Posts written by #Michelle

  1. .
    Titolo: The Long Way Home
    Titolo del Capitolo: IV. Decision
    Fandom: The Hobbit
    Personaggi: Bilbo Baggins, Fìlì, Kìli, Thorin Oakenshield
    Genere: Introspettivo
    Rating: Verde
    Avvertimenti: Slash, What if? (E se…)
    Conteggio Parole: 1560
    Note: 1. Ambientata alla fine del libro Lo Hobbit, dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti.
    2. Aggiornamenti settimanali<3 ogni mercoledì vedrà la luce il nuovo capitolo!
    3. Dedicata all’amore della mia vita<3




    BUxY1yk



    L’occhiata che Bilbo donò ai due fratelli quando li vide rientrare nella cucina fu talmente eloquente che entrambi non riuscirono a trattenersi dal ridere.
    “ Non guardarci così!”, esclamò Fìli. “ Il bagno è esattamente come lo hai lasciato.”, lo rassicurò.
    “ E resterà tale anche quando tornerai a casa dopo aver intrapreso un nuovo viaggio con noi.”, continuò sicuro il minore, strappando un sospiro allo Hobbit.
    “ Non posso venire con voi...”, mormorò Bilbo, evitando accuratamente di guardare Thorin.
    “ Ma non hai ancora visto dove siamo nati e cresciuti. Né hai conosciuto nostra madre. Male. Davvero molto male, Signor Boggins.”, sorrise Kìli scuotendo il capo ironico.
    “ Non sarà un viaggio lungo, Bilbo.”, aggiunse Fìli con più calma - tra i due era sempre stato quello più tranquillo, anche se talvolta si lasciava trasportare dalla foga degli eventi. “ Le Montagne Azzurre non sono lontane.”
    Quella nuova proposta - quasi più allettante dell’intraprendere la strada per Erebor e poterla vedere solo da lontano - fece quasi crollare le convinzioni dello Hobbit.
    Non aveva davvero mai visto le Montagne Azzurre e data la situazione che si era creata, non gli sembrava una brutta idea allontanarsi dalla Contea... inoltre, desiderava davvero restare ancora un po’ con Fìli e Kìli - e anche con Thorin nonostante tutto.
    “ N-non vorrei essere di disturbo...”
    “ Ma quale disturbo, Bilbo!”, esclamò il minore. “ Sei pur sempre uno della Compagnia! Poi... che pericoli vuoi incontrare?”
    “ La strada è sicura qui.”, confermò Fìli. “ Nessun orchetto osa spingersi così lontano, ormai.”
    “ Io...”
    “ Oh, andiamo! Come ai vecchi tempi!”
    Lo Hobbit non riuscì a trattenersi dal lanciare un’occhiata a Thorin, cercando nei suoi occhi l’autorizzazione per partire con loro... ovviamente quel suo sguardo, anche se fugace, venne notato dai tre Nani e fu proprio il Re ad interrompere la sequela di infantili: “Dai dai daiiii!”, di Kìli.
    “ Fa silenzio!”, esclamò alzando non poco la voce. “ Mastro Baggins vi ha già detto prima che non intende partire, comportarvi in questo modo infantile non contribuirà a fargli cambiare idea, né servirà a modificare il mio giudizio sul suo esilio.”
    I due fratelli lo guardarono tra lo stupito ed il mortificato - come era ovvio, Thorin aveva smascherato il loro piano e non era intenzionato a ritirare quell’assurda imposizione -, e Bilbo fu quasi tentato dal mettersi in mezzo e difendere i giovani Nani che avevano solo cercato di... beh, non lo sapeva: ma qualsiasi cosa fosse era piacevole.
    “ Ora preparatevi. Abbiamo perso fin troppo tempo qui.”, concluse Thorin, lasciando il tavolo per andare verso l’uscita ancor prima che i suoi nipoti potessero scusarsi - sapevano di essere nel giusto, ma non volevano farlo arrabbiare.
    Fìli e Kìli si scambiarono un’occhiata, rivolgendosi poi a Bilbo nella speranza di sentirlo opporsi alla decisione di Thorin. Solo lui poteva... e lo Hobbit ne era pienamente consapevole.
    Il fatto che il Nano considerasse quella breve - brevissima! - pausa una ‘perdita di tempo’ lo aveva ferito.
    Non gli importava niente di lui? Beh, si disse Bilbo assumendo un’espressione ben più decisa, avrebbe agito di conseguenza. I due fratelli gli mancavano e quella merenda non lo avrebbe per niente aiutato a compensare lla sensazione di vuoto che aveva sviluppato in quei mesi, voleva stare con loro: che Thorin lo volesse o meno.
    In fondo, era una sua scelta il viaggiare verso le Montagne Azzurre. Non poteva di certo impedirlo, non aveva alcun potere lì... e non ne aveva più sulla sua persona - era una menzogna, ma voleva convincersi che fosse la verità.
    “ V-ve...Verrò con voi.”, dichiarò, cercando di dare alla sua voce un tono sicuro e rivolgendo un sorriso al maggiore dei due, mentre Kìli sgranando gli occhi per quella notizia, non riuscì a trattenersi dall’abbracciarlo di slancio - attirando l’attenzione di Thorin che aveva ormai indossato la sua giacca -, e Bilbo non poté far altro che ricambiare quella stretta e ridere con lui.
    Non rideva per davvero da mesi, ed il potersi concedere quella ‘libertà’ lo fece sentire più leggero.
    Era certo che quel viaggio, per quanto breve, non sarebbe stato semplice - ed il nome di Thorin, la sua presenza, gli rimbalzò crudelmente per la testa. Ma si ripeté che anche se non li avrebbe seguiti nel ritorno verso Erebor, almeno sarebbe rimasto con loro un po' di più...
    “ Preparo la sacca. Ho... ho quasi tutto pronto!”, e sciogliendo frettolosamente l’abbraccio, fuggì per prendere le poche cose che gli servivano per quel viaggio.
    Non gli serviva granché in realtà, solo qualche cambio d’abito, Pungolo - perché non voleva viaggiare disarmato -, il suo prezioso anello e il cappuccio che gli aveva donato Dwalin. Non aveva bisogno d’altro, durante la ‘Riconquista di Erebor’ aveva compreso quello che serviva davvero, tant’è che quando prese in mano il suo fazzoletto - che aveva dimenticato la prima volta -, non poté fare a meno di lasciarlo ricadere nel cassetto.
    Era pronto, doveva solo armarsi di coraggio per affrontare quel viaggio con la costante e ostile presenza di Thorin.
    Sorrise e si presentò dinnanzi a Fìli e Kìli che lo attendevano sulla porta.
    “ Possiamo andare.”, dichiarò.
    “ Siamo davvero felici che tu abbia accettato, Bilbo.”, rispose il maggiore con un filo di dolcezza, lasciando che lo Hobbit chiudesse e abbandonasse per la seconda volta Casa Baggins.
    “ Oh sì, lo siamo eccome.”, esclamò Kìli. “ Ma forse dovremo muoverci, penso che Thorin sia in grado di partire anche senza di noi.”, fece notare con un'espressione non poco dispiaciuta, indicando con un cenno del capo l’altro Nano che li aveva preceduti sulla strada dove avevano lasciato i loro pony.
    Bilbo si mordicchiò le labbra.
    “ Immagino che non l’abbia presa bene.”, commentò, incamminandosi senza alcun ripensamento insieme ai due.
    “ Devi perdonarlo...”, lo scusò Fìli. “ Sai quanto è orgoglioso.”
    “ Questo non è orgoglio. Per lui mi sono macchiato di tradimento... ed ha tutte le ragioni di questa terra per detestarmi.”, mormorò lo Hobbit serio. “ Ma non importa. Sono felice di essere di nuovo con voi.”, concluse sorridendo ed ignorando l’occhiata che i fratelli si scambiarono.
    Forse, si dissero, sarebbe stato più difficile del previsto il farli riappacificare... ma almeno il primo passo era stato fatto.



    Thorin era praticamente fuggito da Casa Baggins quando Bilbo aveva accettato senza alcun preavviso la proposta di viaggiare con loro per le Montagne Azzurre - e, inconsciamente, anche lo stupido ed alquanto ovvio piano ideato dai suoi nipoti.
    Era stato tentato dal partire da solo, lasciandoli indietro, ma alla fine attese di vederli sulla strada per montare sul suo pony, concedendosi di scoccare una severa occhiata ai due giovani Nani e allo Hobbit.
    " Muovetevi.", dichiarò con sicurezza, incitando subito l'animale alla marcia, ricevendo in risposta dei gioiosi: " Agli ordini!", seguiti poi da una mezza e scherzosa litigata su chi avrebbe cavalcato con Bilbo.
    " Io sono più alto. È più sicuro con me!", esclamò Kìli aggrottando le sopracciglia ed assumendo un cipiglio minaccioso - scherzava, ma era davvero convincente quando voleva.
    " Sei anche più disattento, nadadith.", lo riprese Fìli con un sorriso.
    " Nessuno chiede la mia opinione?", cercò di mettersi in mezzo Bilbo, divertito ed un poco imbarazzato da quella schermaglia.
    " Chi preferisci?", domandò Kìli, cogliendo la palla al balzo, rivolgendo allo Hobbit uno sguardo speranzoso.
    " Ehm... potrei viaggiare con Fìli oggi e... domani con te.", sorrise Bilbo, strappando un gemito di sconfitta al minore.
    " Perché non oggi?"
    " Sei troppo agitato.", spiegò Fìli, trovando appoggio in un divertito Bilbo... e Thorin in tutto quello si era solo potuto mordere la lingua, perché voleva gridare a quei due di smetterla e prendere con sé lo Hobbit per farlo cavalcare con lui. Ma, anche se il Re aveva il coraggio di buttarsi in battaglie spesso suicide, non aveva la forza di esporsi in quel modo.
    In cuor suo - non poteva mentire a se stesso - era felice di averlo di nuovo con sé, perché - strano a dirsi - lo faceva sentire a casa.
    Si ripeteva che Erebor era la sua dimora, quella che aveva riconquistato versando il suo stesso sangue... ma quando era stato costretto dalle leggi ad allontanare Bilbo, si era sentito un estraneo tra le sue stesse mura.
    Per mesi aveva sognato il suo scassinatore - la sua voce, il modo di gesticolare... il morbido corpo tremante ed eccitato sotto il suo -, e per quanto avesse tentato di distrarsi con i lavori di ristrutturazione che lo tenevano occupato per intere giornate, alla fine con la mente tornava sempre a lui.
    Si chiedeva tante cose. Stava bene? Sentiva la mancanza dei compagni e degli amici che aveva lasciato?
    E pensava ancora a 'loro' con la stessa intensità con la quale si erano amati?
    Era tormentato da quelle domande, ma soprattutto era tentato dal cambiare quelle regole che lo avevano costretto a rinunciare a Bilbo... soprattutto per quel motivo, quando Fìli e Kìli avevano furbescamente detto in sua presenza che sarebbero andati a trovare lo Hobbit, aveva deciso di intraprendere quel viaggio.
    Era stato davvero sul punto di chiedergli di tornare con lui ad Erebor, ma gli era bastato vederlo aprire quella buffa porta rotonda per capire che sarebbe stato un errore.
    Il posto di Bilbo era la Contea, e non poteva privarlo della sua casa perché meglio di tutti sapeva cosa significasse perderla.
    Si era quindi imposto un atteggiamento duro pur di non lasciarsi condizionare dai suoi sentimenti.
    Non poteva permettersi di assaporare di nuovo la sua presenza, il calore e l'amore, per poi lasciarlo ancora... si voleva semplicemente difendere, certo che sarebbe stata la cosa giusta anche per Bilbo.




    Nota:
    Nadadith: Fratello minore

  2. .
    Titolo: Mr and Mrs June
    Fandom: Cast The Hobbit
    Personaggi: Aidan Turner, Dean O’Gorman
    Genere: Introspettivo, Fluff
    Rating: Verde
    Avvertimenti: Flashfic, Pre-Slash
    Conteggio Parole: 315
    Note: 1. Tratta da un’affermazione di Dean che mi sta facendo fangirlare come pochiXD
    2. Dedicata alla persona che più amo al mondo. Spero ti piaccia amore mio<3
    3. Non betata<3





    Non erano dei ballerini, e mentre fingevano dei passi di danza per farsi scattare le foto, erano ben lontani dall'essere aggraziati. Ma in fondo non era necessario saper ballare per giocare e farsi immortalare dalla macchina fotografica, ed entrambi volevano semplicemente divertirsi, scambiandosi degli sguardi complici e lasciando che i loro corpi si sfiorassero innocenti in una finta intimità.
    E ballavano ancora e ancora, ridendo e volteggiando goffi nell’improvvisare quel tango ben poco sensuale.
    " Ed ora... casquet!", esclamò Aidan e Dean, sorridendo con le labbra strette sulla rosa che portava in bocca, lo aiutò a piegarsi ridicolmente all'indietro in una posa tanto buffa quanto assurda vista la differenza d'altezza. E l’irlandese non riuscì a fare a meno di ridere ancora di cuore, allungando le braccia sul collo di Dean come se temesse di cadere... e di riflesso tutto il corpo del neozelandese si protese verso di lui, come se fosse inesorabilmente attratto dalla luce che emanava.
    Il sorriso, il suono della sua risata ed il corpo che stringeva a sé con un braccio attorno alla vita.
    Aidan brillava di luce propria agli occhi di Dean. Era genuino e sincero, e ad entrambi era bastata una sola giornata di lavoro insieme per convincersi che sarebbero stati grandi amici.
    “ Deano! Non farmi cadere!”, esclamò l’irlandese, e l’altro non poté far altro che rafforzare la presa sulla sua vita con fare possessivo e rassicurante, concedendosi di pensare... " Mio.", e nient’altro.
    Era solo una sua convinzione - sciocca e presuntuosa -, ma era stupidamente certo che Aidan gli appartenesse, e non lo avrebbe mai lasciato andare via.
    Tornarono in posizione eretta, e dopo essersi scambiati un’altro sguardo complice, l'irlandese si sporse pericolosamente verso di lui, andando a rubargli la rosa che teneva tra le labbra.
    Gli donò un malizioso ghigno, strappando l’ennesima risata a Dean.
    " Mr e Mrs Giugno, giusto?", domandò.
    " Non male.", rispose Aidan con i denti stretti sul fiore ed un sorrisetto.




  3. .
    “Your voice is my favourite sound”
    - A Hiddlesworth Fanmix


    Download

    tjbqgrK

    SINVdTo
  4. .
    Accettata!
    Scusa per il ritardo!!
  5. .
    Mode: Innamorata as always<3
    Wish: Lavorare ç_ç
    Kink: IL FOTTUTISSIMO GRAHAM MCTAVISH CHE MI HA RISPOSTO SU TWITTER
    Doing: GraficoXD
    On Air: California by Hollywood Undead
    Quote: "I love Chris Hemsworh, and Chris Hemsworth loves me<3" by Tom Hiddleston
    Icon: Aidan Turner, by me<3


    Ecco l'elenco di tutte le fic che ho scritto per il p0rn!fest#6.
    Diciamo che quest'anno mi sono superataXD gli anni scorsi neanche superavo le 20 fic X°D
    Comunque, sono ordinate per Fandom.
    I link vi riporterà alla 'foto' dell'album corrispondente alla fic, con una piccola descrizione e i vari link su dove potete leggere la fic :3

    Buona lettura >ç<



    Masterlist - 53 Fanfiction Totali

    BIANCANEVE E IL CACCIATORE Eric Il Cacciatore/Regina Ravenna, " Non sarai mai lei, vecchia strega."
    Worse than Death

    BIANCANEVE E IL CACCIATORE Eric Il Cacciatore/Sarah, " Hai i piedi gelati…"
    Menta e Lillà

    BIANCANEVE E IL CACCIATORE Eric Il Cacciatore/Finn, " Urlerai come tua moglie"
    The burden of Guilt

    LE 5 LEGGENDE Jack Frost/Jamie Bennet, " Avevo paura di non vederti arrivare."
    Waiting

    RPF ATTORI Elsa Pataky/Tom Hiddleston, “Mia moglie ci sentirà…” “Le potrebbe piacere!”
    Playing in the Shower

    RPF ATTORI Elsa Pataky/Tom Hiddleston, " Sbaglio o quelli sono i boxer di Chris?"
    Boxer

    SHERLOCK BBC RPF Benedict Cumberbatch/Martin Freeman, Hand job
    Flawless

    SHERLOCK BBC RPF Benedict Cumberbatch/Martin Freeman, Blow Job
    Against the Door

    SHERLOCK BBC Greg Lestrade/Mycroft Holmes, "Non penso sia il tuo ombrello quello che preme contro di me!"
    Sharp Observation

    SHERLOCK BBC Jim Moriarty/John Watson, " Rendiamo le cose più divertenti, ti va Johnny boy?"
    Uno spettacolo divertente

    SHERLOCK BBC Jim Moriarty/Sherlock Holmes, Bite my lip and close my eyes, take me away to paradise... I'm so damn bored, I'm going blind!
    Discover Paradise

    SHERLOCK HOLMES (2009) John Watson/Sherlock Holmes, “Non sarà l’ultima volta.”
    Ultima Volta

    SNOW WHITE AND THE HUNTSMAN/THE HOLLOW CROWN Eric Il Cacciatore/Principe Hal (Re Enrico V), Battaglia nel Fango
    Battle in the Mud

    SNOW WHITE AND THE HUNTSMAN/THE HOLLOW CROWN Eric Il Cacciatore/Principe Hal (Re Enrico V), Gogna
    Gogna

    THE AVENGERS RPF Chris Hemsworth/Tom Hiddleston, Lap Dance
    Pure Imagination

    THE AVENGERS RPF Chris Hemsworth/Tom Hiddleston, Cuffie
    Headphones

    THE AVENGERS RPF Chris Hemsworth/Tom Hiddleston, AU, Meccanico!Chris
    Lube N' Go

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY RPF Aidan Turner/Dean O'Gorman, Fotografia
    Give me lust, baby.

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY RPF Hugo Weaving/James Nesbitt, " Ma non siete un po' troppo vecchi per fare certe cose?!"
    Totally Drunks

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY RPF Martin Freeman/Richard Armitage, "In amore e in guerra, tutto è lecito." " E noi che facciamo?" " L&#39;amore, ovviamente"
    We Make Love

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY RPF Aidan Turner/Dean O'Gorman, “ Ho letto una cosa interessante.” “ Cosa?” “ Una fanfiction.”
    Something Interesting

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY RPF Aidan Turner/Dean O'Gorman, " Sei nudo." " Lo sono. Perché non lo sei anche tu?"
    Naked

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY RPF Aidan Turner/Richard Armitage, " Chiudi quella fottuta bocca."
    Silence

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY RPF James Nesbitt/Richard Armitage, Schiena
    Schiena

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY RPF Martin Freeman/Richard Armitage, " Non devi mai scherzare con il fuoco, Bilbo Baggins."
    Non giocare con il fuoco

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Kili, " È solo eccitato per l'avventura!"
    Exciting

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Kili, Sotto le coperte
    More Exciting

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bilbo Baggins/Thorin Scudodiquercia, First Time
    The Only One

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bilbo Baggins/Thorin Scudodiquercia, Voyeur!Bilbo
    Inner War

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bilbo Baggins/Thorin Scudodiquercia, Sotto la pioggia, tra gli alberi
    Craving

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bilbo Baggins/Thorin Oakenshield, AU (finale diverso da quello del Book!verse)
    Guilty

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bofur/Ori, "Ho come l'impressione che i tuoi fratelli mi odino ..."
    Bad Example

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Kili, Voyeur!Kili http://25.media.tumblr.com/760ac74c9dc3179...a04qo1_1280.jpg
    Beyond the Door

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Kili, " Hai visto? Senza mani fratellone~"
    Senza Mani

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Dwalin/Nori, Spanking
    Lesson

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Kili, “ Stiamo andando a morire.”
    We're going to Die

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bofur/Ori, " Non andare"
    Non Andare

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bilbo Baggins/Bofur/Thorin Scudodiquercia, Follia
    Follia

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Thorin Scudodiquercia, “ Kili non dovrà mai saperlo...”
    He will Never Know

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bilbo Baggins/Bofur, Gemiti
    Mewling

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Dwalin/Kili, Daddy!Kink
    Father

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Dwalin/Nori, Dare per avere
    Dare per Avere

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bilbo Baggins/Thorin Scudodiquercia, Mentre la Compagnia dorme
    Mentre la Compagnia Dorme

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Kili, Jealous!Fili
    Jealousy

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bofur/Ori, Uccellino
    Uccellino

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Uke!Thorin
    Tesoro

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Ori, Disegno
    Disegno

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Kili/Ori, " Dovresti vederlo, Kili! È carinissimo!"
    Due Fuochi

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Kili, Ultimo desiderio
    Ultimo Desiderio

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bofur/Ori, First Time
    Rassicurante

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Bilbo Baggins/Thorin Scudodiquercia, Mentre la Compagnia dorme
    Silenzio

    THE HOBBIT - AN UNEXPECTED JOURNEY Fili/Kili, Le tubature di casa Baggins
    Disastro nel Bagno

    X-MEN L'INIZIO RPF James McAvoy/Michael Fassbender, Ciò che non può essere detto
    Legame Segreto

    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 9/3/2013, 16:52
  6. .
    Titolo: Dwarfs Orgy
    Titolo del Capitolo: II. Happy Birthday
    Fandom: The Hobbit
    Personaggi: Kìli, Fìli (Gentile partecipazione di Tauriel)
    Genere: Introspettivo, Erotico, Fluff
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: Oneshot, Slash, What if? (E se…), Lemon, Incest
    Conteggio Parole: 5290
    Note: 1. Raccolta p0rno prevalentemente di PWP. Quindi non cercate trame e tutto X°D qui troverete solo sesso, sesso e sesso! A differenza di Blunt the Knives, che era una raccolta di flashfic, questa conterrà oneshot ben più lunghe. Alcune AU altre What if? (E se...) ecc ecc :3
    2. Accetto richieste .w. ma non prometto di scrivere tuttoXD solo i prompt che più mi ispirano ecco ù_ù<3 quindi non scrivere solo una coppia, quelle le ‘ignoro’ sicuro XD
    3. Vìli, il nome del padre di Fìli e Kìli, è stato scelto per due motivi: primo perché i nomi da padre a figlio solitamente si somigliano (Thror - Thrain - Thorin esempio o anche) e secondo beh, così come i nomi degli altri Nani, Vìli proviene dal Völuspá :3
    4. Ambientata dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti. What if dove TUTTI vivono! çAç/ Inoltre, nella fic appare anche Tauriel, l’Elfa di Bosco Atro creata da Peter Jackson<3
    5. Altre note... dato che non potevo farne a meno ho dato una sorta di data di nascita ai nostri due fratellini - nessun numero, solo un punto indicativo visto che il calendario dei Nani va con il mutare della Luna e non ha dei numeri ù_ù - quindi, Kìli nasce in estate, nel Nono mese del calendario dei Nani. Mentre Fìli, a lui contrapposto, nel Secondo mese ovvero il nostro Dicembre<3
    6. Dediche! Scritta per il compleanno della carissima Alice! Scusa per il ritardo ma... è diventata più lunga del previsto X°D
    7. Letta e corretta dall’amore mio ùçù<3


    xaEGEMf



    Il compleanno di Kìli cadeva sempre circa quattro lune prima del Giorno di Durin, durante il nono mese del calendario nanico - era nato nel bel mezzo di una delle estati più calde che si potessero ricordare nelle Montagne Azzurre.
    Era cresciuto in una casa modesta, con sua madre, suo fratello e con la rassicurante ed autoritaria presenza dello Zio Thorin - diventata indispensabile dopo la morte di suo padre. Ovviamente Kìli aveva ricevuto come Fìli un'istruzione degna al suo ruolo di 'Principe' e membro della nobile stirpe di Durin, ma al contrario del nome che portava, i compleanni in quella casa non erano mai stati fonte di grandi e sfarzose feste con tanti invitati e banchetti che sembravano non avere fine.
    Per lui, almeno, non c'erano mai state neanche delle piccole feste... forse, prima dei suoi cinque anni sì, ma non né aveva memoria.
    Il ricordo più lontano del suo compleanno - il quinto per la precisione - era legato ad un fatto triste. Neanche una luna prima suo padre, Vìli, era caduto in un'imboscata degli Orchetti insieme ad altri sei valorosi Nani, e sua madre non era stata più la stessa.
    Era diventata malinconica e spesso rabbiosa, e quando si avvicinava l'anniversario della morte del marito si chiudeva in sé stessa... ma era stata privata della persona che amava, aveva perso parte del suo cuore con la sua morte, e in fin dei conti la sua era una reazione alquanto ovvia.
    Tuttavia Kìli in quel periodo era troppo piccolo per capirlo - gli avevano solo detto che suo padre se ne era andato e che non sarebbe mai tornato -, e ricordava solo i disperati pianti che provenivano dalla camera di sua madre e la rabbia che aveva provato i primi tempi per lo Zio Thorin, colpevole di averla fatta piangere - era stato lui a doverle portare la notizia.
    Quella volta trascorse il suo compleanno da solo con Fìli - rintanati in camera, giocando e ridendo, nel tentativo di non sentire i singhiozzi provenienti dalla stanza accanto -, e anche se Thorin era sempre stato presente per entrambi durante i loro compleanni, portando dolci e regali, per lui e suo fratello il 'nascondersi' e stare insieme durante quella ricorrenza - ed in seguito anche per quella del maggiore - era diventata quasi una tradizione.
    Si isolavano da tutto e da tutti, festeggiando a modo loro - da bambini con giochi stupidi poi crescendo, e scoprendo i sentimenti che provavano l'uno per l'altro, scopando fino a crollare senza più forze.
    Lo avevano fatto per festeggiare Kìli anche prima di partire per la riconquista di Erebor, e avevano ripetuto la loro 'tradizione' anche dopo essere tornati alla Montagna Solitaria per Fìli.
    Erano certi che avrebbero sempre continuato a festeggiare in quel modo, ma ormai la ricostruzione di Erebor era quasi completata - avevano lavorato duramente per un anno - e le cose iniziarono a 'cambiare'.
    Era stata un'idea per lo più 'politica', per rafforzare e far rinascere le antiche alleanze... quindi, quale modo migliore di festeggiare la rinascita di Erebor se non con il compleanno di uno dei Principi ed eroe della Battaglia dei Cinque Eserciti?
    E Kìli si era trovato in mezzo a mille attenzioni. Costretto a passare ore con i sarti per preparargli il vestito adatto all'occasione, a scegliere gli invitati 'personali', il menù del banchetto e, soprattutto, all'alba del suo compleanno, lontano da suo fratello e dalle loro tradizioni.
    " È solo per questa volta.", lo aveva rassicurato Fìli, rubandogli un bacio prima che il loro ingresso venisse annunciato. " L'anno prossimo sarà sicuramente più... privato."
    E Kìli non poté far altro che annuire e sperare che suo fratello avesse ragione, cercando di godersi la sua festa che, in fin dei conti, non era neanche tanto male.
    Certo, continuava ugualmente a preferire la sua 'tradizione' con Fìli, ma ormai era lì e tanto valeva divertirsi... cosa che suo fratello, sfortunatamente, non poté condividere quando incrociò lo sguardo di Tauriel.
    Era stupenda come quando l'avevano conosciuta durante la loro prigionia a Bosco Atro e, se possibile, appariva ancor più bella senza armatura e abiti da battaglia... ma se Fìli era immune al suo fascino, non poteva dire lo stesso del suo fratellino che nel vederla parve quasi illuminarsi.
    La accolse dapprima come conveniva ad un Principe poi, dimenticando il galateo, le donò un sorriso ben più ampio che fece ribollire di rabbia e gelosia Fìli.
    " Tauriel! È davvero un piacere averti qui!", le disse abbassando la voce per non farsi sentire dagli altri così amichevole - cosa che sarebbe stata ritenuta poco 'principesca'.
    " È stata una gioia anche per me quando ho ricevuto il tuo invito.", rispose dolcemente l'Elfa. “ Per me è un vero piacere poterti fare gli auguri di persona...”, aggiunse chinandosi all’altezza del Nano.
    “ Per me lo è vederti.”, rispose sincero Kìli, ignorando - o forse non lo sentì addirittura - il grugnito emesso da Fìli.
    “ Ovviamente non sono venuta a mani vuote, mio Principe...”, continuò Tauriel con tono divertito che strappò una risata anche all’altro. “ Ti ho portato un ‘piccolo’ dono...”, concluse porgendogli un oggetto avvolto da un luminoso drappo d’origine elfica.
    Kìli lo prese non poco emozionato ed il suo viso parve quasi diventare scarlatto quando scoprì un bellissimo arco della sua misura. Il legno sembrava quasi brillare ed era finemente lavorato dagli artigiani elfici, così come la faretra e le frecce.
    Era un dono regale.
    “ Tauriel... è... stupendo.”, dichiarò senza fiato Kìli, tendendo la corda come per testarne la potenza.
    “ Quest’arco è stato fatto con il legno degli alberi di Lothlórien. Non a tutti è permesso di maneggiare una simile arma... ma per te penso che faranno un’eccezione.”, sorrise l’Elfa strizzandogli l’occhio con fare confidenziale.
    Era proprio quel suo atteggiamento furbo e amichevole, diverso da quello pomposo degli altri Elfi, ad aver attratto Kìli, e suo fratello ne era ben consapevole... e la detestava.
    Non gli piaceva che durante quello che era il loro giorno da sempre - la loro ‘tradizione’ di passare il compleanno insieme, maledizione! -, il suo compagno stesse riversando tutte le sue attenzioni su quella femmina!
    Era una cosa che non poteva sopportare!
    Grugnì ancora e per quanto stesse cercando di mantenere la calma - era l’erede al trono, non poteva perdere il controllo -, quando Tauriel osò fare gli auguri a Kìli baciandogli la fronte, facendo rimanere il suo fratellino con un’espressione sognante, si disse che quello era decisamente troppo!
    “ Se permetti, ora Kìli deve accogliere gli altri ospiti.”, ringhiò, strizzando il fianco dell’altro - che digrignò i denti - come per punirlo e farlo tornare con i piedi per terra.
    “ Lo comprendo.”, rispose Tauriel senza nascondere un certo divertimento nel suo sguardo alla vista della chiara gelosia del maggiore dei due fratelli.
    “ Perdonami.”, mormorò Kìli, massaggiandosi il fianco. “ Ma temo che mio fratello abbia ragione. Ti ringrazio per questo dono, è davvero stupendo. Spero di poter parlare ancora con te durante questa serata.”, aggiunse e Fìli, trascinandolo via, si ripromise che fin quando avrebbe avuto fiato in corpo, avrebbe tenuto Tauriel e il suo compagno lontani.
    “ Ma che ti prende?”, esclamò qualche attimo dopo suo fratello, costringendolo a fermarsi.
    “ Non puoi trattenerti solo con un ospite. Sono tutti qui per te.”, ribatté secco Fìli.
    “ Oh andiamo! Mi hai massacrato il fianco! A te Tauriel non è mai piaciuta, è per questo.”
    “ Non dovrebbe piacere neanche a te!”
    Kìli, davanti a quell’affermazione, non poté non ghignare compiaciuto.
    “ E perché?”
    “ Perchè... oh, è un Elfo! Ecco perché!”, ringhiò Fìli irritato ed anche un poco imbarazzato per la piega presa da quella discussione, che stava mettendo a nudo la sua assurda gelosia.
    “ Non fare come lo zio.”, lo riprese bonariamente il minore, abbandonando la sala in festa per andare a riporre il dono della sua amica nelle loro stanze - ovviamente seguito da suo fratello.
    “ Non prendermi in giro, nadadith.”, borbottò.
    “ E tu non dubitare del mio amore per te, nadad.”, ribatté Kìli con un sorriso.
    “ N-non l’ho mai fatto!”, si difese Fìli, ed era vero. Per quanto suo fratello avesse un debole per l’Elfa, non aveva mai messo in dubbio i loro sentimenti.
    “ Allora perché sei geloso?”, domandò entrando nella stanza che condividevano e avvicinandosi alle loro armi ordinatamente riposte su una parete - sembravano quasi sfigurare davanti al bellissimo arco che gli era stato donato.
    Fìli sospirò, chiudendo la porta per parlare con suo fratello senza essere disturbato.
    “ Perché non mi piace come la guardi né come vi mettete a scherzare...”, ammise sincero. “ Mi fa venire voglia di prenderti e rinchiuderti da qualche parte, in modo da tenerti lontano da tutto e tutti.”
    " Ma sfortunatamente non puoi.", ridacchiò Kìli ammirando ancora l’arco. " Tuttavia... potremo chiuderci qui per un quarto d'ora...", aggiunse poi, avvicinandosi pericolosamente al fratello con un sorriso che Fìli conosceva fin troppo bene.
    " Per quanto sia una proposta allettante, temo che la tua presenza sia richiesta in un'altra sede...", rispose realmente dispiaciuto.
    " Sono tutti impegnati con il banchetto. Non si accorgeranno della nostra assenza.", sussurrò Kìli malizioso, facendo scattare la serratura della porta per poi costringervi contro suo fratello.
    “ Certo che no... tanto non siamo i due Principi. Io non sono l’erede al trono e tu non sei il festeggiato, né dovremo essere presenti al banchetto.”, ironizzò.
    “ Esatto! Non lo siamo!”, rise il minore, rubandogli poi un veloce bacio. “ Qui dentro siamo solo Fìli e Kìli.”
    “ In ogni caso...”, mormorò Fìli prendendogli il viso tra le mani. “ Non possiamo davvero stare via per troppo tempo...”, gli ricordò.
    “ Il tempo di succhiartelo?”, domandò premendo il suo corpo contro quello dell’altro.
    “ Direi di sì...”, annuì con una breve risatina, lasciandosi poi andare ad un bacio ben più lungo del precedente, per appoggiarsi in seguito alla porta quando Kìli iniziò ad armeggiare con il suo ricco vestito da cerimonia.
    “ Detesto questo abito.”, borbottò il minore, riuscendo con non poca fatica ad aprire la cintura in metallo e pelle dell’altro e ad abbassargli i pantaloni.
    “ Io penso mi doni invece.”, ribatté Fìli, socchiudendo gli occhi quando sentì il respiro dell’altro sul suo membro - non stava perdendo tempo.
    “ Stai meglio senza, fidati...”, mormorò Kìli ghignando e tirando fuori la lingua per lambire la punta del sesso del compagno.
    “ Mhhh...”
    “ Stanotte... ti avrò nudo nel nostro letto, âzyunguh.”, continuò il minore, facendo sfregare la lingua sull’intera lunghezza, svegliandola e ricoprendola con un leggero velo di saliva. “ Faremo festa tutta la notte... fino all’alba se necessario... e ti prenderò così tante volte che... riuscirai solo a gemere il mio nome...”
    Fìli non riuscì a trattenersi dal mugugnare ancora per quelle maliziose attenzioni e per le affermazioni di Kìli - era tremendamente eccitante.
    “ Sicuro? Potrei legarti al letto e... ahh...”, non riuscì quasi più a parlare quando la bocca di suo fratello si chiuse sulla punta del suo membro.
    “ Sono io il festeggiato, Fee...”, cinguettò Kìli allegro. “ Oggi... è il mio giorno.”, concluse, tornando poi a succhiare con energia il sesso del suo compagno, muovendo il capo avanti e indietro.
    “ P-Per Durin...”, ansimò il maggiore seriamente allettato dalle proposte del fratello, iniziando ben presto a muovere il bacino verso la bocca dell’altro e a mordersi le labbra per non emettere altri versi.
    Si sarebbe volentieri lasciato andare a dei gemiti ben più alti, ma il palazzo era fin troppo popolato e non voleva attirare le attenzioni di terzi incomodi - soprattutto,non rientrava nei suoi piani il farsi scoprire mentre Kìli sfregava il palato contro la punta della sua erezione, facendogli sentire le gambe improvvisamente deboli.
    Solo il palmo della sua mano, ben premuto contro le labbra, gli impedì di gridare per il piacere. Tremava e sentiva l'orgasmo sempre più vicino, così prossimo che non riuscì a non inarcarsi contro la porta, sbattendo quasi il capo sul legno nel tentativo di affondare il più possibile nella calda bocca di suo fratello - movimento che gli fece emettere un: " Mpfh.", soffocato.
    Non avrebbe resistito a lungo, Kìli sapeva come e dove toccarlo - avevano entrambi anni e anni di esperimenti alle spalle -, ma come ogni volta restava stupito davanti alla facilità con la quale riusciva a farlo impazzire. Gli bastava poco - uno sguardo, un sussurro o dei leggeri baci -, e lui finiva per non poter rifiutare i desideri del suo corpo.
    Ansimò contro la sua mano, continuando a muovere il bacino per assecondare suo fratello - ascoltando distratto i mugugni che stava emettendo sulla sua erezione.
    Se solo avesse avuto la forza e un po' più di auto-controllo, avrebbe anche osato abbassare lo sguardo per osservare i movimenti di Kili, ma voleva assolutamente evitare di saltargli addosso e cercare una soddisfazione ben diversa. Ma fortunatamente per entrambi, ormai era troppo tardi e a Kìli bastò quasi stringere le labbra con più decisione attorno all'erezione per sentire l'orgasmo del suo amante riversarsi dentro la sua bocca.
    Il gemito che Fìli cercò di soffocare nel raggiungere l'apice del piacere, costrinse il minore a ficcarsi una mano tra le gambe. Si aprì frettolosamente i pantaloni - non voleva di certo venire dentro quella ricca stoffa e tornare alla festa - ed iniziò a masturbarsi velocemente, certo che non avrebbe resistito a lungo.
    Strinse ancora le labbra attorno al sesso del fratello, cercando di non lasciarsi sfuggire neanche una goccia di quel caldo seme, e soffocandovi contro i suoi gemiti raggiunse rapidamente l'orgasmo.
    Solo in quel momento, con il fiato corto, si allontanò da Fili per lanciare un'occhiata sul suo seme che era andato ad imbrattare il pavimento.
    Per sua fortuna i pantaloni sembravano ancora puliti e, tirandoseli di nuovo su, aiutò anche il suo compagno a darsi una sistemata.
    " Direi che possiamo andare.", dichiarò Kìli, dopo aver riallacciato la cintura del fratello.
    " Sì, ma prima...", Fìli lasciò la frase in sospeso per rubare un lungo bacio al minore che, soddisfatto, lo abbraccio rispondendo con entusiasmo. " Ora... ora possiamo andare.", concluse qualche attimo dopo, sorridendo contro le labbra dell'altro che assentì compiaciuto, soffermandosi solo per lasciar cadere sul pavimento sporco un panno - solitamente utilizzato per pulire le spade - per coprire il 'danno' che aveva fatto.
    Rientrarono velocemente nella grande sala cercando di non dare troppo nell'occhio.
    Come era prevedibile la loro assenza, che era passata inosservata agli occhi degli invitati - troppo impegnati con il banchetto -, aveva immancabilmente attirato le attenzioni di Thorin. Il quale, nel vederli rientrare, si limitò a scuotere la testa quasi sconsolato - aveva ormai perso le speranze.
    Ovviamente entrambi decisero di evitare nuove fughe ingiustificate - per non incorrere nelle ire del Re Sotto la Montagna - e di cercare di godersi quella festa che parve quasi infinita... infatti quando gli ospiti iniziarono a ritirarsi nelle stanze che erano state preparate per loro, i due fratelli non poterono non tirare un sospiro di sollievo.
    Avevano mangiato e bevuto come non mai, il che era anche stato più che piacevole, ma l’aver dovuto trattenersi con quasi tutti gli invitati - con i loro discorsi spesso politici ed altrettante volte nostalgici - li aveva quasi distrutti.
    “ Finalmente...”, sospirò Kìli, chiudendo la porta della loro stanza alle sue spalle, lanciando un’occhiata al fratello che crollò completamente vestito sul loro letto.
    “ Mhhh...”
    Lo raggiunse subito, emettendo un gemito compiaciuto quando sentì sotto di sé il comodo materasso.
    “ Mai più...”, mormorò qualche attimo dopo, sorridendo e sistemandosi meglio sul letto. “ Mai più feste di compleanno... la nostra ‘tradizione’ va più che bene!”
    “ Confermo...”, ridacchiò Fìli, iniziando pigramente a togliersi la cintura e mettersi più comodo per la notte.
    “ Mhhh... anche se sono stanco...”, mormorò Kìli, notando il movimento del fratello. “ Ho ugualmente voglia di te...”
    “ Chissà perché... non avevo dubbi...”, rispose il maggiore aprendosi la tunica e cercando, senza muoversi troppo, di togliersela.
    " Ti ho fatto una promessa...", sussurrò Kìli divertito.
    " Ma non eravamo troppo stanchi?"
    " Magari non ti prenderò fino all'alba...", esordì, avvicinando poi le labbra all'orecchio del suo amante. " Ma farò in modo che il tuo corpo ricordi solo il tocco delle mie mani stanotte..."
    Quella proposta, sussurrata con malizia, fece tremare non poco Fìli e... ed ecco che suo fratello ricominciava: stava già impazzendo per una semplice frase, e se solo Kìli l’avesse voluto sarebbe riuscito addirittura a farlo venire solo con le parole.
    Si voltò leggermente per metterlo a tacere con un bacio e, insinuando le dita tra i suoi capelli, lo attirò sopra di sé.
    “ Ora... occupiamoci di questi vestiti...”, esordì il minore, prendendo le dovute distanze dalle labbra dell’altro. Si sistemò meglio sopra il bacino di Fìli - sfregandovi maliziosamente il suo - ed iniziò con il slacciarsi con tutta la calma del mondo la cintura.
    Certo, erano entrambi particolarmente stanchi, ma niente gli avrebbe impedito di giocare un po’ con il suo amante.
    “ Vuoi una mano?”, domandò divertito l’altro, carezzandogli le cosce.
    “ Devi solo goderti lo spettacolo, nadad...”, rispose Kìli. “ Possibilmente non addormentarti.”, aggiunse, muovendo ancora il bacino e strappando al fratello un leggero gemito.
    “ E chi si addormenta...”, esalò.
    “ Perfetto.”, ghignò compiaciuto, slacciando lentamente i lacci della sua ricca tunica e tenendo gli occhi fissi su quelli di Fìli, assicurandosi che suo fratello non perdesse neanche un suo movimento.
    La aprì del tutto, facendola scivolare lungo le braccia fino a poterla lanciare sui piedi del letto.
    Il maggiore aveva scelto di non fiatare e di limitarsi, come aveva ordinato Kìli, ad osservare il suo amante che ormai indossava solamente una seconda tunica, più leggera, che iniziò a sfilarsi mostrando dapprima il ventre - e la striscia nera di peluria che spariva dietro i pantaloni - poi il petto.
    Ogni muscolo sembrava pronto a guizzare e Fìli non poté davvero resistere dall’allungare la mano per sfiorargli un fianco, risalendo lentamente verso i pettorali.
    “ Ovviamente, è di tuo gradimento.”, commentò Kìli sorridendo.
    “ Come sempre...”, ribatté il maggiore decidendo poi di tentare un ‘piccolo’ capovolgimento di ruoli, andando a soffermarsi con la punta delle dita su un capezzolo. Lo carezzò e torturò leggermente tenendolo tra l’indice e il pollice, poi portando l’altra mano alle labbra iniziò a leccarsi le dita - mantenendo a sua volta il contatto visivo con il fratello. Qualche attimo dopo le falangi ormai umide raggiunsero l’altro piccolo bottoncino di pelle che era stato ignorato fino a quel momento, riservandogli lo stesso trattamento fino a quando Kìli non si concesse dei leggeri mugugni. Continuò a stuzzicare i due capezzoli ormai duri e sensibili, sorridendo nel vedere e sentire il corpo del suo amante tremare leggermente.
    Il minore tuttavia era ben deciso a non lasciarsi ‘sottomettere’ e a continuare il suo gioco, e anche se quella tortura era decisamente piacevole, preferì porvi ugualmente la parola fine.
    “ Forse dovevo precisare... guardare e non toccare...”, esordì infatti, allontanando le mani del fratello dal suo petto. “ O forse dovrei addirittura legarti...”, propose malizioso, sentendo sotto di sé il sesso di Fìli reagire a quell’idea.
    “ Ti piace troppo farti toccare, Kìli.”, ribatté il maggiore.
    “ Non lo nego e...”, gli carezzò il petto, coperto solo da un camicione, piegandosi poi fino a sfiorargli l’orecchio con le labbra. “ E neanche tu puoi negare di trovare eccitante il pensare di essere legato da me... essere in mio... completo... potere.”
    Fìli non riuscì a trattenere un gemito misto ad un mezzo insulto. Era fottutamente eccitante e Kìli lo sapeva benissimo!
    Cercò di afferrarlo e di baciarlo, ma suo fratello si allontanò prontamente, carezzandogli ancora il petto prima di andare ad armeggiare con i lacci dei suoi pantaloni.
    Li sciolse abilmente e... non fece altro. Non li abbassò, né si azzardò a sfiorare la dura erezione del maggiore che, frustrato, gli scoccò un’occhiataccia.
    “ Devi fare qualcosa se vuoi che continui a guardare e non toccare!”, esclamò, strappando una risata all’altro.
    “ Quando vuoi sai essere poco paziente! Ma non ero io la ‘testa calda’ della famiglia?”
    “ Per Durin, Kìli... a quest’ora hai ancora voglia di giocare?!”
    “ Tu no?”
    “ Ho voglia di te, è ben diverso...”, ammise sincero.
    “ Beh... io voglio giocare con te, voglio sentirti perdere il controllo e farti pregare... ma se non vuoi giocare, conosco qualcuno che non dorme come noi... magari lei ha voglia di giocare con me.”, rispose Kìli malizioso e quell’allusione - ovviamente parlava di Tauriel - venne prontamente recepita da Fìli che, irritato, lo afferrò per le braccia come se temesse di vedere suo fratello alzarsi per davvero.
    “ Non osare!”
    “ Scommettiamo?”, lo stuzzicò leccandosi le labbra.
    “ Godi proprio nel vedermi geloso, eh?”
    “ Non sai quanto, nadad...”, ammise Kìli, baciandolo e muovendo ancora il bacino. “ Se vuoi che tutto finisca... puoi dirmi cosa desideri...”
    “ Kìli...”
    “ Posso fare tutto quello che desideri...”, sussurrò ancora il minore, spostandosi leggermente verso il basso per poter insinuare la gamba tra quelle dell’altro che, mugugnando, gli rivolse un’occhiata alquanto eloquente.
    Non avrebbe aperto bocca, e anche se fosse stato costretto beh... non avrebbe di certo parlato per pregarlo. Ovviamente era già successo altre volte - di tanto in tanto era lui stesso ad essere nella posizione di Kìli e a portarlo al punto di non ritorno -, ma quella notte voleva davvero tentare di resistergli, desiderava che fosse suo fratello ad arrendersi.
    Si stava prendendo gioco di lui e della sua gelosia, e Fìli aveva ancora abbastanza orgoglio per opporsi... ovviamente non sarebbe stato per niente semplice.
    Kìli percorreva il suo corpo con la punta delle dita, lo stuzzicava e lo portava fino a desiderare un contatto maggiore. Sapeva come e dove toccarlo, quali parole sussurrare per strappargli dei gemiti anche senza utilizzare le mani... era maledettamente bravo, ma il maggiore sapeva di essere altrettanto testardo e che la pazienza non rientrava tra i numerosi pregi del fratello.
    Gli piaceva giocare e stuzzicarlo, certo, ma come un bambino voleva che venissero seguite le sue regole. E Fìli avrebbe fatto di tutto pur di non dargli modo di 'divertirsi' come desiderava, certo che una volta superato quell'ostacolo avrebbe a sua volta ottenuto ciò che voleva.
    Serrò quindi le labbra, lanciandogli una chiara occhiata di sfida, e Kìli cadde vittima della sua 'trappola' con entrambi i piedi.
    " Sei testardo...", mormorò il minore, spingendo ancora la gamba tra quelle dell'altro.
    " Nh..."
    " Sappiamo entrambi che cosa vuoi, e siamo entrambi stanchi... ti basta solo dirmi quello che desideri...", sussurrò il minore, accompagnando quelle parole con una lunga carezza sul petto dell'altro, arrestando maliziosamente la sua corsa sul cavallo dei pantaloni.
    Fìli, per nulla stupito da quel colpo 'basso', non riuscì tuttavia ad impedire alla sua bocca di socchiudersi per un basso mugugno, alzando inutilmente il bacino in una chiara richiesta che non venne accolta.
    " Poche parole... e farò tutto quello che vuoi...”, soffiò Kìli, lasciando la mano ferma sulla sua erezione. “ Ogni singola cosa...”, aggiunse, azzardando una prima carezza sul sesso.
    Il maggiore si morse le labbra, trattenendosi dal dire... beh: qualsiasi cosa. Gli scoccò quindi un’altra occhiataccia e, facendo fondo a tutto il suo auto-controllo, fece crollare uno dopo l’altro i tentativi del suo amante di farlo cedere.
    Gli permise di carezzargli le cosce e di spogliarlo del tutto, di soffiare addirittura sulla sua erezione - cosa che lo portò quasi ad arrendersi - e di sussurrargli altre oscenità con quella sua voce sempre più roca... lo osservò inoltre togliersi a sua volta i pantaloni e l’intimo, iniziando anche a carezzarsi lentamente. Ma continuò a fissarlo irremovibile perché sentiva Kìli diventare via via più impaziente.
    Sentiva la ‘vittoria’ sempre più vicina, poteva quasi sentire il suo dolce sapore e l’appagamento... e proprio quella sensazione gli fece capire che, sfortunatamente, anche la sua ‘disfatta’ era prossima.
    Gli seccava ammetterlo ma stava raggiungendo il limite e non sapeva quanto avrebbe resistito... poteva solo sperare che fosse suo fratello a cedere prima di lui.
    Si scambiavano delle occhiate quasi infuocate ed i loro corpi, che si sfioravano eccitati ad ogni singolo movimento, tremavano quasi violentemente.
    “ F-Fìli... che ti costa a-arrenderti?”, ringhiò Kìli qualche attimo dopo, senza neanche nascondere la sua irritazione - la pazienza, così come la resistenza, era agli sgoccioli.
    “ Perché devo... ah... arrendermi io?”, ribatté il maggiore compiendo un immenso sforzo per non far tremare troppo la sua voce. “ Arrenditi tu, nadadith. T-tanto so che... cosa vuoi fare...”, ed effettivamente lo sapeva fin troppo bene. Perché se la sua erezione era così dura - se era sul punto di arrendersi -, la colpa era solo ed esclusivamente di suo fratello che non si era risparmiato in descrizioni e maliziose promesse.
    I loro occhi si incrociarono per l’ennesima volta, e scambiandosi un lungo ed affamato bacio, decisero con quel gesto di mettere da parte ogni velleità. Avevano giocato abbastanza, e non c’erano stati né vincitori né vinti... anzi, potevano uscire entrambi vittoriosi da quella lunga nottata di festa.
    Insieme a quella tregua, anche la regola del ‘guardare e non toccare’ perse valore, e Fìli poté finalmente stringere a sé suo fratello, carezzandogli la schiena e le natiche.
    “ Non crederai mica... che ti permetterò di farlo...”, ridacchiò Kìli quando sentì le dita dell’altro spingersi verso la sua apertura - potevano anche aver messo fine alla battaglia, ma sin dall’inizio della serata le sue intenzioni erano state ben diverse... e non aveva intenzione di cambiare idea.
    “ Ci ho provato...”, rispose sincero il maggiore, pizzicandogli una natica prima di stringerle entrambe tra le mani come a volerne saggiare la consistenza.
    Kìli lo baciò ancora, mordicchiandogli poi il labbro inferiore.
    “ Mi dispiace... ma come ti ho detto... ho altri progetti per noi stanotte.”, dichiarò sollevandosi per poter far allargare le gambe all’altro. Fìli non rispose, limitandosi a sorridere e a mugugnare quando sentì finalmente le dita del fratello carezzarlo - dapprima riversò le sue attenzioni sul ventre poi, seguendo la chiara peluria verso il basso, andò a sfiorare con maliziosa delicatezza il sesso dolorosamente eretto prima di chiuderlo nel pugno con più decisione.
    Il maggiore neanche tentò di bloccare il gemito sollevato che gli esplose in gola e Kìli, eccitato da quel lussurioso verso, non poté far altro che tappargli la bocca con la mano - invitandolo ad aprirla e a succhiargli le dita - e continuare a masturbarlo.
    Fìli soffocò i suoi successivi gemiti contro le falangi del fratello, inumidendole e lanciando al tempo stesso un’occhiata sul comodino - troppo lontano per la situazione nella quale si trovavano anche solo per pensare di spostarsi e prendere l’olio per massaggi che utilizzavano solitamente.
    La saliva sarebbe andata benissimo, si disse con convinzione, ansimando alquanto pesantemente quando le dita ormai umide dell’altro abbandonarono le sue labbra che non rimasero orfane a lungo. Infatti Kìli, sporgendosi di nuovo verso di lui per un bacio, cercò di non farlo gemere troppo forte mentre iniziava a prepararlo.
    La mano, ancora stretta sul suo sesso, si muoveva lentamente per non farlo venire prima del tempo e allargando ulteriormente le gambe si costrinse ad accogliere con un mugolio compiaciuto la prima falange - era così eccitato che si sarebbe fatto fottere anche senza preparazione, ma Kìli non lo avrebbe mai permesso... beh, poteva ovviamente dire che era una cosa reciproca. Fìli non avrebbe mai preso suo fratello senza averlo prima preparato a dovere, neanche le preghiere gli avrebbero fatto cambiare idea... ma potevano sempre velocizzare un po’ i tempi. Infatti iniziò ben presto a muoversi contro l’indice, accogliendolo sempre più a fondo nel suo corpo con dei rochi mugugni, cercando poi con baci e carezze di rassicurarlo e di spingerlo ad aggiungere anche la seconda falange.
    Kìli accolse quasi subito la richiesta del maggiore e, approfondendo i baci che si stavano scambiando, fece scivolare fuori dall’orifizio l’indice. Ignorò il lamento frustrato che emise suo fratello e spinse dentro la stretta apertura due dita, ascoltando con attenzione le reazioni del suo amante.
    Non avvertiva alcun fastidio provenire dal corpo sotto di sé e, incoraggiato, iniziò ad esplorare con più sicurezza l’orifizio.
    Premette i polpastrelli sulle calde pareti, facendole allargare al suo passaggio, e guidato dai gemiti emessi da suo fratello andò a stuzzicare la prostata. Gli bastò una semplice carezza, leggerissima, per far sussultare e tremare l’intero corpo del suo amante... la colpì quindi con più forza, accompagnando quel movimento con delle carezze più decise sulla sua erezione.
    I rochi versi di Fìli - intervallati dal suo nome e anche da qualche imprecazione - erano talmente eccitanti che per avere un po’ di sollievo si ritrovò a muovere il bacino contro la gamba del fratello, creando una tanto piacevole quanto imbarazzante frizione che lo fece gemere a sua volta.
    Avvampando per quella sua necessità, messa oscenamente a nudo dai suoi movimenti, osò penetrare il suo amante con una terza falange, facendolo inarcare e gemere.
    Era certo che se solo Fìli fosse stato leggermente più attento - il piacere gli annebbiava tutti i sensi -, lo avrebbe sicuramente paragonato ad un animale in calore... e non avrebbe avuto tutti i torti: lo desiderava a tal punto da perdere il controllo di sé.
    Si morse le labbra, sfregando con un ritmo quasi febbrile le dita sulla prostata e il palmo della mano sul duro sesso del suo compagno... poi crollò. Giunto a quel punto sapeva che non avrebbe resistito oltre e non voleva venire in quel modo.
    “ F-Fìli...”, mugugnò contro la pelle del fratello, sfilando le falangi dall’orifizio.
    Il maggiore emise un verso vagamente frustrato per quell’improvvisa mancanza, ma non si lamentò più di tanto, attendendo invece la prossima mossa del suo amante che non tardò ad arrivare. Infatti Kìli, sospirando e tentando di controllarsi ancora un poco, si spostò tra le sue gambe facendogli sentire la sua erezione. Si scambiarono un’occhiata e, senza riuscire a distogliere lo sguardo l’uno dall’altro, il minore spinse lentamente il suo sesso contro l’apertura del fratello.
    Un’iniziale fastidio costrinse Fìli ad irrigidirsi, ma prendendo un profondo respiro, accolse senza lamentele il membro dentro il suo corpo rilassandosi quasi subito. Si umettò le labbra, improvvisamente secche, e carezzando ancora una volta il viso di Kìli ne cercò le labbra per un bacio, costringendolo con un movimento del bacino ad affondare del tutto nel suo orifizio.
    Soffocarono l’uno nella bocca dell’altro un gemito, e dopo essersi concessi un momento per abituarsi a quella posizione, iniziarono a muoversi piano, cercando di far durare il più possibile quell’amplesso.
    Non avrebbero resistito a lungo, ma con quel blando ritmo e le carezze sperarono di resistere qualche attimo in più.
    Labbra contro labbra, con le lingue che si cercavano lascive, Kìli iniziò a far ondeggiare lentamente il bacino, spingendo il suo sesso attraverso gli stretti ma accoglienti muscoli del fratello che, ansimando contro la sua bocca, lo assecondava in ogni singolo movimento. Non avevano bisogno di prendersi un momento per trovare il giusto ritmo, sapevano già come muoversi senza doversi fermare.
    F-Fìli... ah... atamanuh... l-lukhudel...
    F-furkhuh... K-Kìli...a-ah... zatâgrîfi...
    Il minore tremò nel sentire quella richiesta, e non riuscì a trattenersi dal donargli una spinta più forte che venne subito seguita da altri affondi che li fecero gemere all’unisono. Bastò quello per far perdere ed entrambi quel briciolo di controllo che avevano cercato tanto ostinatamente di mantenere.
    Smarrito quel freno, i loro corpi iniziarono a muoversi insieme cercando di raggiungere l’apice tra mugugni e parole spezzate da dei versi ben più alti.
    Le mani scivolavano sulle loro pelli sudate alla ricerca di un appiglio sicuro, ma più le spinte aumentavano di intensità, più entrambi si sentivano trascinati dentro una voragine... calda e accogliente, ma che lì stava conducendo alla follia.
    Trasportati dall'amplesso fatto di movimenti sempre più febbrili, raggiunsero l'orgasmo qualche attimo dopo - Fìli, inarcandosi sotto il suo amante, venne tra i loro corpi stringendo inconsciamente i muscoli attorno al sesso di Kìli che, gemendo a sua volta, riversò il suo piacere dentro l'orifizio dell'altro.
    Appagati e ovviamente esausti, trovarono solo la forza per liberarsi dell'intimo abbraccio che stringeva i muscoli del maggiore attorno al membro di Kìli. Ci misero qualche altro istante per riuscire a spostarsi ancora e, ridacchiando pigramente, si distesero l'uno accanto all'altro, scambiandosi solo un leggero bacio.
    " Buon compleanno, nadadith...", mormorò Fìli, restando vicino al fratello, così tanto da riuscire a sfiorandogli il naso con il suo.
    " Mmmm... alla fine... non è stato tanto male, vero?", sussurrò il minore, ricevendo in risposta un altro bacio che lo privò delle poche energie che aveva recuperato.
    Già, si disse prima di sistemarsi meglio contro il fratello. Le cose erano andate meglio del previsto, in fondo.




    Nota:
    Nadadith: Fratello minore
    Nadad: Fratello
    Âzyunguh: Amore mio
    Atamanuh: Respiro mio
    Lukhudeluh: La mia luce più luminosa (Letteralmente La mia luce delle luci)
    Furkhuh: Vita mia
    Zatâgrîfi: Prendimi

    Spam
    Visitate questo forum appena nato :D

    KxSQQWp


    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 8/3/2013, 00:59
  7. .
    Titolo: The Long Way Home
    Titolo del Capitolo: III. Afternoon Tea
    Fandom: The Hobbit
    Personaggi: Bilbo Baggins, Fìlì, Kìli, Thorin Oakenshield
    Genere: Introspettivo
    Rating: Verde
    Avvertimenti: Slash, What if? (E se…)
    Conteggio Parole: 1470
    Note: 1. Ambientata alla fine del libro Lo Hobbit, dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti. In questo capitolo le cose iniziano a prendere forma .w. spero vi piaccia >ç<
    2. Aggiornamenti settimanali<3 ogni mercoledì vedrà la luce il nuovo capitolo!
    3. Dedicata all’amore della mia vita<3
    4. Non betata BWAH!






    Per Bilbo scegliere di ignorare Thorin non era stata una scelta semplice.
    Desiderava tantissimo abbracciarlo e baciarlo come faceva un tempo, farsi solleticare dalla sua barba e carezzare dalle sue ruvide mani... ma davanti al suo atteggiamento freddo e scostante, lo Hobbit non vedeva altra soluzione.
    Thorin non voleva essere 'importunato', voleva mantenere le distanze, e beh: Bilbo lo avrebbe accontentato.
    Riversò tutte le sue attenzioni sui due fratelli che, mangiando i suoi biscotti e bevendo il tea caldo, si lanciarono in una minuziosa - forse troppo - descrizione dei lavori ad Erebor.
    La Montagna Solitaria stava finalmente tornando ad essere un luogo ospitale, e visto che Bilbo era andato via ancor prima di poter vedere quei lavori, non mancarono di invitarlo velatamente - e più volte - a venire a trovarli.
    Ovviamente lo Hobbit avrebbe anche accettato - la vita nella Contea non era più come la ricordava e non mancava momento nel quale non sentisse la mancanza dei suoi amici e compagni -, ma lanciando delle occhiate al Re dei Nani non se la sentiva di dare una risposta affermativa... non senza l'autorizzazione di Thorin.
    Era il Re Sotto la Montagna, solo lui poteva revocare l’esilio... cosa che, altrettanto ovviamente, non arrivò. Il Nano continuava a bere il suo tea in silenzio, seduto rigidamente sulla sedia come se non aspettasse altro che andare via... e quello feriva non poco lo Hobbit.
    Aveva passato mesi a pensare a lui e Thorin si comportava come... come se lo detestasse.
    " Dai Bilbo! Potresti fare il viaggio di ritorno con noi! Potresti almeno vedere il lavoro di Bard!", esclamò Kìli, parlando con la bocca piena di biscotti - spargendo immancabilmente briciole ovunque.
    " Datti un contegno, nadadith.", lo riprese divertito Fìli, strappando un sorriso anche a Bilbo.
    " Bisogna enfatizzare!", si difese il minore.
    " Trovi sempre una scusa, eh?"
    " Esattamente!", ghignò Kìli, facendo ridere Bilbo - gli erano mancate come l'aria le loro chiacchiere.
    " Io... vi ringrazio per l'invito.", rispose qualche attimo dopo lo Hobbit. " Ma temo di non poterlo accettare."
    " Perché?", chiesero entrambi i fratelli.
    Sapevano dell’esilio dello Hobbit - chi non lo sapeva, in fondo? - e speravano che almeno invitandolo ad Esgaroth questo potesse accettare... ma dall’espressione di Bilbo compresero che non sarebbe stato così semplice.
    “ P-perchè...”
    Perché Thorin l’aveva esiliato e non aveva intenzione di ritirare quella sua disposizione, rispose mentalmente. Inoltre, non sapeva neanche come sarebbe riuscito a sopravvivere nel doverli lasciar partire dopo quel brevissimo pomeriggio che gli aveva donato almeno un bagliore di felicità dopo così tanto tempo, ma di certo sarebbe stato molto più complicato e doloroso accettare la proposta dei due.
    Con che forza sarebbe stato in grado di intraprendere un intero viaggio verso Esgaroth con Thorin e quel suo atteggiamento? E come sarebbe riuscito a tornare di nuovo nella Contea, e riprendere per la seconda volta quella vita che sembrava non appartenergli più?
    Una piccola parte gli diceva di accettare e di partire, di godersi ancora un po’ almeno la presenza di Fìli e Kìli... ma dall’altra sentiva di non averne il coraggio.
    " Non... penso sia il caso.", mormorò con un sorriso triste.
    E ancor prima di potersi lamentare, la voce tonante di Thorin mise a tacere Kìli con un: " Atkät.", e immancabilmente tutte le attenzioni si riversarono su di lui ed il Nano si sentì costretto a dare una spiegazione - o almeno una parte.
    " Mastro Baggins ha espresso la sua opinione, ed è libero di visitare Esgaroth se lo desidera. Ma è stato esiliato da Erebor, e a meno che tu non voglia incorrere nelle ire del tuo Re, facendolo sgattaiolare dentro il palazzo, è meglio che non insista."
    Kìli esordì con un: " Ma...", che venne troncato da una gomitata del maggiore. Avrebbero trovato un altro modo, era inutile discutere.
    Bilbo incassò il capo tra le spalle, mordendosi le labbra per trattenersi dal dire qualsiasi cosa visto che tutto quello che gli veniva in mente era... inappropriato.
    Perché se era libero di visitare Esgaroth sentiva come se Thorin non volesse neanche prendere in considerazione quell’ipotesi?
    Era davvero riuscito a... dimenticare i loro sentimenti?
    Si concesse un sospiro poi, rivolgendosi di nuovo verso i due Nani cercò di sorridere.
    " Posso offrirvi qualcos'altro?", chiese gentile.
    " Siamo sazi, Bilbo.", rispose Fìli per entrambi - e lo Hobbit non poté non agitarsi, sentiva la loro partenza ormai prossima e... non voleva che andassero via!
    " C-capisco..."
    La sua mente si era immediatamente svuotata. Non trovava alcuna scusa o pretesto per farli rimanere...
    " P-posso ugualmente fare qualcosa?", tentò incerto.
    I due si scambiarono un'occhiata.
    " Bagno?", propose Kìli con un'espressione seria.
    " Bagno.", approvò Fìli, rivolgendosi poi allo Hobbit. " Usufruiremo per qualche minuto del tuo bagno, Bilbo. Se non ti è di disturbo.", sorrise.
    " Certo che no! Ma n-non distruggetelo!", avvampò.
    Possibile che quei due non pensassero ad altro?, si chiese imbarazzato.
    " Per quello ci vuole più di qualche minuto~", ribatté malizioso Kìli, alzandosi. " Non sarà come l'ultima volta."
    Entrambi ridacchiarono, e quando abbandonarono la cucina, Bilbo si rese suo malgrado conto di essere rimasto solo con Thorin.
    Che fosse un piano di Fìli e Kìli?
    Imbarazzato si mordicchiò le labbra, indeciso sul da farsi.
    Non sapeva come comportarsi ma di una cosa era certo: quel silenzio era opprimente.
    " Tu...", esordì, scuotendo poi il capo come per darsi una svegliata. " Posso offrirvi qualcosa, Mastro Thorin?"
    Prese volutamente le distanze, accettando in quel modo la scelta del Nano di tenerlo lontano.
    " No. È stato gentile da parte vostra ospitarci ancora.", lo ringraziò senza troppa convinzione.
    " È stato un piacere, siete sempre i benvenuti a Casa Baggins..."
    " Sono certo che Bard sarebbe lieto di accogliervi ad Esgaroth.", rispose Thorin senza neanche guardarlo in volto, e Bilbo non poté non pensare a tutte le volte che aveva invitato i suoi compaesani per il tea.
    Era quello che stava facendo il Nano. Non desiderava invitarlo per davvero ad intraprendere un viaggio che lo avrebbe portato così vicino alla Montagna Solitaria, era semplicemente uno scambio di cordialità del tutto formali... era un modo per fargli capire che non avrebbe mai ritirato l’esilio.
    Si ritrovò quindi a stringere i pugni, infastidito ed anche ferito da quell'atteggiamento.
    Poteva ancora sopportare l'aver perso il suo amore - o almeno ci avrebbe provato -, ma non il rispetto e l'amicizia che aveva guadagnato.
    Irritato, ritirò le tazzine vuote, sfogandosi su quelle povere stoviglie colpevoli solo di essere passate tra le sue mani.
    Solo in quell’istante sentì lo sguardo di Thorin bruciare sulla sua schiena e la rabbia continuare a ribollirgli dentro.
    Aveva qualcosa da dirgli? Beh, poteva farlo!
    Bilbo aveva pur sempre un orgoglio! Era un Baggins, e prima di conoscerlo era un tipo rispettato!
    Ovviamente, Thorin non fiatò e Bilbo rimase a sua volta in silenzio.



    " Dobbiamo fare qualcosa.", dichiarò Fìli, incrociando le braccia al petto ed appoggiandosi alla porta del bagno.
    “ Cosa? Lo zio non ha intenzione di ritirare l’esilio, e ha il potere per farlo. E Bilbo non accetterà mai di venire...”, rispose il minore.
    “ Non lo so.”, borbottò l’altro, carezzandosi la barba con fare pensieroso.
    “ Beh... abbiamo un intero viaggio di andata per le Montagne Azzurre per pensarci poi, possiamo fermarci qui con la mamma e tentare un nuovo approccio...”
    Quelle parole parvero quasi far illuminare il viso del maggiore.
    “ Kìli... pensi quello che penso io?”, domandò con un ghigno.
    “ Evidentemente no. Perché sto pensando a quello che abbiamo fatto qui l’ultima volta.”, ridacchiò lanciando un’occhiata al lavandino.
    “ Sei sempre il solito!”, esclamò Fìli ridendo, esponendo poi la sua idea: “ Le Montagne Azzurre! Thorin lo ha esiliato da Erebor, non può opporsi se Bilbo sceglie di venire a vedere dove siamo cresciuti.”
    “ … è vero!”, esultò Kìli. “ Con qualche moina accetterà di certo!”
    “ Esattamente...”, ghignò. “ Vedrai. Passeranno un po’ di tempo insieme e Thorin... bhe, speriamo che metta per una volta l’orgoglio da parte...”, concluse facendosi più serio.
    Sapevano entrambi quanto loro zio sentisse la mancanza del suo compagno, perché sin dalla nascita di Durin, i Nani erano sempre stati vincolati da una sorta di ‘romantica maledizione’: l’amore poteva carezzare il loro cuore solo una volta, per tutta la vita.
    Thorin amava Bilbo - e lo Hobbit ricambiava eccome quei sentimenti -, ed era solo l’orgoglio ad impedirgli di essere felice.
    “ Andiamo?”, sospirò Fìli, sperando che il loro piano avesse un esito positivo.
    “ Sì, andiamo.”, acconsentì Kìli, concedendosi poi un sorriso malizioso. “ Sai... penso che questo bagno ci abbia portato bene prima della partenza... che ne dici se...”, la sua proposta - fin troppo chiara - venne prontamente bloccata da un violento bacio che lo fece mugugnare compiaciuto.
    “ Non penso sia il caso...”, concluse il maggiore sulle labbra dell’altro, carezzandogli il volto con mal celata dolcezza - gli dispiaceva rifiutare un così allettante invito, ma avevano un compito più importante da portare a termine.
    “ Peccato...”
    “ Già, ma conoscendoti sono certo che ci rifaremo...”
    “ Sembra che sia solo colpa mia così!”
    “ Non lo è, forse?”
    “ NO!”, e ridacchiando ancora, abbandonarono il bagno pronti a mettere in atto il loro piano di riappacificazione.


    Nota:
    Nadadith: Fratello minore
    Atkät: Silenzio

    Spam
    Visitate questo forum appena nato :D


  8. .
    Titolo: Dwarfs Orgy
    Titolo del Capitolo: I. Let’s Play Hard
    Fandom: The Hobbit
    Personaggi: Dwalin, Kìli, Fìli
    Genere: Introspettivo, Erotico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: Oneshot, Slash, What if? (E se…), PWP, Lemon, Threesome, Rimming, DoublePenetration, Incest
    Conteggio Parole: 2655
    Note: 1. Raccolta p0rno prevalentemente di PWP. Quindi non cercate trame e tutto X°D qui troverete solo sesso, sesso e sesso! A differenza di Blunt the Knives, che era una raccolta di flashfic, questa conterrà oneshot ben più lunghe. Alcune AU altre What if? (E se...) ecc ecc :3
    2. Accetto richieste .w. ma non prometto di scrivere tuttoXD solo i prompt che più mi ispirano ecco ù_ù<3 quindi non scrivere solo una coppia, quelle le ‘ignoro’ sicuro XD
    3. Threesome. Dwalin merita amore (e sesso) ed io lo adoro troppo per non infilarlo ovunque<3 ambientata non so dove, sicuramente prima della partenza per la Contea! Ah... è la mia prima double penetration °A°
    4. Dediche! Tutta la raccolta è dedicata al mio uomo<3 ti amo<3
    5. Non betata<3


    AXCabam



    Come era ovvio, il gioco era sfuggito dalle loro mani. Lo avevano stuzzicato a tal punto che alla fine Dwalin si era lasciato andare, eccitato dalla situazione e dall’avere quei due maledetti ragazzini impudenti nudi sullo stesso letto.
    Ringhiò, ed allargando le natiche di Kìli con le mani, osservò la sua apertura contrarsi in fremente attesa di essere riempita. Ancor più eccitato dal modo in cui il ragazzo si stava offrendo a lui, la sfiorò con la lingua, riuscendo a rubargli un gemito acuto prima di iniziare a giocare con i ruvidi bordi - spingendo di tanto in tanto la punta oltre quei confini.
    Kìli, tremante, poteva solo gemere - gridare quasi -, stringendo i pugni sulle lenzuola. Si inarcava alla ricerca di un contatto maggiore, allargando le gambe come una puttana che aspettava solo di essere fottuta.
    “ D-Dwalin... ah-ahh...”, quel gemito, sfuggito dalla bocca del giovane, fu seguito da una decisa sculacciata che lo fece sussultare stupito.
    “ Porta rispetto, ragazzo.”, lo riprese, piegando le labbra in un ghigno malizioso - era quello che volevano entrambi, perché sapevano con chi avevano a che fare.
    “ S-sì... m-mi scusi...”, ansimò in riposta il Nano.
    " Ottimo... ora, Fìli...", soffiò sulla sua pelle il nome dell'altro ragazzo, rimasto ubbidiente in disparte. " Fallo stare zitto.", ordinò, spingendo ancora la lingua oltre l'anello muscolare.
    " Sì...", annuì e, gattonando verso il fratello, gli prese il viso tra le mani, baciandolo e soffocando i gemiti sempre più alti e supplichevoli contro le sue labbra.
    Si concesse un attimo per osservarli, tremando a sua volta per il piacere quando scorse le lingue guizzare fuori dalle loro labbra, incontrandosi umide e vogliose prima di rintanarsi di nuovo l'una nella bocca dell'altro.
    Strinse ulteriormente la presa sulle natiche, affondandovi ancora con la lingua fino a costringerlo ad interrompere quel lungo e languido bacio.
    " S-signor Dwalin...", ansimò ancora, afferrando le spalle del fratello come se temesse di cadere o di affondare nel morbido materasso. Ovviamente, ignorò quel tono di supplica, continuando a scoparlo con la lingua senza più giocare.
    iniziò con lo spingersi sempre più a fondo, sfregando il naso su quella piccola striscia di pelle sotto i testicoli, ormai gonfi e pieni di quell'orgasmo che gli stava negando.
    Fìli continuava a baciarlo e a carezzargli il petto come per rassicurarlo, traendo a sua volta piacere dall'espressione lussuriosa e lasciva che trasfigurava il volto del suo fratellino.
    " Fìli... t-ti prego...", gli occhi scuri di Kili cercarono quelli più chiari del maggiore, supplicandolo con lo sguardo di aiutarlo.
    " Signor Dwalin...", mormorò infatti, debole alle richieste dell'altro. " Non resisterà a lungo...", aggiunse, abbassando lo sguardo sul sesso eretto di Kili che, ad ogni sussulto del suo corpo, sbatteva contro il ventre.
    “ Allora vieni qui, Fìli...”, rispose, allontanandosi dalle natiche del minore - rubandogli un lamento frustrato -, aggiungendo poi un: “ Tu, voltati.”, rivolto proprio al più piccolo mentre l’altro lo affiancava silenzioso.
    Kìli mugugnò, iniziando a muoversi lentamente per ubbidire a quell’ordine, tremando e venendo scosso da dei violenti brividi.
    Nascose il volto arrossato nel cuscino, stringendo ancora i pugni contro le lenzuola mentre alzava il bacino per offrirsi ai suoi due amanti.
    “ Ora preparalo...”, ordinò ancora Dwalin e, senza fiatare, il giovane Nano insinuò la mano tra le natiche del fratello, stuzzicando con l’indice l’umida apertura.
    Lo penetrò muovendo la falange circolarmente tra i muscoli che sembravano volerlo quasi inghiottire e, donandogli dei leggeri baci sulla colonna vertebrale, si spinse il più a fondo possibile.
    “ F-Fìli... t-ti...”
    “ Shh... nadadith...”, soffiò il maggiore, spingendo anche una seconda falange dentro l’apertura di Kìli. Attento ai suoi sospiri continuò a prepararlo con attenzione, muovendo le due dita nell’orifizio fino a sentirlo cedere sotto i suoi tocchi.
    “ Bravissimo Fìli...”, lo lodò qualche attimo dopo Dwalin, rimasto in silenzio ad osservarli fino a quell’istante, raggiungendo la bocca del giovane nano sulla pelle dell’altro, che tremò per il contatto della barba - più lunga di quella del fratello - su di sé.
    Gli carezzò quasi dolcemente una coscia, sfregando le ruvide dita contro i muscoli tesi e salendo verso i testicoli.
    Kìli trattenne il fiato, concedendosi l’ennesimo mugolio frustrato quando la mano del Nano evitò la sua erezione, desiderosa di attenzioni, per andare a raggiungere quella di suo fratello. Le dita di Fìli continuavano a muoversi con attenzione dentro il suo orifizio, e quando avvertì anche l’indice di Dwalin premere contro l’apertura si tese ulteriormente.
    Le falangi, divenute ormai tre, iniziarono ben presto a muoversi in direzioni diverse facendolo ansimare senza ritegno.
    Cercava di trattenersi e di resistere, ma le sollecitazioni dei due Nani - Dwalin più rude e Fìli molto più attento e delicato - gli facevano girare così tanto la testa che era certo che sarebbe caduto se non fosse già stato semi disteso sul letto.
    “ N-non... non po-posso...”, il suo sesso tremava e sulla punta brillavano le prime gocce del suo seme.
    Una carezza - una singola e fottutissima carezza! - e sarebbe venuto come un ragazzino alla sua prima erezione.
    “ Non resisti più, ragazzo?”, lo interrogò Dwalin, colpendo con la punta dell’indice la prostata del più giovane.
    “ A-ahh...”, strinse i pugni ed i suoi muscoli si chiusero istintivamente sulle falangi dei due come se non volesse più lasciarle andare.
    “ Fìli.”, al maggiore bastò solo sentire il suo nome per allontanare le dita dall’apertura del fratello, guardando l’altro Nano in attesa delle altre direttive - era quello il ‘gioco’. “ Voglio che tu lo faccia sedere sopra di te... e che lo prenda. Lentamente... non c’è fretta...”, soffiò infatti Dwalin, accennando un piccolo sorrisetto malizioso.
    Fìli assentì e, aiutando suo fratello a spostarsi, lo fece salire sulle proprie gambe, facendogli sentire contro le natiche la sua erezione. Gli scostò i capelli dal viso, e cercando le sue labbra per un bacio, iniziò con il guidare il suo sesso verso l’orifizio del suo amante.
    Entrò lentamente in lui come aveva detto Dwalin, lasciandogli il tempo di abituarsi e tempestandogli il volto di altri piccoli baci - una tenera dolcezza quasi fuori luogo in quella situazione. Gli donò anche un sorriso, debolmente ricambiato da Kìli che, tremando per la tensione, cercò di muoversi e di abbassarsi sull’erezione dell’altro.
    “ Calma, Kee...”, mormorò il maggiore, cercando di mantenere il controllo delle sue azioni.
    “ M-ma... non r-resisto...”, ringhiò Kìli, stringendo le mani sulle spalle del fratello.
    Era davvero al limite e... beh, l’idea che Dwalin non avesse ancora fatto la sua mossa in quel ‘gioco’ lo eccitava e preoccupava al tempo stesso.
    Lanciò un’occhiata all’altro Nano che, visibilmente eccitato, li fissava senza muoversi. Poteva sentire le scure iridi sulla sua schiena sudata, carezzarlo e ‘bruciarlo’ in attesa di chissà cosa...
    Quel pensiero gli rubò un nuovo gemito, seguito da uno ben più alto quando Fìli riuscì ad entrare completamente in lui.
    Portò di nuovo gli occhi sul fratello, assecondando sin da subito i lenti ma attenti movimenti del suo bacino con mugugni compiaciuti e facendo leva sulle ginocchia.
    “ F-Fìli... ah... ahh...”, lo abbracciò, cercandone le labbra fino ad unirle in un lungo ed umido bacio, spezzato solo dai gemiti e poi dallo stupore quando Dwalin gli carezzò la schiena lentamente.
    Entrambi lo guardarono senza più muoversi, lasciandosi guidare dai movimenti dell’altro Nano come se non attendessero altro.
    Una leggera ma decisa spinta costrinse i due distesi sul letto, petto contro petto. Da quella posizione potevano sentire i loro cuori battere all’impazzata e l’erezione di Kìli, imprigionata tra di loro, dura e tremante per l’eccitazione.
    “ Resta fermo...”, ordinò Dwalin, facendo scorrere la mano di nuovo sulla colonna vertebrale del minore fino a soffermarsi sulle natiche, dove poteva vedere il sesso di Fìli sparire dentro la stretta apertura di Kìli.
    Carezzò con la punta delle dita la base dell’erezione del maggiore, facendolo mugugnare per quel contatto, per poi risalire fino a quando non si scontrò con i bordi dell’orifizio dell’altro. Lo stuzzicò spingendo il Nano a tremare ed ansimare per quel leggero contatto che divenne ben presto più invasivo quando Dwalin osò spingere due falangi oltre quel confine.
    Kìli emise un lamento, stringendosi a Fìli per resistere il più possibile a quei movimenti fastidiosi ed anche un poco dolorosi. Prese dei profondi sospiri, rotti spesso da dei bassi singhiozzi che lasciavano la sua bocca senza che potesse anche solo tentare di fermarli.
    “ R-rilassati...”, mormorò il maggiore, cercando di rassicurarlo e di non muoversi.
    “ N-non posso...”, rispose mordendosi di nuovo le labbra quando le dita di Dwalin cercarono di allargarlo ulteriormente.
    Fìli lanciò un’occhiata all’altro Nano.
    “ S-signor Dwalin... non credo che...”, cercò di farlo desistere dal continuare a toccarlo in quel modo, non sopportava vedere suo fratello soffrire.
    “ Può farcela.”, rispose serio il guerriero, spostandosi ed allontanando le falangi dall’apertura del minore, premendovi subito contro la sua erezione.
    Avvertì Kìli tendersi e tentare di fuggire, ma quello non lo fermò, ed intimando a Fìli di farlo stare zitto, iniziò con il penetrarlo lentamente.
    Il maggiore sentì il sesso di Dwalin schiacciarlo e sfregare contro di sé, era piacevole - tremendamente piacevole -, ma poteva sentire suo fratello tremare e singhiozzare per il dolore e non poteva far altro che baciarlo, cercando di soffocare quegli alti lamenti nella speranza che durassero poco... che il piacere iniziasse a far capolino anche per Kìli. Ma quel momento era ancora lontano e per quanto cercasse di rassicurarlo, suo fratello avvertiva solo ed esclusivamente dolore.
    " Resisti... passerà p-presto... sei forte... p-puoi farcela...", lo incoraggiò.
    " F-fa male, Fee...", si lamentò in risposta l'altro, tremando e cercando di nascondere dietro i capelli, che erano scivolati davanti al volto, le sue lacrime. " No-non posso.... nh-non ci riesco... f-fallo s-smettere..."
    Quel sussurro, udibile solo a Fìli - solo con suo fratello si poteva mostrare debole -, costrinse il maggiore a cercare gli occhi dell'altro Nano.
    Si scambiarono l'ennesima breve occhiata, e Dwalin iniziò con il carezzale la schiena del più giovane, tentando di rassicurarlo a sua volta ma mettendo ugualmente a tacere il senso di colpa per avergli procurato quel dolore - quando avevano iniziato quel 'gioco' lo sapevano: erano ben consapevoli che non tutto sarebbe stato piacevole, eppure avevano continuato a stuzzicarlo.
    Si mosse ugualmente piano - nel tentativo di farlo abituare -, iniziando ad entrare ed uscire dall'orifizio arrossato di Kìli fino a quando non riuscì ad affondarvi quasi del tutto.
    Il giovane Nano continuava a piangere silenzioso, facendo appello a tutto il suo orgoglio per non farsi sentire, e nascondendo il contro l'incavo del collo del fratello. Solo di tanto in tanto si lasciava sfuggire dei lamenti, ma molti dei quali venivano soffocati dalle labbra di Fìli.
    " Sei bravissimo...", sussurrò Dwalin con tono rude, carezzandogli i fianchi. Kìli parve quasi annuire, stringendosi il più possibile al fratello che, dopo aver ricevuto un'eloquente occhiata da parte dall'altro Nano, oso alzare leggermente il bacino per penetrare ancora nel corpo del compagno.
    Ogni movimento faceva sussultare e tremare il minore per il dolore, ma nessuno dei suoi due amanti si fermò. Continuavano a spingere dentro il suo corpo cercando la prostata e tentando di regalargli un po' di sollievo. Gli sembrava impossibile riuscire a provare un po' di piacere - e si stava addirittura insultando per non aver messo prima la parola fine a quel gioco -, ma dopo dei minuti quasi interminabili, la frizione del suo sesso tra il suo corpo e quello di Fìli, gli donò un primo brivido.
    Era ben lontano dall'essere davvero piacevole, ma quella sensazione - insieme agli altri fremiti che lo scossero partendo dal suo membro eretto - lo sollevò un poco.
    Mosse a sua volta il bacino, cercando di aumentare la frizione tra i due corpi e, dopo qualche dolorosa fitta, riuscì a trovare la posizione giusta. Lentamente, concentrandosi più sul suo sesso che sui due che lo stavano quasi spaccando a metà, riuscì a rilassarsi.
    Quella sua reazione ovviamente rincuorò Fìli che, stringendolo a sé con fare possessivo, si concesse dei primi gemiti di piacere - li aveva trattenuti solo per non far agitare Kìli nel suo dolore.
    Sembrò passare un'altra eternità prima che l'ombra di quel piacere provato dal minore diventasse sempre più forte e, quando uno dei suoi amanti colpì con più decisione la sua prostata, tutto parve cambiare.
    Avvertiva sempre un fastidioso dolore, ma il suo corpo iniziò ben a reagire diversamente, soprattutto quando le spinte dei due Nani - sempre più decise e profonde - lo costrinsero a far sfregare con più energia il suo sesso tra il suo stomaco e quello di Fìli.
    Circondato dai gemiti di Dwalin e di suo fratello, anche Kìli si lasciò andare a dei versi, dapprima spezzati dagli ultimi singhiozzi poi sempre più rochi e carichi di piacere. Il dolore era ancora lì, ma ormai sembrava essersi abituato alla sua presenza, e lasciandosi carezzare dalle sensazioni che stava provando perse completamente il controllo.
    Assecondò ogni movimento dei suoi amanti, accogliendo gli affondi con dei versi via via più compiaciuti e che divennero un unico forte gemito quando la frizione tra i loro corpi gli fece raggiungere l’orgasmo.
    Entrambi i fratelli ignorarono la calda ma umida sensazione di bagnato che avvertirono quando il seme del minore andò a sporcarli e Filì, continuando a muoversi, non poté far altro che assecondare le spinte di Dwalin. Mentre Kìli, sensibile e tramante per il piacere appena raggiunto, riusciva solo a sussultare e a stringere inconsciamente i muscoli ad ogni affondo.
    Le due erezioni si muovevano insieme con ritmi simili ma al tempo stesso differenti, sfregando l’una contro l’altra ed anche sulle pareti calde ed umide del più giovane, premendo ancora e ancora contro la prostata. Ogni contatto strappava dei mugolii al minore e Fìli, incantato dal suo viso stravolto dal piacere, non poté far altro che far ondeggiare il bacino facendo appello a tutte le sue energie, portando le mani sulle cosce di Kìli come per fargli allargare ulteriormente le gambe.
    Gemette più volte il suo nome, cercandone poi le labbra per tentare di coinvolgerlo in un lungo ed umido bacio che venne interrotto ovviamente interrotto dai mugugni che si lasciavano sfuggire.
    Era ormai al limite.
    Non avrebbe resistito oltre.
    “ Kìli... K-Kili...”, le parole di Fìli vennero infatti mozzate da un acuto gemito seguito dal suo orgasmo che andò ad inondare il corpo del fratello - che non poté non ansimare a sua volta per quella sensazione di completezza che lo travolse.
    Si sarebbero concessi anche un breve istante di riposo, Dwalin non era dello stesso avviso e senza neanche un attimo di tregua continuò a muoversi facendo gemere entrambi i suoi amanti con i suoi movimenti secchi e profondi. Continuò con foga ad entrare ed uscire dall’apertura del più giovane, notevolmente agevolato dal seme di Fìli che scivolava sulle cosce dei due ad ogni spinta.
    Ringhiò, trattenendo un gemito particolarmente alto quando sentì l’apice dell’amplesso ormai prossimo e, affondando ancora e ancora, si riversò a sua volta dentro il minore.
    L’orgasmo lo travolse con forza, lasciandolo piacevolmente senza fiato e con le mani ben strette sui fianchi - ormai arrossati - di Kìli. Poteva sentire tutti i suoi muscoli fremere compiaciuti per il piacere appena raggiunto, ma il suo corpo era troppo stanco per continuare a restare in quella posizione e, pur di non crollare sui due ragazzi stravolti ed esausti, Dwalin - sfilandosi con attenzione dal corpo del giovane Nano - cadde di lato facendo sobbalzare il materasso con il suo peso.
    Prese dei profondi respiri, lanciando un’occhiata ai due quando il maggiore uscì a sua volta dall’apertura del fratello, strappandogli un basso verso infastidito. Non si ricordava di aver mai visto i due più stanchi - neanche dopo gli infernali allenamenti ai quali li sottoponeva con spade, asce e tutte le altre armi che dovevano imparare ad utilizzare in quanto eredi di Thorin - e, concedendosi un sorriso malizioso, guardò di nuovo il soffitto rilassandosi mentre Kìli si sistemava meglio contro il corpo di Fìli.
    Teneva gli occhi chiusi, ed ascoltava tutti i suoi muscoli lamentarsi indolenziti da quell’amplesso - ma fortunatamente c’era l’affettuoso e protettivo abbraccio di suo fratello che sembrava poter lenire quel dolore.
    A conti fatti, era stato... ‘divertente’, ma ci avrebbe sicuramente pensato due volte prima di stuzzicare Dwalin dopo quanto era accaduto, e di certo... beh: avrebbe dovuto aspettare qualche giorno prima di salire di nuovo su un pony.
    Quello era sicuro.


    Nota:
    Nadadith: Fratello minore


    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 8/3/2013, 00:58
  9. .
    Titolo: Proposal
    Fandom: Cast The Hobbit
    Personaggi: Aidan Turner, Dean O’Gorman
    Genere: Introspettivo, Romantico, Fluff
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: Oneshot, Slash, What if? (E se…)
    Conteggio Parole: 640
    Note: 1. Una personcina voleva una Aidean con la proposta di matrimonio... beh: eccola qui!
    2. Il fanmanip del banner non è mio ma appartiene a Sasheenka**
    3. Ovviamente per il mio dolce uomo<3
    4. Non betata<3




    Stavano insieme da anni, quasi da quando Dean aveva preso il posto di Rob come Fìli. Non c'era un vero e proprio 'perché', era successo e basta: come se lo 'stare insieme' fosse la cosa più naturale al mondo.
    Il loro rapporto era 'speciale', e quel legame era quasi palpabile perfino nel film, mentre vestivano i panni di due Nani.
    La loro storia si poteva riassumere in tre ipotetici giorni. Perché quello prima erano colleghi, poi amici e alla fine si erano svegliati una mattina - molto nudi e alquanto soddisfatti - come amanti... ed era ormai da tempo che Dean si chiedeva come sarebbe stato aprire gli occhi ogni singolo giorno e non vedere più Aidan solo come ‘amico di letto’, ma come qualcosa di più. E so lo stava domandando anche in quell'istante, mentre scopavano e si permetteva di osservare il volto del suo compagno brillare per il sudore e contrarsi per il piacere.
    " Vuoi... sposarmi?"
    Lo aveva detto. Senza neanche pensarci.
    Si era fermato sull'orlo dell'orgasmo e aveva tirato fuori quella sua malsana proposta... perché ormai avevano solo quelle ultime premiere da passare insieme e a lui non bastavano.
    Voleva di più. Voleva Aidan lì con sé per sempre... e non poteva più aspettare!
    L’irlandese, rosso in viso per l’eccitazione - e ormai anche per quell’imbarazzante ed inaspettata domanda -, si lasciò sfuggire un gemito frustrato.
    " T-ti... ti sembra il momento?", ribatté sconvolto.
    Come cavolo poteva fargli una domanda simile in quel momento? Mentre scopavano e stava per avere uno degli orgasmi più belli della sua vita?
    Aveva bisogno di pensarci e soprattutto di farlo senza quell'assurda erezione che lo costringeva a spingersi verso il suo compagno nel tentativo di farlo muovere.
    " Così non mi... scappi...", rispose Dean, tenendo i fianchi dell'altro ben fermi.
    " Ti... prego..."
    " Preferisci che ti scopi al darmi una fottuta risposta?!"
    " Al momento ragiono con l'uccello, cazzo!", esclamò Aidan imbarazzato.
    Aveva bisogno di un attimo per pensarci! Inoltre, non voleva dire di sì mentre scopavano!
    " Voglio una risposta!", ribatté Dean. " E non la voglio solo perché così riprendo a fotterti!"
    “ M-ma ti pare?!”, gracchiò l’irlandese. “ C-che fine hanno fatto... c-cenette romantiche? Fiori?!”
    “ Abbiamo mai cenato insieme?!”, sbottò Dean.
    Effettivamente, non avevano mai fatto una cena normale - né un pranzo - da quando si conoscevano. Si strafogavano di schifezze sul divano, guardando qualche programma alla tv, poi... beh: finivano puntualmente per scopare come animali.
    “ P-potevi tentarci!”, ansimò Aidan. “ T-ti prego Deano! Muoviti!”
    “ Tu rispondi!”, ringhiò il neozelandese, dandogli una forte spinta che lo fece inarcare e gemere.
    Voleva solo un sì o un no - possibilmente un sì -, ma lo voleva in quel momento! Perché si era messo letteralmente a nudo - più di così restavano solo muscoli ed ossa! - e non voleva aspettare.
    “ C-Cristo s-sì!”, gemette Aidan, afferrandolo per le spalle come per sorreggersi.
    “ Lo tiro fuori se non rispondi...”, lo minacciò, leccandogli la mascella.
    “ D-Dean...”
    “ Sì o no! Mi vuoi sposare, Aid?”, domandò ancora, cercando di fare dalla sua voce un tono più dolce.
    “ Sì! Sì, cazzo! Lo voglio! Ma per dio: scopami!”, gridò, senza curarsi degli altri ospiti dell’albergo che sicuramente lo avrebbero sentito.
    Dean sorrise soddisfatto e, iniziando a masturbarlo al tempo stesso, riprese a muoversi con forza lasciandosi andare alla felicità per quella risposta tanto combattuta e per l’orgasmo che li colse entrambi qualche attimo dopo.
    Senza fiato crollò sul corpo del suo compagno - e futuro marito ovviamente -, mugugnando quando questo gli pizzicò i fianchi.
    “ Stronzo...”
    “ Hai detto di sì: non ti puoi tirare indietro...”, lo canzonò stanco, cercando di sottrarsi alle dispettose dita dell’irlandese.
    “ Pretendo una cazzo di cena ora... un anello, possibilmente non quello di Bilbo...”, borbottò Aidan, trattenendosi dal sorridere. “ E una proposta come si spetta...”
    Dean ridacchiò e lo baciò.
    “ Mi farò perdonare per non aver aspettato...”, mormorò sulle sue labbra, ottenendo in risposta un basso soddisfatto mugugno d’assenso.


  10. .
    Titolo: The Long Way Home
    Titolo del Capitolo: II. Memories’s Door
    Fandom: The Hobbit
    Personaggi: Bilbo Baggins, Fìlì, Kìli, Thorin Oakenshield
    Genere: Introspettivo
    Rating: Verde
    Avvertimenti: Slash, What if? (E se…)
    Conteggio Parole: 1430
    Note: 1. Ambientata alla fine del libro Lo Hobbit, dopo la Battaglia dei Cinque Eserciti. In questo capitolo le cose iniziano a prendere forma .w. spero vi piaccia >ç<
    2. Aggiornamenti settimanali<3 ogni mercoledì vedrà la luce il nuovo capitolo!
    3. Dedicata all’amore della mia vita<3
    4. Non betata BWAH!






    " Arrivo!", esclamò Bilbo ormai vicino alla porta, chiedendosi quale dei suoi compaesani avesse davvero deciso di venire a trovarlo per il tea.
    Aveva invitato per abitudine così tanti Hobbit che non aveva proprio idea di chi potesse essere.
    Si fermò davanti all’uscio, posando la mano sul pomello e cercando di mostrare un sorriso gentile - non poteva di certo accogliere il suo ospite con un’espressione scura, lo avrebbe fatto scappare.
    “ Puoi farcela Bilbo. Devi!”, si disse, piegando forzatamente le labbra verso l'alto ed aprendo la porta.
    Solo espressioni felici! Solo espressioni felici!, si ripeté mentalmente... sforzi che però si spensero qualche attimo dopo, quando scorse i visi sorridenti dei suoi visitatori.
    " Salve Signor Boggins!~"
    Bilbo rimase pietrificato, con la bocca socchiusa per lo stupore e senza neanche trovare la forza per correggere la storpiatura del suo cognome - perché ‘lui’ sapeva come si chiamava, ormai quello era solo uno scherzo, un modo affettivo di chiamarlo...
    " K-Kìli... Fìli...", balbettò faticando quasi a parlare, osservando i due giovani Nani da testa a piedi come per assicurarsi che fossero davvero loro.
    Era come se fosse tornato alla sera prima della partenza da quella stessa casa, infatti indossavano i loro abiti da viaggio - ben diversi da quelli più 'ricchi', principeschi, con i quali li aveva lasciati alla fine della battaglia.
    Per qualche attimo il loro aspetto gli fece pensare ad uno stupido scherzo della sua mente... ma quando si morse l’interno della guancia, e sentì un fastidioso dolorino, si convinse che erano davvero lì.
    Non si stava sbagliando, non stava sognando!
    " In persona!", esclamò Fìli con un ampio sorriso, accogliendo subito l'abbraccio di Bilbo che, ancora incredulo ma felice, non aveva resistito dal lanciarsi tra le loro braccia.
    Il profumo dei due fratelli e la consistenza del loro corpo così familiare lo fece sentire di nuovo... a casa.
    Era di nuovo ‘vivo’.
    " Ehi! Ti siamo mancati, Bilbo?", scherzò Kìli, carezzandogli i capelli e la nuca. " Vedi, avevo ragione Fìli!"
    “ Non l’ho mai messo in dubbio!”
    " Certo che mi siete mancati! Non... non pensavo neanche di rivedervi!", rispose lo Hobbit, rosso in volto per l’emozione. “ C-come state? Non siete cambiati di una virgola!”
    “ Sono passati solo pochi mesi, Bilbo!”, ridacchiò Fìli e lo Hobbit dovette dargli ragione.
    Sapeva benissimo quanti mesi erano passati ma... gli sembrava essere trascorsa quasi un’eternità.
    “ Come vedi... stiamo benissimo!”, aggiunse Kìli.
    “ E gli altri?”, domandò subito, rendendosi poi conto di qualcosa che lo fece diventare improvvisamente serio.
    Era... troppo bello per essere vero.
    Cosa li aveva spinti così lontani da Erebor? Non poteva essere solo una visita di piacere.
    “ P-per caso è... è successo qualcosa a...?”
    “ Stanno tutti bene! Non preoccuparti come sempre, Bilbo!”, esclamò il minore dei due, impedendo allo Hobbit di continuare ad inventarsi strani scenari di incidenti e chissà cosa.
    " Ci siamo semplicemente messi in viaggio con Thorin per andare a prendere nostra madre nelle Montagne Azzurre.”, spiegò Fìli.
    “ E ci è sembrata una buona idea venire a trovare il nostro scassinatore.", concluse l’altro e per quanto Bilbo avesse tentato di ascoltare attentamente le spiegazioni dei due, la sua mente si era fermata al nome del Re dei Nani.
    " T-Thorin?", domandò incerto, non riuscendo a non arrossire davanti allo sguardo complice che i due si scambiarono.
    " Quando ha sentito che progettavamo di venire a trovarti ha insistito per andare a prendere la mamma di persona.”, mormorò Fìli con tono cospiratore, come se fosse un segreto solo per loro tre.
    “ Obblighi di Re dice... ma gli mancavi.", sussurrò poi Kìli malizioso, voltandosi verso il cancelletto dove Bilbo finalmente scorse Thorin Scudodiquercia.
    Era così preso dai due fratelli - la felicità di poterli finalmente riabbracciare, parlare e ridere con loro -, che non si era accorto di lui... forse perché il Re era rimasto nascosto dietro la piccola siepe, come se l’avvicinarsi alla casa dello Hobbit potesse ‘bruciarlo’.
    Bilbo socchiuse la bocca senza riuscire però a parlare, limitandosi ad osservare il Nano come se fosse la prima volta... ed infatti indossava quegli stessi abiti da viaggio con i quali l’aveva conosciuto.
    Nessuna corona o gioiello, niente che potesse far intendere al prossimo di trovarsi davanti il Re Sotto la Montagna... sembrava semplicemente il Principe in esilio che era entrato a casa di Bilbo una sera di tanti e tanti mesi prima.. e che, lentamente, si era fatto spazio anche nel cuore dello Hobbit.
    “ Dai Thorin! Non fare il timido!”, scherzò Kìli - sicuramente, davanti a tutti gli altri avrebbe mostrato più ‘rispetto’ verso il suo Re, ma lì c’erano solo loro.
    Bilbo deglutì quando incrociò per la prima volta lo sguardo del Nano che, aggrottando le sopracciglia - chiaramente imbarazzato per la battuta del nipote -, superò il confine del cancelletto e salì le scalette con passi lenti e controllati.
    Ad ogni passo il cuore dello Hobbit perdeva un battito, e quando Thorin fu finalmente davanti a lui gli parve quasi di non sentirlo neanche più - il tempo si era quasi fermato.
    Che poteva dirgli? C’erano tante cose che desiderava fargli sapere ma nessuna voleva uscire dalla sua bocca...
    Chiedergli per l'ennesima perdono per aver dato l'Arkengemma a Bard?
    Discutere ancora sul fatto che quel gesto aveva salvato loro la vita ma che non gli aveva evitato l'esilio da Erebor?
    Già, perché anche se si erano lasciati in pace - il Nano non poteva negare tutte le cose che Bilbo aveva fatto per lui e per la Compagnia -, la legge era chiara: il tradimento andava punito. L’Arkengemma era il tesoro più grande ed importante della Montagna, ed il prezzo da pagare doveva essere la morte, ma ovviamente Thorin non sarebbe mai stato in grado di togliere la vita allo Hobbit, e aveva deciso di esiliarlo.
    Era stato chiaro: non avrebbe mai più dovuto mettere piede ad Erebor. Ed anche se Bilbo cercava di non pensare mai a quell'ingiusta imposizione, fu proprio quella a ricordargli la realtà dei fatti e a farlo concentrare sul presente.
    “ T-thorin...”, solo quel mormorio abbandonò le sue labbra socchiuse e riuscì anche a trattenersi dall’abbracciarlo - perché non era il caso: non lo era per davvero!
    “ Mastro Baggins.”
    E forse, si disse Bilbo davanti a quel freddo saluto, aveva fatto davvero bene a resistere all’istinto di lanciarsi tra le sue braccia.
    Quella blanda reazione deluse ovviamente anche Fìli e Kìli che, scambiandosi un’occhiata, cercarono di capire quale fosse il problema.
    “ Tutto qui?”, domandò Kìli. “ Neanche un abbraccio? Un ‘mi sei mancato’?”
    Il Re ovviamente non rispose, limitandosi però a scoccargli uno sguardo di puro rimprovero - segno che lo avrebbe sgridato in un’altra sede per quella sua lingua lunga.
    “ Siamo qui solo di passaggio.”, dichiarò qualche attimo dopo Thorin, rivolgendosi ancora verso lo Hobbit. “ Siamo lieti di vedere che sta bene, Mastro Baggins.”
    Bilbo strinse le labbra indispettito ed anche alquanto ferito da quell’atteggiamento distante. Ma in fondo... che poteva aspettarsi?
    Erano stati amanti, ma ora Thorin era Re Sotto la Montagna e lui era solo un semplice Hobbit - forse appariva ancora come un traditore ed un ladro agli occhi del sovrano.
    Era un nessuno in confronto al Re, e quest’ultimo aveva degli obblighi e dei doveri che non riguardavano in alcun modo Bilbo.
    Per quel motivo aveva accettato l'esilio senza lamentarsi - non troppo almeno - e se ne era andato da Erebor... per quello aveva rinunciato all’unica persona che avesse mai amato.
    “Togliamo il disturbo.”, concluse il Nano suscitando subito un verso di disappunto nei suoi nipoti ed anche nello stesso Hobbit che, agitato all’idea di vederli di nuovo sparire, reagì d’istinto.
    Si fece di lato, invitandoli ad entrare con un: “ Visto che siete qui potete prendervi un momento di pausa e mangiare qualcosa. Il viaggio sarà sicuramente stato lungo e faticoso e non è neanche terminato.”
    Erano appena arrivati, per tutta l’Erba Pipa!
    Aveva sentito così tanto la loro mancanza che... non voleva proprio lasciarli andare via così, non dopo avergli donato quel pizzico di felicità nel rivederli - se fosse stato per lui, ovviamente, non li avrebbe mai fatti andare via.
    Ovviamente Fìli e Kìli non attendevano altro e, infilandosi dentro la casa di Bilbo, gridarono allo zio di seguirli.
    Il padrone di casa li raggiunse subito - non riuscendo a non sorridere quando sentì la silenziosa figura di Thorin alle sue spalle - e, correndo da una parte all’altra della cucina recuperò tazze, tea e biscotti. Non era di certo una ‘merenda regale’ ma grazie al sorriso che gli donarono i due Principi, Bilbo capì che non doveva preoccuparsi della ricchezza del pasto.
    Erano entrambi felici di poter rivedere ‘il loro scassinatore’ e, anche se Bilbo non poteva saperlo - però poteva sospettarlo, conoscendo i due -, avevano tutte le intenzioni di fare tutto ciò che era in loro potere per rendere felice anche loro zio.


    Spam
    Visitate questo forum appena nato :D


  11. .
    Titolo: Paperman
    Fandom: Cast The Hobbit
    Personaggi: Richard Armitage, Martin Freeman
    Genere: Introspettivo, Fluff
    Rating: Verde
    Avvertimenti: Oneshot, Leggero Slash, Alternative Universe (AU), What if? (E se…)
    Conteggio Parole: 1705
    Note: 1. Se non avete visto Paperman correte a farlo perché è bellissimo! La fic infatti è una AU!Paperman, smielata e fin troppo dolce .w.
    2. Anche se siamo all’ottava edizione... questa per me sarà la prima Notte Bianca**
    3. Dedicata alla persona che più amo al mondo. Spero ti piaccia amore mio<3
    4. L’immagine del banner è di Pionochan
    5. Non betata<3





    L’autobus era in tremendo ritardo e Richard detestava arrivare tardi a lavoro - non tanto per ‘passione lavorativa’, ma per non dover subire gli sguardi di rimprovero dei suoi colleghi e del Capo Ufficio.
    Si mosse irrequieto sul marciapiede, cambiando il peso da un piede all’altro e lanciando delle occhiate nervose al suo orologio da polso.
    Sentiva già su di sé gli occhi dei suoi colleghi e del suo Capo e, ovviamente, già si vedeva ad abbassare il capo mortificato e completamente rosso in volto. Gli sarebbe piaciuto ‘tirare fuori le palle’ e farsi valere, ma la sua timidezza era la più grande delle sue debolezze.
    Sbuffò, iniziando poi a mordicchiarsi l’interno della guancia con fare nervoso, stringendo poi a sé i fogli della sua cartella quando venne investito da un’improvvisa folata di vento.
    Socchiuse gli occhi infastidito da quella forte aria e solo in quell’istante sentì un qualcosa colpirgli la caviglia - contatto che lo costrinse ad abbassare lo sguardo.
    Un foglio giallo, volato da chissà dove, si era ‘scontrato’ proprio su di lui.
    Richard si concesse l’ennesimo sospiro e fece per allungare la mano e liberarsi da quel foglio, quando delle altre dita lo anticiparono.
    “ Scusa.”, Richard alzò lievemente lo sguardo, incrociando le chiare iridi di un giovane uomo che, recuperato il suo foglio, lo mise in una cartelletta non tanto diversa dalla sua.
    “ C-cos-... no niente.”, si riprese arrossendo lievemente ma riuscendo in ogni caso a piegare le labbra in un timido sorriso subito ricambiato dall’altro.
    Richard non era mai stato tipo da osservare con insistenza qualcuno - era troppo riservato per fare una cosa simile - ma non riuscì a non seguire con lo sguardo il giovane uomo che si sistemò accanto a sé.
    Era più basso di lui, con corti capelli biondi e dei bellissimi occhi chiari, inoltre aveva un viso che ispirava dolcezza... era raro che Richard si interessasse a tal punto a qualcuno, soprattutto una persona appena incontrata, ma c’era qualcosa in quel giovane uomo che lo affascinava ed attraeva.
    Non sapeva cosa avesse di tanto speciale, ma quando l’altro si voltò verso di lui - forse si era sentito osservato -, Richard sussultò e finse di guardare l’orologio, insultandosi mentalmente per aver ‘osato tanto’.
    Che gli era saltato in mente?
    Non poteva mettersi a fissare le persone in quel modo!
    L’ennesima folata di vento lo prese alla sprovvista - era troppo occupato a darsi dello stupido - e alcuni fogli della sua cartella caddero per terra insieme a quelli dell’altro uomo - distinguibili ad occhio nudo grazie ad un tenue color giallo.
    “ Oggi sono proprio un disastro.”, si lamentò con una piccola risata, chinandosi per raccogliere i suoi fogli con Richard che, distrattamente, mormorò un: “ G-già...”, che lo fece subito avvampare.
    “ N-non intendevo dire che sei un disastro! P-parlavo per me!”, si scusò prontamente e con non poca agitazione, raccogliendo velocemente i suoi fogli e maledicendo per l’ennesima volta la sua timidezza e l’autobus in ritardo.
    L’altro però ridacchiò ancora, per nulla offeso dalle sue parole... e per Richard quel suono apparve come il più bello che avesse mai sentito in vita sua.
    Non poté non riprendere a fissarlo poi, quando sentì il viso bruciare, abbassò di nuovo lo sguardo... cosa che gli permise di scorgere poco lontano uno dei fogli del biondo.
    Socchiuse la bocca per farlo notare all’altro ma l’arrivo di un autobus - non il suo, ovviamente - lo spinse a muoversi istintivamente spostandosi per andare a raccoglierlo prima che volasse via.
    “ E-ehi! Stavi per...”, le parole gli morirono in bocca quando non vide più l’altro uomo e lo scorse ormai seduto sugli scomodi sedili dell’autobus ormai in partenza. “ Perderlo...”, concluse con un sussurro più per se stesso.
    Così come era arrivato, con una folata ti vento, se ne era andato... e Richard si sentì improvvisamente vuoto.
    Sospirò, abbassando lo sguardo sul foglio per cercare qualche segno di quell’uomo che, ovviamente, non trovò.
    Non un nome, non un indirizzo. Niente di niente, solo il logo di una società che non aveva mai visto - era come un foglio di presentazione tipico di alcuni pubblicitari.
    Si morse le labbra e, infilando il foglio tra i suoi - non sarebbe mai riuscito a buttarlo -, salì finalmente sul suo autobus appena giunto.
    Giunse a lavoro con un quarto d'ora di ritardo, e per la prima volta in vita sua, Richard non sentì su di sé gli sguardi di rimprovero dei suoi colleghi e del capo ufficio... perché voleva semplicemente riavere su di sé gli occhi di quel giovane uomo.
    Per tutta la mattina compilò moduli su moduli, concedendosi di tanto in tanto qualche sguardo su quel logo forse creato dal ‘Biondino’ - lo aveva chiamato così nella sua mente.
    Non riusciva a toglierselo dalla testa né a dimenticare la sua risatina.
    Come era possibile che una persona, incrociata solo a causa del ritardo del suo autobus, fosse stata in grado di mettere delle radici così forti nel suo cuore?
    Sospirò ancora e, rilassandosi sulla sua sedia girevole - nascosto dalle pareti in plastica del suo piccolo ufficio -, si volse verso la finestra.
    Il vento di quella mattinata aveva spazzato via le nubi, lasciando che il cielo si mostrasse in tutta la sua maestosità e facendogli ricordare immancabilmente gli occhi dell’oggetto dei suoi pensieri.
    L’avrebbe mai rivisto?
    Era improbabile... così tanto che quando abbassò lo sguardo sul palazzo davanti al suo quasi non riuscì a credere di vedere proprio l’uomo di quella mattina.
    Aggrottò la fronte e chiuse più volte gli occhi come se temesse di vederlo sparire, ma era sempre lì.
    Non riuscì a trattenersi dall’alzarsi e dall’aprire la finestra, come per voler essere il più vicino possibile all’altro che, ovviamente, non lo vide.
    Stava forse facendo un colloquio, lo vedeva mostrare altri di quei fogli gialli e parlare... senza calcolare Richard che lo osservava con gli occhi sgranati, certo solo di una cosa: doveva attirare su di sé la sua attenzione.
    Si guardò attorno e forse fece la cosa più stupida di tutta la sua vita: afferrò i fogli della stampante e creò rapidamente un aeroplanino, lanciandolo verso l’altro palazzo nella speranza di vederlo raggiungere la finestra dove stava il Biondino.
    Il primo lancio fu un totale fallimento, ma non si arrese e continuò a tentare due, tre, quattro... venti volte!
    Si avvicinava, sfiorava la finestra ma non lo raggiungeva.
    Tentò e ritentò, avvicinandosi sempre di più al suo obiettivo... quando scoprì suo malgrado di aver finito i fogli.
    Spaventato si chiese se sarebbe riuscito ad andare fino al magazzino in fondo al corridoio e a tornare davanti alla finestra per riprendere a creare aeroplanini, ma il Biondino sembrava aver finito la sua esposizione - pareva quasi agitato invece mentre cercava tra i fogli qualcosa, forse quello che aveva perso e che era tra le mani di Richard.
    Non avrebbe mai fatto in tempo e, osservando un ultima volta il logo, lo piegò con attenzione pregando affinché arrivasse almeno quello fino alla finestra.
    Prese un bel respiro e... lanciò.
    Sembrava essere perfetto, ma quella non doveva essere la sua giornata fortunata e così come li aveva fatti incontrare, il vento rovinò tutto.
    Il piccolo aereo di carta prese un’altra direzione, incastrandosi su un balcone e con esso tutte le speranze di Richard che non poté far altro che osservare il giovane uomo stringere la mano ad un signore ed abbandonare il suo colloquio.
    Si mise le mani tra i capelli, quasi disperato.
    Che doveva fare?, si chiese.
    “ Signor Armitage!”, la voce del suo Capo Ufficio lo fece sussultare e voltare velocemente. “ Che sta facendo? Chiuda quella finestra!”
    Richard avvampò per l’imbarazzo, lanciando un’ultima occhiata verso il palazzo e poi verso la strada.
    Forse, si disse, faceva ancora in tempo a raggiungerlo e a mettere la parola fine a quella follia.
    “ Io...”, esordì. “ Mi scusi!”, e senza più attendere iniziò a correre verso l’uscita dell’ufficio e poi giù nelle scale, saltandole e schivando per pura fortuna le povere persone che vi transitavano sopra.
    Una volta sulla strada si guardò attorno cercando di scorgere i capelli biondi dell’altro uomo tra la folla ma sembrava averlo perso: era arrivato troppo tardi.
    Si morse ancora le labbra, trattenendosi in quel modo dall’emettere un lamento carico di delusione.
    Aveva fatto tutte quelle... stronzate per niente?
    Alzò lo sguardo al cielo, sperando stupidamente di ottenere una risposta da parte di quell’azzurro così simile a quello degli occhi del Biondino... e anche se non era un vero e proprio aiuto, vide l’aereoplanino fatto con il foglio giallo venire liberato dal balcone dall’ennesima folata di vento e riprendere il volo.
    Quello era l’unico ricordo del giovane uomo che aveva incontrato: non poteva perderlo.
    Inseguì lo sconclusionato volo del pezzo di carta fino alla fine della strada quando finalmente lo vide precipitare dentro un’edicola.
    Sorrise quasi sollevato da quell’improvviso atterraggio e, affrettando il passo, raggiunse il piccolo chioschetto di giornali.
    “ Mi scusi...”, borbottò in direzione dell’edicolante allungando la mano verso l’aereoplanino per andare a scontrarsi con le fredde dita di un’altra persona.
    Tremò per quel semplice contatto, e ancor prima di capire che cosa stava per accadergli, il suo cuore iniziò a battere con forza. Deglutì, e abbassando lo sguardo incrociò gli occhi color del cielo del Biondino, stupito come lui per quel nuovo incontro e per la vista del suo logo perduto trasformato in un aeroplanino.
    “ C-ciao...”, biascicò Richard, lasciando che fosse l’altro a prendere il foglio.
    “ Ehi.”, gli sorrise. “ E questo?”, domandò indicando l’aeroplanino, e ancor prima che lui potesse rispondere, l’ennesima - e quella volta provvidenziale - folata di vento fece rotolare verso di loro tutti gli aerei di carta che aveva lanciato da quando lo aveva visto nella finestra davanti alla sua.
    “ Ecco... eri... nel palazzo di fronte al mio...”, mormorò Richard imbarazzato, sentendosi un idiota per quella sua spiegazione totalmente senza senso.
    “ E... hai fatto tutti questi aeroplanini per me?”, chiese incredulo l’altro e lui non poté far altro che annuire. “ Wow...”
    Solo... ‘wow’?!
    Richard lo guardò stupito, ricevendo in cambio una risata divertita.
    “ Un po’ da pazzi!”, concesse, aggiungendo poi un: “ Ma è... davvero dolce, lo devo ammettere.”
    “ G-grazie...”, non sapeva proprio che dirgli. Aveva passato tutto quel tempo a fare degli aeroplanini e davanti a quel giovane uomo non sapeva che fare.
    Che poteva fare per... ‘iniziare’?
    “ Comunque, io sono Martin. Piacere!”, si presentò l’altro tendendo la mano che Richard prese dopo un brevissimo istante di esitazione.
    “ Richard, il piacere è mio...”, rispose.
    Beh... forse quello era un buon modo per iniziare.



  12. .
    Titolo: Wall of Silence
    Fandom: The Hobbit
    Personaggi: Bofur, Bifur, Bombur
    Genere: Introspettivo
    Rating: Giallo
    Avvertimenti: Oneshot, MovieVerse, What if? (E se…)
    Conteggio Parole: 950
    Note: 1. Doveva essere una BifurBofur e mi è uscita questa Movieverse (per quanto riguarda la ferita di Bifur) çAç spero vi piaccia!
    2. Anche se siamo all’ottava edizione... questa per me sarà la prima Notte Bianca**
    3. Ovviamente per il mio dolce uomo ç//ç
    4. Non betata<3






    Bofur era appena un adolescente quando la sua famiglia partì per la battaglia per la riconquista di Moria.
    Non erano una famiglia nobile, né potevano vantare lontane discendenze regali, erano solo dei semplici minatori e giocattolai... fedeli al loro Re e abbastanza folli da lasciarlo da solo a badare a suo fratello minore.
    Non che fosse un problema occuparsi del piccolo Bombur - anzi, era divertente giocare con lui -, ciò che lo preoccupava era ovviamente il dover rispondere alle più che ovvie domande di suo fratello. Era normale che volesse sapere dove fossero sua madre e suo padre, e Bofur, suo malgrado, non sapeva mai cosa rispondere - era un bambino, e lui non voleva neanche pronunciare parole come ‘guerra’ in sua presenza.
    Iniziò in quel modo ad inventarsi storie e a cercare di sdrammatizzare il più possibile quella scomoda situazione... che divenne tuttavia molto più grave delle sue fandonie.
    Perché la battaglia aveva reclamato più vite del previsto, comprese quelle dei suoi parenti.
    Erano soli, ed anche se era abbastanza grande per badare a suo fratello... sentiva di non essere in grado di sopportare quel peso che ormai gravava solo sulle sue spalle.
    Non sapeva come ci sarebbe riuscito, ma doveva e, sforzandosi, aveva donato un sorriso al piccolo Bombur e si era inventato un'altra delle sue storie pur di nascondere la cruda verità all'altro.
    Passarono parecchi giorni e, lentamente, i sopravvissuti - che erano stati preceduti dalle notizie - iniziarono a rientrare a casa.
    Per Bofur non sarebbe arrivato nessuno e forse solo per quel motivo apprese con non poca emozione la notizia che Bifur era tra i feriti. Tuttavia la felicità duro ben solo quando lo vide disteso sul lettino, e Bofur capì che suo cugino - e ormai unico parente in vita - non sarebbe mai ‘tornato’ realmente.
    Era rimasto gravemente ferito, e la cosa che lo aveva costretto su quel lettino tra la vita e la morte era ironicamente l'unica che ormai gli permetteva di respirare.
    Un ascia era rimasta conficcata nella sua testa, e rimuoverla lo avrebbe solo ucciso.
    Nessuno sapeva dirgli che danni avesse procurato quella ferita né se Bifur si sarebbe mai svegliato... ma era vivo e per Bofur era una speranza.
    Doveva solo aspettare, cercando di sopportare il silenzio del corpo privo di sensi del cugino.
    Giorno dopo giorno preparava il pranzo anche per Bifur, nella speranza di vederlo aprire gli occhi ma non accadeva mai... e tutto quello che preparava finiva nello stomaco di Bombur, ben felice di ottenere una razione extra.
    Tutto quello che Bofur otteneva dall'altro Nano era sempre e solo il silenzio, duro e pesante... troppo da sopportare. Così doloroso da fargli pensare che Bifur non si sarebbe più svegliato.
    Ma per l'ennesima volta, Bofur si sbagliava.
    Puntuale come ogni giorno, entrò nella stanza del cugino con una sostanziosa colazione - uno che aveva dormito così tanto doveva per forza avere fame , e al contrario delle altre volte, il giovane Nano incrociò lo sguardo vigile ma confuso di Bifur.
    Per poco non gli cadde il vassoio per lo stupore e, correndo subito al capezzale del parente lo riempì di domande, ansioso di sapere come stava e se poteva aiutarlo in qualche modo - facendolo al tempo stesso mangiare.
    Attese paziente ma Bifur non pronunciò alcuna parola. Si limitava a mangiare e a fissarlo come se non lo riconoscesse... e Bofur pensò che forse era quello il prezzo scelto da Mahal per non aver reclamato anche la vita del cugino.
    Il Nano non parlava né si lamentava, mangiava senza mai fiatare ed ascoltava i tentativi di Bofur di fare dialogo insieme al piccolo e timido Bombur.
    Si era creato come un muro di silenzio che, nonostante tutti gli sforzi, sembrava invalicabile.
    Bofur però non si arrendeva... non tanto per lui, ma per il suo fratellino che stava crescendo troppo in fretta e stava iniziando a capire tutte quelle cose dalle quali voleva proteggerlo.
    Parlava e parlava, raccontava storie e cercava di coinvolgere Bifur in ogni singola cosa - intagliare giocattoli nel legno o preparare il pane con Bombur -, riempiva come poteva il vuoto creato da quel silenzio... ma con il passare dei giorni anche la sua speranza e l'immancabile buon umore iniziarono a scemare.
    Doveva essere forte per Bombur e per Bifur, di diceva ogni giorno. Doveva farsi carico di tutto quello che i suoi parenti avevano lasciato... e pur di non far stare male gli altri sorrideva. Ma non era così forte come voleva far credere, ed il suo muro di storie e risate crollò un pomeriggio.
    " Tu non parlerai mai più, vero Bifur?"
    Non c'era allegria nella sua voce né nel sorriso che piegava le sue labbra.
    " Ho bisogno di te... ho bisogno di una mano..."
    Era sbagliato prendersela con Bifur, non aveva alcuna colpa... ma era al limite ed aveva bisogno di un momento di debolezza.
    " Per favore... dammi almeno un segno...", lo pregò ma ovviamente non ottenne risposta e, abbassando lo sguardo, si costrinse a guardare altrove.
    Sarebbe scoppiato a piangere e non poteva permetterselo.
    " Bofur..."
    Si bloccò incredulo quando sentì fin troppo chiaramente il suo nome nel silenzio della stanza, si voltò quindi verso suo cugino cercandone gli occhi, scorgendoli carichi di preoccupazione.
    " C-Cosa?", biascicò, e Bifur iniziò a borbottare qualcosa in Khudzul che Bofur non riuscì neanche a sentire e capire da quanto forte il suo cuore aveva iniziato a battere.
    Suo cugino continuò a parlare, forse rassicurandolo nell'unica lingua che si ricordava, ma a Bofur non importava.
    Non mentre si concedeva le prime lacrime dopo mesi e mesi.
    Non mentre si lanciava tra le braccia di Bifur, sfogando il dolore che aveva tenuto celato per tutto quel tempo.
    A Bofur non importava niente, perché il muro di silenzio che aveva bloccato Bifur per mesi era finalmente caduto e tutto - ogni singola cosa - sarebbe andato per il meglio.




  13. .
    Titolo: Blizzard
    Fandom: The Hobbit
    Personaggi: Balin, Dwalin
    Genere: Introspettivo, Fluff
    Rating: Verde
    Avvertimenti: Oneshot, Leggero Slash, Leggerissimo, quasi invisibile, Incest, What if? (E se…)
    Conteggio Parole: 775
    Note: 1. Un po’ di fluff anche per questi due >ç< ambientata più o meno dopo la battaglia per Moria .w.
    2. Anche se siamo all’ottava edizione... questa per me sarà la prima Notte Bianca**
    3. Ovviamente per il mio dolce uomo<3
    4. Non betata<3






    Balin guardava con non poca apprensione l’entrata della grotta nella quale si era rifugiato. Fuori imperversava una bufera di neve e, nonostante il pericolo, suo fratello era ugualmente uscito per andare alla ricerca di qualche pezzo di legno per provare ad accendere il fuoco.
    Il maggiore lo avrebbe volentieri seguito - non avrebbe mai e poi mai lasciato solo Dwalin - se non fosse stato per la sua gamba.
    Abbassò lo sguardo sulla vistosa fasciatura che nascondeva un esagerato gonfiore causato da un’improvvisa caduta in quella neve durante il pomeriggio - che li aveva costretti a rallentare la marcia verso le Montagne Azzurre fino a spingerli a cercare un rifugio di fortuna in quella grotta.
    Se solo non avesse messo il piede in fallo, sarebbero giunti a ‘casa’ per tempo, e Dwalin non sarebbe stato costretto ad uscire nel bel mezzo della bufera.
    Guardò ancora l’entrata, sperando di vedere la sagoma del fratello e, prendendo come punto di riferimento delle gocce d’acqua che cadevano sul freddo terreno della grotta, iniziò a contare.
    Cento gocce, si disse. E se Dwalin non sarebbe stato lì al cadere della centesima goccia lui si sarebbe alzato per andare a cercarlo - se necessario anche con una gamba.
    Dieci gocce andarono ad infrangersi contro il terreno, poi altre dieci ed altre ancora.
    Lanciò l'ennesima occhiata verso l'entrata.
    Niente. Nessuna traccia di suo fratello, e quell'assurda apprensione continuò a crescere.
    Le gocce divennero presto sessanta e, l'idea che anche Dwalin fosse rimasto ferito da quella maledetta neve lo costrinse a tentare subito di alzarsi, lasciando perdere i conti.
    Suo fratello aveva bisogno di lui.
    Strinse i denti e, aiutandosi con la mazza da guerra che portava sempre con sé, riuscì con non poca fatica a sollevarsi - gemendo anche per il dolore quando posò il piede per terra.
    " Ehi. Non ti avevo detto di stare seduto?"
    Alzò lo sguardo, stupito e soprattutto sollevato quando vide Dwalin entrare nella grotta con un'espressione alquanto contrariata.
    " Non tornavi, fratello. Mi stavo preoccupando.", ammise sincero - per quanto Balin fosse noto per essere uno dei Nani più saggi sopravvissuti ad Erebor e anche ad innumerevoli altre battaglie, non poteva fare a meno di perdere tutto il suo controllo quando si parlava della sua famiglia.
    Dwalin, serio ed anche non poco preoccupato, lo affiancò subito aiutandolo a tornare seduto.
    " Come vedi sono qui.", rispose qualche attimo dopo, cercando di sdrammatizzare.
    " Va tutto bene?"
    " Non ho trovato la legna per il fuoco, la neve era troppo alza e fitta. Infatti, non mi sono azzardato ad andare troppo lontano, rischiavo di smarrire la strada.", spiegò il minore.
    " Troveremo una soluzione, fratello.", sorrise Balin, sollevato dal semplice fatto che Dwalin stesse bene per davvero. Non gli importava altro.
    " Dobbiamo solo resistere fino a domattina...", mormorò l'altro, sedendosi accanto al fratello, attirandolo a sé con un braccio come per proteggerlo e scaldarlo, posando delicatamente la fronte contro quella del maggiore.
    Rimasero il silenzio, ascoltando il rumore della bufera crescere fino a rendere ancor più pungente il freddo di quella grotta.
    Non riuscirono a non tremare e Dwalin, spostandosi dietro il fratello, lo abbracciò con più decisione, costringendolo a posare la schiena contro il suo petto.
    " Non è necessario.", mormorò Balin, sentendosi però protetto dal gelo di quella grotta.
    " Hai una certa età ormai.", ribatté ironico il minore. " Potrebbero venirti i reumatismi..."
    " Non sei simpatico, Dwalin.", rispose Balin, concedendosi però un sorriso.
    " La simpatia non è un donò di famiglia."- ribatté prontamente. ironico il minore.
    " Dovrei essere io a proteggerti..."
    " Lo fai già, Balin... ora pensa solo a dormire. Domani riprendiamo il viaggio e devi essere in forze...", mormorò serio Dwalin, stringendo le gambe attorno ai fianchi dell'altro per tenerlo il più protetto e vicino possibile.
    " Ricordami perché ti permetto sempre di fare tutto quello che ti passa per la testa?", ridacchiò, ascoltando il respiro ed il battito del cuore calmo dell'altro contro di sé.
    " Perché non riesci a dirmi di no, fratello."
    Già, era maledettamente vero. Balin non era mai riuscito a rifiutare qualcosa quando si trattava di Dwalin e, per quel motivo, spesso si trovavano in quelle situazioni - il più delle volte piacevoli, quella disavventura era solo un malaugurato caso.
    " Hai freddo?", chiese qualche attimo dopo, arrendendosi al calore emanato dal corpo dell'altro.
    " No. Mi basti tu...", sussurrò sincero Dwalin, affondando il volto nel collo del fratello.
    Per quanto fossero diversi l'uno dall'altro, nessuno dei due poteva negare di provare quei sentimenti che li rendevano fragili e al tempo stesso più forti, e Balin, rendendosene conto per l'ennesima volta, si permise di sorride quasi intenerito, posando la testa contro quella dell'altro.
    " Grazie, fratellino...", mormorò lasciandosi andare del tutto e godendosi quei pochi momenti di intimità che riuscivano a ritagliarsi in un modo o nell'altro.




    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 25/2/2013, 14:39
  14. .
    Titolo: Our Dance
    Fandom: The Hobbit
    Personaggi: Fili, Kili
    Genere: Introspettivo, Fluff
    Rating: Verde
    Avvertimenti: Oneshot, Slash, What if? (E se…), Spoiler
    Conteggio Parole: 715
    Note: 1. Spoiler per chi non ha letto il libro .w.
    2. Anche se siamo all’ottava edizione... questa per me sarà la prima Notte Bianca**
    3. Ovviamente per il mio dolce uomo<3
    4. Non betata<3




    vnCikWe




    Nessuno sapeva quanto sarebbe effettivamente durata quella situazione di stallo.
    Barricati dentro la Montagna, i Nani non potevano far altro che aspettare ed osservare - con non poca invidia - gli spostamenti dell’accampamento di uomini ed Elfi ad est del fiume.
    Erano stati accesi dei fuochi e ben presto iniziarono a giungere fino a loro i caldi suoni di festa, con canti e balli allietati dalle dolci voci degli Elfi e dalle loro arpe incantate.
    Tutto attorno a quell’accampamento sembrava fiorire di gioia e scaldarsi e, come notò Kìli, quella felicità sembrava non poter appartenere alla Compagnia.
    “ Dovremo essere anche noi laggiù...”, si lamentò, appoggiandosi alla spalla del fratello. “ Dovremo ballare e cantare... dovremo divertirci...”
    Avevo atteso una vita di poter vedere la Montagna Solitaria e, nonostante la riconquista, non stavano festeggiando.
    “ Dai Kìli...”, lo riprese Fìli, carezzandogli il capo.
    “ Ma la pensi come me, no?”, insistette. “ Non dovremo essere lì, a festeggiare la caduta del Drago e la riconquista di Erebor?”
    “ Lo so...”, assentì piano il maggiore. Era altrettanto deluso da come si stavano evolvendo le cose, ma non voleva che suo fratello si buttasse troppo giù. Lo conosceva fin troppo bene e sapeva quanto potesse essere testardo e impaziente.
    “ Li avremo dovuti accogliere come se fossero amici e non degli ospiti indesiderati.”, continuò accalorato Kìli.
    “ Kìli!”, tuonò Thorin, attirando su di sé gli sguardi di tutti i nani e Kìli - spaventato dalla sua reazione esagerata - desiderò quasi diventare ancor più piccolo. “ Volete scendere a mischiarti con quella gente? Andate pure. Ma le porte della Montagna non si apriranno più per voi.”
    “ Perdonami...”, mormorò il minore, abbassando il capo insieme a quello del fratello, incapaci di sostenere lo sguardo teso ed iroso dell’altro Nano.
    Potevano solo immaginare cosa stesse passando nel cuore di Thorin e, anche se non condividevano appieno le sue scelte, dovevano stare al suo fianco.
    “ Dai ragazzi...”, li consolò Bilbo qualche attimo dopo, forse l’unico - insieme a pochi altri - a provare il loro stesso disappunto. “ Domani andrà meglio.”
    “ Oh sì. Soprattutto quando finiranno le provviste!”, scherzò Bofur, facendo gemere di dolore Bombur e sorridere i due fratelli. “ Intanto direi di fare un po’ di festa anche noi, che ne dite?”, propose, tirando fuori dalla sacca il suo flauto, venendo subito imitato dai suoi compagni, lieti di poter rasserenare un poco quel clima teso che era andato a crearsi.
    Ben presto i loro canti - meno eleganti di quelli degli Elfi, ma ugualmente allegri ed energici - iniziarono a rimbombare sulle rocce, tant’é che anche Thorin parve a sua volta rilassarsi, accennando un piccolo sorriso mentre continuava a fare i suoi calcoli - sperava che Dain potesse arrivare al più presto possibile dai Colli Ferrosi.
    Pian piano anche Fìli e Kìli, suonando le arpe che avevano trovato in una sala, parvero dimenticare lo sconforto, lasciandosi trasportare dall’allegria e, qualche istante dopo, anche dai balli che coinvolsero suo malgrado anche Bilbo - costretto, più o meno, da Bofur.
    “ Ti va di ballare?”, domandò il maggiore alzandosi ed esibendosi in un esagerato inchino, riuscendo a far ridere l’altro che, annuendo con un sorriso, lasciò la sua arpa per accettare l’invito.
    Iniziarono subito a saltellare girando in cerchio al ritmo della musica che Balin e gli altri continuavano a suonare per loro.
    La loro danza sconclusionata trascinò ben presto anche Bofur - che, ovviamente, si tirò dietro anche lo Hobbit e Ori -, e ridendo come bambini poterono finalmente la tristezza provata qualche minuto prima.
    Certo, non potevano dimenticare davvero ciò che stava succedendo all’esterno, ma potevano godere di quei brevi momenti di leggerezza, concedendosi anche qualche abbraccio di troppo che, forse, gli altri finsero di non vedere pur di donare ai due giovani Nani quell’attimo di dolcezza che cercavano sempre di evitare davanti ai loro Compagni.
    “ Va un po’ meglio, nanadith?”, domandò piano Fìli, rallentando quella folle danza per stringere il più possibile il suo fratellino a sé.
    Kìli annuì sorridendo.
    “ Molto meglio...”, mormorò, trattenendosi dallo sfiorare le labbra dell’altro. “ Con te posso sopportare tutto, âzyungel...”, aggiunse, assicurandosi che lo sentisse solo Fìli.
    Atamaneluh...”, la stretta si rafforzò ed il sorriso del maggiore si fece più dolce.
    “ Non abbiamo bisogno d’altro, vero?”
    “ No. Solo noi due.”, rispose Fìlì, lasciando perdere il resto della Compagnia e concedendosi quel bacio che si stavano negando troppo a lungo.


    Nanadith - Fratellino
    Âzyungel - L’amore più importante (l’amore di tutti gli amori, letteralmente)
    Atamaneluh - Il mio respiro più importante (Il mio respiro di tutti i respiri, letterale)



    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 8/3/2013, 21:59
  15. .
    Titolo: Hotline
    Fandom: Cast The Hobbit
    Personaggi: Aidan Turner, Dean O’Gorman
    Genere: Introspettivo, Erotico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: Oneshot, Slash, What if? (E se…), Phone!Sex
    Conteggio Parole: 1520
    Note: 1. Senza senso... e per chi non lo sapesse, Aidan e Dean stanno davvero l’uno accanto a l’altro con le roulotte <3 E Dean si fa spesso chiamare “Deano” ù_ù
    2. Anche se siamo all’ottava edizione... questa per me sarà la prima Notte Bianca**
    3. Ovviamente per il mio dolce uomo<3
    4. Non betata<3






    Mi stavo grattando pigramente la pancia quando la vibrazione del mio cellulare mi costrinse a distogliere lo sguardo dalla televisione - e dall’interessantissima replica di ‘Dancing with the Stars New Zealand’.
    Mugugnando, rotolai sul letto per allungare la mano sul piccolo tavolinetto ed afferrare il telefono, senza trattenermi dal sorridere quando lessi il mittente del messaggio: ‘Deano’.
    Chi altro poteva essere?, mi chiesi ridacchiando e rimettendomi in una posizione più comoda per poter leggere quanto mi aveva scritto.

    " Che fai?"

    Forse eravamo in due ad annoiarci e, a dirla tutta, era anche alquanto strano che non fossimo insieme... ma, viste le ‘indagini’ che stavano tirando avanti James e Graham - non vedevano l’ora di beccarci in situazioni ‘piccanti’ e non mi andava di certo di spiattellare la nostra relazione -, di tanto in tanto era anche sicuro evitare di farci vedere sempre l’uno in compagnia dell’altro.
    Quindi, non persi tempo e digitai velocemente una risposta.

    " Guardo la tv. Tu?"

    Giocai distrattamente con il cellulare, attendendo un nuovo messaggio da parte del mio compagno e, quando vibrò lo aprii senza neanche pensarci.

    " Sono a letto."

    Ridacchiai e risposi ancora.

    " Beh, anche io ma guardo la tv. Tu? Guardi le tue foto?"

    " Scopiamo?"

    Non feci quasi in tempo ad inviare il mio messaggio che, ricevetti quella semplice proposta che mi fece ovviamente scoppiare a ridere.

    " Vieni, ti aspetto."

    Gli scrissi velocemente, guardando poi la porta aspettando di vedere la sagoma di Dean dietro di essa - gli bastava uscire dalla sua roulotte e fare qualche metro per raggiungermi.
    Tuttavia, ricevetti in risposta un altro messaggio, con in allegato un’immagine.
    Esitai qualche istante prima di aprirlo - sesto senso forse - e, ancor prima che la foto caricasse, temetti di soffocare quando lessi: " Togliti i boxer, Aid.", accompagnato poi dall'immagine ormai carica degli slip di Dean che penzolavano davanti a malizioso viso del mio collega - che, a quanto pareva, non indossava neanche una maglietta.
    Ovviamente lui sapeva che in quel momento indossavo solo l'intimo - lo sapeva fin troppo bene, il maledetto! - e, dopo qualche istante passato a decidere se volevo fare davvero quel gioco - con la ovvia scelta del: " Cristo sì!" -, mi spogliai velocemente e risposi a mia volta con una foto che ritraeva i boxer arrotolati ai miei piedi.

    " Contento?"

    " Costatalo da solo~"

    La risposta di Dean non tardò ad arrivare insieme all'ennesima foto che mandò una violenta scarica lungo tutta la mia colonna vertebrale e che si riversò immancabilmente tra le mie gambe.
    Deglutii e fissai l'immagine.
    La mano di Dean. Stretta sul suo sesso eretto.
    Chiusi gli occhi poi li riaprii, studiando ancora quella maledetta foto che mi fece mugugnare un imprecazione.
    Non tentai neanche di rispondere al messaggio - e chi aveva la forza di scrivere?! -, premetti il pulsante di chiamata attendendo di sentire la voce del neozelandese dall'altra parte dell'apparecchio.
    " Aidan..."
    " Ti detesto.", ringhiai, sentendolo ovviamente ridacchiare compiaciuto - perché il maledetto sapeva che mi ero eccitato!
    “ Ora alza il culo e vieni qui! Subito!”, ordinai, ignorando volutamente il fatto che in fin dei conti potevo fare lo stesso... ma era lui ad aver iniziato!
    “ Sai... mmm...”, rispose, facendo finta di non avermi sentito - permettendo anche di ansimare attraverso il cellulare. “ Pensavo proprio al tuo sedere, Aid...”
    “ Deano...”, sentii improvvisamente la gola secca. Si stava toccando e mi stava stuzzicando... e desideravo decisamente stare al gioco.
    “ La tua faccia affondata sul cuscino e le chiappe all’aria... mentre le mie mani le allargano e ti penetro con la lingua...”, sussurrò ancora, strappandomi un basso gemito al solo pensiero. “ E sai cosa farei poi?”
    “ No...”, portai la mano tra le mie gambe, stringendola a pugno sull’erezione alla pronta ricerca di un po’ di sollievo.
    “ Userei per un po’ la lingua, fino a farti pregare e gemere come una puttana...”, mi morsi le labbra, cercando di non dargli alcuna soddisfazione - continuavo ad avere un po’ d’orgoglio, per Dio!
    “ Poi...”, continuò, concedendomi di sentire un mugolio ancor più compiaciuto dei precedenti. “ Tirerei fuori la lingua e la farei scivolare verso i testicoli... inizierei a succhiarli e a morderli piano... perché so quanto ti piace...”
    “ S-stronzo...”, mi sembrava quasi di sentire la sua bocca su di me tante erano state le volte che mi aveva riservato quello stesso trattamento.
    “ E quando inizierai a non resistere più... ti prenderei con due dita... subito. Senza aspettare.”, sussultai, come se mi avesse davvero penetrato.
    “ D-Dean...”, mugugnai cercando ancora di trattenermi dal masturbarmi per davvero - tenevo solo la mano attorno al mio sesso, non la volevo muovere... non in quel momento!
    Non subito!
    “ Ti farei non so quante foto mentre prendi le dita dentro di te... così potresti vedere quanto godi nel farti fottere... quanto riesco a spingerle dentro il tuo corpo...”
    “ Basta foto!”, ringhiai, tremando ugualmente per l’eccitazione alla sola idea.
    " Ti piace..."
    Sentii Dean ansimare e, come se quei suoi respiri avessero rubato tutta mia forza di volontà, non riuscii più a trattenermi dal iniziare a muovere lentamente la mano, mugugnando a mia volta.
    " Fallo.", quell'improvviso ordine mi bloccò ancor prima di poter davvero iniziare a masturbarmi.
    " C-cosa?"
    " Preparati con due dita, Aidan...", mormorò. “ Voltati come se fossi lì con te...”
    Tremai da capo a piedi e, ancor prima di poter rifiutare - perché il mio cervello gridava e mi diceva di chiudere la chiamata ed andare da Dean -, il mio corpo si mosse da solo. Mi voltai e alzai il bacino il più possibile, tenendo il cellulare vicino al viso per continuare a sentire il mio amante.
    " Dean...", mormorai, leccandomi rapidamente le dita per ubbidire al suo ordine.
    Mi sentivo quasi una marionetta nelle sue mani... ma non potevo farne a meno: era troppo eccitante e Dean sapeva che dirmi per farmi perdere la testa.
    “ Spingile lentamente dentro di te, Aid...”, mi incoraggiò, ansimando a sua volta contro il telefono. “ E non... osare toccarti. Non farlo...”
    “ S-sì...”, assentii, allontanando la mano dalla mia bocca per portarla sulle mie natiche. Mi morsi le labbra, avvampando ulteriormente quando tentai di spingere le dita dentro la mia apertura.
    Ero abituato a simili ‘intrusioni’ non a quella situazione.
    Riuscì lentamente a farle scivolare dentro, ansimando contro il telefono senza trattenermi.
    “ D-Dean...”, sembravo in grado solo di ripetere il suo nome e, in risposta, sentivo i mugugni del mio amante dall’altra parte di quel maledetto apparecchio. “ T-tu... ah... stai...”
    “ Mi sto toccando, Aid...”, rispose anche senza aver sentito la mia domanda. “ Penso alle tue dita dentro di te... al tuo viso rosso e alla saliva che... hnn... sicuramente scivolerà fin sul cuscino...”
    Chiusi automaticamente la bocca quando mi resi conto che la sua descrizione era fin troppo veritiera.
    “ Allarga le dita... muovile e piegale... fallo per me Aidan... fammi sentire come ti piace...”
    “ C-cristo...”, gemetti piano, lasciando che la mia mano ubbidisse per l’ennesima volta alle richieste del mio amante. “ V-voglio toccarmi... D-Dean...”
    “ Non farlo... non ora...”, ribatté Dean, emettendo un gemito poco più alto dei precedenti. “ Potrai venire solo quando lo voglio io...”
    “ S-sei un bastardo... v-vorrei che tu fossi qui... m-maledizione...”
    E poteva essere lì! Poteva! E invece no: preferiva continuare con quel gioco che mi stava eccitando come non mai!
    Ringhiai, piegando ed spingendo le dita fino a quando non riuscii a scontrarmi con la prostata, lasciandomi andare ad un gemito particolarmente alto.
    “ Resisti...”, insistette Dean. “ Continua a muoverle...”
    “ S-sì... sì...”, chiusi gli occhi, sfregando ancora le dita contro la prostata e concedendomi altri versi sempre più forti.
    Nella mia mente vedevo il mio compagno nudo sul suo letto, con una mano tra le gambe e l’altra a tenere il cellulare... il viso rosso per lo sforzo e per il crescente piacere.
    Ansimai ancora e ancora il suo nome, pregandolo di farmi venire perché non riuscivo più a resistere... umiliandomi pur di porre fine a quel piacevole ma frustrante gioco.
    “ D-Dean... ti pre-ah...”, mossi anche il bacino, andando incontro alle mie dita.
    Poi, finalmente, sentii quella parola - quell’ordine - che tanto attendevo.
    “ Vieni. Vieni, Aid...”
    Portai la mano libera tra le mie gambe e, assecondando i movimenti delle mie falangi dentro la mia apertura, raggiunsi rapidamente l’orgasmo, crollando sul materasso senza più forze.
    Rimasi in silenzio per qualche minuto, riprendendo fiato ed attendendo una risposta da parte del mio compagno... che però tardò ad arrivare.
    “ Deano...”, mugugnai, prendendo il cellulare solo per scoprire che era caduta la linea.
    Ero ovviamente tentato dal chiamarlo ma venni bloccato dall’improvvisa luce di un flash che mi costrinse a voltarmi verso la porta, dove stava proprio il signor O’Gorman - con addosso solo i boxer - insieme alla sua fedele macchina fotografica.
    “ Tu...”, ringhiai irritato.
    Non poteva venire qualche minuto prima? Gli avrei perdonato anche quella maledetta fotografia!
    No, lui doveva fare i suoi porci comodi e trattarmi in quel modo!
    “ Sei un fottuto bastardo, Deano!”, esclamai ben deciso a non concedergli la grazia.
    “ E tu sei sempre stupendo dopo l’orgasmo~”, cinguettò allegro, lasciando il suo ‘demoniaco apparecchio fotografico’ sull’entrata per raggiungermi sul letto, donandomi un vorace bacio che mi fece rapidamente ritrattare tutte le mie precedenti convinzioni.
    Perché sì... forse potevo anche permettermi di perdonarlo in quel momento - ovviamente solo se continuava a baciarmi e a toccarmi in quel modo -, perché in fondo era stato davvero divertente.




1728 replies since 7/11/2008
.
Top
Top