibilmente senza abiti -, quella sensazione lo abbandonasse: si sentiva stranamente inferiore, era come se dinnanzi a lui ci fosse un essere superiore.
    " In camera.", dichiarò l'asiatico fissandolo con occhi ferini che lo fecero tremare sia di un'insana paura che di eccitazione.
    " Ai suoi ordini.", rispose Gilbert con naturalezza. Era come se fosse normale sottostare ai voleri di Yao ma, sicuramente, era solo il suo stare al gioco - era così bravo che si immedesimava subito nel personaggio che doveva impersonare.
    Quindi, sorridendo divertito, condusse l'asiatico nella sua stanza, ordinata in un modo impeccabile - opera di Ludwig e della sua passione per il pulito e per le faccende di casa, per Gilbert il fratello aveva tutti quei muscoli per niente visto che studiava e faceva la casalinga.
    Si privò subito della felpa, restando con una maglia a righe orizzontali bianche e nere e, voltandosi ancora verso Yao, sperò di vederlo già nudo e con un aspetto più umano.
    Si sbagliava: quello che aveva davanti era molto più terrificante.
    " E questo?", l'asiatico sollevò un peluche a forma di panda, osservando prima l'animale di pezza poi Gilbert, che era diventato più pallido del solito.
    L’albino pensava già a come uccidere Ludwig per aver lasciato fuori quel suo ricordo d'infanzia - d'accordo che Gilbert teneva tantissimo a Fritz, il Vecchio Panda, ma non doveva restare lì in bella vista quando portava i suoi amanti a casa.
    " È solo un peluche.", tagliò corto per avvicinarsi e riprendere possesso del panda, ancora osservato da Yao in una maniera che, incredibilmente, lo stupì.
    Era intenerito e non pareva intenzionato a deriderlo per via di quel pupazzo, cosa che sollevò non poco il suo animo, inoltre era quello lo sguardo più umano che desiderava vedere.
    " Ti piace?", domandò più calmo.
    L'asiatico posò il peluche con cura dove l'aveva trovato.
    " I panda sono gli animali tipici della mia terra.", svelò, senza riuscire a nascondere quella strana tenerezza, mista alla nostalgia, che l'aveva colto - il tedesco lo trovò se possibile ancor più bello con quell'espressione.
    " Sei...", Gilbert provò a fare memoria a riguardo della terra natale dei panda. " Cinese?"
    " Esattamente.", rispose Yao.
    " I panda e i pulcini sono i miei animali preferiti.", dichiarò il tedesco, giusto per mostrare all’asiatico il suo buon cuore e, di conseguenza, conquistarlo.
    " Ho fatto un buon acquisto prendendo la tua anima.", ribatté con un sorrisetto soddisfatto, ricordando a Gilbert quel gioco che avevano iniziato.
    " Non te ne pentirai.", ghignò in risposta, togliendosi anche la maglia per restare a petto nudo.
    " Tu non sai a cosa sei andato incontro.", commentò Yao avvicinandosi lento al tedesco, slegando con facilità la cintura viola e rossa che portava legata alla fine vita.
    " Potrei dire lo stesso per te."
    Gilbert già pregustava il piacere che lo aspettava nel possedere quel ragazzo.
    " No. Sei tu quello che si è messo nei guai...", il cinese gli posò la mano sul petto e, ancora con quella forza che pareva non appartenergli, lo spinse sul letto. " E non potrai più tornare indietro.", concluse.
    Gilbert gemette sorpreso e, quando sentì un peso aggiungersi al suo stomaco, si rese conto che Yao si era seduto sopra di lui per potergli legare le braccia alla testiera del letto con la morbida cintura.
    Era eccitante, non poteva negarlo, ma era anche una situazione scomoda e strana. Prima di tutto lui non stava mai sotto - era il magnifico Gilbert e non un ragazzetto qualsiasi -, per secondo... quella forza era strana e innaturale per il fisico così esile del cinese.
    " Che intendi dire?", chiese, senza provare a liberarsi - almeno per il momento.
    " Che la tua anima ora è mia.", dichiarò Yao semplicemente, finendo di imprigionarlo con un’espressione soddisfatta.
    " Certo. È un gioco erotico.", borbottò Gilbert, non contento della risposta.
    " Vedi... tu non sai davvero a cosa sei andato incontro con quel patto."
    " È un gioco infatti!", ripeté ostinato il tedesco.
    " Non si gioca con i demoni quando si parla di anime."
    Il tedesco lo fissò scettico: Yao si era immedesimato troppo nel suo ruolo di demone. O almeno fu quello il suo pensiero iniziale, prima di rendersi conto che tutte quelle piccole cose, che aveva attribuito all'opera di un truccatore, erano troppo perfette.
    I denti affilati, le orecchie leggermente a punta e gli occhi che anche in quel momento sapevano quelli di un gatto...
    " I demoni non esistono!", sbottò ma, in quel momento, non ne era più così sicuro.
    “ Ne hai uno davanti, Gilbert.”, mormorò il cinese, carezzandogli con la sola punta delle dita il petto, all’altezza del cuore.
    “ Non diciamo stronzate! Ho smesso di credere a quelle favolette da tanto tempo!”
    “ Dovresti crederci invece.”, ghignò Yao, mostrando ancora i suoi stupendi denti e facendo brillare le sue iridi di un’insana luce, tant’è che l’albino si ritrovò subito a fissarlo serio, come se qualcosa dentro di sé gli dicesse di crederci.
    " Chi sei?", domandò semplicemente.
    " Il possessore della tua anima."
    Un brivido scosse Gilbert a quelle parole, improvvisamente il gioco era diventato reale e lui... era finito nei guai.
    " Sei mio...", aggiunse Yao, continuando a carezzargli il petto lentamente, graffiandolo un poco fino a far mugolare il tedesco - certo, stava iniziando a prendere coscienza della cazzata che aveva appena fatto, ma il suo corpo reagiva e desiderava l'altro, forse anche a causa di quello che era successo. " Per l'eternità."
    " Non sono un tipo fedele!", gli fece presente come se fosse quella la cosa più importante... come se l’aver perso l’anima non fosse poi una cosa grave.
    " Lo sarai.", rispose placido Yao, piegandosi per sfiorare con la bocca il mento dell’amante, era un tocco leggero e delicato. " Se non vuoi morire mi seguirai sempre..."
    Gilbert tremò - ancora una volta piacere e paura si stavano mischiando insieme, seguite dalla crescente consapevolezza di quanto era accaduto... la cosa più sconvolgente era che Ludwig aveva ragione e che le sue parole erano state decisamente profetiche.
    “ Dai. Smettila di scherzare.”, provò a esordire ma un morso lo fece sussultare e tacere.
    “ Volevi il mio nome e passare una notte con me.”, mormorò il cinese, leccando i segni che i suoi denti avevano lasciato sul mento di Gilbert che, nel sentire quella lingua umida e ruvida sulla sua pelle, restò in silenzio godendosi il momento.
    Aveva iniziato a crederci e, nonostante la mancanza di reazioni spropositate, sentiva semplicemente l’eccitazione che lo stava cogliendo oltre ad altre piccole domande.
    “ Che mi succederà?”, sussurrò chiudendo gli occhi e sollevando il capo docilmente per permettere a Yao di continuare a leccarlo.
    “ Ho già preso la tua anima se è questo che ti stai chiedendo.”, rispose il demone. “ Non puoi rescindere il contratto e della tua vita cambierà poco e niente. Solo il fatto che sei mio e lo sarai in vita e anche nella morte.
    “ Tipo un matrimonio?”, scherzò sollevato Gilbert, riaprendo gli occhi per guardarlo. Non si sarebbe trasformato in un mostro e quello bastava a farlo sorridere: non era pronto a perdere il suo meraviglioso volto.
    “ Il vostro ‘finché morte non ci separi’?”, domandò Yao, ricambiando lo sguardo con quelle sue iridi ferine. “ Non vale niente. L’anima è eterna e tu sarai mio per l’eternità.
    Non diventerò un mostro vero?
    “ Senza anima lo sei già. Non sei un vero e proprio umano.”, spiegò il cinese che ormai aveva capito che doveva dirgli queste cose se voleva chiudere l’ultima parte del contratto.
    Sono un essere meraviglioso! Non voglio che mi spuntino corna e cose simili!”, esclamò Gilbert.
    “ Hai appena perso l’anima e pensi a questo?”, domandò Yao stupito e divertito al tempo stesso.
    “ Certo! Sono il magnifico Gilbert!”
    “ Non sei poi così bello.”
    Cosa?!”, il tedesco lo guardo come se avesse detto un’eresia.
    “ La tua anima era interessante però.”, ammise Yao, sorridendo malignamente. “ Ho fatto un buon acquisto.
    “ Questo l’ho sempre detto! Hai guadagnato un gran bel pezzo di ragazzo!
    Anche il cinese si permise di sorridere normalmente davanti a quell’affermazione e, baciandogli ancora il mento e il collo, mise fine a quella discussione.
    Lo stesso Gilbert, una volta capite quelle piccole cose - doveva ancora prendere atto di tanto altro -, comprese che la sua vita non sarebbe cambiata poi così tanto e se doveva stare con uno come Yao ci guadagnava anche lui infondo.
    Quindi provò a rilassarsi del tutto permettendo, almeno all’inizio, al demone di fare quello che voleva. Perché lui non sarebbe mai rimasto sotto!
    Leggere come petali, le labbra del cinese iniziarono a spaziare prima sull’ampio petto - scosso solo da dei sospiri - poi salirono di nuovo sul collo e verso le labbra di Gilbert.
    Le sfiorò più volte senza donargli un vero e proprio bacio, facendo crescere la frustrazione del tedesco, i cui sensi erano ormai tutti concentrati su quella fine e morbida bocca.
    La voleva, non era per niente abituato a quella situazione di sottomissione, e quello lo rendeva ancor più avido e desideroso di ottenere un contatto più prolungato e umido, che gli veniva puntualmente negato.
    Gilbert poteva solo muovere il capo per cercare di andargli incontro e tendere le braccia che ancora erano immobilizzate sulla testiera del suo letto. Tutti i suoi propositi di lasciare per un po’ le redini di quel nuovo gioco a Yao stavano svanendo velocemente e quest’ultimo, nel vedere l'espressione assunta dal tedesco, si ritrovò a sorridere maligno, mostrando quei perfetti denti demoniaci.
    Era divertito dalla debolezza del giovane uomo e, senza nascondere una certa crudeltà, lo sfiorò ancora, portando però i bianchi canini ad affondare nella morbida carne del labbro inferiore dell'amante.
    Il dolore ed il sangue si mischiarono con la perversione di quegli istanti, eccitando il tedesco e privandolo quasi della capacità di respirare, mentre la lingua di Yao lo carezzava lasciva per ripulirlo da quel liquido scarlatto.
    Gilbert aveva sempre avuto una battuta pronta - sarcastica, sensuale, acida: praticamente perfetta per ogni situazione -, eppure in quell'istante non riusciva a parlare, tutti i suoi sensi erano concentrati sul leggero corpo seduto comodamente sul suo. Fremeva ad ogni singolo movimento e cercava, invano, di liberarsi per afferrarlo con forza ed ottenere prima di tutto quel tanto agognato bacio che, nell'attesa, lo stava uccidendo.
    “ C’è qualcosa che non va?”, chiese Yao, leccandosi le labbra con gusto, assaporando il sangue dell’altro.
    Gilbert aveva desiderato tante cose in vita sua e, con le buone o con le cattive, le aveva sempre ottenute e il non riuscire a sentire la bocca del cinese sulla sua, con quella piccola e morbida lingua che penetrava tra le sue labbra per carezzargli il palato fino a risvegliare la sua, era quanto di più frustrante esistesse in quel mondo.
    “ Secondo te? E non fare il vampiro mordendomi!”, esclamò.
    “ Ai demoni piace anche il sangue. Ma non ci è vitale come per i vampiri.”, spiegò semplicemente il cinese.
    “ Non è questo il punto! Come riesci a resistere al mio meraviglioso corpo? Liberami che ti faccio vedere le stelle!”, era una strana minaccia ma per Gilbert neanche il sesso - l'essere eccitato e poi lasciato lì, in tiro, per puro diletto alla tortura - sapeva essere così frustrante e desiderabile, era certo che fosse il soggetto, e il nuovo legame che si era creato tra di loro, a farlo reagire in quel modo solo con dei baci negati.
    “ Hai detto che vuoi una notte in mia compagnia e la notte è ancora lungi dal terminare.”, ribatté saggiamente il Yao. “ Poi non hai specificato niente in quella proposta...”
    Era sottinteso che io sarei stato sopra!
    “ Questo dovrà insegnarti che è pericoloso stringere dei patti con i demoni.”, le labbra del cinese si sollevarono in un sorriso divertito, quasi infantile, mentre iniziava a sbottonargli i jeans con quelle sue lunghe dita.
    “ Non sapevo neanche che esistessero i demoni!”, sbottò Gilbert, senza nascondere un tono sollevato nel sentire le mani dell’altro così vicine al punto più sensibile del suo corpo. Non sapeva quali fossero le vere intenzioni del cinese, ma sperava che tra di quelle ci fosse il soddisfarlo... e non solo con qualche semplice bacio - anche se continuava a desiderarli come se fossero dell’acqua in mezzo al deserto.
    Si lasciò spogliare con grande aspettativa e quando Yao si piegò su di lui fremette leccandosi le labbra.
    " È così semplice sottometterti...", sussurrò invece il demone, con tono divertito reso quasi buffo dal suo naturale accento, ma era pur sempre dannatamente erotico mentre soffiava quelle parole direttamente nell'orecchio del tedesco, sfiorandone distrattamente il lobo.
    Gilbert boccheggiò appena, rabbrividendo non solo per le carezze che la bocca del cinese gli stava donando ma anche per le parole che gli erano state rivolte.
    Assolutamente no!
    Lui non si sarebbe mai fatto mettere sotto in quel modo e, sfoggiando un ghigno sulle sue labbra, rese rosse dal morso di Yao, ribatté con coraggio e, forse, un po’ di arguzia.
    " È diverso il sottomettersi ed il farsi sottomettere. Qui io ti sto semplicemente lasciando fare... sono curioso di vedere le tue capacità.", sapeva di essere spavaldo e spesso anche bugiardo, ma quella era la sua maschera.
    Era la sua natura e quella, alla fin fine, restava una menzogna anche se si trattava di una mezza verità.
    " Ma davvero?", il cinese rise piano, lasciando ancora Gilbert senza fiato.
    Era dolce e demoniaco al tempo stesso, con un pizzico di sensualità che, forse - o almeno così pensava il tedesco -, neanche sapeva di possedere. Poi c’erano quelle labbra piegate in un sorriso e ancora una volta pensò che dovevano essere sue.
    " Sì.", dichiarò. " Ora baciami.", aggiunse, cercando di dare importanza e forza a quel suo desiderio.
    " Perché dovrei?"
    " Perché è un ordine. Perché non dovresti ubbidire?"
    " Sei adorabile quando fai così.", commentò Yao, spiazzando il tedesco. “ Non hai ancora capito che qui sono io a comandare.”
    Gilbert boccheggiò appena, un po’ per l’espressione assunta dal cinese - era dolce e infantile, non era solito usare quella parola, ma quel demone era davvero carino - e in parte per quanto aveva detto. Aveva un che di oscenamente erotico ma il tedesco non era né tipo da farsi sottomettere né da ubbidire agli ordini egli altri.
    Era una testa calda, faceva sempre quello che voleva quando gli andava e l’idea di dover seguire le disposizioni di Yao gli faceva storcere il naso contrariato... eppure qualcosa gli diceva che se il cinese gli avesse ordinato per davvero qualcosa, lui avrebbe ubbidito senza pensarci due volte.
    Ringhiò un poco nel rendersi conto della situazione nella quale di era cacciato ma non riuscì davvero a sentirsi troppo deluso davanti al viso del demone... era davvero troppo carino!
    “ Hai smesso di lamentarti?”, domandò divertito Yao sempre con quella sua espressione maliziosa ma al tempo stesso dolce che stava diventando in beve tempo il punto debole del tedesco - un qualcosa in lui gli diceva che era colpa del legame che si era instaurato vendendogli la sua anima.
    “ Hn...”, sbuffò piano distogliendo lo sguardo. “ Solo per questa volta.”, dichiarò.
    “ Sei proprio un tipo strano... ma vedremo che fare...”, soffiò il cinese sulle sue labbra, concedendogli finalmente quel tanto agognato bacio.
    Gilbert si lasciò trasportare da quell’umido incontro e mugolò compiaciuto nel sentire le mani di Yao insinuarsi tra le sue gambe per liberarlo dell’ingombro di boxer e per donargli delle fugaci carezze.
    Se resisti...”, mormorò il cinese leccando la bocca socchiusa dell’altro, muovendosi poi per sfilargli del tutto l’intimo. “ Potrei anche slegarti...
    Resistere?”, domandò il tedesco, sentendosi gonfiare l’ego mentre Yao lo osservava nudo.
    Non ottenne risposta, venendo invece bloccato da un altro lungo bacio. Sembrava quasi volerlo far tacere e proprio per quella sensazione fu certo che presto avrebbe ottenuto la risposta.
    Infatti, dopo un leggero fruscio d’abiti, sentì prima le mani del cinese allargargli le gambe, poi il suo membro premere contro di lui senza alcuna preparazione.
    Fremette e si ritrovò - con suo sommo stupore - a desiderare che lo facesse. Si diede dello stupido per quel pensiero così contro la sua solita indole, ma mentre il membro del demone carezzava lento il suo anello muscolare, che si tendeva in spasmi solo al pensiero di essere violato, non riusciva davvero a rimproverarsi per quel pensiero.
    Non era la prima volta che Gilbert stava sotto - quando ancora Ivan non inseguiva Antonio, lui e il russo combattevano per avere il ruolo d'attivo e ogni tanto capitava anche al tedesco di perdere -, ma non poteva di certo dire che il suo corpo fosse preparato e abituato, né che amasse quella posizione.
    Ma c'era ancora quella sensazione, quella voglia di unione che lo spingeva verso il corpo di Yao.
    " Lo vuoi?", con quella domanda, maliziosa e sensuale, il demone attirò su di sé l'attenzione di Gilbert. Tremò ancora per l'eccitazione, ben deciso però a non dare una risposta: lui non era una troia vogliosa di cazzo e non avrebbe mai pronunciato frasi che l'avrebbero reso tale.
    All’albino piaceva fare sesso, certo, ma era anche dell'idea che farlo con delle persone che vendevano il proprio corpo, o addirittura imitarle, non doveva poi essere così piacevole. Il sesso non era solo una cosa fisica ma anche mentale, due o più persone dovevano essere legate dalla passione o dall'attrazione reciproca e non da qualche bigliettone.
    Gilbert però non si era comportato poi così diversamente... aveva barattato la sua anima per dividere il letto con il cinese, e a quel pensiero digrignò i denti.
    " Non sono una troia!", esclamò, tendendo le braccia nel vano tentativo di liberarsi.
    Yao lo guardò confuso poi, intuendo forse le idee del tedesco sorrise divertito, facendo entrare leggermente la sua erezione dentro l'amante per poi ritirarla subito, solo per donargli un assaggio di quello che sarebbe successo.
    " Non ho mai detto che tu lo sia.", gli sussurrò baciandogli la guancia mentre Gilbert restava senza fiato.
    Continuò a donargli leggeri baci fino al collo dove, mostrando i denti, iniziò a morderlo senza però ferirlo: gli piaceva solo sentire i versi che il tedesco emetteva.
    " Ti ho dato la mia anima... per questo.", mormorò Gilbert, ansimando.
    " Sei stato stupido e basta. Ma non ti considero una troia.", spiegò sorridendo.
    " Ehi! Non sono stu-", la sua esclamazione però venne blocca dal membro del cinese che si insinuò in lui con un unico movimento fluido che gli strappò un gemito.
    Non sentì un grande dolore - cosa che accadeva solitamente - ma solo calore e completezza: la sua anima apparteneva a quel demone e anche il suo corpo si stava adattando a quella nuova situazione.
    Tese le braccia ansimando, iniziando sin da subito ad assecondare le secche spinte del cinese, ripagandolo con rochi e bassi versi. Era piacevole e, anche se continuava a desiderare la libertà - almeno dei suoi polsi -, dovette ammettere che non era per niente così brutto stare sotto - ovviamente però era meglio essere lui il dominante, quello non avrebbe mai smesso di pensarlo.
    Yao si muoveva veloce e con spinte secche e profonde, mugugnando per il piacere che lo scuoteva. Gilbert era convinto che sarebbe sembrato ancor più bello sotto di lui, ma anche da quella prospettiva non era niente male, soprattutto mentre si allungava per donargli finalmente la libertà.
    Sentì le braccia prive della morbida stoffa della cintura e per qualche istante fu tentato di ribaltare la posizione, di essere lui a possedere quel maledetto demone, ma si limitò ad abbracciarlo assecondando le sue spinte con energia: era stupendo e fottutamente piacevole.
    Non credeva di poter provare un simile appagamento ma quando il cinese si svuotò in lui, capì di non essere del tutto soddisfatto: mancava ancora qualcosa e Yao gli aveva dato l’opportunità di essere davvero completo.
    Lo allontanò da sé con energia, senza trovare impedimenti, e lo bloccò sotto di sé di traverso sul letto.
    Un ghignò illuminò il bel volto del demone e, sensuale e provocatorio lo invitò con lo sguardo a fare quello che desiderava.
    In fondo un patto è un patto.”, sussurrò il cinese, come a dare voce ai pensieri di Gilbert.
    Sapeva che l'avrebbe potuto prendere subito, la sua erezione inoltre era tesa da far male e sentiva il liquido orgasmico del demone scivolargli lungo le cosce donandogli piacevoli brividi, ma nonostante tutto non era tipo da saltare dei passaggi.
    I preliminari non erano mai stati importanti per lui, ma da quando aveva visto le espressioni che era in grado di suscitare negli amanti, aveva iniziato a preparare i suoi compagni di letto, a carezzarli con crescente voglia e brama, mentre i suoi occhi si beavano delle smorfie di piacere nei loro visi.
    Era eccitato da far male, ma Gilbert non avrebbe mai perso una simile occasione. Capiva solo in quel momento che significava resistere ed era certo che non avrebbe retto. Si sarebbe dovuto riposare prima di riprendere possesso di quel corpo che gli apparteneva per quella notte e non poteva di certo rischiare che il sole sorgesse mentre lui recuperava fiato.
    L'avrebbe preparato: non poteva rischiare di perdere una simile occasione.
    Con più calma e meno foga si piegò per baciarlo, leccandogli con dolcezza le labbra solo per assaporarne il gusto, mentre con le mani iniziò a spogliarlo del tutto.
    Voleva vederlo nudo, sotto di sé.
    Desiderava osservare il suo petto scuotersi per i gemiti e ascoltare il cuore - i demoni avevano un cuore? - battere all'impazzata.
    Doveva godersi quel momento prima di perdere totalmente il controllo di sé.
    Gli aprì la tunica che indossava, carezzandolo per imprimere nella sua mente ogni curva ed ogni cicatrice di quel corpo.
    Si permise di osservarlo: era piccolo ed esile, aveva la pelle chiara che al tocco era morbida e liscia.
    “ Sei stupendo, ma non quanto me.”, sorrise il tedesco, prima di abbassarsi sul demone per lambirgli prima il collo poi il petto lui con le labbra, lambendogli il collo poi il petto, spostando le mani sui fini fianchi del demone, stringendogli come a voler imporre la sua presenza e forza.
    Yao mugolava, forse stupito per quel trattamento. Sicuramente non si aspettava una simile cura da parte del tedesco, ma sicuramente era una cosa piacevole, cosa che Gilbert, un po' per curiosità e un po' per sentire il suo ego gonfiarsi ulteriormente, aveva intenzione di chiedergli.
    " Ti piace?", domandò infatti, leccandogli un capezzolo senza smettere di osservarlo in viso.
    " Nh...", il cinese sorrise, socchiudendo le labbra per sospirare. " Mi hai stupito...", ammise.
    “ Pensavi che ti prendessi subito, eh?”, ghignò Gilbert, mordendo il piccolo bottoncino di pelle che si irrigidì insieme al demone.
    “ S-sì...”, rispose Yao, socchiudendo gli occhi a due lame d’ambra, affilate e liquide al tempo stesso.
    Il tedesco, nell’osservarlo, non si pentì di aver scelto la via della calma - almeno per quell’istante -, il demone era stupendo e nascondeva tantissimo dietro quel suo atteggiamento un po’ crudele e malizioso. Se ne rese conto nel notare come le sue guance si fossero tinte di rosso e nei suoi gemiti bassi come miagolii: era un attacco a tutti i suoi sensi.
    Gilbert si impose ancora la calma e si spinse verso il basso, sul membro umido del cinese.
    Lo leccò pulendolo dal seme che lo sporcava e cercando in quel modo di risvegliare la sua eccitazione, cercando di distrarlo mentre con le dita andava verso l’entrata tesa e calda.
    Yao ansimò compiaciuto e si spinse, senza provare dolore o fastidio, verso le falangi del tedesco. Gilbert si chiese quanti altri amanti avesse avuto per non provare niente a quella leggera penetrazione compiuta solo con le dita ma, forse, era solo perché il cinese era un demone e il dolore non era tra i sensi principali.
    Presto o tardi l’avrebbe scoperto, per il momento doveva solo prepararlo e resistere ancora un po’: cosa che diventava sempre più difficile.
    Il corpo di Yao era caldo ed accogliente iniziava a trovare impossibile trattenersi e dovette suo malgrado velocizzarsi un po’. Il cinese non parve infastidito, neanche quando Gilbert, ormai il limite, allontanò le dita per penetrarlo.
    Entrò prima lentamente poi, nel non trovare impedimenti, affondò completamente sospirando di sollievo quando si sentì avvolgere da quel soffocante ma accogliente calore e il gemito che lasciò la bocca di Yao fu quanto di più erotico il tedesco avesse mai sentito.
    Restò immobile per qualche istante, godendosi quel calore che l’aveva catturato, poi baciandolo, gli donò una prima forte spinta che lo fece inarcare. Ne seguì subito un’altra, profonda che strappò ad entrambi dei bassi versi.
    Gott...”, mugugnò Gilbert chiudendo gli occhi e sfiorando ancora le labbra del demone che, spingendosi verso di lui, lo abbracciò sia con le braccia che con le gambe.
    Aveva un che di dolce quell’atteggiamento assunto da Yao e l’albino non poté far altro che ricambiare ancora la stretta con un braccio, mentre l’altro si insinuava tra i loro due corpi per stringere nel pugno l’erezione del cinese.
    Solitamente il tedesco era solito fare diversamente con i suoi amanti. Dopo i preliminari amava torturarli, portarli lentamente al piacere e poi privarli delle sue mani, solo per sentirli ansimare frustrati e magari spingerli fino a pregarlo. Quello era avere il potere per Gilbert e non aveva mai desiderato altro da un rapporto, ma con Yao... quel demone l’aveva portato al limite della sopportazione.
    Voleva solo raggiungere la soddisfazione poi, come aveva detto il cinese poco prima, un patto era un patto e la notte era ancora lunga - sperava solo di riprendersi velocemente.
    Si mosse ancora, sentendolo gemere ed ansimare, spingendosi con il bacino per assecondarlo e concedersi a lui in tutto e per tutto.
    Una notte con quel dannato demone in cambio della sua anima... non era poi uno scambio così brutto se poteva godere di quelle sensazioni così intense. Che altro poteva desiderare se non altre notti come quella?
    Quella era la perfezione e quell’emozione non lo abbandonò neanche quando raggiunse l’orgasmo dopo aver iniziato a muoversi con febbricitante velocità. Si lasciarono entrambi travolgere dal piacere e, senza sciogliere il loro abbraccio, si distesero più comodi sul morbido letto. Immobili si godettero l’attimo che seguiva l’orgasmo fino allo stabilizzarsi del loro respiro.
    Era un momento di pace e tranquillità, intriso di soddisfazione e di quell’odore così erotico del loro seme ormai mischiato.
    Non appena il suo cuore smise di battergli in gola però, Gilbert non resistette e tirò fuori la sua solita vena spaccona. Si asciugò con l'avambraccio il sudore e guardo Yao con un ampio sorriso.
    " Ammettilo: non hai mai provato un piacere simile con gli altri."
    " Non lo confermo né lo smentisco.", tagliò corto il cinese, socchiudendo gli occhi soddisfatto - sembrava quasi un gatto con quell'espressione, tant’è che l’albino faticò a non abbracciarlo e riempirlo di quelle smielate coccole che piacevano tanto alle ragazzine e che lui non aveva mai riservato a nessuno dei suoi amanti.
    " Come sei crudele.", scherzò, per smettere di pensare a quelle cose così contro la sua personalità.
    " Sono stato anche fin troppo gentile."
    Il tedesco ridacchiò poi, senza riuscire più a trattener quel moto di gentilezza che l’aveva colto, allungò la mano per carezzare il volto del demone. Era bello rilassato in quel modo e Gilbert si domandò che sarebbe successo al sorgere del sole e non mancò di domandarglielo visto che gli mancava quella piccola parte di spiegazione in tutto il suo vendere l’anima.
    “ Che succederà ora?” continuò a coccolarlo, trovando quasi normale l’infilargli le mani tra i capelli lisci. Yao lo guardò quasi beato per quelle carezze e, senza cancellare quell’espressione, fece scorrere lo sguardo per la stanza.
    Mi piace la tua casa.”, dichiarò il cinese.
    “ Grazie. Ma che succederà?”, ripeté il tedesco non soddisfatto dalla risposta, ma ancora una volta non riuscì a ricevere quello che desiderava a causa di un improvviso sbattere di porte e quella della sua stanza spalancarsi.
    “ Gilbert!”
    Ludwig, ancora travestito da licantropo, fece la sua apparsa seguito da Kiku, travestito da ‘kitsune’ - o almeno così era stato spiegato al maggiore dei fratelli dal minore.
    “ Lud! Un po’ di decenza! Bussa almeno!”, esclamò infatti l’albino. “ Mi hai visto mentre ti dicevo di non venire a casa!”
    Quello è un demone!”, ribatté trafelato il biondo indicando Yao. Aveva un’espressione spaventata e preoccupata e Gilbert si chiede come facesse a saperlo.
    “ Ciao Kiku.”, esordì il cinese subito dopo con un sorriso, facendo un segno con la mano all’altro che, sempre con quella sua espressione seria, lo fissò senza mostrare emozioni.
    “ Salve Yao... è troppo tardi?”, domandò semplicemente, come se ormai quello fosse un dato di fatto.
    “ Ehi, va vi conoscete?”, li interruppe Gilbert ancor più stupito, fissando prima il suo amante poi il giapponese.
    Kiku è un demone volpe.”, spiegò brevemente Yao, sistemandosi meglio contro il tedesco. “ Ci conosciamo da secoli.”
    Demone? Lui?!
    “ Che stronzata hai fatto, Gil?”, riprese Ludwig con un filo di voce, come se lo scoprire che il suo ragazzo non era umano non l’avesse minimamente toccato... oppure, già lo sapeva e Gilbert era l’unico ad esserne all’oscuro.
    “ Mi ha dato la sua anima e da oggi mi trasferisco qui.”, rispose il cinese tranquillo, sorridendo ancora.
    “ Cosa?!”
    Gli ogni color d’ambra di Yao lo fissarono taglienti.
    “ Qualcosa in contrario?”
    “ No ma...”
    C’erano tante cose che l’albino faticava a capire e con quella semplice affermazione i suoi dubbi e le perplessità non fecero che crescere... anche se l’idea di poter avere sempre a portata di mano - letteralmente e non - Yao non lo seccava più di tanto.
    “ Ma che ho fatto di male...”, si chiese Ludwig poco dopo, sconsolato.
    “ Già, tra tutti i ragazzi che dovevi trovarti proprio un demone.”, rispose Gilbert sorridendo, calmato ormai quasi del tutto, riprendendo placido a carezzare i bei capelli dell’asiatico - magari era una sorta di demone felino, si sarebbe informato meglio!
    Tu idiota!”, esclamò il minore.
    “ Sono sempre il meraviglioso Gilbert, niente corna, niente code strane o orecchie da animale. E ora, se chiudi la porta, ho una notte ancor più magnifica da concludere.
    I due fratelli si scambiarono una lunga occhiata e alla fine fu Kiku a portare via Ludwig, sicuramente avrebbe cercato di spiegargli meglio che cosa significava l’atto del vendere l’anima, ma tanto all’albino non importava che si sarebbero detti: voleva solo restare con Yao e mettere in chiaro qualche cosa.
    Infatti appena la porta si chiuse posò lo sguardo sulla testa mora del demone.
    “ Dobbiamo chiarire alcune cosette...”
    “ Mh?”
    “ Primo...”, esordì bloccandolo ancora sotto di sé. “ A letto comando io.”
    “ Questo comporta che se ti blocco da qualche altra parte della casa comando io.”, rispose furbamente Yao e, prima che il tedesco potesse controbattere concluse con un: “ Affare fatto.”
    “ Bastardo.”, commentò Gilbert, anche se era alquanto divertito da quella situazione - il cinese lo eccitava e intrigava sempre di più. “ Secondo... ammettilo che ti piaccio! Sono così meraviglioso che vuoi restare qui!
    “ Sei interessante ma non meraviglioso. Poi posseggo la tua anima e mi è di grande comodità restarti vicino.”
    “ Non vuoi proprio darmi questa soddisfazione, eh?”
    “ Abbiamo l’eternità davanti... poi: mi pare che tu sia abbastanza soddisfatto.”, mormorò malizioso, alzando le braccia per allacciarle al collo del tedesco.
    “ Oh sì... lo sono.”, sussurrò Gilbert, piegandosi per baciarlo. “ Sei stupendo...”, aggiunse sincero e si ritrovò subito a sorridere trionfante nel vedere le guance del cinese arrossarsi.
    Era un demone strano che alternata attimi di crudeltà e malizia a quelli di dolcezza come quello e intrigava ulteriormente l’albino: stare con Yao sarebbe stata una continua scoperta.

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    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 10/12/2010, 01:24
     
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    Lo farò Ele<3
    Se ti interessa ho sistemato la fic allungandola con nuove scene<3
     
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    *muore in un lago di bava*

    Quanto sono belli insieme *çç* davvero hanno qualcosa che... sono perfetti, ecco! E Grazie anche dell'accenno alla Ivan/Antonio *__*

    Come potrei non capire Gilbert nello stare per l'eternità con Yao? (A parte il fatto che io sono Gilbert e tu sei Yao quindi... no, meglio starmene zitta nel commentare una fiction dove è Gilbert quello sottomesso XD)

    C'è qualcosa di stupendamente perverso in questa cosa dell'eternità *ççç*

    ma quel 'sei stupendo' finale è qualcosa di infinitamente dolce e bellissimo *____* Aaaaaawwwwww.

    Grazie per avermela dedicata ^O^

    *Va in Modalità Gilbert e salta addosso a Kurenai.*
     
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    *si fa assaltare* Grazie >ççç<
     
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    *stupreggia*

    Piccolo errorino: “ Senza anima lo sei già. Non sei un vero e proprio umano.”, spiegò il cinese che ormai aveva capito che doveva dirle queste cose se voleva chiudere l’ultima parte del contratto.

    Dirgli. Le cose le deve a dire a lui quindi è maschile.

    *continua a stupreggiare e, a differenza della fiction, sta sopra u__u*
     
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    Grazie<3 E non contarci >çç< Sono io che comando ù_ù
     
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    Sono un demone anche io, ecco u__u La tua anima mi appartiene come la mia appartiene a te sìsì u__u
     
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    Se legge Francis ti ammazza mi saXD
    Ma tanto Francis sa che appartengo a lui ù_ù
     
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    Che faccio, cancello il messaggio? XD
     
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    Nah<3 Ho avvertito Francis ù_ù non ucciderà nessuno<3
     
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    Sicura? Mi avrai sulla coscienza se no XD
     
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    Ma dai ù_ù
     
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  13. «pio»
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    ddio, me la son riletta almeno tre volte per quant'è bella *___*
    cioè, riesci ad immedesimare Gilbert in un modo assurdamente magnifico *^*
    e poi la coppia è carina C:
    sono schiantata dal ridere all'entrata in scena di Lud X°° giuro, sono cascata dalla sedia xD
    veramente, complimOnti *w*
     
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    Grazie ^O^
     
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