Don't Say a Word

NC-15 | Impero Romano/Germania Antica

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    ~ The Huntress Princess
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    Titolo: Don't Say a Word
    Fandom: Axis Power Hetalia
    Personaggi: Impero Romano, Germania Magna
    Genere: Introspettivo, Romantico
    Rating: Arancione
    Avvertimenti: OneShot, Yaoi
    Conteggio Parole: 734 (Word)
    Note: Scritta per la mia cartella della Criticombola su Criticoni.

    { Don't Say a Word ~



    Dormiva pacifico, coperto dalle fini lenzuola del loro giaciglio. Nel sonno i suoi tratti sempre duri parevano più distesi e rilassati, decisamente più dolci del solito, mentre i lunghi capelli d’oro giacevano scomposti, come una corona, nel cuscino.
    Nella sua lunga vita Roma aveva visto tante donne stupende, e se ne era spesso innamorato, ma nessuna poteva reggere il confronto con Germania.
    Si ricordava ancora la saggia bellezza di Grecia, la sua voce bassa ma dolce, lo sguardo deciso che splendeva di tutti gli astri del cielo quando poteva parlare della sua arte. Ricordava anche l’esotico fascino di Egitto, la sua pelle ambrata baciata dal sole, gli occhi color dell’oro e l’esile ma forte corpo, dotata di un ingegno pari quasi a quello degli uomini.
    Le aveva amate, possedute e, ormai, abbandonate: la fiamma si era spenta e tutto si era ridotto a semplici accordi e saltuari incontri, sempre piacevoli fortunatamente. Nonostante ciò, poteva giurare su quanto di più sacro esisteva nel suo Impero che né la bellezza di Grecia né quella Egitto, le due donne che gli avevano preso il cuore, poteva essere anche solo paragonabile a quello che Germania suscitava in lui.
    Certo, era un uomo e non aveva le invitanti curve femminili né una voce musicale, ma aveva lunghi capelli d’oro nei quali era stupendo immergervi la mano, come in quel momento mentre li carezzava con dolcezza senza svegliarlo, poi aveva dei profondi occhi blu, infiniti e indescrivibili come il mare, la pelle chiara e liscia, e anche se talvolta era intervallata da qualche cicatrice perlacea, niente poteva farla sembrare brutta per Roma.
    Germania era bello come una donna e, come uomo, era ancor più stupendo. Il suo corpo pareva una delle sculture che tanto amava fare Grecia e, sollevando il lenzuolo che nascondeva le nudità dell’altro, Roma era certo che il suo amante batteva di gran lunga quelle statue: era caldo - molto caldo - e tra le muscolose gambe aveva un qualcosa che quei pezzi di marmo si potevano benissimo scordare.
    Un aspetto splendido e stuzzicante per un carattere pessimo. Forse era quello l’unico difetto di Germania. Non parlava tanto e quando lo faceva, se si tralasciavano le classiche risposte monosillabiche, erano solo insulti diretti a Roma che li accettava solitamente, con un sorriso. Era conscio che, nonostante quegli epiteti ben poco gentili, l’uomo sarebbe ugualmente venuto a letto con lui e, volente o nolente, avrebbe goduto tantissimo.
    “ Devi guardarmi ancora per molto?”, sibilò una voce roca e bassa, decisa e infastidita, spezzando il silenzio della lussuosa camera. Roma, alzò subito lo sguardo sul viso dell’altro, permettendosi di ridacchiare.
    “ Sì.”, rispose sinceramente. Era piacevole guardarlo: perché doveva smettere?
    “ Smettila. Immediatamente.”, ringhiò ancora Germania, afferrando il lenzuolo per coprirsi. Dannando il giorno in qui aveva accettato di proteggere l’altro: gli sarebbe piaciuto tantissimo, soprattutto in quei momenti, vederlo agonizzare in una pozza di sangue.
    “ Oh... peccato...”, mormorò Roma, con tono dispiaciuto.
    “ Hai visto abbastanza.”, tentò di alzarsi indispettito, ma le forti e nude braccia dell’Impero lo afferrarono appena in tempo.
    “ Non mi sazio mai di te.”, ribatté con convinzione il moro salendogli addosso per bloccarlo.
    “ Hn...”
    “ Riprendi a non voler rispondere?”, chiese ridacchiando.
    “ Mh...”
    “ Sì. Hai ripreso a non parlare. Ma tanto so come farti gridare...”, sorrise malizioso Roma, chinandosi fino a posare le labbra sul collo dell’amante, lambendolo delicatamente, causando nell’altro l’ennesimo mugugno.
    “ So che ti piace.”, cinguettò quasi dolcemente l’Impero, infilando la mano sotto le lenzuola, carezzando gli addominali scolpiti poi il membro ancora a riposo. “ Fammelo sentire, Germania...”, strinse le dita attorno all’organo, muovendole subito velocemente facendo fremere l’amante che, ostinato, continuò però a tenere le labbra serrate per non dargli alcuna soddisfazione.
    Adorava vederlo in quello stato e amava ancor di più il vederlo perdere quella sfida: presto l’avrebbe fatto cedere e si sarebbe veramente goduto il meglio del biondo.
    “ Ti stai eccitando...”, insinuò, sfregando il pollice sulla punta del membro dell’altro.
    “ Mh...”
    “ Oh sì. È così, Germania.”, ridacchiò Roma, ripetendo il gesto con più energia, salvo poi ritrovarsi il polso bloccato dalla forte mano del biondo.
    “ Parli troppo.”, ringhiò, costringendo l’Impero ad allontanarsi con forza e malagrazia, fino a bloccarlo sotto di sé. “ Non dire una parola.”, sbottò poi in conclusione, chiudendogli la bocca con la sua, facendo sorridere all’altro.
    Non sembrava, ma Roma aveva vinto un’altra volta.
     
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