1. Le tigre dans une cage

NC-17 | Francia/Cina

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    ~ The Huntress Princess
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    Titolo: Dans l'ombre de la Piraterie
    Titolo del Capitolo: Le tigre dans une cage
    Autori: Persychan e Kurenai88
    Fandom: Axis Powers Hetalia
    Personaggi: Francia (Francis Bonnefoy), Cina (Yao Wang) [Nominati e Presenti: America (Alfred F. Jones), Marianne, Maél (OC!Principato di Monaco)]
    Genere: Introspettivo, Erotico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: Lemon, Yaoi, Alternative UNiverse (AU)
    Conteggio Parole: 5469 (Fiumi di Parole) [2227 (Persy) - 3242 (Kurenai)]
    Note: 1. Scritta per le nostre cartelle della Criticombola su Criticoni.
    2. Allora, il mio prompt era Stazione e qui verrà inteso come: " luogo di arrivo e sosta temporanea per merci, mezzi, persone o animali." mentre quello di Persy era un bellissimo uomo (senza volto) con i polsi legati che io, personalmente, desideravo^^'''' Il mondo e la situazione creata appartiene a Persy, così come Marianne e Monaco (qui chiamato Maél), mio invece è, in generale, il pOrn ovviamente.
    3. Riservo questa parte a Persy, quando vorrà potrà scrivere le sue note e io editerò ù.ù''' Moglie, sappi che non aspetto altro ù.ù
    - Sappiate che non si accettano critiche sul nome di Monaco, trovarne uno che mi soddisfasse non è stato semplice: è un nome Francese che significa Principe, meglio di così?
    - Questa diventerà una raccolta di Oneshot/Flashfic/LongFic tutte ambientate nello stesso universo piratesco: è però un mondo un po' particolare a livello tecnologico e politico, in ogni caso per la lettura della seguente storia questo non è decisamente importante: ha scrivere c'è anche Kurenai quindi a metà della lettura perderete la vostra capacità critica poichè il vostro cervello verrà sciolto dalla Lemon.

    { Dans l'ombre de la Piraterie ~
    - 1. Le tigre dans une cage -



    Se c'era una cosa che Francis amava nel trovarsi sulla terraferma - oltre alla compagnia femminile - era il non doversi svegliare andando a sbattere contro i mobili della sua cabina: non era importante da quanti anni navigasse per mare, e lui ci era praticamente nato sul ponte di una nave, ma di prima mattina il suo equilibrio non era dei migliori e il rollio delle onde, nonostante tutto, tendeva a fargli urtare ogni sporgenza o oggetto spigoloso vi fosse. Fortunatamente per lui, però, i pochi che avevano avuto l'onore di condividere quel letto ondeggiante non erano mai stati abbastanza svegli per notare questo suo piccolo difetto perché solitamente erano così sfiniti - non era diventato famoso per la sua resistenza e bravura per niente - da non ricordarsi neppure il proprio nome.
    In realtà c'erano svariate ragioni per le quali trovava piacevole trovarsi su una delle sette isole di stazionamento - ufficialmente territorio autonomo del Potentato, in realtà dominio assoluto della pirateria - ma alla fine tutte queste si potevano ricondurre tutte ad unica motivazione: lui era un pirata e quella era la loro terra, il luogo da cui partire e a cui poter ritornare.
    C'era una frase che esprimeva alla perfezione questo concetto, forse lo aveva detto un uomo famoso e saggio o forse solo uno dei tanti ubriachi che popolavano i moli - la differenza tra i due personaggi era comunque minima, entrambi vedevano oltre il mondo reale - ma Francis ne aveva fatto il suo motto: si era liberi solo quando si aveva un luogo in cui tornare.
    Beh, veramente, era il secondo, il primo era "le belle cose fanno bene". Corto, sintetico e assolutamente veritiero. Lui non era un esteta, era un salutista.
    Tutto questo però era un'altra storia, qualcosa che non aveva a che fare con il mondo reale e che per il momento doveva mettere da parte: era un pensiero troppo filosofico, lo avrebbe rimandato alla prossima bonaccia dove con il mare piatto e la noia più totale si sarebbe dimostrato un ottimo metodo per distrarsi, soltanto però se non avesse trovato qualcuno con cui distarsi - fatto alquanto improbabile.
    Ora invece aveva cose ben più reali e materiali a cui far fronte come trovare i suoi abiti - Marianne aveva il bruttissimo vizio di lanciarli per tutta la camera -, schivare una morte per dissanguamento - il gatto della suddetta aveva uno strano odio nei suoi confronti - e una per percosse con un corpo contundente - interrompere le pulizie mattutine delle cameriere del locale equivaleva a partecipare come bersaglio ad una gara di tiro a segno: Marianne le aveva contagiate con un'ossessione compulsiva per la pulizia - e ritrovare la sua ciurma - dispersa, come al solito, nelle varie stanze del piano superiore: Marianne aveva trasmesso alle sue ragazze anche una discreta bravura in certi campi.
    Il tutto preferibilmente il prima possibile: amava la terraferma, ma amava ancora di più il mare, soprattutto quando aveva un carico come quello che aveva conquistato nella stiva della sua corvetta e un ex proprietario non proprio consenziente - e consapevole - che dormiva a poche porte di distanza.
    Certo, prendere possesso del carico di Inferno Nero della Flotta dei Fratelli Orientali non era proprio stata una delle sue idee migliori, ma in fondo una scommessa, e anche se fatta da ubriachi e con un ragazzino che tentava di palpare anche da sobrio, le tette a suo fratello, era una scommessa.

    "Sveglia!"

    Francis aveva una bella voce - una voce meravigliosa in effetti, una di quelle capaci incantare le masse, di ammansire le folle e di farti venire nei pantaloni in mezzo minuto - nonostante ciò non era ugualmente piacevole da sentire alle quattro di mattina quando il tuo unico desiderio, soprattutto se avevi passato la notte a bere, a festeggiare e a fare le ore piccole con una delle tante belle ragazze della "taverna", era dormire almeno un'altra dozzina di ore.
    Per sfortuna di Alfred lui aveva fatto tutte e tre le cose oltre ad aver partecipato ad una rissa - o forse due - e aver sfidato con un osso di pollo come spada e una tovaglia - sperava fosse una tovaglia - come mantello un maledetto cubano, di cui non ricordava il nome, poiché reo di averlo guardato male. Il fatto che non si ricordasse come era finita e che si trovasse lividi in luoghi di cui non ricordava l'esistenza la diceva lunga sul suo stato mentale pre e post sbornia.

    "Che c'è?"

    Alfred non era decisamente una persona educata - suo fratello Matthew lo era, non lui - ma aveva passato abbastanza tempo in mare da imparare a dare il giusto rispetto al proprio capitano soprattutto se questi si fidava abbastanza da lasciarti comandare il vascello da abbordaggio e da fartene pure scegliere il nome - ooh, quanto amava e quanto era geniale il nome che aveva dato a quel piccolo legno veloce, era così eroico. Appena sveglio, però, non era assolutamente in grado di usare una parola complessa come capitano. Dannazione, aveva ben quattro sillabe.

    "È ora di alzarsi, dobbiamo partire!"

    Come riuscisse essere così vitale di prima mattina era mistero che aveva sempre affascinato Alfred: in fondo lo vedeva fare praticamente le stesse cose che faceva lui - risse a parte - e bere decisamente di più eppure Francis sembrava sempre pronto a ricevere la visita di un re o di una regina - o di tutti e due insieme - e lui, invece, era solo poco meglio di quegli inquietanti mostri che popolavano i racconti dell'orrore.
    Forse era uno di quei poteri che si riceveva diventando un pirata famoso, l'ammiraglio di due navi temute e rispettate o forse la compagnia notturna di belle donne proprietarie di locande malfamate aveva strani effetti terapeutici...

    "No per entrambe le cose."
    "Sai leggere nel pensiero?"

    Alfred era un bravo pirata, capace e intraprendente - anche troppo fino a raggiungere picchi di idiozia riscontrati solo...beh solo in lui - ma decisamente la mattina non era il suo momento migliore.

    "No, è che negli ultimi due minuti hai parlato ad alta voce."
    "Ah...devo aver bevuto un po' troppo ieri sera."
    "Probabile, hai quasi superato me il che è tutto un dire, chéri. "

    L'uso dei soprannomi da parte di Francis aveva due significati a seconda della situazione: se eri il suo amante - o la persona con cui stava facendo sesso - questi erano parte del pacchetto "nottata meravigliosa" in caso contrario erano sintomo che c'era qualcosa che non andava.
    E visto che non stavano scopando - di questo era abbastanza sicuro, nonostante si narrasse di mirabolanti posizioni al limite miracoloso che Francis era in grado di assumere - doveva esserci per forza un problema.

    "Comunque cosa voleva, captain?"
    "Raduna la ciurma e prepara le navi, voglio la Jeanne e la Hero pronte entro l'alba."
    "Ok, tutto sarà pronto prima di subito. Velocità è il mio secondo nome!"

    Francis era bravo a trattare con il prossimo: aveva la suddetta voce ad aiutarlo, un aspetto fisico e uno charme capace di farti ignorare il resto del mondo e una testardaggine - pardon, una costanza - in grado di convincerti nel caso i primi tre punti non funzionassero, ma soprattutto passava un sacco di tempo a contatto con le persone - in senso più o meno letterale - finendo per conoscerle meglio di loro stesse - in senso più o meno biblico. Quindi quando sentì quella frase uscire dalle labbra di Alfred non ebbe bisogno di ulteriori conferme per sapere che prima del sorgere del sole tutto sarebbe stato in ordine. C'era in gioco l'onore del suo secondo in comando.
    Si alzò - come capitano aveva anche altre compiti e Marianne non lo avrebbe mai perdonato se non fosse passato a salutarla - e si incamminò verso la porta, mentre Alfred schizzava giù dal letto alla disperata ricerca delle sue braghe.
    Aveva appena raggiunto la porta, scavalcando oggetti di varia natura di cui non voleva conoscere l'origine, quando si ricordò di un fatto fondamentale poiché in caso contrario si sarebbero trovati senza vedetta e quello sì che sarebbe stato un problema.

    "Ah, e non dimenticarti di Matthew."

    E poi uscì.
    Fu solo alcuni minuti dopo che Alfred si rese conto che Francis aveva aggiunto qualcosa, ma che, troppo preso nel tentativo di liberarsi dalle malefiche lenzuola - crudeli coperte che volevano ostacolare la sua eroica impresa - non aveva minimamente compreso che cosa gli avesse detto.

    "Mattviu...chi?"

    Domandò Alfred fissando il vuoto con espressione dubbiosa, ma solo il gli rispose e facendo spallucce riprese la sua ardua sfida contro quell'agglomerato maligno di perfidia e cotone.
    Beh, di certo non doveva essere una cosa importante.

    Francis aveva salutato Marianne - e un'altra dozzina di ragazze - aveva dato un buffetto a Maél, che ancora dormiva, e poi si era seduto su uno dei tanti divanetti che riempivano la taverna: ora doveva solo pazientare l'alba per poter partire. Avrebbe dovuto raggiungere la sua nave, controllare che Feliciano non caricasse solo barattoli di salsa, ma non aveva voglia di sentire il rumore stridente delle corde dei montacarichi o lo sciabordare delle onde contro il ventre tondo della nave e neppure il cigolio continuo del legno ad ogni passo perché se c'era un'altra cosa che amava della terraferma - di quella breve sosta in un luogo che non fosse fatto di mare e vento - era il silenzio che possedeva.
    Certo, durante la giornata o la sera quello non era decisamente un posto da definirsi tranquillo - quella era la miglior taverna di tutte le Isole Stazionarie - ma in quel momento,con la luce dell'alba che bagnava appena i confini dell'orizzonte e nessuno ancora che osava mettere il naso fuori dalle coperte, non c'era nessun rumore e per Francis, sempre immerso nella confusione del suo equipaggio, di se stesso e del resto mondo, quello era un attimo raro che voleva godersi.
    Fu per questo motivo che non si accorse della porta al piano superiore che cigolando veniva aperta, ne dei passi leggeri - felpati come quelli di un felino - che scendevano le scale e neppure di quell'odore speziato e dolciastro si sparse nell'aria accompagnava il suo arrivo.

    "Francis."

    Il suo nome venne pronunciato seccamente, glissando su erre così inusuale per le quelle labbra per poi vibrare sul suono netto della ne, e a Francis non servì voltarsi per sapere chi fosse il suo interlocutore, il suo accento era inconfondibile: era Yao Wang ammiraglio della Flotta dei Fratelli Orientali, capitano della Lòng, una tra le più rapidi navi mai costruite, ed ex-proprietario del carico di Inferno Nero che si trovava nella sua stiva.
    Merde.
    Decisamente quella non era la sua giornata - quante possibilità c'erano che si svegliasse prima dell'alba? Qualcuno dormiva in quel posto le salutari dieci ore di sonno? - ma se la sarebbe cavata in qualche modo, in fondo nella sua vita aveva perso molte più volte di quanto fosse concesso ad un pirata con una taglia da capogiro come la sua eppure era ancora vivo.

    "Wang, qual buon vento ti porta?"
    "Un vento di tempesta e un ladro, aru."

    Francis si voltò preparando il suo miglior sorriso, quello che faceva crollare a terra dozzine di donne e uomini e che gli aveva salvato la vita lo stesso numero di volte, sebbene avesse l'impressione - la certezza - che gli sarebbe stato completamente inutile.

    "Addirittura un ladro? Non credi forse di esagerare? Era una regolare scommessa."
    "Una scommessa con un ubriaco, con un mio uomo ubriaco su qualcosa che per di più non gli apparteneva, aru."

    Yao era furibondo - Francis ci avrebbe scom..ne era certo - eppure non un segno di quella rabbia era visibile sul suo viso, solo la voce - il veleno nascosto in ogni parola - e il fuoco che baluginava in quegli occhi castani rivelavano ciò che si nascondeva sotto le ceneri.
    Era come trovarsi davanti ad un tigre un attimo prima che ti aggredisca e ti squarci la gola: non puoi fuggire - ti prenderebbe, lo sai - hai solo due possibilità, arrenderti e sperare oppure attaccare e sperare.

    "Yong Soo è... era pur sempre il capitano della nave e il carico di conseguenza gli apparteneva - si alzò dal divano senza osare abbassare lo sguardo come se il farlo potesse dare a Yao, a quella magnifica tigre, la possibilità di attaccarlo - e poi sono stato un gentiluomo, ciò che mi aveva offerto per prima cosa era decisamente più raro, ma non è mia abitudine scommettere la virtù delle donne e neppure accettare tali proposte. - lo vide sbiancare, mordersi le labbra e spostare lo sguardo. Poi di nuovo quel fuoco castano rincontrò il suo sguardo e Francis riprese a parlare - ti consiglierei di tenere più sotto controllo i tuoi uomini e di non far bere più il tuo fratellino..."
    "Zitto. Non mi interressa, aru - mentiva, Francis non aveva alcun dubbio -desidero solo riavere il mio carico, aru."

    Se fosse stato qualcos'altro - anche oro, schiavi o un preziosissimo Athanor - Francis avrebbe anche potuto considerare di ridargli la vincita, ma quello era Fumo Nero del quale una manciata era sufficiente a comprare chiunque e qualunque cosa e Yao lo sapeva quanto lui: era diventato il padrone indiscusso dei Mari Orientali proprio perché ne possedeva il monopolio commerciale.

    "Mi dispiace non è possibile, ho già preso contatti con il Fiammingo e sai farselo nemico non è economicamente vantaggioso, ma forse si potrebbe trovare un accordo. Per qualcosa di altrettanto prezioso ovviamente."
    "Cosa vuoi in cambio, aru? Oro? Denaro? Le mie navi, aru?"
    "No, qualcosa di più prezioso per il mio gusto."



    Le proposte di Yao erano decisamente stuzzicanti, e la sola idea di possedere le veloci navi della Flotta dei Fratelli Orientali era così allettante che molti avrebbero accettato ad occhi chiusi quello scambio, inoltre l’oro e il denaro erano sempre ben voluti da chiunque, ma per lui, per il suo personalissimo e umilissimo gusto, niente era più pregiato del solo pensiero di trasformare quella meravigliosa e pericolosa tigre in un tenero gattino miagolante. Pensiero che, in quel momento, poteva trasformarsi in realtà.
    Francis avrebbe sfidato chiunque a non cogliere la palla al balzo dinnanzi alla possibilità di possedere, anche se per una sola notte, Wang. Era un'occasione più unica che rara e lui non voleva farsela sfuggire. Dalla sua ottica lo scambio dell'Inferno Nero con del buon e sano sesso era assolutamente equo - al diavolo gli accordi con il Fiammingo -, bisognava solo vedere quanto l'altro fosse d'accordo.
    " Sei un..."
    " Non hai bisogno di elencare tutti i miei pregi.", lo fermò prontamente Francis, anche se era certo che non sarebbero state parole gentili quelle che avrebbero abbandonato le fini labbra dell'ammiraglio della Flotta dei Fratelli Orientali. " Se il carico è veramente importante, come mi hai fatto ben intendere proponendomi addirittura di prendere le tue navi, accettare non sarà poi così difficile per te."
    Yao strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche, e parve quasi a disagio mentre distoglieva lo sguardo per puntanrlo verso un lato imprecisato della sala. Era stato messo con la schiena contro il muro e non gli piacevano affatto le condizioni che Bonnefoy aveva posto, perché lui era una persona abbastanza controllata e non il riuscire a gestire la situazione lo faceva sentire come in gabbia. Infondo, però, era stata anche colpa sua: non doveva arrivare fino a quel punto.
    Ma, ovviamente, non era sua intenzione cedere.
    “ Appunto: ti sto offrendo le mie navi, aru!”, rispose, senza guardarlo.
    “ Non sono le tue navi a interessarmi, né l’oro e il denaro. Sto pretendendo una... volontaria offerta del tuo corpo in cambio dell’Inferno Nero.”, sussurrò con voce suadente Francis facendo tremare impercettibilmente Wang, non solo per il tono usato - erano giunte anche alle sue orecchie le incredibili doti vocali dell’altro - ma anche perché, con quelle parole, aveva decretato senza troppi giri il prezzo da pagare. Del sesso per il suo carico.
    Imprecò mentalmente e, con più convinzione, guardò il francese mostrando ancora una volta le sue tipiche iridi infuocate. Per l’Inferno Nero l’avrebbe fatto.
    " E sia.", mormorò deciso. " Ma niente scherzi. Rivoglio il carico per intero, aru.", precisò, nascondendo in quella frase una chiara minaccia, che sarebbe diventata un pericolo reale se Bonnefoy non avesse mantenuto quel patto che stavano stringendo.
    " Sono un uomo di parola, Yao.", cinguettò Francis sorridendo compiaciuto, alzandosi con un movimento elegante dal divanetto. " Se vuoi seguirmi nella mia camera concludiamo l'affare."
    " Hn...", e senza più fiatare Wang seguì l’altro fino alla sua stanza che, fino a poco prima, pensò, aveva ospitato Bonnefoy e chissà quanti altri amanti. Sapeva benissimo a cosa stava andando incontro con l’offerta del suo corpo visto che la fama di amante di Francis, talvolta, precedeva quella che aveva come pirata, ma era ugualmente ben deciso a non rendergli la vita semplice.
    “ Mettiti pure comodo, Yao.”, mormorò sorridendo il biondo, chiudendo alle sue spalle la porta. “ E cerca di non fare il broncio. Ci guadagni tu in questo scambio.”, insinuò.
    In fondo, chi non desiderava di andare a letto con lui? Probabilmente solo Wang ma gli avrebbe fatto cambiare idea.
    “ Zitto.”, sbottò a sua volta l’asiatico, facendo qualche passo per la camera. Si muoveva proprio come una tigre che studiava il nuovo territorio che le si presentava prima di attaccare, ma Bonnefoy era un cacciatore - un ottimo cacciatore - e avrebbe catturato quella stupenda creatura: Wang sarebbe stato suo.
    Come siamo focosi.”, Francis lo raggiunse con ampi passi, stringendolo a sé in un abbraccio. Era piccolo contro il suo corpo, e più basso di almeno una decina di centimetri, ma era un dettaglio trascurabile dinnanzi al come era fatto quel corpo che, in quell’istante, cercava di liberarsi riuscendo solo a strusciarsi in una maniera quasi indecente contro il petto del francese.
    Era chiaro che Yao non gli si sarebbe mai concesso di sua spontanea volontà nonostante il patto, e Bonnefoy non era assolutamente intenzionato a prenderlo con la forza né a venire maltrattato e picchiato dall’altro - ipotesi non tanto lontana dalla realtà.
    “ Non sono solito usare la violenza: non mi serve.”, fece presente baciandogli il collo, mentre con una mano gli sfilava la fascia di seta scarlatta che teneva in vita. “ E con te, ovviamente, non farò eccezioni: non ne avrò bisogno.”, e, schivando agilmente una testava, lo sollevò con facilità prendendolo per i fianchi.
    Ignorò i continui tentativi di fuga dell’asiatico e, finalmente, riuscì a costringerlo disteso sul letto: bloccandolo tra il materasso e il suo corpo. Era una posizione alquanto invitante e gli occhi fiammeggianti di Yao gli facevano capire che starebbe stato particolarmente eccitante il combattere per sottometterlo.
    “ Cosa ti fa essere così sicuro, aru?”, ringhiò Wang, posando le mani sulle spalle di Francis, pronto ad allontanarlo con tutta la forza che aveva. L’uomo poteva essere più alto e più grosso di lui ma l’avrebbe ripetuto fino alla nausea: non gli avrebbe reso la vita semplice.
    “ Mi basterà poco, pochissimo, per farti cedere mon petit minet.”, gli sfiorò la liscia guancia con le labbra, inspirando al tempo stesso l’esotico profumo di Yao che, come previsto, tentò di bloccarlo allontanando il viso.
    Non crederlo, aru.
    Bonnefoy sorrise divertito, carezzandogli le braccia in lenti movimenti rilassanti, mirati più che altro a distrarlo dal suo vero intento. Era un maestro in quelle pratiche e, modestamente, neanche il ritroso Wang sarebbe riuscito a scappare.
    “ Confido tantissimo nelle mie capacità.”, ammise in un sussurro, facendo arrotolare sul polso dell’asiatico la fascia rossa che questo, poco prima, teneva in vita.
    “ Fai molto male, aru.”, ribatté Yao, digrignando i denti e tirando via il braccio per liberarsi.
    Ah-ah. Grave errore.”, lo riprese ghignando Francis e veloce, riuscì ad approfittare di quel movimento per far passare la fascia attorno alla testiera del letto, bloccandolo.
    “ Liberami subito, aru!”, esclamò Wang con tono allarmato e quasi spaventato, iniziando subito a dimenarsi. Sinceramente non si aspettava un simile stratagemma da parte dell’altro, era stato preso praticamente in contropiede e non lo sopportava.
    “ Perché dovrei?”, ridacchiò Bonnefoy, seguendo attentamente i movimenti dell’asiatico, e non appena questo tentò con la mano libera di sciogliere la fascia, il francese si apprestò a bloccargliela insieme all’altra, sfruttando a suo favore l’agitazione che aveva colto l’amante.
    Razza di...
    “ Non costringermi a imbavagliarti, chéri. Gradirei sentire i tuoi gemiti.”, dichiarò con tono gentile, alzandosi per potersi liberare degli indumenti velocemente - quell’operazione solitamente richiedeva più tempo, ma all’alba doveva essere pronto per partire e doveva comportarsi di conseguenza -, facendo poi lo stesso con quelli di Yao che, nonostante la situazione, continuava a dibattersi senza curarsi di controbattere alle parole dell’altro o di prestargli attenzione.
    Era una situazione tanto buffa quanto erotica per Francis e mentre metteva a nudo il corpo di Wang - agevolato dall’averlo legato al letto - non poteva fare a meno di compiacersi per la sua geniale trovata.
    Certo, avrebbe dovuto rendere senza inganni il carico di Inferno Nero all’asiatico e avrebbe dovuto spiegare al Fiammingo il perché non era più in possesso della preziosa merce - anche se era certo che avrebbe capito senza troppe storie se gli avesse spiegato il vero motivo - ma... la pelle di Yao era così morbida sotto le sue mani e il profumo era dolce ma al tempo stesso deciso, perfetto per il caratterino dell’altro e, abbastanza seducente da fargli dimenticare tutto il resto.
    Quello che stava per fare, e per ottenere, valeva di più dell’Inferno Nero: alla fine era Francis a guadagnarci. E, ignorando le minacce e gli insulti dell’asiatico, accompagnati dagli inutili tentativi di fuga, continuò a carezzargli il petto liscio con delicatezza, ascoltando il veloce battito del suo cuore, posandovi poi sopra le labbra. Sfiorò la pelle con leggeri baci, lambendo i capezzoli con la lingua, lasciando che la mano continuasse con la sua esplorazione verso i pantaloni.
    Si scontrò con la stoffa e, ghignando nel sentire la voce di Wang tremare appena, la scostò con decisione fino a far arrotolare l’intimo e i calzoni alle ginocchia, limitandogli anche il quel modo la sua libertà di movimento.
    Yao continuò però a divincolarsi, era chiaro che l’avrebbe fatto fino alla fine, ma era altrettanto ovvio che Francis aveva il coltello dalla parte del manico.
    “ Come siamo arrabbiati.”, commentò, carezzando con la sola punta delle dita il basso ventre, giocherellando con i peli neri del pube.
    S-smettila, aru!
    “ Sei completamente rosso, delizioso.”, lo stuzzicò ancora, scendendo verso il membro, sollevato in una semi erezione che l’asiatico cercava di nascondere. “ E sei anche eccitato, mi complimento con me stesso.
    Vaneggi, aru!”, ringhiò Wang cercando di modulare il tono di voce, ma la sua insicurezza era chiara tanto quanto Bonnefoy era bravo in quelle pratiche. Iniziò quindi a cercare allontanarlo scalciando per quel poco che gli permettevano i pantaloni bloccati sulle sue ginocchia.
    “ Mi ecciti di più se fai così il ritroso.”, gli fece presente il francese, infondo non aveva ancora incontrato qualcuno in grado di rifiutare una notte di passione con lui ed era alquanto stuzzicante. “ Poi, se rivuoi il tuo amato carico sai che devi fare.”
    Yao smise di muoversi e lo guardò con odio.
    “ Sei un maniaco bastardo ricattatore, aru!”, esclamò avvampando ulteriormente. Aveva accettato quel dannato patto andando consapevolmente incontro a tutto quello, e anche se continuava a ribellarsi era abbastanza chiaro che neanche l’altro era intenzionato a cedere: esattamente come lui.
    “ Suvvia. Sto solo prendendo quel che mi spetta, chéri.”
    “ Da me non avrai alcuna soddisfazione, aru!”, non si sarebbe lamentato, anzi: non avrebbe emesso neanche un sospiro.
    “ Si vedrà.”, ribatté l’altro percorrendo con l’indice il membro fino alla punta, sorridendo nel sentire la delicata pelle tremare al suo passaggio. Poteva anche avvertire il sangue pompare nelle vene ma, Francis, non si sarebbe soffermato a torturare quei punti. Per quanto piacevole sarebbe stato, lui era ben determinato a far provare a Yao più piacere possibile, così tanto che - nonostante i sicuri rifiuti e insulti - quell’insolita mattinata insieme sarebbe rimasta indelebile nei suoi ricordi. Ne stuzzicò quindi il glande, sfregandovi sopra il pollice prima delicatamente poi, quando avvertì un leggero sussulto da parte dell’asiatico, con più energia.
    “ Sicuro di non voler gemere, mon petit trésor?”, ironizzò Bonnefoy, muovendo il dito concentricamente.
    Yao strinse le labbra e non rispose, trattenendo quasi il respiro per bloccarsi. Il viso era sempre più rosso e le prime gocce di sudore iniziarono a imperlargli il volto e il corpo. Sarebbe stato semplice dargli quello che desiderava - aprire la bocca e lasciar uscire tutto -, infondo sentiva tutto il suo corpo fremere per il piacere, ma... ma il suo orgoglio gli impediva di farlo.
    “ Peccato.”, continuò Francis, chinandosi per soffiare sulla delicata pelle della punta, lasciandovi scivolare sopra un po’ di saliva che fece tendere ulteriormente le braccia bloccate dell’asiatico. “ Questo nostro... incontro, poteva essere molto più interessante.”, aggiunse, spargendo la saliva sempre con il pollice. Wang in risposta strinse i pugni e sbarrò anche gli occhi, violenti brividi scuotevano il suo corpo riversandosi sul membro e, dannazione, il piacere che provava era sempre più grande. Ma questo non solo alimentava la sua frustrazione, ma anche la voglia di non dargliela vinta.
    Bonnefoy poteva avere tutti, poteva schioccare le dita e far cadere chiunque ai suoi piedi: ma non Yao Wang. Lui non gli avrebbe dato quell’onore perché nessuno - e avrebbe ripetuto quel nessuno fino alla nausea - poteva sottometterlo: avrebbe avuto il suo corpo e ci avrebbe fatto quel che voleva come pattuito, ma non l’avrebbe assecondato mai e poi mai.
    In risposta alla sua reazione però, Francis, sorrise ancora, divertito e alquanto eccitato dall’ostinazione dell’asiatico. Forse Yao non si era realmente reso conto che quel suo atteggiamento lo stuzzicava e anche parecchio, consapevole o meno, la situazione volgeva tutta a favore del francese. Quindi allontanò la mano - trovandole ovviamente una sistemazione altrettanto privilegiata sui testicoli di Wang - per poter poi soffiare ancora sulla pelle umida e rossa del glande, posandovi poi le labbra.
    Riuscì in quel modo a far sfuggire dall’asiatico un sussultò e un mugugno. Quella era già una gran vittoria, ma non aveva ancora finito e, carezzando lo scroto dell’amante, socchiuse la bocca per ingoiare la sola punta membro, giocandovi con la lingua mentre stringeva le labbra attorno a quella pulsante pelle tesa.
    Poteva sentire l’intero corpo di Yao tremare e combattere per trattenersi dall’alzare il bacino, andando incontro a quell’umido antro caldo che lo stava lentamente accogliendo e torturando. Continuava ad essere stupendamente divertente e sapeva benissimo di poter continuare in quel modo per ore ma, dei rumori all’esterno della stanza gli ricordarono che all’alba doveva partire con le sue due navi e non poteva permettersi un simile svago... sfortunatamente.
    Prese quindi completamente in bocca l’erezione, facendo ancora una volta tendere Wang e, abbandonando i testicoli, la mano scese tra le natiche dell’asiatico, carezzandole per saggiarne la consistenza. Yao, stranamente, non si ritrasse e, lanciandogli una breve occhiata, Francis comprese il motivo che, ancora una volta, lo fece sorridere.
    L’asiatico era troppo preso dal tentativo di non gemere alle lusinghe delle labbra di Bonnefoy - stringendo bocca e occhi completamente rosso in viso per lo sforzo - per badare alle altre parti del suo corpo. Nonostante ciò, quando le prime due dita si insinuarono in lui, il francese fu certo di avvertire un sospiro simile ad un lamento e, quando le gambe cercarono di chiudersi per allontanarlo, comprese che Wang si era accorto dell’indesiderata intrusione.
    Francis però, non si ritrasse e spingendo con più decisione le falangi più a fondo, risalì verso la punta del membro stringendo leggermente i denti mandando altre violente scariche di piacere lungo la schiena dell’altro. Vide e sentì chiaramente Yao mugugnare ed inarcarsi, stringendo ancor più forte le labbra e gli occhi, agli angoli dei quali iniziarono a spuntare piccole e cristalline lacrime che andavano a confondersi con il sudore.
    Allontanò la bocca e, aprendo le dita a forbice dentro il corpo dell’asiatico, posò un ultimo bacio sull’erezione. L’avrebbe potuto prendere in giro, canzonarlo e stuzzicarlo fino a fargli aprire bocca e strappargli finalmente un gemito ma non lo fece. Accettava la scelta dettata dallo stupido orgoglio di Wang e, inserendo una terza falange, riprese a masturbarlo con l’altra mano, perdendosi con lo sguardo sul fisico dell’amante, tendendo d’occhio ogni sua reazione.
    Osservò i bianchi denti stringersi sulle labbra mordendole e il petto alzarsi e riabbassarsi pompando più aria possibile, poteva anche sentire il cuore battere sempre più forte, all’impazzata. E Yao era stupendo, poteva nutrirsi con quella visione per... diciamo per ore. Infondo era il suo motto a dire che le cose belle facevano bene e quello che vedeva era meglio di una qualsiasi medicina o anche dei migliori afrodisiaci, data l’erezione che svettava pulsante tra le sue gambe.
    Fuori continuava a sentire i passi dei suoi uomini - sicuramente l’asiatico non sentiva assolutamente nulla perso com’era nella sua ostinazione - e quello, a malincuore, lo spinse a estrarre le dita dal corpo di Wang - si godette però il leggero e involontario movimento del bacino che andava incontro alle sue falangi. Sorrise divertito e, posando un bacio sulle labbra dell’amante, osservò quelle infuocate iridi castane, liquide per il piacere che cercava di nascondere, riaprirsi per fissarlo con odio.
    “ Mi dispiace dover interrompere in questo modo la nostra conoscenza, Yao.”, dichiarò allargandogli le gambe per mettersi tra di esse, lo sentì tremare ma ignorò quella reazione. “ Ma devo salpare tra un po’ e devo anche restituirti il carico.”, continuò donandogli di leggeri baci sul mento e sul collo, mentre con la sua erezione si faceva strada nel corpo dell’altro.
    “ Nh.”, non ottenne altro suono da parte di Wang che, mordendosi ancora le labbra, bloccò ogni lamento e gemito. Al contrario invece, Francis, gemette roco quando riuscì in una spinta ad affondare completamente dell’orifizio anale dell’amante, causandogli un sussulto. Yao poteva non emettere versi ma, il suo corpo parlava chiaro così come le sue espressioni facciali.
    Poteva vedere le sue sopracciglia aggrottate e le mani, ancora bloccate, stringersi così tanto da sbiancare. Gli faceva sicuramente male ma, presto, sarebbe passato.
    Rilassati.”, lo rassicurò con voce dolce, sperando di farlo calmare, masturbandolo con foga. “ Voglio che sia bello per te quanto lo è per me.”, aggiunse leccandogli l’orecchio, riuscendo a far ringhiare Yao in risposta, allentando la soffocante stretta dei muscoli attorno al membro del francese che, mugolando, gli assestò un’altra spinta, accompagnata presto dalle altre.
    Sentì anche il letto cigolare ma non gli importava mentre si lasciava trasportare dal calore dell’asiatico e dal suo corpo che in spasmi si stringeva sulla sua erezione. Continuò con lo stesso ritmo dei suoi affondi a carezzarlo, muovendo il palmo della mano stretta a pugno sul membro, soffermandosi talvolta in punta per poi calare ancora con decisione fino alla base.
    Yao continuava ostinato a non gemere ma, ben presto, avvertì il suo stesso corpo cercare quel contatto e, con più energia, provò ad accontentarlo riuscendo infine a strappargli un solo basso mugugno quando entrambi raggiunsero l’orgasmo. Poteva essere un verso di sollievo così come di piacere ma per Francis era la più grande delle vittorie.
    Restarono fermi per qualche istante, riprendendo entrambi fiato e, quando i battiti del loro cuore divennero regolari, il francese liberò Wang che, per prima cosa, si carezzò i polsi dolenti, permettendo una veloce fuga di Bonnefoy dalle sue grinfie - conosceva l’asiatico ed avrebbe usato quella stessa fascia per strangolarlo se fosse stato possibile, così come confermato dall’occhiata di puro odio che gli lanciò poco prima di darsi una svelta sistemata.
    “ Vado a prendere il mio carico di Inferno Nero, aru.”, sbottò.
    “ È tutto tuo, mon amie. È stato un vero piacere fare affari con te.”, aggiunse Francis, imitandolo nel rivestirsi.
    “ Non è reciproco, aru.”, e senza dare il tempo al francese di controbattere, spalancò la porta ed uscì velocemente, travolgendo con la sua fuga - aveva sicuramente fretta di scappare per l’imbarazzo e per recuperare il suo carico - il piccolo Maél che, bussò educatamente alla stanza di Bonnefoy, nonostante questa fosse rimasta aperta, entrando solo quando l’altro lo invitò con un sorriso chiaramente soddisfatto dai piacevoli momenti appena passati.
    “ S-stai p-per partire, v-vero?”, domandò piano il bambino, cercando di non balbettare. Conosceva già la risposta in realtà ma era pur sempre buona educazione e, fortunatamente, Marianne non gliel’aveva mai fatta mancare.
    Oui, Maél.”, ammise semplicemente Francis, dandosi un’ultima sistemata davanti ad uno specchio.
    “ Vo-volevo... avvertirti c-che mi s-sono o-occupato pe-personalmente di rintracciare Ma-matthew...”, pigolò, guardando il francese, nascondendo uno sguardo speranzoso.
    “ In effetti Alfred se ne sarà sicuramente dimenticato.”, commentò Bonnefoy avvicinandosi al bambino per potergli carezzare il capo. “ Grazie Maél. Senza di te mi sarei ritrovato senza la mia vedetta.”, lo ringraziò, beandosi del sorriso che illuminò il viso dell’altro ogni qualvolta riceveva delle attenzioni da lui.
    Era assolutamente adorabile e, personalmente, Francis avrebbe passato ore ad abbracciarlo e coccolarlo solo per potersi godere le bellissime espressioni che erano in grado di attraversare il volto di quel bambino. Ci avrebbe scommesso entrambe le sue navi ma era certo che da grande Maél sarebbe diventato stupendo... e lui sarebbe stato lì per godersi ben altre espressioni.
    “ Mi accompagni?”, domandò gentilmente e, con la risposta affermativa del bambino, abbandonarono la stanza.


    Edited by p r i n c e s s K U R E N A I ~ - 18/1/2010, 01:25
     
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