Little Bastard

NC-17 | Caleb Adler/Nolan Collins

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    Autore: Princess Kurenai
    Titolo: Little Bastard
    Fandom: Originale
    Personaggi: Caleb “Cale” Adler, Nolan Collins
    Pairing: Caleb/Nolan
    Genere: Introspettivo, Erotico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: Oneshot, Slash, Dirty Talking, Lemon, Oral Sex, Rimming, Anal Fingering, Anal Sex
    Conteggio Parole: 7760

    Note: 1. Scritta per il concorso della pagina FB “Io scrivo su EFP”, il “Promtiamo Halloween Edition”… anche se credo di aver cannato il tema LOL
    2. Non dovevo scrivere una originale. Non volevo per davvero… dovevo scrivere una Hansencest da PacRim, ma alla fine è nata lei °A°
    3. Ovviamente il locale citato non esiste, così come la videoteca nominata alla fineXD
    4. Altre note random totalmente inutili *O* I nomi dei personaggi. Lo sanno tutti che il mio nome maschile preferito è Caleb (Cale come diminutivo <3). Nolan mi piaceva come suonava. Adler è in onore di Irene Adler ovviamente X°D
    5. I prestavolto sono Max Martini (Caleb) e Robert Kazinsky (Nolan). Come ho già detto, inizialmente volevo fare una fic su PacRim ma… non avevo ispirazione. Poi dopo aver detto ad una ragazzina che alleno: “Io alla tua età non mi comportavo così” è nata l’idea di mostrare “due mondi”. Quello di un uomo adulto e quello dei classici ragazzini, teste di cazzo, che popolano questo mondo. Ed i volti sono comunque rimasti quelli di Rob e Max XD
    6. Il banner è opera mia bla bla bla, le solite cose.
    7. Dediche di rito. Come ogni cosa che scrivo, la fic è dedicata a Thomas perché mi sopporta e mi da ottimi suggerimenti. Ed anche alla mia sorellina, Lucrezia, che mi sopporta pure leiXD
    8. Non betata<3


    ENYcC5F



    Quando Caleb aveva incontrato Nolan per la prima volta, si trovavano entrambi al Samhain, un Irish Pub di Sydney.
    Caleb Adler era un assiduo frequentatore di quel locale - tavolo da biliardo, freccette, birra: non poteva chiedere di meglio -, mentre Nolan era ‘quello nuovo’, entrato in quel posto dimenticato da Dio durante una serata come tante altre.
    Era impossibile non notarlo tra tutti quei volti ormai conosciuti - gente che, al pari di Cale, faceva la muffa in quel locale.
    Nolan era un ragazzino, forse appena uscito da scuola. Con un leggero accenno di barba, capelli castani e brillanti occhi azzurri, ma soprattutto con una personalità che, come era ovvio, non aveva tardato ad attirare le attenzioni su di sé.
    Se si tralasciavano gli abituali del Samhain, tanta gente era entrata ed uscita dal pub. In tanti passavano, si fermavano per una birra e se ne andavano senza lasciare anche il solo minimo ricordo della loro persona. Ma quel tipetto, al contrario, era entrato e non se ne era più andato.
    Ogni sera faceva il suo ingresso al locale, ordinava la sua birra e chiacchierava con chi gli capitava a tiro… riuscendo in ogni modo a catalizzare su di sé gli sguardi di tutti.
    Era un tipetto niente male, con la lingua lunga ed un ghigno malizioso che - Cristo, Cale sentiva le mani prudergli al solo pensiero - sembrava attirare gli schiaffi… ma alla fine, gli unici colpi che Nolan riceveva risultavano essere delle amichevoli pacche sulle spalle. Cose che, a conti fatti, lo avevano fatto passare da essere ‘quello nuovo’ a diventare un cliente abituale del pub. E giorno dopo giorno Cale, volente o nolente, aveva imparato a conoscerlo pur non avendo mai avuto a che fare direttamente con lui.
    Anche se, a dirla tutta, un’interazione l’avevano avuta. Una cosa di poco conto che si poteva riassumere con un: « Ehi Caleb! Questo piccolo bastardo fa Collins di cognome. Parente della vecchia strega?», iniziato da Connor, il barista, e che si era conclusa con un secco ‘no’ da parte sua e da una risata da parte del più giovane.
    Collins era sicuramente un cognome comune e non lo stupiva più di tanto il fatto che quel ragazzo e sua madre lo condividessero. In ogni caso era certo che non fossero parenti visto che non aveva fratelli - qualche lontano nipote? Poteva anche essere dato che Caleb non prendeva più parte alle noiosissime cene di famiglia da anni.
    In ogni caso, Nolan - ventun anni, amante del rugby e di saghe tipo Star Wars e Star Trek, ovvero cose che Cale aveva scoperto con il passare delle settimane - non aveva mai tentato un approccio con lui.
    Scherzava e parlava con tutti tranne che con ‘il vecchio Adler’ e, con l’intraprendenza tipica della sua età, ‘flirtava’ con chiunque fino a riuscire a farsi offrire da bere.
    “ Figli di puttana”, Cale li chiamava così i tipi come Nolan ma, come un’idiota, si trovava a chiedersi perché ‘tutti’ tranne lui.
    Era... un affronto al suo orgoglio maschile.
    Bisognava ovviamente precisare che Caleb aveva ormai raggiunto una certa 'consapevolezza' riguardante la sua sessualità e che, come la maggior parte di quei vecchi maniaci del Samhain, aveva convenuto che ‘uomo’ o ‘donna’ non faceva più differenza alla sua età.
    Il problema sorgeva nel rendersi conto di essere interessato ad un ‘ragazzino’, esattamente come tutti gli ubriaconi in quel pub - con la differenza che lui, ormai, non si struggeva più per delusioni finanziarie o matrimoniali.
    Nolan era giovane e chiaramente disponibile. Il volto ‘nuovo’ e ‘fresco’ di quel locale frequentato per lo più da vecchi trinconi - Cale stesso con i suoi quaranta cinque anni sentiva di poter rientrare in quella categoria.
    Decisamente fuori posto al Samhain.
    Non aveva una famiglia? Una fidanzata? Il college da frequentare? Amici della sua età?
    No. Sembrava che la sua vita iniziasse e finisse in quel locale… e per quanto Cale volesse smettere di pensare a Nolan, quando quel ragazzo metteva piede nel locale lui si ritrovava istintivamente a tenerlo d’occhio per evitare che facesse qualche stronzata. Neanche fosse suo padre - e poteva pure essere suo figlio, e la cosa lo faceva non poco irritare.
    In ogni caso, tralasciando i pensieri da falliti, depressi e maniaci, si era chiesto più volte che cosa avesse di tanto speciale Nolan da riuscire ad attrarlo in quel modo.
    Niente. A parte gli occhi chiari. La sua espressione maliziosa. Il corpo. Le mani. La voce...
    Gli piaceva, dannazione.
    Gli piaceva come anni prima gli era piaciuta Annie - la sua ex moglie.
    Lavorava in banca e a lui era bastato vederla una sola volta per sapere che era 'quella giusta'. Aveva più o meno l'età di Nolan, e come un'idiota aveva trovato ogni scusa per entrare dove lavorava la donna, o almeno farsi trovare sempre nei dintorni.
    Di conseguenza, per Caleb quelli erano gli stessi 'sintomi' - gelosia compresa. Ovviamente non aveva nessuna intenzione di farsi avanti con Nolan, perché significava rendersi ridicolo oltre che apparire come uno di quei classici padri di famiglia scontenti della propria vita che cercavano di infilarsi nei pantaloni del ragazzo.
    E tenendo per se quegli assurdi sentimenti lasciò passare i giorni e le settimane, fino a farli diventare mesi. Non poteva dire che le cose stavano 'andando bene' ma non erano nemmeno cambiate con Nolan continuava a 'flirtare' con chiunque, e lui invece a fissarlo, truce, dal fondo del locale.
    Forse di tanto in tanto aveva beccato il ragazzino a fissarlo, ma non si era mai fatto avanti.
    Cale era frustrato da quella cosa? Sì, decisamente, ma a conti fatti non sarebbe cambiato niente anche se si fosse avvicinato.
    Era un uomo adulto, aveva ormai smesso di credere al classico idillio d'amore. Per lui ormai esisteva solo quel locale, la birra, il biliardo e qualche buona scopata di tanto in tanto.
    Un quadro patetico, doveva ammetterlo, ma non si lamentava. Da qualche anno a quella parte, da quando Annie se ne era andata per la precisione, la sua vita era quella: un lavoro noioso in una fabbrica di coperture industriali ed il Samhain.
    Tuttavia Nolan ‘esisteva’, ed il fatto che gli piacesse rendeva tutto complicato anche perché doveva ancora capire se si trattava di un interesse fisico o di qualcosa di romantico - e Cristo, sperava che non lo fosse: sarebbe stato imbarazzante oltre che da deviato mentale.
    Ma per quanto Caleb cercasse di tenersi alla larga, si ritrovò ben presto nella condizione di non poter fare a meno di farsi avanti. Era metà ottobre, e quella che stava cambiando tutte le carte in tavola era apparsa come una serata non tanto diverso dalle altre passate al Samhain, con lui beveva e giocava a freccette e a biliardo e Nolan a bere a sul volta al bancone in compagnia di qualche vecchio maniaco.
    Era quasi consolante per Cale sapere che per quanto il ragazzo apparisse 'disponibile', nessuno in quel pub fosse ancora riuscito a portarselo a letto - era un locale dove tutti parlavano, una notizia del genere sarebbe subito uscita allo scoperto -, e solo per quel motivo trovò impossibile non allarmarsi quando Nolan ed il suo ‘compagno’ di bevute per quella serata sparirono alla sua vista da un momento all’altro.
    Caleb non pensò neanche per un istante che il giovane se ne fosse andato - restava fino a tardi, proprio come lui -, e stringendo in mano la stecca da biliardo, percorse con grandi falcate il pub fino ad infilarsi nei bagni. E da lì, quel blando equilibrio che si era creato andò rapidamente in mille pezzi, come la stecca sulla testa del grassone che stava baciando e toccando Nolan.
    Ovviamente quel gesto non aveva causato nessuna grave conseguenza - Caleb aveva semplicemente ringhiato qualcosa in direzione del maniaco e si era poi dovuto sorbire le battute di cattivo gusto sulla sua palese gelosia -, se non quella di attirare le attenzioni di tutti i pettegoli del locale ed immancabilmente anche quelle del giovane.
    Nolan in ogni caso era inizialmente apparso confuso - doveva aver bevuto qualcosa di troppo forte o chissà che altro -, poi dopo qualche bicchiere d'acqua ed un po' d'aria fresca, si era ripreso... sempre sotto la supervisione di Cale, rosso in volto per l’ira e l'imbarazzo.
    Inizialmente il loro ‘primo dialogo’ - così come l’unica interazione che avevano avuto in tutti quei mesi - si rivelò piuttosto spiacevole con un: « Stai meglio, ragazzino?» seguito da un: « Potevi farti i cazzi tuoi, vecchio», che aveva spinto Cale a rientrare nel locale fumante di rabbia, ordinandosi una birra e riprendendo a giocare a biliardo per sfogarsi.
    Aveva fatto una stronzata e ne stava già pagando le conseguenze. Alla fine però Nolan era tornato dentro il Samhain, aveva preso a sua volta una stecca e si era unito con lui al tavolo. Non avevano parlato - Caleb era testardo e quel ragazzo gli teneva decisamente testa -, avevano solamente giocato.
    Dopo quell’avvenimento ne erano seguiti tanti altri che avevano cambiato ancora una volta il regolare scorrere delle serate nel locale. Perché quando Nolan entrava al Samhain non andava più di filato al bancone - dove lo attendevano i suoi ‘ammiratori’ -, ma raggiungeva Cale con due birre in mano ed un sorrisetto malizioso in volto.
    Forse Nolan provava riconoscenza nei suoi confronti. Era probabile, ma era anche altrettanto chiaro che non lo avrebbe mai dimostrato apertamente.
    In ogni caso, il loro rapporto si presentò sin da subito ‘complicato’. Erano ben lontani dall'andare d'accordo e il più delle volte discutevano, anche animatamente, per le cose più futili, ma in altrettanti momenti riuscivano a passare delle serate abbastanza piacevoli l'uno in compagnia dell'altro. Anche perché, come Cale aveva notato, con lui Nolan non si comportava come un 'figlio di puttana' - non cercava di sedurlo come faceva con gli altri - ma ‘scherzava’ e lo ‘sfotteva’ amichevolmente.
    Per quasi due settimane avevano portato avanti quello strano rapporto tra partite a biliardo - o con le freccette - e birra. Tant’è che per Cale la vicinanza di Nolan era diventata già una nuova abitudine - non doveva più guardarlo da lontano e ringhiare incazzato per ogni uomo che allungava un po’ troppo le mani -, poi però, di punto in bianco, il giovane aveva saltato una serata. Cosa che non era mai accaduta durante quei mesi.
    Cale aveva ovviamente tentato di non lasciarsi prendere dal panico quando non lo aveva visto, ma quando era venuto a mancare anche il giorno successivo si era dato dello stupido per non aver mai chiesto al ragazzo dove abitasse o il suo numero di telefono - non lo aveva fatto solo perché non voleva sembrare un vecchio maniaco.
    Si chiese allora che altro sapeva di Nolan. Cosa aveva scoperto di nuovo da quanto avevano stretto quella sorta di rapporto?
    Non frequentava il college e lavorava in una videoteca - Cale aveva alcune tessere di quei negozi, ma erano comunque troppi a Sydney per poter individuare quello giusto - e viveva da solo. Niente che in ogni caso potesse dargli un indizio su come trovare Nolan.
    Poteva essergli successo chissà che cosa - idiota come era quel ragazzino poteva aver fatto qualche stronzata - e lui non sapeva che fare.
    Era preoccupato? Maledettamente. Ed il trentun ottobre - il ‘terzo giorno’ - quando entrò al Samhain, schivando per pura fortuna un gruppetto di bambini travestiti per Halloween che stava correndo sul marciapiede, si sentì quasi rinascere quando vide il ‘suo piccolo bastardo’ giocare con le freccette.
    Avvertì subito un notevole sollievo quando Nolan si voltò verso di lui con un sorriso malizioso, ma sentì anche la familiare voglia di afferrarlo per il colletto e tirargli un pugno in pieno viso.
    Si permise di osservarlo da capo a piedi come per assicurarsi che fosse completamente intero, stupendosi quando gli parve di notare dell’eyeliner attorno agli occhi. Indossava inoltre una maglietta nera con una grande zucca disegnata e con scritto “This is Halloween, bitch!”.
    Era proprio un ragazzino - come quelli fuori dal locale che stavano andando di casa in casa come idioti alla ricerca di dolci -, ma sembrava ‘sano’ come le sere precedenti.
    Eliminò allora la distanza che li separava velocemente, pronto a fargli quella che si sarebbe potuta definire ‘una paternale’.
    « Ehi vecchio!», lo salutò con un cenno del capo Nolan, e senza alcun preavviso Cale lo prese per davvero per il colletto.
    « Che fine avevi fatto?»
    Il ragazzino non apparve intimorito, anzi: sembrava al contrario divertito.
    « Quante volte devo ripeterti di farti i cazzi tuoi?», ribatté, e Caleb per poco non lo spinse contro il muro.
    « Sono cazzi miei se riguardano te».
    Era una pessima scenata di gelosia ma ormai, come diceva sempre, aveva il bersaglio e doveva sparare.
    Il sorriso di Nolan non si spense neanche per un attimo e Cale ebbe quasi la sensazione di essere caduto nella trappola di quel piccolo bastardo.
    « Allora dovremo parlarne altrove, non pensi?»
    Era un invito? Dannazione, lo era. Quello era un maledetto invito... al quale Caleb rispose afferrandolo per il braccio e trascinandolo fuori dal Samhain - tutti li stavano guardando e c'era addirittura chi sembrava sul punto di scoppiare a ridere, ma a Cale non importava minimamente.
    Prese subito la strada del suo appartamento - ringraziando il fatto che vivesse vicino al pub -, schivando le zucche intagliate sui marciapiedi, proprio all'ingresso delle case, ed ignorando i bambini vestiti da zombie, streghe e da altri mostri che affollavano le strade.
    Il suo unico obiettivo era quel buco nel quale viveva. Nient'altro.
    Nolan non si ribellò minimamente a quella sua reazione. Al contrario, le sue labbra erano piegate in quel suo insopportabile sorrisetto da schiaffi e si lasciava guidare per quelle stradine senza fiatare.
    Una volta entrati nel palazzo dove Cale viveva, quest’ultimo iniziò a sentire una vaga sensazione di ‘colpa’.
    Cosa stava facendo? Stava davvero portando quel piccolo bastardo a casa sua? E per fare cosa?
    Si morse l’interno della guancia cercando di nascondere quel suo palese nervosismo ed aprì il suo appartamento, invitando Nolan ad entrarvi.
    Il ragazzo a quel punto sembrò non voler attendere oltre, ed una volta chiusa la porta alle sue spalle afferrò Caleb per il colletto della camicia ed unì le loro labbra. La sua iniziativa venne ovviamente apprezzata dall’uomo che, una volta superato l’iniziale stupore ed il disagio, lo fece appoggiare contro l’uscio, carezzandogli lentamente i fianchi e la pelle sotto la maglia.
    Quanto aveva desiderato baciarlo in quel modo? Neanche lo sapeva, ma ormai non aveva più importanza.
    « Così... vivi qui», commentò Nolan staccandosi per riprendere fiato, restando però ugualmente vicino alle labbra dell’uomo, « È... comodo vivere così vicino al locale».
    Caleb strinse le mani sulla maglia del ragazzo.
    « Tu dove vivi piuttosto», ribatté, ritrovandosi a mugugnare quando il ragazzo mosse il bacino contro il suo.
    « Vuoi venire a trovarmi?», ghignò Nolan.
    « Solo per prenderti a calci in culo se osi sparire un’altra volta», ringhiò Cale facendo ridacchiare l’altro.
    « Mmhh… abbastanza lontano», rispose qualche momento dopo il più giovane, lasciando Caleb quasi spiazzato.
    « Perché cazzo vieni al Samhain allora?»
    Non aveva senso. Sydney era piena di pub, molti dei quali decisamente più adatti ad un ragazzo della sua età.
    Nolan gli morse però giocosamente il labbro inferiore, tirandolo verso di sé con i denti.
    « Per un vecchio del cazzo che per mesi ha fatto finta di non essere interessato a me», sussurrò, lambendo poi la pelle offesa con la lingua e lasciando Cale senza parole.
    Che cosa voleva dire?
    « Andiamo Caleb», esclamò Nolan quando non ottenne alcuna risposta, « Non ci vuole un genio a capire che quel cazzo di vecchio idiota sei tu».
    Se si trovavano in quella situazione era abbastanza chiaro che fosse proprio lui quel vecchio, constatò l’uomo, quello che gli sfuggiva però era il motivo di tutto quello.
    Perché proprio lui?
    « Abbiamo parecchie cose da dirci allora», tagliò corto cercando ancora la sua bocca, scontrandosi subito con l’entusiasmo del giovane.
    « Videoteca», ansimò Nolan quando le labbra di Caleb si allontanarono dalle sue, « Ti ho visto lì... un paio di volte», spiegò tra un bacio e l'altro.
    L'uomo non rispose, stupito ed anche divertito da quella scoperta - in fin dei conti, non erano poi così diversi.
    « È stato difficile scoprire che altri posti frequentavi», aggiunse poi il ragazzo, iniziando ad aprirgli la camicia.
    « Hai fatto la puttana con tutti», ribatté invece Cale, aiutandolo a spogliarlo e cercando di fare la stessa cosa con Nolan.
    « Attiravo la tua attenzione e bevevo gratis».
    " Figlio di puttana", decretò mentalmente Caleb prima di far scivolare le labbra verso il basso, soffermandosi inizialmente sul mento e poi sul collo.
    « Però, ha funzionato, no?», concluse Nolan con soddisfazione, tirando indietro il capo per permettere all’altro di muoversi con più libertà.
    Su quello l'uomo doveva dargli ragione. Provandoci con tutti ed ignorando proprio lui lo aveva attratto più del previsto... ma era ugualmente un figlio di puttana.
    Allora gli aprì frettolosamente i pantaloni, abbassandoli il più possibile insieme ai boxer indossati dal ragazzo.
    L'erezione era già dura, e Nolan parve sospirare sollevato quando l'intimo arrivò alle ginocchia.
    « Che fine avevi fatto in questi giorni?», chiese.
    « Dovevo lavorare per una cazzo di convention», rispose il ragazzo quasi seccato, aggiungendo poi un: « Ti sono mancato a quanto vedo».
    Cale ringhiò per quell’insinuazione, purtroppo veritiera, ed iniziò senza alcun preavviso a masturbarlo - lo sentì tremare ed appoggiarsi alla porta per non cadere.
    Nolan gemette sin da subito sotto le sue carezze, muovendo il bacino contro la mano dell’uomo con fare lascivo. Era talmente bello e sensuale che Cale, anche senza toccarsi, sentì il suo sesso tremare dentro i pantaloni.
    « Mi hai fatto incazzare».
    Era una mezza verità, e ad essere sinceri Caleb non era intenzionato ad ammettere né la sua gelosia né la preoccupazione.
    Voleva però fargliela pagare per quei mesi infernali e strinse infatti la presa sull'asta, facendolo sussultare.
    « Era questo quello che volevi, vero piccolo bastardo?», chiese, ricevendo un "sì" basso e frustrato in risposta, « Hai fatto la troia con tutti quei vecchi ubriaconi quando ti bastava aprire le gambe per me per avere tutto questo».
    « E il divertimento dov’era poi, scusa?», ghignò Nolan, ma quando tentò di aggiungere qualcos’altro Caleb riuscì a bloccarlo iniziando a sfregare con lenti movimenti circolari il suo palmo sul glande del giovane. Lo vide aprire la bocca e sgranare gli occhi prima di emettere un gemito, e sentendosi pienamente soddisfatto da quella reazione Cale continuò a toccarlo in quel modo con studiata lentezza.
    Ascoltò i gemiti di Nolan e l'erezione ingrossarsi lentamente sotto le sue attenzioni, studiò con attenzione il suo corpo, i capezzoli rosei e la leggera peluria sul petto e quella più fitta vicino al pube.
    Era bello e sensuale. Lascivo quel che bastava per spingerlo a desiderare di prenderlo lì su due piedi, senza aspettare altro.
    Premette la mano con più sicurezza, sfregando il palmo con vigore fino a sentirlo inumidirsi.
    Si avventò allora di nuovo sul collo, accompagnando quei movimenti con morsi e lente lappate.
    « C-cazzo vecchio... datti una mossa!», esclamò d'un tratto Nolan, frustrato.
    « Forse non lo hai ancora capito», ribatté Caleb, bloccandolo di nuovo contro la porta ed allontanando del tutto le mani, « Qui comando io, e se ti dico di inginocchiarti e di succhiarmelo tu che fai?»
    Nolan lo guardò inizialmente stupito prima di sciogliersi in un sorriso malizioso.
    « Ti risponderei: quanto forte devo succhiare, signore?», ironizzò aprendogli i pantaloni ed abbassandosi tra le gambe dell’uomo come se quello fosse realmente un ordine.
    Cale avrebbe anche voluto ridere per quella battuta, ma quando Nolan liberò la sua erezione per prenderla in bocca si sentì solo in grado di gemere.
    Stava ‘scherzando’. Voleva semplicemente far valere la sua autorità… ma sinceramente non gli dispiaceva per niente quella situazione.
    Soprattutto quando il ragazzo iniziò a suggere lentamente il glande, muovendoci contro la lingua. Nolan teneva gli occhi, ancora cerchiati dall’eyeliner scuro, fissi su di lui come per sfidarlo, stringendo la bocca attorno alla punta prima di farla scivolare sempre più all’interno.
    Le guance si stringevano mentre succhiava e le ginocchia di Caleb tremavano quasi violentemente sotto le attenzioni del ragazzo.
    Era maledettamente bravo e la cosa, oltre ad eccitarlo, gli fece sentire un vago senso di gelosia che iniziò a pungergli insistentemente lo stomaco.
    « Chissà quanti cazzi hai già succhiato, piccolo bastardo», ringhiò, dando voce ai suoi pensieri.
    Nolan non rispose, preferendo invece sorridere e continuare a succhiarlo quasi con entusiasmo, arrotolando la lingua attorno all’asta e spingendola quasi fino alla gola, lasciando che fossero effettivamente le sue capacità a parlare per lui. Cosa che Cale - nonostante le violente ondate di piacere che gli stavano rubando dei vergognosi gemiti -, non riuscì a sopportare e ringhiando lo afferrò per i capelli, allontanandolo con rabbia dal suo sesso gonfio ed umido.
    Il ragazzo gli rivolse un’occhiata stupita ma non fiatò neanche quando Caleb insistette con un: « Quanti?»
    Era geloso. Geloso come non lo era mai stato in vita sua. Neanche con Annie aveva mostrato un simile attaccamento, mentre con Nolan… con lui tutto sembrava diverso e la cosa, oltre a spaventarlo, sembrava eccitarlo ulteriormente.
    « Rispondi».
    « Ma che cazzo ne so! Andiamo Cale, non sarai mica geloso!», esclamò frustrato, e forse un poco imbarazzato, il giovane.
    « Tirati su», ordinò irritato l’uomo e Nolan, rimettendosi in piedi, si ritrovò sbattuto di nuovo contro la porta.
    Emise un lamento che si trasformò rapidamente in un gemito quando la mano di Caleb si posò sull’erezione prima di stringerla nel pugno. La massaggiò lentamente, senza alcuna fretta, facendo scorrere il palmo e le dita sull’asta e poi sui testicoli.
    Cale rafforzò la presa, premendo il proprio corpo contro quello del ragazzo che, continuando a gemere, accolse quelle carezze con chiaro entusiasmo.
    Sinceramente l’uomo non era in grado di rispondere all’insinuazione del ragazzo sulla sua gelosia. Aveva già ammesso di esserlo ma farlo ad alta voce era tutta un’altra cosa.
    Significava ammettere l’importanza di Nolan, sviluppata durante quei mesi, e Caleb non era certo di voler affrontare quell’argomento… non in quel momento mentre la sua mente stava venendo offuscata dal pensiero di altri uomini.
    In quanti avevano toccato il ragazzo? Per i suoi gusti erano in ogni caso troppi, e voleva cancellare quel ricordo dalla pelle di Nolan.
    Voleva che si ricordasse solo ed esclusivamente quello che gli avrebbe fatto lui.
    E così come erano iniziate, quelle carezze cessarono strappando a Nolan un verso di puro disappunto.
    « C-Cale!», esclamò, spingendo il bacino verso la mano immobile dell’uomo che, dapprima silenzioso, gli leccò l'orecchio, percorrendolo lentamente con la lingua.
    « Voglio che tu ora vada in bagno, Nolan», esordì con un'innaturale voce calma, « Sai cosa devi fare se vuoi che io ti fotta fino a domani mattina?»
    Il giovane annui, continuando a muovere il bacino verso la mano ancora immobile, e Caleb non poté non sentire il petto gonfiarsi d'orgoglio nel vedere il potere che stava esercitando su Nolan.
    « Dillo», sibilò, osservando il corpo del ragazzo scosso da un brivido.
    « D-devo lavarmi...», soffiò il giovane stringendo i denti.
    « E sai anche perché?», chiese Cale, mordendo delicatamente il lobo senza però ottenere una vera e propria risposta - il giovane annuì ancora, guardandolo carico di frustrazione e necessità.
    « Perché sei un maledetto maniaco», ringhiò Nolan premendo le mani sulle spalle di Caleb per allontanarlo, « Dimmi dov’è quel fottuto bagno», aggiunse, e l’uomo, piegando le labbra in un sorriso, si tirò di nuovo su i pantaloni per fargli fare un rapido tour dell’appartamento.
    In realtà non c’era tanto da vedere. L’ingresso, la cucina, un minuscolo salottino dove guardava le partite di football ed infine la sua camera da letto accanto al bagno.
    « Datti una mossa, ragazzino», lo incoraggiò dandogli una sonora pacca sul sedere che fece quasi balzare Nolan.
    « Dovresti ringraziarmi al posto di trattarmi in questo modo! A quest’ora potevo essere a casa, a fare la maratona di film horror e a strafogarmi di dolcetti che, ovviamente, non avrei dato ai mocciosi per Halloween!», lo rimproverò il ragazzo con tono divertito, ricevendo in risposta un profondo bacio da parte di Cale.
    « Vuoi ancora i dolci?», domandò l’uomo sulle labbra del giovane lasciandolo per qualche istante a boccheggiare.
    « Decisamente no… ma sei e resti un pervertito», tagliò corto Nolan ridacchiando, andando poi a chiudersi nel bagno con una certa urgenza.
    Caleb, rimasto solo, osservò per qualche istante la porta prima di entrare nella sua camera constatando che il giovane aveva suo malgrado ragione.
    Era un pervertito.
    Non solo era attratto da un ragazzino, di uno che poteva benissimo essere suo figlio - vent’anni di differenza erano tanti -, ma era soprattutto geloso e possessivo.
    Cale aveva ormai smesso di credere all’amore e ad altre stronzate varie - l’aveva fatto con Annie e si era ritrovato fottuto in un appartamento neanche lontanamente paragonabile alla sua vecchia casa -, ma con Nolan era stato diverso.
    Quel piccolo bastardo lo sfidava e gli teneva testa, risvegliava in lui istinti che credeva di aver perso o, addirittura, di non possedere.
    Ovviamente non se la sentiva di vedere quel ‘rapporto’ sotto una luce romantica, ma era molto vicino a poterlo considerare ‘importante’.
    Sospirò e si buttò sul letto prendendo dei lunghi respiri per calmarsi, lasciando che alle sue orecchie giungesse il rumore dell’acqua proveniente dal bagno. E l’idea di Nolan sotto la doccia che si preparava per lui rese vani i suoi tentativi di recuperare il controllo.
    Si passò la mano sul volto soffocando un verso e la voglia di ficcarsi una mano tra le gambe e masturbarsi, preferendo invece rialzarsi e spogliarsi - non voleva perdere tempo ed era certo che il ragazzo avrebbe apprezzato la sua iniziativa.
    Lanciò allora per terra i pantaloni ed i boxer, cercando nei cassetti il lubrificante ed i preservativi, trovandoli proprio quando il rumore dell’acqua cessò.
    Rimase fermo ad ascoltare i movimenti provenienti dal bagno, trovandosi ulteriormente eccitato quando sentì finalmente la porta aprirsi seguita dai passi di Nolan.
    Puntò gli occhi sull’ingresso della camera, tendendosi quando il giovane attraversò l’uscio tenendo con una mano un misero asciugamano bianco attorno alla vita.
    Era ancora bagnato e Caleb in un’altra occasione sarebbe anche stato in grado di rimproverarlo per aver lasciato le impronte dei piedi sul pavimento, ma non in quel momento.
    Aveva già avuto modo di apprezzare il fisico di Nolan e quelle goccioline che scorrevano sul corpo lo rendevano se possibile più ‘desiderabile’.
    « Hai perso la lingua, Cale? E dire che speravo di vedere quanto eri bravo nell’usarla», ironizzò il ragazzo per spezzare il silenzio che si era creato.
    L’uomo si riscosse, e rispondendo con un mezzo sorriso a quella battuta, allontanò definitivamente i suoi dubbi e le varie seghe mentali su quanto fosse sbagliato fottersi quel piccolo bastardo.
    « Sali sul letto», lo riprese e Nolan ubbidì subito, lasciando scivolare per terra l’asciugamano con non poca malizia - si stava ancora una volta dimostrando pienamente consapevole della sua avvenenza.
    « Ti voglio sulle ginocchia», continuò Caleb, facendo un passo verso il letto ed osservando il giovane seguire ancora una volta i suoi ordini.
    « Ed è in questo momento che mi scopi?», chiese Nolan leccandosi le labbra, voltandosi leggermente verso l’uomo tenendo i gomiti sotto il viso e con le ginocchia ben piantate sul materasso, larghe come se volesse offrirsi all’altro.
    « Prima voglio vedere se hai fatto quello che ti ho detto», ribatté Cale, osservando il ragazzo spostare le braccia alle sue spalle facendo affondare il volto sul copriletto.
    Seguì attentamente i movimenti di Nolan, tremando un poco per l’eccitazione quando il giovane portò le mani sulle proprie natiche, allargandole per mostrare l’apertura ancora umida.
    « Bravo ragazzo», lo lodò Caleb con voce improvvisamente roca, cercando di controllarsi e di trattenersi ancora una volta dal masturbarsi - quel bastardo lo avrebbe fatto impazzire.
    « Non trattarmi come un moccioso!», esclamò Nolan, senza poter nascondere un vago rossore sulle guance. « Datti una mossa a scoparmi, vecchio! Siamo qui per questo no?»
    Aveva ragione, ma Cale aveva ben altre intenzioni.
    Abbandonò sul bordo del letto il lubrificante ed i presevativi per gattonare alle spalle di Nolan.
    « Vedi di portarmi rispetto!», ribatté con tono minaccioso, afferrando a sua volta le natiche del giovane per tenerle larghe, « O ti lascio così fino a domani mattina».
    Quella minaccia parve sortire l’effetto desiderato, infatti il ragazzo - tremando leggermente quando sentì le mani di Caleb sulla sua pelle - si zittì improvvisamente, emettendo solo un gemito quando l’uomo spinse il pollice sui bordi dell’apertura, stuzzicandola.
    Continuò a giocare con l’apertura senza penetrarla realmente, osservando l’orifizio contrarsi per quelle sue carezze e stringersi poi attorno alla sua falange quando cercò di spingerla oltre quel confine.
    « Che cosa aspetti? Un invito scritto?!», sbottò d’un tratto Nolan, senza neanche nascondere la propria frustrazione e muovendosi quasi irrequieto verso di lui.
    « Prova a chiederlo ‘per favore’, ragazzino», ribatté Caleb allontanando il pollice.
    « Caaale!», l’acuta lamentela del giovane gli strappò un sorriso ma, tornando serio, si ritrovò a leccarsi le labbra nell’osservare l’orifizio.
    Aveva un’idea. Una cosa che non gli era mai venuta in mente prima d’ora - vista per lo più in qualche porno - e che ovviamente non aveva mai fatto con nessuno dei suoi precedenti amanti.
    Non aveva mai avuto il ‘bisogno’ di mettere la lingua in ‘posti simili’ ma… Nolan si era lavato per lui e alla fin fine quello non doveva essere tanto diverso da quello che poteva fare ad una donna.
    Strinse la presa sulle natiche, tenendole ancora belle larghe, e prendendo coraggio - e cercando al tempo stesso di non sembrare impacciato - posò le labbra sulla pelle del ragazzo iniziando a percorrerla piano con la lingua.
    Nolan si mosse sotto quella carezza, mugugnando qualcosa ‘contro la sua barba’ che si perse in un gemito quando la lingua raggiunse l’orifizio.
    Superato in parte l’iniziale imbarazzo ed incoraggiato da quel verso - e soprattutto da quelli successivi -, Cale continuò a lambire l’apertura, lasciandovi scivolare sopra la saliva e spargendola poi con lente lappate.
    Ovviamente l’uomo era ben lontano dal trovare ‘normale’ quella situazione - aveva la lingua in posti che fino a qualche minuto prima avrebbe ritenuto ‘inesplorabili’ -, ma non era intenzionato a tirarsi indietro.
    Cale era abbastanza testardo, e anche se tutto quello aveva dell’assurdo, avrebbe ugualmente continuato a leccarlo e a premere con maggior consapevolezza la lingua contro l’orifizio, guidato sempre dal ragazzo e dai suoi gemiti che esprimevano tutto il suo apprezzamento.
    Si allontanava solo per prendere fiato, poi si spingeva di nuovo verso l’apertura, scivolando sulla sua stessa saliva e penetrandola.
    I versi di Nolan diventarono ben presto più frustrati e vogliosi, e lo costringevano a muoversi sotto Caleb alla ricerca di un contatto maggiore che gli veniva puntualmente negato dalla lingua che si allontanava per lambire la striscia di pelle tra l’orifizio ed i testicoli.
    « Ah!», il gemito del ragazzo, forse stupito per quel spostamento, lo spinse a far scivolare la mano sinistra dalle natiche al sesso eretto, iniziando a muoverla lentamente dalla base fino alla punta arrossata, mentre la bocca risaliva di nuovo verso l’apertura.
    Ripeté quelle stesse azioni con calma, godendosi ogni singolo brivido e mugugno proveniente da Nolan, trovando il coraggio di allontanarsi solo quando il ragazzo ansimò un: « C-cale… s-sto per… c-cazzo… f-fammi venire…»
    Chiaramente il giovane emise un lamento frustrato quando non avvertì più su di sé le mani e la bocca dell’uomo, scoccandogli addirittura uno sguardo malevolo che strappò all’altro un sorriso.
    « Dovresti vederti», commentò Caleb, leccandosi le labbra, « Ora voltati però», ordinò poi.
    Poteva essere oscenamente romantico oltre che perverso, ma era certo di una cosa: voleva godersi ogni singola espressione nel viso di Nolan.
    Voleva vederlo gemere e venire per mano sua. Voleva vedere il piacere e la soddisfazione, ma anche la frustrazione e tutte quelle altre sfumature che era in grado di fargli assumere.
    Il ragazzo ubbidì, rigirandosi e continuando a guardarlo quasi con rabbia.
    « Non ti facevo così bastardo», borbottò.
    « No? Sono anche peggio», ribatté Cale piegando ancora le labbra verso l’alto e cercando poi a tentoni il lubrificante abbandonato sul bordo del letto.
    « Allora impegnati, e cerca di non farmi pentire per aver perso tutti quei mesi dietro il tuo culo», aggiunse il giovane, cercando chiaramente di avere l’ultima parola.
    « Ehi Nolan».
    « Mh?»
    « Sta un po’ zitto e vedrai che mi prenderò cura di te», sbottò aprendo il tubetto del lubrificante e versandone un po’ del suo contenuto sulla mano. Sfregò le dita per spargere il gel e Nolan, che ovviamente aveva compreso le sue intenzioni, allargò lentamente le gambe, sollevando le ginocchia con un sorrisetto malizioso.
    « Cura di me?», ripeté il ragazzo, smettendo di respirare quando le dita di Cale si avvicinarono alla sua apertura.
    Così come aveva fatto qualche minuto prima con la lingua, l’uomo stuzzicò i bordi dell’orifizio senza però violarlo, premendo l’indice fino a sentire la pelle cedere al suo passaggio per poi allontanarsi.
    « Non… sono fatto di porcellana», lo incoraggiò con voce roca Nolan quando finalmente la falange iniziò a farsi strada dentro la sua apertura, « Credevo... l’avessi già capito...»
    « La cosa mi fa… incazzare», borbottò in risposta Cale, muovendo circolarmente l’indice nell’orifizio.
    Il ragazzo gli donò un mezzo sorriso per quella parziale ammissione di gelosia e Caleb si impegnò subito per fargli dimenticare quanto aveva appena detto - non poteva permettersi di esporsi in quel modo.
    Piegò l’indice, forzando le calde e strette pareti ad accogliere la sua intrusione e rubando a Nolan dei bassi sospiri. Dopo un’iniziale tensione, il corpo del ragazzo parve non rifiutare più quei tocchi, rilassandosi e fremendo ad ogni movimento.
    Con una torsione del polso Caleb si spinse ancor più affondo, fino a far cozzare le nocche sulle natiche del ragazzo. Poi di nuovo indietro, ritirandosi prima di entrare ancora e ancora nella carne sempre più cedevole del giovane.
    « Ah…», Nolan si leccò le labbra quando un brivido un po’ più forte degli altri lo fece sussultare, « Non... male», commentò.
    Caleb, soddisfatto da quella reazione, allontanò l’indice per portare sull’orifizio anche una seconda falange. Ne stuzzicò ancora i bordi facendo poi pressione per penetrare di nuovo le carni del ragazzo, che parve irrigidirsi.
    Non lo rassicurò dicendogli che sarebbe ‘passato presto’, né gli donò stomachevoli baci o carezze - quello era ‘sesso’ non era mica la ‘promessa di un amore eterno e duraturo’ -, Cale si limitò semplicemente ad attendere paziente che fosse Nolan a permettergli di muoversi dentro il suo corpo.
    Mosse le dita, spingendole poi più a fondo quando il ragazzo mosse il bacino come per invitarlo ad andare avanti.
    Nolan inizialmente non fiatò, seguendo l’esempio dell’uomo, ma quando le falangi di Caleb penetrarono di nuovo in lui non riuscì a trattenersi dal mugugnare quasi infastidito.
    Cale si chiese se gli altri suoi amanti avessero mai avuto la sua stessa premura, e soffocando l’ormai palese gelosia, tentò di non fermarsi e di continuare a muovere le dita con calma.
    Le piegò, spingendole in avanti e torcendo ancora il polso fino a quando le falangi arrivarono a colpire la prostata, ed il lamento del giovane si trasformò in un verso di piacere.
    Caleb, compiaciuto e stupito da quella reazione - non aveva mai avuto modo, ed anche voglia, di approfondire in quel modo i preliminari -, premette di nuovo le dita sulla ghiandola facendo gemere Nolan che, sussultando, tentò di allargare ancora un poco le gambe per accogliere i suoi movimenti.
    Aumentò gradualmente il ritmo, trovando ben presto la posizione giusta per colpire la prostata del giovane e farlo sobbalzare.
    « A-ahh… C-Cale…», il gemito di Nolan attirò lo sguardo dell’uomo che, senza interrompere i veloci movimenti della sua mano, osservò il ragazzo ansimare e stringere con forza le mani sul copriletto. Ma il suo viso lo lasciò quasi senza fiato.
    Era sensuale e lascivo. Con la lingua che di tanto in tanto faceva capolino tra le labbra arrossate del ragazzo.
    Incapace di resistere ancora alla vista del volto arrossato del giovane e ai suoi gemiti, Cale spostò la mano libera sulla sua erezione, carezzandola lentamente per darsi un po’ di sollievo. Strinse le labbra per trattenere un gemito, continuando ad allargare invece le dita per far si che i versi del giovane coprissero i suoi.
    Ogni spinta continuava a far tremare e sussultare il corpo di Nolan, mozzandogli il fiato, ed ogni suo gemito andava ad insinuarsi nella mente di Caleb con forza, spingendolo a molestare con più energia l’orifizio ormai arrossato del ragazzo.
    « C-cazzo… h-ho bisogno di… ah… v-venire C-Cale…», esclamò Nolan d’un tratto, inarcandosi ulteriormente quando le falangi dell’uomo colpirono per l’ennesima volta la prostata sensibile.
    Né il giovane e né tanto meno Caleb avevano avuto bisogno di carezzare il membro del ragazzo, era semplicemente bastata quella regolare stimolazione a far ingrossare il sesso di Nolan fino a portarlo al limite della sopportazione.
    « V-vieni…», ansimò Cale, osservando il glande bagnato dal seme del ragazzo ed aumentando leggermente la presa sulla sua stessa erezione, masturbandola con più energia.
    Nolan, incapace di resistere oltre, portò rapidamente la mano sul proprio membro, carezzandolo e sfregando il palmo velocemente.
    Non tratteneva neanche più i gemiti e, piantando i piedi sul materasso, raggiunse l’orgasmo con dei vischiosi schizzi biancastri che gli sporcarono il petto e la mano.
    Caleb si costrinse a bloccarsi dinnanzi al viso del giovane stravolto dal piacere. Teneva gli occhi chiusi e la bocca, arrossata, semi aperta per riprendere fiato. Il petto sporco si alzava e si abbassava velocemente al ritmo del respiro e l’uomo era quasi certo di essere in grado di sentire il cuore del ragazzo battere contro le sue dita, strette nella sua apertura che si contraeva ancora per l’orgasmo.
    Allontanò entrambe le mani, liberando l’orifizio di Nolan e mettendo definitamente fine alle carezze sul suo sesso - sarebbe potuto venire anche lui in quello stesso modo.
    Cercò i preservativi a tentoni, incapace di distogliere lo sguardo dal corpo del giovane, ma quando li fece cadere per terra si costrinse a calmarsi e ad alzarsi per recuperarli.
    Si morse l’interno della guancia e, una volta strappata una bustina, tornò di nuovo sul letto scivolando sul corpo stremato di Nolan.
    « Ehi…», lo chiamò piano, accennando un sorriso quando il ragazzo aprì un occhio per guardarlo.
    « Ora... mi scopi, vero?», domandò Nolan e Cale non poté far altro che ridacchiare.
    « Cazzo sì», rispose, baciandogli il mento, « E farò in modo che ogni volta che proverai a sederti, ti ricorderai di me», aggiunse aprendo il pacchettino - cercando poi di far scivolare il preservativo sull’asta.
    « Mi sembra giusto», acconsentì il giovane sorridendo ed allungando le braccia per poter afferrare le spalle dell’uomo.
    « Mh-mh», assentì a sua volta Caleb, massaggiando la sua erezione per far aderire il preservativo, « Dammi il cuscino», ordinò poi.
    « Quale? Questo?», domandò Nolan lanciandogli praticamente in faccia il morbido guanciale.
    L'uomo emise un mezzo grugnito esasperato - un qualcosa che somigliava tanto ad un: « Ragazzino» -, prima di afferrare il giovane per i fianchi ed infilare sotto di essi il cuscino per fargli tenere il bacino sollevato.
    Soddisfatto da quella posizione si piegò ancora sul giovane. Si scambiarono un altro bacio, lento ed umido, che cercarono di non interrompere neanche quando Cale iniziò con lo sfregare la punta del proprio sesso contro l’apertura ancora sensibile di Nolan.
    Sentì una contrazione a quel tocco, seguita da un nuovo sussulto del ragazzo, ma quello non fermò Cale dallo spingere ancora facendo penetrare il glande oltre i bordi dell’orifizio.
    Nolan si irrigidì, stringendo le dita sulle sue spalle, ma non tentò di fuggire. Anzi, cercò ugualmente di andargli incontro per affrettare i tempi, ricordandogli con un basso ringhio che ‘non era fatto di porcellana’.
    « Cazzo… l’ho capito…», ribatté nervoso Caleb, mordendogli il mento e mantenendo stoicamente il controllo mentre il ragazzo si muoveva lascivo sotto di lui.
    Con un nuovo bacio bloccò le successive lamentele del giovane, facendo ondeggiare lentamente i fianchi per farlo abituare.
    « C-Cale…», ansimò Nolan non appena le sue labbra furono libere da quelle dell’uomo che, testardo, gli donò solo una leggera spinta.
    Cale continuava a sentirsi in parte uno stupido per quella sua ostinazione, ma non era intenzionato ad arrendersi. Anche perché aveva in parte ammesso che Nolan fosse in un certo qual modo ‘speciale’ - non poteva non definirlo in quel modo -, quindi voleva prendersi tutto il tempo possibile per godere di quel ragazzino perché, come era probabile, dal giorno dopo non lo avrebbe più visto.
    Tuttavia quel pensiero servì più che altro ad irritarlo, e stringendo le dita sui fianchi del giovane tentò di recuperare il controllo - ammettendo tra sé e sé che si trovava in una situazione di merda.
    Cercò allora di mettere a tacere le sue 'seghe mentali' e le lamentele del ragazzo con un bacio, portando al tempo stesso la mano destra tra le gambe di Nolan per iniziare a masturbarlo. Il ritmo delle sue carezze rispecchiò sin da subito quello del suo bacino, e più il giovane si rilassava più Cale aumentava gradualmente l'intensità dei suoi movimenti.
    L'erezione di Nolan si gonfiò rapidamente contro il suo palmo e quando finalmente il glande riuscì a colpire la prostata, Cale poté sentire il sesso del ragazzo sussultare insieme a tutto il corpo.
    Si tirò indietro un poco, poi con un colpo un po' più fermo e sicuro cercò di colpire ancora la ghiandola, ripetendo quel gesto con crescente decisione. Tant'è che il ragazzo non provò neanche per un istante a trattenere i suoi gemiti, preferendo invece assecondare con il bacino i movimenti di Caleb, che riuscì ben presto a penetrare fino in fondo.
    Era dentro Nolan. Piantato nel suo caldo orifizio con l'erezione che sfregava contro la prostata ad ogni singolo movimento ed i testicoli che cozzavano contro le natiche del giovane.
    Era perfetto, si disse chiudendo gli occhi e convincendosi con una facilità disarmante che quella sarebbe stata la scopata migliore della sua vita - sicuramente era stata la più sofferta.
    Si ritirò, uscendo quasi del tutto prima di affondare di nuovo dentro l'orifizio.
    Emise un gemito roco, imitato da quelli ben più frequenti e privi di pudore di Nolan che continuava ad abbracciarlo e a muovere il bacino alla ricerca di un contatto maggiore.
    Lo baciò di nuovo, masturbandolo con più energia sentendosi poi incapace di negargli ancora quel desiderio.
    Le sue spinte infatti si fecero via via più rapide, accompagnate da umidi baci che venivano spezzati dai frequenti gemiti rochi e senza senso, talvolta intervallati da dei: « C-cazzo... a-ah! S-sì! Più f-forte! A-ahn! Forte!», di Nolan.
    Le gambe del ragazzo si artigliarono attorno ai fianchi di Caleb, cercando di tenerlo il più vicino possibile e di trovare una nuova angolazione per quell'amplesso che gli fece raggiungere rapidamente un nuovo orgasmo.
    Le dita affondarono sulle palle dell'uomo, e tutto il corpo di Nolan parve quasi irrigidirsi mentre il seme schizzava tra i loro corpi.
    Cale sentì il suo sesso quasi imprigionato tra gli spasmi causati dal piacere del giovane, ma quello non lo fermò dal continuare a muoversi.
    Era anche lui vicino. Non aveva neanche la forza o il coraggio di rallentare per protrarre ancora un po' quell'amplesso, sentiva solamente di poter continuare a spingere, facendo sussultare Nolan ad ogni affondo.
    Con entrambe le mani ormai libere lo afferrò per i fianchi, costringendolo a sollevarli ancora un poco per entrare con più forza in lui.
    Ad ogni spinta sentiva i testicoli battere contro la carne del ragazzo ed il sudore scivolare lungo i loro corpi.
    Era tutto troppo intenso, così come i gemiti più vogliosi ed alti di Nolan che avvolsero Caleb e che parvero quasi rimbombare nelle sue orecchie quando finalmente raggiunse l'orgasmo, riversandosi del preservativo.
    Con degli ultimi affondi, Cale rallentò fino a fermarsi, concedendosi poi quel breve momento per godersi la sensazione d'appagamento che li stava abbracciando.
    Solo qualche istante dopo l'uomo si mosse pigramente, allontanandosi piano dal corpo di Nolan per mettersi seduto tra le sue gambe ancora tremanti e stanche. Si tolse il preservativo e facendovi poi un rapido nodo lo abbandonò sul pavimento ai piedi del letto.
    Si sentiva soddisfatto, oltre che esausto, ed ogni movimento lo faceva fremere al ricordo ancora fresco dell'amplesso.
    « Ehi... hai visto che disastro hai fatto?», domandò con voce roca ma divertita Nolan rompendo il silenzio che si era creato, rimanendo però immobile sul letto - a sua volta troppo stanco per potersi muovere.
    « Mh?», Cale gli lanciò un'occhiata.
    « Mi tocca rifarmi la doccia», commentò il ragazzo, « E spero vivamente di avere compagnia questa volta».
    Caleb a quel punto non riuscì a non sorridere, e spingendosi verso di lui lo baciò lentamente.
    « Dammi un attimo di tregua, ragazzino», mormorò, lambendo poi con la lingua il labbro inferiore dell'altro.
    « Ora non verrai a dirmi che sei troppo vecchio per queste cose, vero?», ghignò Nolan in risposta, sussultando quando sentì le dita di Caleb di nuovo sul suo orifizio, « Oh!»
    « Ricordo di averti detto che non avresti dimenticato facilmente questa notte», soffiò l'uomo, sfiorando ad ogni parola le labbra del ragazzo, « Ed io mantengo sempre le mie promesse».
    « Mhh… almeno mi farai dormire qui, spero», commentò Nolan, spingendosi verso di lui lascivamente.
    Caleb esitò per un momento davanti a quella frase poi, prima di approfondire il bacio, decise di acconsentire e di mettere a tacere tutte le domande che si sarebbero sicuramente formate nella sua testa insieme ai dubbi ed alle incertezze.
    « D'accordo», borbottò.
    Se si tralasciava il fatto del 'farlo dormire lì', Cale non era assolutamente certo di poter reggere un secondo round, ma quando trascinò il ragazzo nel bagno, chiudendosi con lui nel box doccia, quell'insicurezza venne lavata via dall'acqua lasciando posto ad una seconda erezione che non tardò a trovare soddisfazione nella bocca di Nolan.




    Caleb non si stupì più di tanto quando l'indomani mattina trovò il letto vuoto.
    La sua sveglia - che lo aveva destato con il suo insistente allarme - segnava appena le sette, ricordandogli che il suo turno a lavoro iniziava alle otto e mezza.
    Tastò il letto, sentendolo ancora tiepido. Nolan non doveva essersi alzato da molto, ma nonostante l'orario Cale non era stato in grado di vedere il ragazzo andare via.
    Una parte di lui sapeva che sarebbe successo - Nolan era un ragazzino che lui si era scopato incurante di tutti i 'contro' di quelle sue azioni -, ma non poté non sentirsi deluso.
    Si mise seduto sul letto e come ogni mattina - forse un po' più stanco delle volte precedenti -, si trascinò fino al bagno dove si concesse una rapida rinfrescata, durante la quale cercò di non ripensare ai momenti passati con il giovane la sera prima - dentro e fuori quello stretto box doccia.
    Ma era pressoché impossibile. Nolan gli aveva fottuto il cervello, era entrato nella sua vita riuscendo a distruggerlo in una sola notte.
    Lo detestava? Decisamente, ma non riusciva a non... volergli bene?
    « Merda...», sbottò nervoso.
    Era rimasto fottuto.
    Fregato da un ragazzino poco più che ventenne alla sua età. Era assurdo oltre che frustrante.
    Continuando ad imprecare tra sé e sé entrò nella piccola cucina, preparandosi mentalmente ad iniziare una lunga sessione di 'auto convincimento', riguardante il fatto che fosse tutto finito esattamente come era iniziato - velocemente, senza neanche dargli il tempo di assimilare la cosa.
    Solo in quel momento, mentre notava l'assenza del latte in frigo, notò un bigliettino appeso sulla caffettiera posata sui fornelli.
    Lo prese, sapendo ovviamente in anticipo a chi apparteneva.

    " Lavoro allo Stars&Movies e oggi stacco alle 20.
    Passami a prendere e vedi di essere puntuale, vecchio.

    N.

    PS. Hai finito il latte."


    Caleb dovette rileggere due volte il post-it prima di riuscire a scoppiare in una risata stupita ed anche divertita, e passandosi una mano sul volto con fare esasperato ma sollevato, fu solo in grado di borbottare un: « Piccolo bastardo».






    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 7/11/2013, 16:38
     
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