Pile au Face

NC-17 | Dave Karosfky/Kurt Hummel/Jesse St.James

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    ~ The Huntress Princess
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    Titolo: Pile au Face
    Fandom: Glee
    Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel, Jesse St.James, Azimio Adams
    Genere: Introspettivo, Erotico, Romantico
    Rating: Rosso
    Avvertimenti: OneShot, Alternative Universe (AU), Slash, Lemon, OOC
    Conteggio Parole: 15415 (FiumiDiParole)
    Note: 1. Dedicata a Dave che mi incoraggia sempre a scrivere<3 perché ti amo e questo sentimento è tutto ciò che mi fa continuare a vivere<3
    2. Una dedica speciale anche ai Pirati della Nave che sono diventati la mia famiglia<3
    3. Il titolo significa ‘testa o croce’ infatti nella fic è presente qualche scena con quel gioco<3
    4. Ultimamente mi sto divertendo ad utilizzare Jesse St.James e in questa fic sarà… un po’ stronzoXD Per questo ho messo OOC<3 perché ho decisamente esagerato XP Anche gli altri personaggi, come Dave, Azimio e Kurt potrebbero risultare OOC. Anzi, mi correggo, sono OOC ma le motivazioni sono quelle della precedente fic e non ho voglia di ripeterle ç_ç
    5. I nomi delle navi, quali Sea Beast e Cursed Fate, mi appartengono<3 sono molto gelosa di questo mondo che ho creato e che continuerò a trattare con altre onesto quindi state attenti a quello che scrivete se volete fare una cosa simile è_é
    6. Ovviamente sequel di La Cour des Fous
    7. Partecipa al The One Hundred Prompt Challange indetto da BlackIceCrystal. Con prompt 86. Sorte
    8. Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome? GOD SAVE THE SHIP! I ♥ Shipping è un'idea del « Collection of Starlight », said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 », partecipante con l’opzione “Random” per la threesome St.Kurtofsky.
    9. Scritta anche per la mia Tabella Mista della prima Kurtofsky Challenge indetta dalla community Kurtofsky_ita. Questa è la mia tabella, il prompt scelto è Pirati.


    { Pile au Face ~



    Era la prima volta dopo giorni che David Karofsky, capitano della Sea Beast, riusciva a dormire pacificamente.
    La sua nave qualche sera prima era stata travolta da altissime onde temporalesche e solo grazie alle sue spiccate doti di navigatore, Dave era riuscito ad evitare gravi danni all'imbarcazione, ovviamente a caro prezzo: una volta passato il pericolo era stato infatti colto da una pesante febbre che l'aveva quasi fatto crollare sul ponte.
    Azimio, rendendosi subito conto delle condizioni dell'amico, aveva preso prontamente il comando della Sea Beast, affidando il capitano alle cure di Kurt - non aveva mai appezzato pienamente la sua inutile presenza, ma sapeva quanto Dave fosse legato a quella femminuccia e non poteva far altro che cercare di essere felice per il suo migliore amico.
    Cercò subito di fare il punto dei danni e di quante provviste erano andate perse. Con suo sommo sollievo scoprì che la Sea Beast era in condizioni discrete e che poteva continuare a navigare... certo, necessitava di alcune riparazioni piuttosto urgenti al prossimo porto, ma ci sarebbero arrivati senza troppi problemi.
    L'unica nota negativa era rappresentata dalle provviste, la cui maggioranza era stata trascinata via dalla furia del mare - o resa immangiabile dall'acqua salata -, e fino alla prossima isola avrebbero dovuto razionare il cibo.
    Erano abituati a simili situazioni, e anche se dopo giorni la debolezza iniziò a farsi sentire, la notizia che la febbre del capitano fosse finalmente scesa donò loro nuova forza, tant'è che non poterono fare a meno di festeggiare.
    Anche Kurt si sarebbe unito volentieri ai festeggiamenti, ma era stanco e, soprattutto, preoccupato per Dave. Aveva passato giorni di terrore nel rendersi conto che quella febbre non pareva intenzionata ad abbassarsi, e aveva fatto di tutto per restargli vicino e dargli tutte le cure di cui aveva bisogno. Fortunatamente ogni suo sforzo era stato ripagato e, in quel momento, nel rendersi conto che finalmente il peggio era passato, desiderava solo poter vegliare per l'ultima volta sul sonno di David, sperando di vedere per primo i suoi occhi color nocciola aprirsi.
    Lo osservò attentamente, studiando i suoi lineamenti rilassati dal sonno e carezzandogli distrattamente il viso ispido.
    Sorrise nel sentire il palmo pizzicare a causa della barba del pirata e appuntò mentalmente che gliel'avrebbe tagliata al suo risveglio... ovviamente dopo avergli fatto fare un bel bagno.
    Gli strinse teneramente la mano - carezzandola con lievi movimenti del pollice - e ripensò a quei mesi passati lì sulla nave. Non era un vero pirata - in realtà non voleva neanche essere considerato tale! -, ma David gli aveva fatto più volte presente che ormai poteva definirsi un membro della Sea Beast... e sapeva che, quando lo chiamava in quel modo, stava a significare che il pirata lo considerava parte della sua famiglia.
    Era una bella sensazione, che non gli faceva pesare minimamente la sua scelta di aver abbandonato il suo sogno di cantare nei teatri francesi. Anzi, si trovava bene lì e lentamente anche i pirati avevano accettato la sua presenza - perfino il Azimio aveva smesso di guardarlo male... certo, continuava a farlo, ma non come le prime settimane -, ma più di tutto il suo rapporto con il capitano si era fatto giorno dopo giorno sempre più intimo. A seguire anche i suoi sentimenti erano cresciuti, diventando forti e sinceri... tant'è che era quasi certo di essersi innamorato di David. Certo, il pirata spesso era un gran idiota, amava prenderlo in giro per tutto - da quanto fosse troppo delicato a dargli stupidi nomignoli femminili - e si chiudeva in lunghi silenzi... ma erano dei difetti trascurabili.
    Quell'uomo era tutto per lui, gli aveva permesso di crescere e di vivere libero per i mari e... non voleva perderlo.
    " Ehi!", sussultò nel sentire la porta aprirsi e la voce profonda di Azimio spezzare il silenzio della stanza.
    Lo guardò senza rispondere e, quando venne affiancato dal pirata, gli donò un timido sorriso.
    Non parlavano mai tanto, solo il comune rapporto con Dave li costringeva a scambiarsi qualche volta poche parole.
    " Si sveglierà presto.", mormorò.
    " Certo!", ribatté con decisione Azimio. " David ha la pelle dura. "
    " Lo... conosci da tanto tempo?", era una curiosità che Kurt aveva sempre avuto sin da quando era entrato nella nave ed aveva avuto modo di vedere il rapporto quasi fraterno tra i due pirati.
    Lui, ovviamente, non era tra quelle persone bigotte che consideravano gli uomini - e anche le donne - di colore degli schiavi. Kurt era semplicemente stupito dalla loro forte amicizia che sembrava precedere la loro vita sulla nave... inoltre era un tipo alquanto curioso e non poteva fare a meno di porgli delle domande.
    " Siamo cresciuti insieme.", borbottò Azimio.
    " Eri il suo...", lasciò la frase in sospeso quando gli occhi scuri del pirata lo guardarono torvi.
    " No. Stavo con un'altra famiglia. Lui ha fatto l'errore di essere mio amico e siamo scappati insieme. Ecco tutto, finita la storia. Non fare altre domande, femminuccia.", tagliò corto Azimio.
    Era una ferita ancora aperta quella del suo passato con David, una ferita fatta di rimpianti all’idea di quello che il suo amico aveva abbandonato per stare con lui. Non che Dave avesse il bisogno di compiere dei furti per sfamarsi - la sua era una famiglia abbastanza benestante -, ma aveva iniziato a farlo con Azimio solo ed esclusivamente per aiutare la madre di questo, e quando erano stati scoperti avevano scelto insieme di scappare per non essere impiccati.
    La loro amicizia poteva essere considerata un errore per tantissime persone, ma era anche stata la cosa migliore che al ragazzo di colore fosse capitata in vita.
    David lo trattava come un suo pari - come un fratello -, e l'aveva sempre fatto sin dal loro primo incontro nel quale, con la tipica ingenuità dei bambini, avevano stretto amicizia non capendo i motivi di tutto quell’odio che divideva delle persone così simili.
    Ugualmente però Azimio non poteva fare a meno di soffrire per quella situazione, tant'è che di tanto in tanto temeva che Dave si fosse pentito davanti alle conseguenze delle sue infantili scelte; ma il capitano della Sea Beast non mancava mai di dimostrargli quanto fosse orgoglioso di quello che era diventato.
    Lo sbuffo di Kurt lo distolse dai suoi pensieri.
    " D'accordo.", rispose il più piccolo, certo che non sarebbe riuscito ad estorcere alcuna informazione all'altro, cosa che fece ghignare Azimio.
    " Chiamami quando si sveglia. Devo fare rapporto sui danni della nave e sulla nostra posizione.", dichiarò.
    " Lo farò...", assentì Kurt osservando poi il pirata allontanarsi verso la porta della cabina del capitano, fermandosi poco prima di attraversare l'uscio.
    " Senti...", non era semplice dirlo. In realtà neanche voleva parlargli - aveva accettato la presenza di quel tipetto sulla nave ma non era ancora disposto a stringere amicizia con lui - ma sentiva di doverglielo per quello che aveva fatto per Dave.
    " Grazie."
    " Per cosa?", domandò subito Kurt, stupito da quel ringraziamento.
    " Smettila di fare domande.", tagliò di nuovo Azimio con tono burbero, lasciando il ragazzo ancora una volta solo con il capitano che riposava.


    Non era passato tanto tempo dalla sua visita nella cabina del capitato - forse un'ora o due - e, fino a quel momento, la vita sulla Sea Beast era trascorsa quasi con tranquillità.
    Dopo gli iniziali festeggiamenti tutti gli uomini avevano assunto di nuovo una certa parvenza di serietà e cercavano di resistere a quella sempre più pesante debolezza che li infiacchiva.
    Entro tre giorni, secondo le mappe del navigatore, sarebbero arrivati a Port Royal e lì si sarebbero potuti riposare.
    Ma la sorte sembrava loro avversa e, a pomeriggio inoltrato, la vedetta annunciò la presenza di un'altra nave pirata a dritta che solo più tardi, nello scorgere il loro vessillo, ricondussero a quella del pirata Jesse St.James: la Cursed Fate.
    Azimio, avvertendo il pericolo, ordinò all'istante di cambiare rotta ma sin da subito, quando l'altra imbarcazione li imitò, comprese che lo scontro sarebbe stato inevitabile.
    Ovviamente non si diede per vinto, e continuò con ostinazione a cercare di guidare la nave fuori dalla portata dell'altra. Fu un compito estenuante, reso quasi inutile dai danni della Sea Beast che la rendevano estremamente più lenta, e solo quando vennero quasi affiancati dall’altra nave pirata ordinò agli uomini di prepararsi alla battaglia.
    Subito corse nella cabina di David per controllare le sue condizioni e venne accolto da Kurt, preoccupato da quanto stava accadendo sul ponte. Non aveva capito granché ma aveva intuito che erano sotto attacco e non poteva fare a meno di sentirsi in pericolo e doppiamente in ansia per la salute di Dave.
    " Che sta succedendo?", domandò spaventato, mentre Azimio gli metteva in mano una pistola senza pensarci due volte.
    " Veniamo abbordati da una nave. Tu resta qui e proteggi David anche a costo della tua vita. Intesi?"
    Il più piccolo strinse la pistola a sé, spaventato da quel peso e dalla situazione - non aveva mai usato un'arma prima d'ora e la sentiva molto, forse troppo, pesante -, ma annuì.
    Non c'era neanche bisogno di chiederlo: lui avrebbe protetto David ad ogni costo, e se necessario sarebbe anche morto nel tentativo.
    " Lo f-farò..."
    Azimio lo fissò serio.
    C’erano tante cose che avrebbe voluto dire a Kurt – si era sempre trattenuto dal rivelargli che per lui era un gran ‘rompicoglioni’ -, ma in quell’istante nessuna di quelle sembrava adatta o importante: nessuna li avrebbe aiutati a superare indenni quell’attacco.
    " Mi raccomando...", mormorò solamente con tono carico di preoccupazione, prima di correre fuori dalla cabina e lasciare Kurt da solo.
    Il ragazzo attese in silenzio, sussultando nell'ascoltare ogni nuovo rumore come le urla e i chiari segni di colluttazione. Tremò all'idea di dover sparare a qualcuno ma non aveva dubbi: l'avrebbe fatto per proteggere David.
    " Kurt...", solo qualche attimo dopo, la voce roca e stanca di Dave lo riscosse e, voltandosi velocemente verso di lui cercò di farlo restare disteso.
    " S-sta giù! Ti p-prego D-david!"
    Il pirata però, attirato dai rumori, riuscì a mettersi seduto. Non aveva neanche bisogno di chiedere al più piccolo cosa stesse succedendo, poco prima gli era parso di sentire Azimio parlare con Kurt e, per qualche istante, si era quasi convinto che quello fosse uno degli incubi che l’avevano accompagnato in quei giorni, ma i rumori sul ponte erano abbastanza chiari e reali.
    Quello non era il suo posto.
    " Sei ancora debole!", esclamò Kurt, intuendo le intenzioni dell'altro.
    " Devo proteggere la mia nave... i miei uomini hanno bisogno di me..."
    " Non fare l'idiota! Se la caveranno da soli! Non puoi alzarti! H-hai passato giorni con la febbre altissima!"
    Era inutile cercare di farlo ragionare, Kurt sapeva benissimo quanto David tenesse alla sua nave e ai suoi compagni - per loro era disposto a morire - e stupidamente invidiava un po' quel legame.
    Il pirata, ovviamente, non volle sentire ragioni e, ignorando sia Kurt che la debolezza del suo corpo, riuscì ad alzarsi con il solo pensiero di aiutare i suoi compagni.
    " Ti prego...", mormorò ancora il più piccolo e Dave esitò per qualche istante nel leggere nei suoi occhi la preoccupazione e la paura.
    " Kurt..."
    Desiderava restare con lui - soprattutto dopo gli incubi di quei giorni nei quali lo perdeva -, ma era il capitano di quella nave e aveva dei doveri non solo per il suo ruolo, ma anche verso la sua ciurma.
    Gli prese gentilmente la pistola dalle mani e gli donò il suo pugnale, legandoglielo in vita con attenzione.
    “ È più maneggevole e leggero per te, femminuccia...", spiegò con voce ferma. " Ora nasconditi. Trova un posto sicuro e non uscire per nulla al mondo, d'accordo?"
    " Ma..."
    “ È un ordine, Kurt. Voglio saperti al sicuro... voglio... sapere che al mio ritorno tu... sia qui illeso...", mormorò riuscendo a convincere in quel modo il più piccolo.
    " Va bene... ma torna da me..."
    C'erano tante cose che voleva dirgli, tante cose che voleva fare con lui... David doveva tornare per forza. Non poteva abbandonarlo.
    " Lo giuro.", rispose e, scacciando via l'esitazione che lo fermava, lasciò solo il ragazzo andando a battersi contro i pirati che li avevano attaccati.
    La sua sola comparsa parve dare nuova forza ai suoi compagni ma non fu abbastanza per sconfiggere i loro avversari.
    Questo Kurt però non poteva saperlo e, dopo essersi rinchiuso in un armadio - un posto per lui sicuro -, attese semplicemente il ritorno di Dave, carezzando il pugnale che il pirata gli aveva dato come se quello potesse farlo sentire più al sicuro.
    Non riuscì a capire esattamente quanto tempo fosse passato, ma ad un certo punto tutto nella nave tacque. In realtà sentiva ancora voci e passi sul ponte ma sembrava che ormai il peggio fosse passato... era però ignaro dell'esito di quella battaglia. Cosa che però scoprì ben presto quando la porta della cabina si aprì e, attraverso le piccole aperture orizzontali dell'armadio, vide apparire un pirata a lui sconosciuto.
    Nel più piccolo si fece subito avanti un vago senso d'angoscia che non venne alleviato neanche dalla comparsa di David.
    I due pirati si sedettero uno dinnanzi all'altro alla scrivania del capitano e Kurt trattenne quasi il fiato per timore di venire scoperto. La situazione era chiaramente tesa e Dave, sporco di sangue e stanco, si guardò rapidamente attorno, sollevato dal non trovare subito la presenza di Kurt in quella stanza.
    Si era nascosto come gli aveva detto di fare e sperò che continuasse a farlo... qualsiasi cosa fosse accaduta in quella cabina.
    Riportò le sue attenzioni sull'altro pirata: si conoscevano da tempo lui e Jesse St.James e non poteva dire di essere felice di rivederlo. Non erano mai stati in buoni rapporti e, dopo quello che era successo in passato, i loro legami non potevano far altro che peggiorare.
    Sperava solo che la sorte, fino a quel momento lui avversa, decidesse di volgere a suo favore.
    Kurt, intanto, continuava a tenerli d'occhio e a studiarli, cercando di capire come sarebbe andato a finire quell'incontro.
    Subito notò le nette diversità dei due pirati, sia nell'aspetto fisico che nei loro atteggiamenti.
    David era sempre stato un po' rozzo e spesso maleducato, ma si era sempre dimostrato un uomo d'onore - nel vivere con lui aveva avuto modo di cambiare idea sui pirati ed aveva accettato che anche loro possedessero un forte senso d'onore. Inoltre era caratterizzato anche da uno strano fascino, che Kurt definiva selvaggio - non era neanche il termine corretto ma lo faceva sempre sorridere - tranne in quel momento. In Dave poi c’era anche un'innata dolcezza e tanta possessività che mostrava solo al più piccolo.
    Quell'altro invece era elegante e posato ma, nonostante questo, sentiva trasparire dalla sua persona crudeltà e cinismo. Lo leggeva nei suoi occhi e anche nel modo in cui giocava con una moneta d'oro, facendola girare tra le dita con maestria... era quasi inquietante.
    " Non mi aspettavo di riuscire a sconfiggere proprio la nave della Furia.", ghignò il pirata con tono calmo e mellifluo, divertito da quella situazione.
    David digrignò i denti senza controbattere e Kurt, preoccupato, temette quasi di vederlo svenire da un momento all'altro. Anche se non gli era vicino si vedeva benissimo che quel combattimento appena concluso l'aveva debilitato. La febbre si era abbassata ma era ancora debole, poteva vederlo dal sudore sul suo viso e dal respiro stranamente pesante...
    " Pura fortuna, St.James.", dichiarò.
    " La fortuna è solo un altro nome del destino, e come ben sai io credo fermamente nella sorte.", fece saltare la moneta d'oro con un secco movimento del pollice, afferrandola poi con decisione in un pugno. " Testa: attacco la nave che ho incrociato. Croce: la lascio libera. Inutile dirti cosa sia uscito."
    " Non è un bene giocare con la sorte. Rischi molto grosso... e lo sai benissimo...", era un discorso che avevano già fatto in passato e sapeva che quel vizio non avrebbe mai abbandonato l'altro pirata.
    " Finché ho la vittoria in pugno, perché non approfittarne?", chiese divertito St.James mostrandogli la moneta, come se fosse quella la chiave di tutto.
    “ Devo ricordarti che un pirata non deve mai giocare con la sorte?”
    “ Ma io non gioco per soldi. Lo sai benissimo… io desidero solo giocare con il destino, e questa volta in palio c’è il destino dei tuoi uomini e quello della tua nave."
    Kurt trasalì a quella proposta ma si impose la totale immobilità, attendendo con ansia la risposta di David.
    " Non posso mettere in gioco la vita dei miei uomini a 'testa o croce'. Non metterei in gioco neanche la vita del mio peggior nemico.", si sforzava di essere deciso e di non mostrare la sua debolezza, ma sia Kurt che quel pirata - che Dave poco prima aveva chiamato St.James - riuscivano a vederla fin troppo chiaramente.
    " Non sei nella posizione per rifiutare.", rispose l'altro, mostrandogli l'ennesimo sorrisetto... ed aveva ragione. David ne era pienamente consapevole, era stato disarmato e tutti i suoi uomini - senza contare i morti - erano stati catturati.
    La debolezza per la mancanza di viveri e per la navigazione dopo la tempesta si erano fatte sentire subito... la sorte era andata totalmente contro la ciurma della Sea Beast.
    " Ti voglio dare l'opportunità di scegliere. Il destino dei tuoi uomini è nelle tue mani. Testa: li uccido tutti, te compreso, e faccio affondare la nave o... croce: vi lascio in un'isola deserta, vivi e illesi, e mi prendo la tua Sea Beast con tutto quello che contiene."
    " Non ti lascerò mai la mia nave senza combattere, maledetto!", ringhiò David sbattendo la mano sul tavolo.
    L’altro pirata non parve spaventato dalla reazione del capitano della Sea Beast, anzi: si sciolse in un sorriso beffardo.
    " Ma cosa sento?”, ironizzò. “ Sai perché ci troviamo in questa situazione? Perché tu hai già combattuto per salvare la tua amata nave… e questo è il penoso risultato delle tue eroiche gesta. "
    Kurt strinse i pugni, trattenendosi dall'abbandonare il suo nascondiglio per rispondere a tono a quel pirata. Se aveva sconfitto Dave era stato solo un caso. Non era un esperto – né aveva la presunzione di definirsi tale - ma sapeva che se la ciurma Sea Beast fosse stata nel pieno delle sue forze, e se soprattutto il capitano non avesse avuto quella febbre i giorni precedenti, nessuno li avrebbe mai potuti piegare.
    " Ti ucciderò con le mie stesse mani Jesse St.James, questa è una promessa.", rispose con una strana calma Dave.
    Sembrava quasi rassegnato e, quella sua placida reazione fece trasalire Kurt.
    " Ho già sentito queste parole.", commentò il pirata con tono grave. “ Erano destinate ad un’altra persona… ricordi quando le abbiamo sentite? Io non posso dimenticarlo.”, sul viso di St. James passò un’ombra.
    “ Erano gli ordini.”, ribatté David, ricordando insieme all’altro pirata quel passato che sfortunatamente li accomunava.
    Lui non era ancora il capitano della Sea Beast e Jesse, come lui, non aveva ancora raggiunto la vetta nella scala gerarchica della Cursed Fate. Erano semplici pirati, ragazzini senza cervello che eseguivano come marionette gli ordini del capitano.
    Un cattivo capitano avrebbe sempre reso malvagi i suoi uomini e Dave si era guadagnato in quel modo il suo soprannome: la Furia.
    Erano… solo gli ordini del suo capitano.
    L’ombra dal volto di Jesse scomparve poco dopo quella sua dichiarazione, mostrandogli un sorriso – forse negli anni era diventato pazzo a causa del dolore, ma David quello non poteva saperlo.
    " Sarà la sorte a decidere il nostro futuro. Nessun’ordine… solo io, te e una moneta d’oro. Testa: sarò io a uccidere te. Croce: mi ucciderai."
    Kurt sussultò nello scorgere un sorriso maligno nel volto di quel pirata e puntò gli occhi sulla mano di questo. La moneta passava rapidamente tra le dita e, in un attimo, venne lanciata in aria.
    Le possibilità erano le stesse per entrambi ma quella dannata moneta poteva essere truccata e per il capitano della Sea Beast sarebbe stata la fine... per quel motivo Kurt reagì semplicemente d'istinto ritrovandosi ad ignorare l'ordine di David - che, come se il tempo si fosse fermato, osservava quello che sembrava essere un normalissimo doblone ricadere verso la mano dell'altro pirata.
    Per il più piccolo quella situazione era assurda.
    Quel pirata non poteva giocare con la vita altrui in quel modo... non poteva assolutamente giocare sulla vita dell'uomo che amava con una moneta!
    " No!", uscì dall'armadio e, preso alla sprovvista, Jesse St.James, lasciò cadere il doblone sul tavolo.
    Per qualche istante calò il silenzio, rotto da David quando si riprese dallo stupore per quell’improvvisa entrata in scena.
    " Kurt! Razza di idiota!", esclamò con tono arrabbiato.
    Aveva sperato che restasse nascosto - l'aveva sperato per davvero! -, perché lui non aveva la forza per proteggerlo, così come non ne aveva avuta per salvare i suoi uomini.
    Voleva evitare di metterlo in pericolo ma Kurt, come al solito, faceva sempre di testa sua e in quel momento poteva solo sperare che la fortuna girasse dalla sua parte.
    Jesse, intanto, recuperò la sua moneta d'oro ed osservò il nuovo arrivato sciogliendosi in un sorrisetto compiaciuto. Nello sguardo di quel ragazzino e in quello di David c'era molto di più di quanto volessero lasciar intendere e, rivolgendosi di nuovo al pirata, riprese a giocare con il suo doblone.
    " Chi è questo? Il tuo giocattolino?"
    Kurt si rese conto solo in quel momento dell'errore che aveva appena fatto e della pericolosa situazione nella quale aveva cacciato Dave... ma non poteva permettere che gli facessero del male!
    " No. Non lo è." , ringhiò il capitano della Sea Beast cercando una soluzione, provando ad ignorare la stanchezza e la crescente paura che potesse accadere qualcosa a Kurt.
    " Hai sempre avuto dei buoni gusti.", commentò St.James, ghignando ancora e spostando di nuovo lo sguardo sul più piccolo che era impallidito. “ È davvero un bel ragazzino, non c'é che dire. Da quanto te lo sbatti?"
    " Osa guardarlo ancora e ti cavo entrambi gli occhi.", David scattò in piedi, ma subito una pistola gli venne puntata al viso e, a quel veloce gesto, Kurt emise un urlo che smorzò coprendosi la bocca con le mani.
    " Cosa non dovrei fare?", domandò Jesse, diventando malignamente serio. " Devo dedurre che tieni tantissimo a lui... mi ricorda vagamente qualcosa, non trovi?”
    “ Lui lascialo fuori.”, dichiarò David con rabbia e sicurezza, ma il più piccolo in quel suo tono iroso scorse anche parecchia preoccupazione per la sua sorte.
    Aveva fatto un maledetto errore nell’uscire da quell’armadio, ma che poteva fare? Permettere a quel pirata di uccidere Dave?
    No, era fuori questione!
    “ Tieni più a questo ragazzino o alla tua ciurma?”, insistette Jesse, ritrovando quel suo sorriso cinico. “ E se ti mettessi davanti ad un bivio, tu chi faresti morire? Chi salveresti?"
    " Lui è un membro della mia ciurma. È come gli altri.", rispose prontamente David, sperando in quel modo di ridurre agli occhi dell'altro l'affetto che lo legava a Kurt, ma St.James sembrava non esserci cascato. Infatti poco dopo gli propose un altro dei suoi pericolosi patti con la sorte.
    " Testa: mi prendo il ragazzino e lascio libera la nave ed i tuoi uomini. Croce: uccido tutti, nessuno escluso."
    " N-non è un patto equo!" , esclamò Kurt precedendo David che, nel sentirlo parlare, lo fulminò con lo sguardo.
    Possibile che quel ragazzino non riuscisse mai a fare una cosa semplice come lo stare in silenzio?
    " Sta zitto Kurt!", sbottò duro, ma Jesse parve non ascoltarlo.
    " Ah no?", St.James si rivolse al più piccolo e caricò la pistola, pronto a sparare contro Dave. " Sono io qui a comandare... e spetta al Capitano Karofsky decidere la vostra sorte."
    “ N-no…”, mormorò.
    “ Sarà un bravo capitano e salverà la sua ciurma… o preferirà seguire il cuore e uccidere tutti?”, domandò quasi a sé stesso Jesse e, ancora una volta, Kurt preferì seguire l'istinto.
    David rischiava di morire davanti ai suoi occhi e con lui tutta la nave: non poteva permetterlo! L'avrebbe perso in ogni caso se avesse seguito le proposte di quel pirata e, tra la vita e la morte, Kurt sapeva benissimo cosa scegliere.
    “ No…”, la voce quasi gli mancò e strinse forte i pugni per farsi coraggio.
    “ Come?”, domandò il pirata.
    Kurt prese un bel respiro e lo guardò con più sicurezza.
    D-decido io della mia sorte! Q-quindi… verrò con voi... a patto che non sia fatto del male a nessun'altro..."
    " Kurt piantala!", ribatté Dave.
    “ Non sei tu a decidere il tuo destino, ragazzino. Qui solo io posso farlo per tutti voi.”, dichiarò St.James alzandosi e facendo un passo verso il più piccolo.
    David reagì subito piazzandosi davanti a Kurt per ergersi in sua protezione ma, di conseguenza al suo movimento, il capitano della Cursed Fate gli sparò senza pensarci due volte.
    " Dave!", Kurt emise senza rendersene contrò un urlo terrorizzato, spaventandosi al forte rumore causato da quello sparo – che quasi lo assordò – e alla vista del sangue. Senza esitazioni però cercò subito di soccorrere David che cadde per terra toccandosi il braccio ferito.
    Non era la prima volta che il capitano della Sea Beast veniva colpito da un’arma da fuoco – o anche da delle lame – ma, come sempre, quelle ferite bruciavano e riuscivano a strappargli dei rochi lamenti.
    In quel momento però non era quello a causargli il maggior dolore… era il destino che Kurt aveva scelto per sé, e ancor prima che il più piccolo potesse sfiorarlo venne catturato da St.James.
    " Mi lasci immediatamente!", strillò Kurt dimenandosi e scalciando ma, nonostante i suoi tenaci ed ostinati tentativi di fuga, Jesse riuscì a trascinarlo fuori dalla cabina.
    " Non morirà. Mantengo sempre i miei patti.", dichiarò il pirata, ritrovandosi malignamente a ghignare davanti al terrore del ragazzino e agli insulti che gli rivolgeva in preda alla preoccupazione per le sorti del capitano della nave.
    Solo qualche istante dopo un uomo, richiamato da Jesse, li affiancò e Kurt, trovandosi tra delle braccia più forti di quelle del capitano, venne portato con la forza nella nave nemica che aveva affiancato la Sea Beast.
    Si divincolò ancora con ostinazione e cercò con lo sguardo l'aiuto di Azimio, di Mike e degli altri che, feriti o legati, non poterono far altro che osservarli senza far niente. Nei loro occhi però Kurt scorse la preoccupazione per lo sparo di poco prima, ed era lo stesso sentimento che albergava nel suo cuore.
    Venne portato sottocoperta in quella che era la Cursed Fate e, con poca grazia, venne lanciato in una cabina: dall'eleganza comprese che era quella del Capitano della nave. Infatti, a richiudere la porta alle sue spalle, fu proprio St.James.
    " Maledetto! Voglio tornare da Dave!", gli urlò contro con decisione, osservando il pirata riprendere a giocare con la sua moneta – il suo abile movimento e la calma che riversava in quel macabro gioco erano sempre più inquietanti.
    " Non ci siamo ragazzino.", Jesse scosse la testa con fare teatrale. " Hai detto che saresti venuto con me se l'avessi lasciato vivo. E così ho fatto, sono un uomo di parola. "
    " Lei l'ha ferito!"
    " Volevo assicurarmi la fuga.", ghignò in risposta, avvicinandosi di qualche passo.
    Kurt perse subito la sua baldanza ed arretrò a sua volta.
    " P-perché? Perché mi ha messo in mezzo?", cercò con lo sguardo una via di fuga ma la porta era alle spalle del pirata e, fuori da essa, c'erano sicuramente i suoi uomini...
    " Non che tu sia particolarmente affascinante...", ammise St.James osservandolo con fare critico, aggiungendo enfasi alle sue parole carezzandosi il mento con la mano libera. " Forse sei interessante per qualche nottata di divertimento... ma, alla fin fine, desideravo solo ferire David Karofsky."
    " Perché?", ripeté Kurt, stupito da quella risposta.
    " Ho i miei buoni motivi... ma ora, ho un quesito da porti... testa o croce?", domandò ghignando, come se non aspettasse altro.
    " N-non gioco."
    " Non sei nelle condizioni di rifiutare il mio gioco.”, gli fece presente il pirata. “ Inoltre, visto che sei qui, non vedo perché non debba divertirmi con te.”
    Kurt rabbrividì mentre una parte di sé già aveva intuito dove l'altro volesse andare a parare.
    " Ma prima...", aggiunse divertito questo. " Dovremo mostrare un po' di educazione. Mi piace sapere il nome delle persone che ho davanti."
    Il più piccolo non rispose, ignorando l'invito a presentarsi del pirata.
    " Il mio nome è Jesse St.James. Noto come lo Sfidante della Sorte e Capitano dalla Cursed Fate."
    Kurt lo fissò senza fiatare, sapeva già il nome di quel giovane uomo e non desiderava sapere altro né presentarsi.
    " Non ti ho ancora strappato la lingua, ragazzino. Potresti fare l'educato e presentarti.", ma ancora non parlò. Cercava di fissare il pirata con fermezza e coraggio, ma faticava a nascondere la sua paura e la preoccupazione.
    " Evidentemente hai tanta fretta di morire. Quindi... iniziamo a giocare", ghignò Jesse divertito, osservando con chiaro gusto il tremito che scosse il più piccolo.
    Sembrava provare un maligno sadismo nel far soffrire il prossimo.
    " Testa: mi diverto con te ora, in questo momento. Poi ti butto in pasto ai pescecani una volta in mare aperto. Croce: ti lascio libero alla prossima isola deserta. Con una pistola con un solo colpo in canna per poterti sparare quando ti renderai conto che non avrai alcuna via di fuga.", dichiarò capitano della Cursed Fate, mostrandogli la moneta come a volergli illustrare le due facce.
    Da una parte vi era il profilo di una donna, dall’altra una croce che tagliava in due una nave. Distrattamente Kurt si rese conto che quello non era un vero e proprio doblone – come aveva inizialmente pensato - e che in vita sua non aveva mai visto una moneta simile… forse, e quel pensiero lo fece tremare ancora, sarebbe stata anche l’ultima che avrebbe visto.
    Deglutì senza riuscire a rispondere o a controbattere e, qualche istante dopo, la moneta lasciò la mano di Jesse St.James roteando per aria fino a tornare sul palmo di questo.
    La sua sorte era appena stata decisa.
    " Oh. Sono fortunato. Testa."
    " Non mi farò mai toccare da uno come te!", esclamò subito Kurt. Nonostante si sentisse ormai con le spalle al muro la sua ostinazione non era venuta meno, e fissandolo quasi con sfida mise da parte l'educazione che, ovviamente, non l'avrebbe mai aiutato a proteggersi in quella situazione.
    " Uno come me?", domandò Jesse avvicinandosi, fingendosi stupito da quelle parole. " Sono un pirata come il tuo Karofsky."
    " L-lui è diverso."
    " Lo ami così tanto?"
    Kurt non rispose, non era a quel pirata che doveva svelare i suoi sentimenti per David, e afferrando il pugnale che gli aveva donato proprio quest'ultimo, si preparò a difendersi anche a costo della sua vita.
    " Mi rendi le cose più complicate se non stai al gioco...", mormorò St.James con tono fintamente grave. " Inoltre, si vede che è la prima volta che tieni in mano un'arma e si sa... le armi da fuoco sono più forti.", e con delicatezza gli puntò contro la sua pistola carica.
    " Non mi arrenderò senza combattere.", Kurt digrignò i denti con decisione. Quella pistola puntata contro di lui lo intimoriva, certo... ma in quei mesi passati sulla Sea Beast aveva imparato a combattere e a risvegliare quella parte di lui che spesso rimaneva sopita e rilegata a quella finta gentilezza che doveva assumere nel locale nel quale lavorava.
    Avrebbe perso combattendo.
    Lo sparo che ne seguì poco dopo però lo fece sussultare e, con terrificante precisione, gli fece volare la lama dalle mani. I suoi arti tremarono e faticò quasi a sentirli in conseguenza al contatto tra il pugnale ed il proiettile.
    Uh…”, emise un basso lamento ma non riuscì neanche ad elaborare un altro pensiero che subito il pirata fece partire un secondo colpo che, questa volta, andò a colpirlo con precisione nel fianco.
    Dalle sue labbra proruppe un urlo di dolore e, travolto da quella pungente e bruciante sensazione, Kurt si accasciò per terra cercando di coprire la ferita con le mani. Gli occhi pizzicarono di lacrime e quasi tutto il suo coraggio e la sua forza vennero meno.
    " Non volevo arrivare a tanto.", soffiò Jesse prendendo il più piccolo per un braccio, cercando di sollevarlo. " Voglio avere qualcosa da raccontare a Karofsky quando lo rivedrò... quello che ti ho fatto... quando hai goduto e la fine che farai...", aggiunse con voce roca e Kurt, ritrovando un pizzico di ostinazione, cercò di colpirlo.
    Il suo polso però venne bloccato con troppa facilità e quel movimento gli fece anche avvertire un altro acuto senso di dolore al fianco. Anche se quel dolore era semplicemente troppo forte, si rese conto ben presto che la paura riusciva addirittura a coprirlo.
    Gemette quando venne spinto sul letto di St.James e ogni suo movimento venne bloccato dal corpo di quest'ultimo e dalla ferita che pareva inibire ogni sua volontà.
    Gli occhi ancora pizzicavano carichi di quelle lacrime che scorrevano libere sul suo viso e, sordo a tutto quello che lo circondava, riusciva solo a sentire la ferita pulsare insieme al suo cuore.
    Cercò di ribellarsi inutilmente e presto avvertì anche una maledetta mano lo stava spogliando mentre l’altra era andata ad impegnarsi sui suoi polsi per tenerli bloccati.
    Aveva avuto un solo uomo nella sua vita e quell'uomo era David. Non ne voleva altri e anche se desiderava opporsi il suo corpo pareva pietrificato dal terrore e dal dolore.
    " Hai la pelle così liscia...", commentò Jesse, soffiando quelle parole sul collo di Kurt. " Peccato per questa ferita che la deturperà fino alla tua morte...", aggiunse poi, carezzando il fianco del più piccolo che, a quel tocco, emise un urlo.
    Il suo corpo reagiva negativamente alle mani del pirata, e più questo lo baciava - alternando dei contatti più leggeri ad altri più voraci, come dei morsi - più sentiva la nausea montargli dentro, aumentata dal dolore e dalla paura.
    Insistenti le labbra di Jesse vagarono sul suo petto e, lasciando brucianti scie rosse al loro passaggio, si presero subito cura di uno dei capezzoli, chiudendolo tra i denti e tirandolo quasi crudelmente.
    Kurt si lamentò inutilmente e, quando la mano libera del pirata - sporca di sangue - scese tra le sue gambe, tentò di ribellarsi con un ultimo barlume di resistenza. Cercò di tenerle chiuse ma fu semplicemente vano contro la forza di Jesse che, infilando un ginocchio tra le sue cosce per tenerle aperte, riuscì a carezzarlo sul membro quasi con delicatezza.
    " Fammi sentire i tuoi gemiti...", lo incoraggiò, soffiando quelle parole direttamente nell'orecchio del più piccolo, lambendogli poi il lobo.
    Kurt si morse le labbra pur di non emettere alcun suono, ma quando il pirata spinse il suo ginocchio sui suoi testicoli - creando una strana e dolorosa frizione -, riuscì a strappargli l'ennesimo lamento.
    Non provava piacere in nessuna di quelle carezze, il dolore era troppo forte e la paura non accennava a scemare. Questo parve colpire il pirata che, smettendo di carezzarlo, gli sfiorò le labbra con le sue.
    " Hai paura?", domandò. " O ti fa troppo male questo?", con cattiveria lo colpi sul fianco, ascoltando l'urlo che esplose in bocca al ragazzino.
    I suoi occhi si erano fatti freddi e Kurt, osservandolo con le iridi appannate di dolore, si sentì perso. Temeva di morire lì, in quel preciso istante... e quegli occhi crudelmente chiari sembravano confermare la sua paura.
    Sarebbe stato lo stesso Jesse ad ucciderlo per chissà quale vendetta nei confronti di Dave... o, più semplicemente, solo per seguire quanto era stato deciso da quella maledetta moneta e dalla sorte.
    " Voglio sentirti gridare ancora. Voglio che Karofsky ti senta ora che siamo ancora vicini alla sua nave...", ghignò compiaciuto il pirata, come se fosse importante far sentire al capitato della Sea Beast il dolore del suo pupillo.
    Kurt emise un basso e strozzato singhiozzo che si trasformò in un gemito quando le dita di Jesse lo violarono senza alcun preavviso. Si irrigidì, e quel suo movimento gli causò un altro spasmo di dolore.
    Cercò ancora inutilmente di non piangere e di allontanarlo, ma fu tutto vano… e più quelle falangi si spingevano in lui, più sentiva che la sua fine era vicina.
    Non avrebbe più visto David, non avrebbe vissuto con lui altre avventure, non avrebbero più fatto l'amore né avrebbero più litigato per delle stupidaggini e... non gli avrebbe potuto dire che lo amava.
    " D-dave...", singhiozzò nel dolore e, solo qualche istante dopo il rumore di uno sparo fece crollare il pirata sopra il suo corpo, interrompendo quella tortura.
    Confuso non comprese esattamente che cosa stesse accadendo, sentì solo Jesse allontanarsi da lui con non poca fatica, emettendo un lamento di dolore.
    “ C-che ci fai qui? Stai andando contro la sorte e i nostri patti!", esclamò St.James con rabbia e Kurt, tra le lacrime, si rese conto di non riuscire a vederlo bene. Era diventato solo una figura quasi sfocata, ma era quasi certo che fosse ferito ad una spalla per come la teneva stretta in una mano… o almeno così sembrava.
    " Il mio destino lo scrivo da solo.", rispose una voce familiare al più piccolo.
    Una voce che solo qualche istante prima aveva temuto di non sentire più.
    Preso da una strana forza e dalla speranza, Kurt cercò di sollevarsi ma emise un gemito di dolore, che lo fece ricadere sul materasso privandolo ancora di ogni energia.
    Si asciugò frettolosamente gli occhi, riuscendo in quel modo a vedere David. Era ferito e provato dalla stanchezza, ma ignorando i segnali del suo corpo sparò di nuovo a Jesse per disarmarlo quando lo vide cercare di recuperare la sua pistola.
    Il capitano della Sea Beast avanzò lentamente estraendo la sua spada. Gli occhi stanchi ribollivano d'odio e rabbia, e Kurt non l'aveva mai visto in quelle condizioni: faceva quasi paura.
    " Ti avevo giurato che ti avrei cavato gli occhi...", sibilò il pirata con voce roca, sovrastando St.James accucciato per terra. “ Eri stato avvertito… ed io mantengo sempre le mie promesse.”, dichiarò Dave, facendo poi calare con un colpo netto e veloce la sua arma sul volto dell'altro... sfregiandolo.
    Kurt trasalì a quel gesto e alla vista del sangue, mentre le sue orecchie venivano violate dall’urlo di dolore del capitano della Cursed Face. Aveva sempre odiato la violenza, ma in quell'istante però sentiva che era una cosa giusta.
    Jesse St.James meritava quel trattamento, non solo per quello che gli aveva fatto, ma anche per aver sparato David e aver attaccato la Sea Beast. Ma, più di tutto, in quel momento il ragazzo desiderava solo abbracciare Dave per dimenticarsi della paura e dell’odio verso l’altro pirata.
    Cercò ancora alzarsi emettendo altri gemiti di dolore, che vennero sovrastati dai lamenti di Jesse - si copriva il viso con le mani ormai scarlatte e grondanti di sangue -, poi crollò ancora sul letto.
    " D-dave...", lo chiamò con necessità, riuscendo in quel modo ad attirare su di sé l'attenzione del giovane uomo che, nel sentirlo, parve quasi risvegliarsi da quella sua rabbia assassina.
    " K-kurt...", la voce del pirata tremò, diversa da quella dura che aveva assunto poco prima e, dimenticandosi totalmente di Jesse, prese il braccio il più piccolo senza pensarci due volte.
    Guidato dalla forza della disperazione aveva affrontato gli uomini dell'altro pirata ancora una volta e, dopo aver liberato la sua ciurma, erano andati al contrattacco con la sola intenzione di riprendersi Kurt.
    Tutti erano stati animati da quell'intento, perché alla fine anche quel ragazzino era parte della nave, era un loro compagno e loro avevano una regola che li rendeva al tempo stesso più fragili ma anche più forti.
    La ciurma della Sea Beast non avrebbe mai e poi mai abbandonato un suo compagno.
    " Ti portò via...", mormorò stringendo a sé il più piccolo, ignorando il dolore al braccio e la rabbia che ancora provava nei confronti di St.James - non solo aveva osato portarlo via da lui, ma aveva anche utilizzato quelle sue maledette mani per sfiorarlo... le avrebbe tagliate volentieri.
    In quell'istante però David sentiva di non poter far altro per far soffrire il capitano della Cursed Fate. Poteva solo provare tanta preoccupazione per il suo piccolo Kurt e, incrociando lo sguardo stanco di questo, lo tenne stretto a sé incamminandosi verso la sua nave uscita vittoriosa da quell'ultima decisiva battaglia.
    I suoi uomini, nonostante la stanchezza e la debolezza, saccheggiavano l'imbarcazione avversaria esultando per quella sorte che finalmente li aveva favoriti.
    Kurt, non si rese conto quasi di nulla, restando invece quasi incantato nell'osservare Dave - si sentiva al sicuro tra le sue braccia. Aveva tante domande da porgli e altrettante cose da dirgli ma, una volta sul materasso del pirata, e con le braccia di questo che ancora lo stringevano con ferma dolcezza, si lasciò andare stremato.
    Si addormentò nella speranza che tutto fosse finalmente finito.




    Al suo risveglio la prima cosa che colpì Kurt fu una fitta al fianco che gli impedì di mettersi seduto.
    Quel dolore gli ricordò subito tutto quello che gli era accaduto e, voltandosi, andò alla ricerca di David, incontrando però lo sguardo seccato di Azimio.
    Sentì un vago senso di inquietudine farsi avanti - perché Dave non era lì con lui? - che si dissipò subito quando il ragazzo di colore gli fece segno di fare silenzio, indicando con un gesto della mano il capitano che dormiva ai piedi del letto.
    " C-come sta?", domandò piano Kurt, rinunciando all'idea di sollevarsi: il fianco faceva troppo male.
    " Se la caverà.", rispose con disinteresse il pirata.
    " Azimio...", il tono preoccupato del più piccolo fece alzare gli occhi al cielo all'altro.
    " D'accordo, d'accordo... l'abbiamo fatto mangiare e dormire anche quando si rifiutava. Mentre il braccio era solo un graffietto: ha visto ferite peggiori."
    Kurt sospirò sollevato e guardò David che dormiva con il capo posato sul materasso - sembrava così calmo, come se non fosse successo niente.
    " Tu evita di muoverti o di fare altre stronzate. O col cazzo che veniamo ancora a salvarti il culo.", ringhiò Azimio, e il più piccolo in quelle rabbiose e minacciose parole lesse tutt'altro.
    Suonava tanto come un: " Non farmi più preoccupare.", che lo fece sorridere lievemente.
    " Grazie...", appoggiò ancora la testa sul cuscino, fissando poi il soffitto assorto. “ Che… che cosa è successo?”
    “ Quando ti abbiamo tirato fuori dai guai?”
    Kurt assentì senza guardarlo.
    “ Avevamo sentito uno sparo e poi ti abbiamo visto uscire con quel tipo – che ho poi ucciso e buttato in mare.”, precisò con un ghigno, continuando poi nella sua spiegazione. “ Pensavamo che avessero ucciso David e abbiamo iniziato a ribellarci. Ci stavamo per liberare, guidati dalla vendetta, poi è apparso Dave. Ha sparato sparando a quei maledetti, ci ha liberati dandoci un solo ordine: prendere a calci in culo quei pirati.”
    Il più piccolo assentì, il resto poteva solo immaginarlo. Dave era entrato nella Cursed Fate e, uccidendo chi si metteva nella sua strada, l’aveva salvato dalle grinfie di Jesse St.James.
    Trattenne il respiro e, osservando sempre il soffitto, lasciò andare l’aria emettendo un sospiro quasi rassegnato.
    " Lui... che fine ha fatto?"
    " Lui? St.James intendi?"
    Kurt si morse l'interno della guancia, come se quell'ulteriore dolore potesse distrarlo.
    " Spero sia morto. L'abbiamo lasciato la sua nave alla deriva, senza più viveri."
    " Capisco..."
    Non sapeva se essere felice o meno. Una piccola parte di lui - maligna, quella sicuramente più ferita da quello che era accaduto - gli diceva che Jesse St.James meritava di morire, mentre un'altra pensava che fosse più corretto che fosse ancora in vita, per farlo soffrire e magari pentirsi per i suoi errori... in qualsiasi caso però, era certo di odiarlo e non aveva mai provato un sentimento simile per nessun altro essere umano.
    " Torno sul ponte, ma tu lascialo riposare.", borbottò Azimio, indicando con un cenno del capo Dave. " Dopo manderò Mike con qualcosa da mangiare. Entro sera saremo a Port Royal."
    Il ragazzo annuì ancora distrattamente e il pirata non poté fare a meno di notare quanto quella spiacevole avventura l'avesse turbato. Più volte aveva detto a David che quello non era il posto per quella femminuccia - troppo delicato ed educato, troppo… diverso da loro - ma il capitano era sempre stato irremovibile.
    Azimio, soprattutto i primi tempi, si era sentito quasi invidioso di quel rapporto – era un tipo possessivo e geloso, soprattutto nei confronti di Dave che era come un fratello per lui - e nell'ostinazione e dell’affetto che il pirata riversava nei confronti di quel ragazzino aveva rivisto l’amicizia che lo legava al capitano. Era come quando erano bambini e pur di continuare a stargli vicino, David aveva iniziato a rubare e aveva rischiato con lui di venire impiccato.
    Alla fine però Azimio si era arreso e aveva accettato quel loro rapporto che, nonostante tutto, non aveva intaccato quello con il suo migliore amico. In quegli ultimi giorni inoltre Kurt si era rivelato essere più forte di quello che sembrava – David gli aveva raccontato come era stupidamente uscito dall’armadio per proteggere il capitano - e, suo malgrado, Azimio aveva dovuto accettare anche che lui, come gli altri della ciurma, si era affezionato a quella femminuccia tanto stupida quanto coraggiosa.
    " Sin dal tuo arrivo avevo sempre detto a David che questo non era il posto adatto ad uno come te."
    Kurt si volse, guardandolo con un'espressione triste senza osare controbattere - il ragazzino che era entrato nella Sea Beast avrebbe subito risposto a tono e... gli mancava.
    " Forse mi sbagliavo. Non farmi pentire di aver cambiato idea su di te, femminuccia.", sbottò lasciando la cabina del capitano.
    Non sarebbe mai stato bravo a parole, poteva solo sperare che Kurt capisse da solo - era sempre stato un tipo abbastanza arguto.
    Rimasto solo il ragazzo aveva ovviamente afferrato quello che voleva dirgli il pirata e sperò vivamente di poter riprendersi e di mostrare ad Azimio quanto in realtà fosse forte… ma un qualcosa continuava a bloccarlo.
    Si permise allora di osservare ancora Dave. Nuove cicatrici si erano aggiunte alle vecchie, ma ai suoi occhi era ancora stupendo. In lui c'era anche in quel momento lo stesso fascino selvaggio - accentuato dalla barba ormai incolta - che gli piaceva così tanto, e profumava di salsedine... come sempre.
    Niente sembrava essere cambiato... ma non riusciva a stare bene e a sentirsi davvero sollevato.
    Dentro di sé sentiva ancora un peso opprimerlo con forza e, senza rendersene conto, iniziò a piangere in silenzio, sfogando quel maledetto dolore che arrivava anche a mozzargli il fiato.



    Dopo la visita di Mike - con il quale non riuscì neanche a chiacchierare con il suo solito, limitandosi invece a mangiare in silenzio con le lacrime che continuavano a percorrergli il viso -, restò in uno stato di dormiveglia senza neanche rendersi conto dello scorrere del tempo.
    Passarono ore senza che lui potesse anche solo accorgersene, era semplicemente rimasto fermo a fissare il soffitto con la mente stranamente libera – non aveva né pensieri positivi né pensieri negativi -, e solo quando sentì un lamento di David si ritrovò ad uscire prepotentemente da quella sua assurda condizione.
    In quel momento notò distrattamente che ormai fuori da una delle finestrelle della cabina si potevano vedere le luci serali di Port Royal, segno che ormai erano quasi arrivati al porto.
    " Kurt...", borbottò il pirata sollevandosi lentamente dal letto e, dopo aver incrociato le iridi chiare del ragazzo, si rivolse subito a lui preoccupato - quasi non sentiva il braccio per la posizione nella quale aveva dormito, ma non gli importava più di tanto.
    " Come stai?", domandò con la voce resa roca dal sonno, allungando incerto la mano per carezzare il viso di Kurt.
    " Dave...", pigolò questo e, ancor prima di poter dire qualsiasi altra cosa, si lasciò andare ad un nuovo pianto quasi isterico, facendosi accogliere dalle braccia del capitano della Sea Beast che lo cullarono, cercando di non ferirlo con quel lieve movimento.
    Aveva pianto di dolore, aveva pianto per quel peso che sentiva nel cuore e anche per la paura... ma in quel momento quelle lacrime nascevano per il sollievo di aver sentito ancora una volta la voce e le mani di David su di sé.
    Era reale.
    Era lì con lui ed erano vivi
    .
    " Non piangere come una femminuccia...", lo ammonì David con voce fintamente dura che fece reagire il ragazzo.
    " Dopo quello che ho passato permettimi di essere leggermente isterico! Devi permettermelo maledizione!", strillò stringendo i pugni sulla camicia del pirata, abbassando poi la voce ormai rotta dal pianto. “Devi… devi farmi… s-sfogare…
    " Sì... hai ragione...", ammise Dave in un sospirò, stringendolo ulteriormente a sé come a volersi assicurare ancora una volta che la consistenza del corpo di Kurt fosse reale e non un crudele scherzo del destino.
    Aveva temuto per davvero di perderlo, e pur di riaverlo lì tra le sue braccia si era sentito pronto anche a morire - ma prima di farlo avrebbe portato con sé all'inferno parecchi altri pirati, Jesse St.James per primo.
    In uno strano quanto naturale slancio di dolcezza, David, sfiorò la fronte di Kurt con le labbra.
    " Va tutto bene ora... ci sono io e non ti lascerò mai solo.", sussurrò.
    " Dave...", singhiozzò ancora il più piccolo, cercando poi di baciarlo.
    Non riusciva a desiderare altro, voleva solo sentirlo vicino a sé, sentirsi amato e... vivo.
    Le loro labbra si incontrarono leggere. Non chiesero troppo da quel tenero e quasi timido contatto, accontentandosi semplicemente di assaporare quel sapore che avevano temuto di perdere.
    Sfortunatamente quel bacio venne interrottò dall'ingresso di Azimio – che, anche se non l'avrebbe mai ammesso, era quasi felice di averli beccati in uno di quei loro momenti di intimità: sembrava quasi che tutto stesse rapidamente tornando alla normalità... anche se sapeva che sarebbe dovuto passare più tempo del previsto.
    " Ben svegliato.", sbottò facendoli separare - Kurt rimase però ugualmente accoccolato contro David, che ricambiava quella stretta con fare possessivo. " Siamo a Port Royal.", annunciò.
    " Perfetto. Preparatevi per l'attracco. Come sempre, cercate di barattare i tesori per delle provviste. Inoltre bisogna trovare un buon carpentiere per le riparazioni alla nave. Io, invece, mi occuperò a terra di altri affari.", dichiarò con decisione il capitano, come se tutto fosse per davvero tornato alla normalità.
    " S-scendi?", pigolò il più piccolo che, nell'insicurezza dei quei momenti, non riusciva ad accettare l'idea che David si allontanasse da lui.
    " Certo.", assentì il pirata. " C'è un mio vecchio contatto qui e spero di poter barattare alcuni gioielli più preziosi che abbiamo sottratto dalla Cursed Fate per riparare la nave e rifornirci di provviste un po’ più pregiate."
    La mano di Kurt si strinse con forza sulla camicia di Dave, come se questo si fosse allontanato da lui.
    Azimio, osservandoli, si sentì ovviamente di troppo e senza aggiungere altro si dileguò, certo che i due non si sarebbero neanche resi conto della sua scomparsa.
    " Alloggeremo insieme in una locanda.", aggiunse il capitano della Sea Beast, intuendo i pensieri del più piccolo.
    " Insieme?"
    " Non ti lascio solo. L'ho appena promesso, no?"
    “ Verrò con te a terra?”
    “ Così pare.”, ribatté il pirata.
    “ Mi farai assistere alle trattative con il tuo contatto?”
    “ Stupida femminuccia, mi ascolti quando parlo?”, ghignò David, e Kurt poté finalmente sciogliersi a sua volta in un sorriso.
    Sollevato e rassicurato da quella calma e naturale piega che aveva preso il discorso, si spinse ancora verso le labbra di Dave per baciarlo… da quel momento iniziò per davvero a sentirsi un po' meglio.



    Erano passati giorni da quando la Sea Beast aveva attraccato a Port Royal e, come previsto dai primi controlli fatti in mare aperto, i danni riportati dalla nave non erano stati così gravi da costringere la ciurma ad una sosta più lunga del previsto. Infatti le riparazioni erano state ormai completate, e la Sea Beast era di nuovo pronta a riprendere il suo viaggio tra il nuovo ed il vecchio continente. Nonostante questo però, per recuperare le forze, tutta la ciurma aveva deciso - con il consenso del capitano ovviamente - di allungare il loro soggiorno in quel posto per qualche notte in più.
    Prima di partire di nuovo avevano seriamente bisogno di scaricare tutta la tensione accumulata in quell’ultimo viaggio e di rilassarsi… magari con qualche bevuta di troppo in uno dei bordelli del porto e con la notte che si sarebbe immancabilmente conclusa nel letto di qualche prostituta.
    In quel lasso di tempo anche Kurt aveva iniziato a riprendersi. Il riposo aveva giovato sia alla sua anima che al suo fisico, tant'è che la ferita al fianco si era ormai chiusa e il dolore, l'ansia e la paura dei primi giorni erano ormai solo un lieve ricordo.
    Era stato David a prendersi cura di lui, lenendo con la sua presenza l'atavico terrore che il più piccolo aveva di perderlo, dimostrandosi anche parecchio paziente nei suoi confronti. Era riuscito infatti a sopportando durante le vergognose crisi di pianto che coglievano Kurt dopo un incubo.
    Ogni giorno inoltre gli cambiava la fasciatura al fianco, e spesso si concedeva anche dei momenti riservati solo alle cosiddette 'coccole', caratterizzate da delicati e casti baci - accompagnati sempre da una crudele quanto finta minaccia: " Dillo a qualcuno e ti rimando a Tortuga.", alla quale ormai Kurt aveva fatto l'abitudine già da mesi.
    Poi, come il pirata gli aveva promesso, non si era mai allontanato da lui, permettendogli addirittura di restare con lui mentre trattava con il suo contatto di Port Royal, un certo William Schuester che Kurt scoprì di conoscere già. Almeno, solo il suo nome in quanto era sempre sulla bocca di Sue Sylvester quando voleva criticare qualcuno - " Pettinati quei capelli, sembra che tu ti sia fatto leccare da una capra come William Schuester!", era una delle sue frasi più quotate.
    E finalmente, dopo tutti quei giorni passati placidamente ad oziare e a riprendersi, poteva dire di stare meglio se si tralasciavano quei sogni nei quali perdeva Dave e che al risveglio - spesso tra le lacrime - lo lasciavano con un peso nel cuore: quello del rimpianto di non essere ancora riuscito a dirgli che lo amava.
    Non voleva più lasciare niente in sospeso, David doveva sapere quali fossero i suoi sentimenti, e per quel motivo sentiva di dover fare affidamento a tutto il suo coraggio per superare la paura del rifiuto. Perché era chiaro che il pirata si fosse affezionato a lui ma, forse, non provava il suo stesso trasporto...
    Aveva sempre taciuto su quell'argomento proprio per timore di essere allontanato, ma gli ultimi avvenimenti gli avevano fatto capire che la loro esistenza era in bilico tra vita e morte e per non vivere di rimpianti e di cose mai dette doveva semplicemente farsi coraggio.
    Lanciò un'occhiata a Dave che, scrivendo su un foglio giallognolo, annotava le varie cose che dovevano essere nella stiva della Sea Beast prima la partenza - sembrava un compito noiosissimo agli occhi del più piccolo. Lo osservò per qualche istante poi, sollevandosi dal letto sospirando, andò davanti alla specchiera che il pirata aveva fatto portare nella camera.
    Era un regalo, così gli aveva detto David, per soddisfare il suo immenso narcisismo. In quel modo era perfino riuscito a strappare a Kurt una risata, la prima dopo giorni.
    Si osservò con fare critico e, togliendosi la camicia, dedicò tutte le sue attenzioni alla rossa cicatrice che gli sfregiava il fianco – ormai non metteva più bende, non ce ne era più bisogno.
    Un tempo era chiamato Porcellana per via della sua pelle liscia e pallida. Una pelle che rasentava la perfezione ed era invidiata anche da parecchie donne – ricordava ancora quanto Santana, quando ancora lavoravano insieme a La Cour des Fous, lo prendesse in giro per quella sua caratteristica, nascondendo in quel suo atteggiamento una chiara invidia. Ma ormai aveva perso la sua quasi innaturale chiarezza per assumere un colorito più sano – a detta di Dave - a causa del sole che prendeva ogni giorno sulla nave.
    Inizialmente aveva odiato quella novità ma, dopo aver notato che la sua pelle non sarebbe mai diventata più scura e che avrebbe mantenuto sempre un colore abbastanza chiaro – ma più sano, come insisteva a fargli sempre presente David -, aveva suo malgrado accettato quella situazione e così avrebbe dovuto fare anche a riguardo di quella cicatrice.
    Si sfiorò il fianco, presto quel segno sarebbe diventato via via più chiaro, fino ad assumere un'innaturale colore perlaceo. Non poteva nasconderlo né dimenticare come se la fosse procurato... poteva solo convivere con tutto quello.
    A quel punto però, non poté fare a meno di chiedersi se l'avrebbe fatto anche David.
    Gli sarebbe piaciuto ancora con quello sfregio?
    Perché Kurt non era riuscito ad ignorare l'espressione di dolore che cercava di nascondere il pirata ogni volta che gli cambiava la fasciatura.
    Era sempre stato un ragazzo ottimista ma in quel momento una vocina maligna si insinuava in lui sussurrandogli che forse Dave non si sentisse più attratto dal suo corpo.
    Ogni volta quella sensazione veniva messa a tacere dalle carezze che il pirata gli donava, sempre cariche d'affetto e attente a farlo sentire la persona più preziosa di quel mondo. Ci riusciva sempre, ma la paura rimaneva, così come quella di perderlo.
    " Sei stranamente silenzioso.", la voce di Dave lo distolse dai suoi pensieri ed incontrò il suo sguardo attraverso lo specchio.
    " Ti lamentavi sempre quando parlavo troppo.", gli fece prontamente presente Kurt, scacciando ogni pensiero negativo.
    " Si dicono tante cose."
    Kurt sorrise mesto, voltandosi verso il pirata che l'aveva ormai raggiunto alle sue spalle.
    " Devo dedurre allora che quando dici che sono 'una femminuccia' tu non stia dicendo sul serio.", le sue labbra lentamente si piegarono in un'espressione più maliziosa e complice.
    " No. Quello è vero.", ribatté David, carezzando il viso del più piccolo, fermando poi la ruvida mano sul suo collo.
    " Ti sembro una femminuccia?"
    " Tantissimo.", sorrise. " Soprattutto per come ti vestivi."
    " Erano abiti di scena! Quante volte devo dirtelo?"
    Era un discorso che già tante volte avevano affrontato in divertenti litigi, tant'è che anche in quel momento riuscirono a sentirsi quasi più rilassati da quello scorcio di normalità.
    " Canti anche come una femmina."
    " La mia voce, caro monsieur Karofsky, è un dono.", dichiarò Kurt gonfiando il petto - era sempre stato orgoglioso della sua voce e, anche se preferì non dirlo per evitare altre prese in giro, era anche parecchio ammirata e invidiata da altre donne che aveva conosciuto a La Cour des Fous.
    " Mi manca...", ammise il pirata qualche istante dopo, lasciando il suo compagno interdetto da quella risposta. " Mi sembra una vita che non ti sento cantare..."
    Prima il ragazzo cantava sempre e lui si lamentava ogni singola volta - anche se in realtà restava incantato dalle sue melodie. Per Dave la voce di Kurt era diventata quasi un tesoro - così come tutto quello che riguardava il ragazzo in realtà - e la desiderava ancora.
    Voleva sentirla e lamentarsi come facevano fino a qualche settimana prima.
    " Dave..."
    " Come stai?", chiese a bruciapelo il pirata diventando serio.
    " Sto meglio... davvero.", rispose sincero il più piccolo, abbracciandolo con dolcezza come per rassicurarlo sulla veridicità delle sue parole. " Ma smettila di fare così. Mi piaci di più quando fai il rude."
    " Oh, ti piaccio quindi?", ghignò David, riprendendosi all'istante da quel breve ma naturale attimo di tristezza, riuscendo addirittura a strappare a Kurt una risata.
    Il più piccolo si strinse a lui divertito, gli avrebbe voluto rispondere che gli piaceva tantissimo, così tanto che quel sentimento era diventato amore, ma per il momento tenette ancora per sé quel segreto.
    " Chissà.", sorrise malizioso, assumendo poi un cipiglio più serio. " Ed io? Ti piaccio?"
    " Per essere una femminuccia sei passabile.", scherzò ma il Kurt non sorrise.
    " E se te lo chiedessi pregandoti di essere serio?", domandò.
    " Sempre passabile.", rispose guardandolo negli occhi, e lo sguardo che gli rivolse il pirata fu in grado di dire tantissime cose a Kurt.
    Lui, per Dave, era sempre bello e l’aveva sempre saputo nonostante la paura, perché lo sentiva semplicemente da come lo carezzava e dai suoi baci ma il ragazzo non poteva fare a meno di sentirsi macchiato, sia da quella cicatrice che da quanto era accaduto con Jesse St.James.
    " Anche con... questa?", gli indicò il segno rosso che gli sfregiava il fianco.
    " Con quella puoi definirti un quasi-pirata in tutto e per tutto.", commentò con un sorriso.
    " Sono sempre serio!", ribatté il più piccolo, socchiudendo gli occhi quando la mano di David gli carezzò il fianco nudo.
    " Non sarà una cicatrice a cambiare quello che penso di te."
    " Cosa... cosa pensi di me?"
    " Che sei una petulante e noiosa femminuccia ma..."
    " Razza di idiota di un pirata.", Kurt sgranò gli occhi e, offeso da quella risposta - si aspettava un qualcosa di più romantico e quello stupido aveva rovinato tutto! -, cercò subito di allontanare da sé il più grande. " Sei un maledetto bastardo! Ignorante! Stupido! Lasciami subito andare, non voglio più avere niente a che fare con te! Lasciami stupido pirata puzzolente!"
    Dave però rise a quegli insulti che riportavano sul loro rapporto un’ulteriore parvenza di normalità - in quel momento di parve di rivedere quello stesso Kurt che faceva un dramma per ogni piccola cosa.
    " Lasciami finire.", lo bloccò abbracciandolo con un sorriso malizioso. " Dicevo che sei una petulante e noiosa femminuccia, ma che sei la mia femminuccia.", sussurrò, sfiorandogli le labbra con le sue in un tenero bacio, e quando si allontanò si permise di osservare il viso di Kurt sciolto in un'espressione adorante.
    Non era stato semplice per David assumere certi atteggiamenti più dolci - temeva di sembrare ridicolo o di perdere la sua credibilità come crudele pirata - ma con quel ragazzino era sembrato quasi naturale sin dall'inizio.
    La Furia era stata domata da Porcellana. Sembrava la perfetta conclusione di una di quelle leggende che venivano tramandate di generazione in generazione per i mari - chissà se anche la loro storia avrebbe fatto la stessa fine.
    Kurt riaprì gli occhi, incrociando le sue iridi chiare con quelle del più grande.
    " Devo... dirti una cosa...", mormorò serio ma con una punta di incertezza nella voce. Quello era il momento della verità, non voleva più scappare.
    " Ora?", domandò il pirata, scendendo con le labbra sul mento del ragazzo, iniziando quella che per lui era una sessione di vergognose coccole - dopo l'avrebbe dovuto minacciare come suo solito, non voleva che quel piccolo pettegolo andasse a dire a Mike o a chicchessia quello che lui faceva in quei momenti di intimità!
    " S-sì...", sospirò.
    " È proprio importante?", insistette David con un sorriso, vezzeggiando il collo del più piccolo con altri baci che strapparono a questo una risatina che lo distolse per qualche istante dai suoi coraggiosi propositi.
    " Devo dedurre che tu voglia fare...", le labbra del pirata su quelle di Kurt bloccarono le parole di questo, trasportandolo in un lungo bacio.
    " Non dedurre niente.", rispose. " Non farò niente che tu non voglia fare, neanche se è un mio desiderio."
    Era la pura verità.
    Dave non avrebbe mai fatto del male a Kurt, e anche se gli mancava baciare quel corpo in ogni sua tenera curva - carezzarlo e ammirarlo nella sua nudità, strappandogli musicali ed altri gemiti -, dopo quello che era successo ci sarebbe andato davvero piano. Avrebbe semplicemente atteso il momento giusto e sarebbe spettato alla sua femminuccia fargli capire quando si sarebbe sentita di nuovo pronta.
    " Io... lo voglio.", ammise Kurt piano, gli mancava davvero il corpo di David, e dopo quello che era successo desiderava solo che il pirata cancellasse ogni ricordo negativo per rimpiazzarlo con il piacere che era in grado di donargli. " Ma quello che devo dirti è importante, non voglio... rischiare di perderti ancora senza che tu lo sappia..."
    " Non mi perderai.", ribatté subito David fattosi serio.
    " Ma... quello che..."
    " Quello che è successo è avvenuto solo perché in moto c'erano forze che non andrebbero mai risvegliate... ecco perché un pirata non deve mai giocare con la sorte."
    Kurt assentì e, anche se non si sentiva veramente sollevato da quella risposta, decise di non arrendersi rivolgendo a Dave uno sguardo quasi supplichevole.
    " Vorrei... ugualmente dirti quella cosa..."
    " D'accordo, ti ascolto."
    Il più piccolo restò in silenzio per qualche attimo, raccogliendo tutto il suo coraggio e mischiandolo alla paura che ancora avvertiva legata alle loro sorti.
    " Io... ti amo.", rivelò in un sussurro sentendosi per qualche istante meglio, quasi più leggero. Perché ormai era fatta, era riuscito a rivelargli i suoi sentimenti e non doveva più scappare.
    Cercò però subito una risposta negli occhi di David che, rimasto piacevolmente senza parole a quella dichiarazione, riuscì solo ad abbracciarlo senza poter parlare... almeno per il momento.
    Era abbastanza certo dei suoi sentimenti verso Kurt, ed erano gli stessi d'amore che animavano il più piccolo, ma non era bravo a parole.
    Poteva essere un discreto negoziatore - ed anche decisamente pericoloso quando si trattava di minacciare qualcuno - ma quando si parlava dei suoi sentimenti, era tutto più difficile.
    " Kurt io...", le labbra del ragazzo si posarono sulle sue in un bacio, impedendogli di parlare.
    " Non c'è bisogno che tu risponda ora.", mormorò il più piccolo. " Mi basta... sapere quello che già so..."
    David era affezionato a lui, e anche se Kurt non sapeva se quello era amore o meno, si sarebbe fatto bastare quella piccola certezza per il momento.
    " Sei sempre il solito.", si lamentò il pirata.
    " Come, scusa?"
    " Quando devi parlare tu, tutti devono prestarti attenzione. Se accade invece il contrario tu trovi il modo per farli tacere."
    Il ragazzo rise a quella considerazione, facendosi poi quasi serio.
    " Prima di tutto tu non sei bravo a parlare di queste cose. Poi... in realtà non voglio sentire la tua risposta.", ammise sincero. " Anche se potrebbe essere quella che vorrei sentire, temo in egual misura che sia..."
    " Ho sempre cercato di non creare legami con nessuno. I legami rendono deboli le persone.", lo bloccò Dave e Kurt, a quelle parole, si irrigidì.
    Lo stava rifiutando? Perché stava parlando dopo quello che gli aveva detto?
    Aprì bocca per farlo tacere - non voleva sentire, non voleva soffrire! - ma David non gli permise di dire altro.
    " La vita in mare è dura e vivere sapendo di poter morire da un momento all'altro con qualcuno che mi aspetta in qualche isola mi ha sempre spaventato.", svelò. " Gli unici legami che ho sempre e solo accettato erano quelli con la mia ciurma poi... sei arrivato tu."
    " Io?", pigolò il più piccolo.
    " Sì. Una stupida e irritante femminuccia, vergine per giunta, che mi ha stregato."
    Kurt arrossì lievemente - le parole addirittura gli mancarono e non riuscì ad insultarlo per avergli dato ancora della femminuccia.
    " Nel giro di una notte non sono riuscito ad accettare l'idea di lasciarti a terra e ti ho portato con me.", aggiunse il pirata.
    " Quindi... non era solo una cortesia il tuo volermi dare un passaggio fino alla Francia.", riuscì a mormorare il più piccolo con stupore.
    Non si sarebbe mai aspettato una simile motivazione da parte del pirata, e in cuor suo sentiva di sapere dove sarebbe andata a finire quella discussione, tant'è che faticò per non piangere.
    " Esattamente. Ed è sempre per quel motivo che non posso permettermi di perderti."
    " S-stai dicendo che m-mi ami?", chiese con il cuore che gli balzò in gola per l'emozione, ricevendo in risposta un bacio.
    Un dolce baciò gli donò quello che desiderava, lasciandolo con gli occhi socchiusi ed un'espressione adorante.
    Anche se non aveva detto proprio quelle parole - il tanto desiderato 'ti amo' - Kurt sapeva che David provava per lui quel sentimento e... si sentiva rinato.
    " Dave...", soffiò con un lieve sorriso.
    " Sì?"
    " Meno male che eri quello che non era bravo a parole.", scherzò strappando uno sbuffo fintamente infastidito al pirata - in realtà era imbarazzato a morte per essere riuscito a dire quelle cose, ma una parte di sé era anche particolarmente soddisfatta.
    " Zitta stupida femminuccia...", sbottò caricandoselo in spalla e portandolo sul letto.
    Kurt non si dimenò né si lamentò, sorridendo come mai aveva fatto in quell'ultimo periodo.
    " David...", mormorò quando la sua schiena venne adagiata dolcemente sul materasso.
    " Vuoi ancora parlare?", scherzò il pirata.
    " Non tanto. Ho solo una richiesta."
    " Uccidetemi ora...", mormorò Dave fingendosi disperato, ricevendo un pugno sulla spalla da parte dell'altro - sapeva quanto assurde potessero essere le richieste del più piccolo e quanto lui potesse essere stupido nel cercare sempre di accontentarlo.
    " Smettila, idiota!", esclamò Kurt indispettito, diventando poi rosso per l'imbarazzo.
    Non aveva mai fatto una richiesta simile, ogni volta che si trovavano in quelle situazioni si lasciavano sempre guidare dalla passione e dalla voglia che entrambi provavano nei confronti dell'altro... ma sapeva che doveva chiederglielo, per dimostrare al pirata che lui era pronto.
    " Vorrei fare... l'amore con te.", mormorò piano.
    David rimase spiazzato a quelle parole, e al tempo stesso anche sollevato.
    " Da quando in qua lo devi chiedere?", domandò piano, come se l'alzare la voce potesse infrangere la tranquillità di quel momento.
    " Perché...", non trovò le parole per spiegare quanto sentiva. " Ecco... è per sbloccarci. Io voglio essere toccato solo da te e dimenticare quello che è successo..."
    Qualche istante dopo ricevette un bacio che gli mozzò il fiato, un bacio come quelli che era solito donargli Dave prima di tutto quello che era accaduto.
    " Sarà fatto.", mormorò roco il pirata, sfiorandogli ancora le labbra con le sue ed osservando l'espressione di beatitudine che si era formata sul volto del più piccolo.
    Avrebbe fatto l'amore con Kurt più che volentieri e si sarebbe impegnato per cancellare dal suo corpo ogni ricordo di quello che gli aveva fatto quel maledetto bastardo di Jesse St.James.
    " Grazie David...", sussurrò il ragazzo con un sorriso.
    " Non ringraziarmi femminuccia. Aspetta di vedere quello che ho in mente di farti.", ghignò con malizia, strappando una risata al più piccolo. Non era una vera e propria minaccia e, anche se lo fosse stata, non aveva paura di quel pirata.
    " Vedremo...", rispose cercando ancora la bocca di Dave che si lasciò volentieri coinvolgere in quel nuovo bacio che aveva un sapore completamente diverso da quelli che l'avevano preceduto.
    Era più dolce e intimo, aveva la consapevolezza che quello che li univa era l'amore e niente li avrebbe mai potuti dividere: neanche la sorte.
    " Ah... e ho un'altra richiesta!", esclamò Kurt con un sorriso, mentre il pirata scendeva a baciargli il collo.
    " Mi vuoi morto?", domandò David sospirando, aspettandosi quella volta una delle richieste senza senso del ragazzo.
    " Non voglio più sentire parlare di 'testa o croce', ok?"
    " Mai.", promise il pirata con un sorriso sollevato, andando a dedicarsi al petto glabro del più piccolo.
    " E... neanche di persone che...", aggiunse in un sospirò quando sentì la bocca di Dave sul suo capezzolo. " Che... dicono di poter controllare la sorte..."
    " Siamo noi che scriviamo il nostro destino. La pensiamo entrambi così, no?", dichiarò David carezzandogli i fianchi, stando attento a non far male all'altro mentre sfiorava la cicatrice ancora rossa.
    " Bene... ora puoi continuare.", concesse Kurt con un sorriso soddisfatto.
    " Da quando in qua mi dai tu il permesso di continuare?"
    " Sempre. Tu sei ai miei ordini, Dave.", ribatté prontamente il più piccolo, mugugnando quando il pirata lo morse dolcemente su un capezzolo.
    " Ah sì?", domandò, leccando poi la parte lesa, strappando un gemito compiaciuto all'altro.
    " S-sì..."
    " Era un'affermazione o stai solo godendo per quello che sto facendo?", ghignò David, scendendo verso l'ombelico per penetrarlo poi con la lingua.
    " Ah... s-sì...", gemette ancora Kurt.
    Quanto gli era mancato discutere con Dave mentre facevano l'amore. Gli mancavano i suoi tocchi tra il rude e la dolcezza, le sue insinuazioni e il profumo di salsedine che li avvolgeva... gli mancava quel senso di abbandono che lo trascinava in un caldo limbo, strappandolo alla realtà.
    David lo osservò continuando a bearsi di quei gemiti che abbandonavano le labbra del più piccolo e di quel corpo che si offriva a lui senza alcun ripensamento.
    Era tutto tornato alla normalità, e baciando con dolce possessività il fianco del suo compagno cercò in quel modo di cancellare quel maledetto sfregio che sarebbe sempre rimasto lì come monito di quando aveva temuto di perdere Kurt.
    Leccò ancora il segno rosso, facendo contorcere l'altro sotto di sé, e risalì di nuovo verso l'alto fino a trovare la spalla ed il collo, lasciando le mani libere di armeggiare con i pantaloni che il più piccolo indossava. Li slacciò abbassandoli con delicatezza e senza fretta, facendo poi lo stesso con l'intimo qualche istante dopo.
    Si sollevò per poter osservare il corpo ormai nudo sotto il suo e nascose un sorriso. Kurt era bello come la prima volta che l'aveva visto e, anticipando le lamentele del più piccolo causate dalla sua lontananza, tornò a tuffarsi nelle labbra del ragazzo coinvolgendolo in un bacio.
    " Dave...", ansimò Kurt, allacciandogli le braccia al collo, cercando si avvicinare ulteriormente il corpo dell'altro a sé. " Sei... troppo vestito.", commentò con un sorrisetto.
    " Perché non mi spogli allora?", chiese il pirata, carezzandogli le cosce con la punta delle dita.
    Kurt rabbrividì a quel lieve tocco e, tirando il camicione dell'altro dalla schiena cercò di sollevarglielo, prontamente aiutato da David che scorse nei suoi movimenti qualche difficoltà.
    " Sei troppo grande... perché non stai mai sotto?", domandò ingenuamente il ragazzo.
    " Perché tu non sei in grado di stare sopra, femminuccia.", ribatté il pirata mordicchiandogli il mento e strappando un verso irritato all'altro.
    " N-non intendevo quello!", gracchiò avvampando d'imbarazzo a quella battuta.
    " Lo so... lo so...", concesse Dave, slacciandosi i pantaloni ed abbassandoli insieme all'intimo " Ma stai sotto... ti preferisco così.", ghignò, strusciando il suo corpo nudo contro quello del più piccolo, bloccando così il fiume di parole che sicuramente l'avrebbe investito alla sua battuta e permettendosi in quel modo di ascoltare il tremito che lo scosse ed il gemito che Kurt si lasciò sfuggire.
    Con un misto di desiderio e sollievo, il più piccolo si ritrovò ad abbracciarlo ancora con forza e necessità, poi in un moto di possessività andò a morderlo sul collo.
    " A-ah...", gemette il pirata, emettendo poi un sospiro quando il ragazzo ritirò i denti per dedicarsi a quel piccolo pezzetto di pelle con le labbra e con la lingua. Distrattamente pensò alle risate dei suoi uomini - soprattutto a quelle di Azimio - quando avrebbero visto quel nuovo segno sul suo collo. In realtà era ormai abituato alle loro prese in giro ogni volta che Kurt decideva di lasciargli quei possessivi maschi rossi, e in quel momento non poteva fare a meno di pensare che il ragazzo lo stesse facendo proprio per dire a tutti che si appartenevano.
    Sorrise e, per vendicarsi di quel morso, gli tirò i capelli strappandogli un gemito gutturale.
    " Piantala! I capelli non li devi toccare!", si lamentò Kurt, venendo poi messo a tacere dalle labbra del pirata.
    " E tu non mordere.", ribatté qualche istante dopo, facendo ancora vagare le mani sul corpo del ragazzo.
    " Come se ti dispiacesse...", mormorò il più piccolo, chiudendo gli occhi nel sentire quelle leggere carezze insinuarsi tra di sé e il materasso per andare a sfiorargli la schiena prima con la sola punta delle dita poi con le unghie.
    " Uhm...", mugugnò compiaciuto.
    " Neanche a te dispiace...", commentò il pirata con un lieve sorriso, prendendo di nuovo possesso del collo del più piccolo e facendo scendere ancora le mani verso i suoi fianchi e le natiche.
    Kurt emise un altro sospiro, lasciandosi trasportare da quel lento corteggiamento. Perché, alla fin fine, non poteva definirlo in altro modo: Dave stava semplicemente lusingando il suo corpo con quei baci e quelle maledette carezze - le amava, dannazione se le amava.
    Erano dolci e piacevoli e, al tempo stesso, non erano né invasive né fastidiose - Kurt odiava l'impazienza, gli piaceva godere al meglio di certi attimi per imprimerli al meglio nella memoria.
    David ormai sapeva benissimo come e dove toccarlo per farlo eccitare senza metterlo a disagio, e ben presto anche il membro del più piccolo iniziò a richiedere attenzioni.
    Kurt scosse il capo, cercando di scacciare via la voglia che aveva di toccarsi e di raggiungere il piacere - quel pensiero riuscì addirittura a farlo avvampare di vergogna. Fortunatamente venne contagiato dalla placida calma del più grande, limitandosi quindi a sollevare il bacino verso quello del pirata, cercando il corpo dell'altro per un contatto più intimo.
    Dave assecondò subito quel movimento e, sfregando la sua erezione contro quella di Kurt, ascoltò i gemiti del suo amante.
    Voleva nutrirsi della bellezza e della luminosità di quel corpo, dei teneri versi che riusciva a fargli emettere e anche di quei sentimenti, così forti e finalmente chiari, che gli riscaldavano il cuore. Desiderava che per Kurt quello fosse un momento indimenticabile.
    Nel provare quei desideri, si sentiva anche oscenamente romantico e, anche se non si era mai sentito a suo agio in quelle situazioni, decise che per quella volta quel suo disagio poteva essere uno di quei dettagli che potevano pure essere ignorati.
    Voleva solo potersi dedicare anima e corpo al suo compagno, perché altro non poteva desiderare in quel momento se non procurare piacere a Kurt e trarre a sua volta godimento da quello del più piccolo.
    Quindi scese lentamente lungo il suo corpo, baciandolo e leccandolo dove sapeva di riuscire a ottenere dei piccoli gemiti compiaciuti, fermandosi poi tra le gambe del suo amante per osservarne l'erezione.
    Kurt a quell'attento studio della sua intimità avvampò ulteriormente ma, nella confusione e nel desiderio del suo corpo, non comprese se fosse per l'imbarazzo o per la lussuria.
    " Dave...", lo chiamò piano, cercando di attirare su di sé l'attenzione dell'altro.
    Il pirata però lo ignorò e, baciandogli la coscia, si avvicinò pericolosamente con le labbra al suo membro. Senza rendersene conto, Kurt si ritrovò a chiudere gli occhi e ad emettere un basso sospiro, trattenendo poi il respiro in attesa della mossa successiva dell'amante.
    Quando avvertì il respiro dell'altro sui suoi testicoli, rilasciò l'aria che aveva trattenuto tremando per la curiosità e il desiderio.
    A quella vicinanza, brividi iniziavano già a percorrergli la schiena, diventando poi ardenti onde di lussuria quando le labbra di David si chiusero sulla punta del suo membro.
    La bocca del pirata era calda ed accogliente, e sapeva come alternare attimi di frenesia a momenti più pazienti, mirati a portare il suo amante verso la follia dei sensi.
    Con lente lappate Dave sparse per tutta l'erezione la sua saliva, concentrandosi sui mugolii che abbandonavano le dolci labbra di Kurt.
    Lo sentì ansimare spesso il suo nome, allargando le gambe in un inconscio invito a proseguire - ricordava ancora con un sorriso malizioso quando l'aveva fatto notare al più piccolo, questo era diventato se possibile più rosso in viso e aveva richiuso le gambe, dichiarando che non si era assolutamente reso conto di averlo fatto. Con calma, qualche istante dopo, iniziò a massaggiargli con una mano i testicoli, continuando a lambire tutto il membro soffermandosi più volte sulla punta.
    " A-ah!", i fianchi del ragazzo si mossero verso l'alto e David sulla lingua avvertì il sapore del seme nel suo compagno, accompagnato da altri gemiti più alti.
    Si allontanò per iniziare a carezzarlo con la mano in un lento ritmo, puntando gli occhi sul volto di Kurt.
    Non vide paura o altre tracce di ricordi negativi, dalla sua bella voce traspariva solo piacere e dalle liquide iridi, che per qualche istante incrociarono le sue, poté notare solo il desiderio.
    Si sentì subito sollevato e, dopo aver inumidito le sue dita, gli carezzo le gambe con delicatezza.
    " Kurt... dammi il cuscino...", mormorò piano.
    " E-eh?", il più piccolo gli rivolse uno sguardo confuso, troppo preso dalla mano che gli stava massaggiando il membro.
    " Il cuscino...", ripeté il pirata con un sorriso, baciandogli il ginocchio.
    Kurt assentì e, sollevando il capo, prese il cuscino per avvicinarlo al suo amante che, afferrandolo con sicurezza, lo utilizzò per metterlo sotto i fianchi del più piccolo, facendoglieli così sollevare.
    " D-dave...", mormorò il ragazzo spingendosi verso il pirata, sentendo il bisogno di avvertire ancora su di sé quelle mani.
    " Shh... piano...", le dita umide andarono ad insinuarsi tra le natiche di Kurt senza però violare il suo orifizio, attendendo che fosse il più piccolo a invitarlo ad andare avanti. Il ragazzo però si irrigidì per qualche istante, trattenendo il respiro.
    " Tranquillo Kurt...", sussurrò, carezzandogli ancora il membro senza fretta. " Sono io..."
    Le braccia del giovane si allungarono, attirando l'amante a sé alla ricerca delle sue labbra. Dave gli concesse subito un bacio senza smettere di massaggiargli l'erezione, ma Kurt, stringendolo a sé in un forte ma insicuro abbraccio, iniziò a sentirsi vagamente a disagio.
    Cercava di calmarsi, e di scacciare il ricordo di quel dolore che l'aveva strappato da tutte quelle sensazioni stupende che gli stava facendo provare il pirata, ma... non ci riusciva.
    Dave, rendendosene conto, ricambiò quell'abbraccio allontanando le mani per poterlo stringere a sé, rassicurandolo.
    " Ehi...", lo chiamò piano, temendo di avergli chiesto troppo.
    " Va tutto bene...", mormorò Kurt qualche istante dopo - le braccia di David avevano uno strano potere su di lui -, e prendendo un bel respiro si allontanò di poco per poterlo guardare in viso. " Continua..."
    " Kurt...", la voce di Dave risultò grave e preoccupata.
    " Sono io qui che comando.", ribatté il più piccolo accennando un sorriso. " Se ti dico di continuare, tu devi farlo senza discutere."
    Era stato solo un attimo, un lieve momento di confusione che aveva riportato alla luce quella recente ferita, ma fortunatamente era passato, e non appena il pirata tentò di aprire ancora bocca - era chiara la sua preoccupazione -, lo mise a tacere con un bacio.
    Quello che era successo non doveva né poteva interferire con il loro rapporto, e per quel motivo Kurt desiderava che Dave andasse avanti.
    L'ostacolo in quel caso non poteva essere aggirato, perché sarebbe sempre rimasto lì: pronto a tormentarlo e a rovinargli l'esistenza.
    Poteva solo essere superato e dovevano farlo insieme: come una vera coppia.
    " D'accordo.", accettò il pirata poco dopo. " Ma..."
    " Te ne accorgerai se non voglio più.", ribatté prontamente il più piccolo e, unendo ancora le sue labbra con quelle di David, lasciò che la mano di questo riprendesse a masturbarlo.
    Si irrigidì di nuovo quando le dita del più grande si avvicinarono alle sue natiche ma, regolarizzando lentamente il respiro, riuscì a rilassarsi e ad accogliere le prime intime carezze attorno al suo orifizio.
    Fu quasi semplice concentrarsi su quella dolcezza che veniva riservata al suo corpo, amava come Dave si dedicava al suo piacere, ed emettendo dei bassi mugolii compiaciuti neanche si rese conto di aver accettato all'interno di sé la prima falange.
    Quell'intrusione gli strappò un sospiro sollevato e, sorridendo, abbracciò con forza il pirata coinvolgendolo in un lungo bacio.
    Per qualche istante aveva temuto di rifiutarlo, di ricordarsi quella violenza e di non riuscire più a farsi sfiorare da David, ma il suo corpo e la sua anima erano talmente legati al pirata che l'avrebbero accettato in ogni momento.
    Lentamente l'indice iniziò a spingersi all'interno del suo orifizio, muovendosi in circolo contro i caldi muscoli che reagivano timidamente a quelle sue sollecitazioni. Pian piano anche i suoi mugolii divennero sempre più alti il più grande si azzardò a penetrarlo con la seconda falange.
    " A-ahh...", Kurt strinse le mani sui capelli del pirata sentendo un lieve bruciore a quell'intrusione e subito Dave, rendendosi conto di quel fastidio, allontanò le dita.
    Vi sputò sopra, inumidendole ancora, poi riprese a massaggiarlo attorno all'ingresso fino a quando questo non accolse di nuovo le sue falangi. Il ragazzo trattenne il respiro, e David per distrarlo strinse più forte la presa sul suo membro, sfregandovi il pollice contro la punta.
    Kurt gemette a quel movimento del dito del pirata, alzando il bacino come per andargli incontro, accogliendo più a fondo anche le altre due falangi.
    " D-dave...", ansimò faticando a tenere gli occhi aperti e a trattenere i mugugni nel sentire quelle ruvide dita aprirsi al suo interno, allargando i muscoli e procurandogli sia piacere che un lieve fastidio, subito coperto dalle sensuali carezze sulla sua erezione.
    " Ti piace?", domandò roco il pirata, incantato dal volto di Kurt e dalle sue espressioni.
    Lo desiderava e il suo membro era così teso da fargli quasi male, ma paziente mantenne sempre lo stesso la calma, cercando di donare sempre più piacere al più piccolo. Gli importava solo quello: il suo piacere poteva attendere... anche se resistere si faceva sempre più doloroso e iniziava a desiderare di sentire quella bocca su di sé.
    " Ah... s-sì...", assentì Kurt, annuendo con un sorriso ed accogliendo ancora i movimenti ormai naturali delle dita di David all'interno del suo corpo.
    Il pirata sospirò nell'osservare il corpo del più piccolo muoversi sotto di sé e, pian piano iniziò a rallentare fino a fermarsi del tutto.
    " Ho un'idea...", mormorò a mezza voce, allontanando le falangi e strappando un verso frustrato a Kurt che, riaprendo del tutto gli occhi, lo guardo confuso.
    " C-cosa?"
    " Volevi stare sopra, no?", chiese baciandogli le labbra con delicatezza, piegandole poi in un sorriso malizioso.
    " N-non in quel s-senso!", esclamò imbarazzato il ragazzo, assecondando poi i movimenti del pirata mentre questo si distendeva sul materasso lanciando per terra il cuscino.
    Si ritrovò a cavalcioni sopra lo stomaco di Dave, sentendo il suo membro premere contro le sue natiche in un lussurioso invito, ma sapeva - o meglio, lo sospettava - che non erano quelle le intenzioni del capitano della Sea Beast.
    " C-cosa vuoi fare?", domandò con voce resa incerta dall'eccitazione.
    " Voltati...", ordinò il pirata, carezzandogli delicatamente il bacino per poi afferrarlo con più decisione per aiutarlo nel movimento.
    Kurt si lasciò spostare come una bambolina - troppo eccitato e sicuramente troppo curioso per controbattere o fare altre domande -, comprendendo le intenzioni del più grande solo quando, al suo nuovo ordine di piegarsi in avanti, il suo viso si ritrovò davanti al membro di Dave.
    " Ho... capito...", mormorò sorridendo timido, comprendendo anche che quel ritmo paziente che aveva assunto il pirata doveva averlo portato al limite della sopportazione.
    Senza pensarci due volte, Kurt prese tra le mani l'erezione dell'amante, iniziando a massaggiarla con delicatezza, fermandosi quando sentì le dita del più grande tornare a insinuarsi all'interno del suo corpo.
    " Ah...", si leccò le labbra con soddisfazione e, incoraggiato da quella che per lui era 'perversione' - e gli piaceva particolarmente -, iniziò a leccare l'organo del pirata, tendendo le orecchie per avvertire i suoi gemiti che non tardarono ad arrivare. David si tese nel sentire la calda bocca del più piccolo su di sé e, sospirando di sollievo - aveva temuto di non resistere solo qualche momento prima -, mosse ancora le dita all'interno del orifizio di Kurt, baciandogli le natiche e utilizzando a sua volta la lingua per inumidirgli l'ingresso.
    Il ragazzo tremò a quelle carezze così intime, ansimando contro il membro del pirata - facendogli emettere anche un gemito a causa del suo caldo alito su quella sensibile pelle ormai umida -, ma non si allontanò insistendo sulla punta dell'erezione fino a convincersi a prenderla completamente in bocca.
    Iniziò a respirare con il naso tenendo gli occhi socchiusi per lasciarsi guidare dalle sensazioni poi, aiutandosi con le mani - che portò a carezzare i testicoli del più grande -, riprese a massaggiare con le labbra l'eccitazione di Dave.
    Sentiva il suo membro pulsare contro la lingua e, muovendola in circolo contro tutta la sua lunghezza, continuò ad ascoltare i gemiti che riusciva a strappargli... si sentiva addirittura vagamente orgoglioso nel sentirli.
    Il suo ego però veniva messo prontamente a tacere dalle dita del pirata che, dopo aver ammorbidito i muscoli - divenuti ormai sensibili -, si erano spinte avanti fino a diventate tre e, sempre aiutate dalla sua lingua, lo penetravano con un ritmo tanto lento quanto regolare e piacevole.
    Curiose si spingevano sempre più affondo e, senza mai forzare il corpo del più piccolo, si facevano strada verso quel punto che avrebbe fatto perdere la testa a Kurt.
    A-ahhh...", con un gemito acuto, Dave comprese di aver raggiunto il suo traguardo e, ghignando maliziosamente soddisfatto, allontanò le dita per poi farle entrare ancora in profondità nell'orifizio del più piccolo, facendolo urlare e tremare di nuovo dal piacere.
    Ripeté più volte per movimento, avvertendo il corpo del ragazzo tendersi e contrarsi contro le sue falangi per poi sciogliersi in un ammasso di muscoli sempre più sensibili e reattivi, pronti a reagire ancora ad un nuovo affondo.
    " D-dave...", Kurt ormai sentiva tutto il suo corpo tremare. Era distratto da quelle intossicanti sensazioni che lo percorrevano in frequenti e intense ondate di piacere, tant'è che non riusciva quasi più a reggersi sulle ginocchia né a dedicarsi all'erezione ormai umida dell'amante.
    Si spinse verso il pirata, quasi pregandolo in quel modo di mettere fine a quella crescente frustrazione e, dopo aver emesso l'ennesimo gemito al movimento di quelle maledette dita – si sentiva ormai all’apice del suo piacere -, David parve volerlo accontentare.
    Gli donò un ultimo bacio prima di allontanarsi e, carezzandogli i fianchi, lo aiutò a sollevarsi e a girarsi.
    Subito le loro labbra si scontrarono in un caldo e passionale bacio poi, stretti in un abbraccio, cambiarono posizione e Dave fece distendere ancora il più piccolo sul materasso, baciandogli il collo con voracità. Le mani andarono a carezzargli ancora le gambe, facendogliele lentamente allargare per potersi mettere tra di esse con più comodità. Kurt le allacciò subito alla vita del pirata e, sorridendogli rassicurante, lo abbracciò.
    Dai…”, soffiò sollevando il bacino fino a sfiorare il membro del più grande, avvertendolo fremere e irrigidirsi.
    “ Non vorrei essere… volgare ma…”, commentò il David, stupito da quel movimento lascivo che entrava in netto contrasto con la timidezza che il ragazzo aveva mostrato alla sua prima volta.
    Non esserlo allora!”, gracchiò Kurt rosso in volto, rendendosi conto solo a posteriori di quel suo gesto particolarmente dissoluto.
    Dave, sorridendo divertito, lo baciò subito per farlo tacere poi, spingendosi lentamente dentro il corpo del più piccolo, trattenne un gemito roco nel venire avvolto da quei muscoli tanto sensibili quanto caldi e stretti.
    Hn…”, chiuse gli occhi prendendo un bel respiro e, cingendo il ragazzo sotto di sé in un abbraccio, cercò di sciogliere dall’iniziale tensione che aveva fatto irrigidire Kurt poi, allontanando un braccio da quella stretta, iniziò a masturbarlo ancora con un ritmo regolare e veloce.
    Con dei primi, insicuri gemiti, il corpo del più piccolo iniziò a rilassarsi e quando sentì di nuovo le stesse ondate di piacere, che l’avevano fatto impazzire poco prima, provenire dalle carezze sulla sua erezione, iniziò ad assecondare il membro che si spingeva all’interno del suo orifizio.
    Il suo respiro si fece rapidamente più veloce e, trattenendo un lamento infastidito ad un affondo più profondo di Dave, cercò di concentrarsi sulla mano che continuava a carezzarlo con quello stesso, incalzante e piacevole ritmo.
    Gemette il nome del suo amante e ormai distratto da quelle sensazioni, si inarcò quando sentì il membro del pirata giungere a colpire quel punto che gli faceva sempre perdere la testa. Affondò con le dita nei capelli del pirata, cercando di baciarlo senza però riuscirci, ritrovandosi semplicemente ad ansimare contro quelle labbra.
    Le spinte si intensificarono diventando sempre più frequenti e profonde, e quando David si sentì quasi all’apice, si fece forza per rallentare e uscire dal corpo del più piccolo – trattenendo anche un lamento frustrato a causa della mancanza di quella prigione così calda.
    D-dave c-che…”, ansimò Kurt confuso e frustrato ma, venendo coinvolto in un vorace bacio, non riuscì a completare la domanda. Il pirata, con qualche difficoltà – dovuta soprattutto al suo corpo che richiedeva ancora attenzioni -, afferrò il più piccolo e, sollevandolo, lo spinse contro il muro alle spalle del letto.
    Entrò ancora in Kurt, facendolo gemere di piacere, riprendendo a muoversi con necessità e velocità, affondando sempre più a fondo e colpendo più volte quel punto che faceva sciogliere il ragazzo tra le sue braccia.
    Ah… a-ahh…”, si inarcò contro il muro, spingendosi contro l’amante e sfregando il membro tra i loro due corpi sudati e, spinta dopo spinta, raggiunse l’apice venendo in un urlo smorzato dall’ennesimo affondo del più grande.
    David lo baciò e, senza smettere di spingersi all’interno di Kurt – ed ignorando i muscoli che facevano quasi male a causa di quei movimenti sempre più febbrili -, raggiunse a sua volta il piacere svuotandosi nel corpo del suo compagno, tenendolo sempre stretto a sé.
    Possessivo non smise di abbracciarlo neanche quando fu costretto ad uscire dal suo orifizio poi, distendendosi ancora sul letto ormai sfatto, si permise di sospirare sollevato e soddisfatto.
    Kurt si sistemò meglio sopra di lui emettendo dei mugolii e, trovata la posizione più comoda, alzò lo sguardo sul volto del pirata.
    “ Non… me lo dici?”, domandò piano con un sorriso.
    “ Cosa?”
    “ Lo sai cosa…”
    Femminuccia.”, ghignò David, carezzandogli i capelli.
    Ti amo anch’io.”



    Il ritorno sulla Sea Beast fu piacevole per Kurt.
    La nave era stata rimessa a nuovo, lui aveva convinto David a comprargli un nuovo specchio per la loro cabina – teoricamente era la cabina del capitano, ma pian piano la stava riarredando nonostante i continui rifiuti del pirata – e tutti i membri della ciurma furono felici di rivederlo in piedi e pieno di vita.
    Perfino Azimio gli accennò un sorriso prima di rivolgersi a Dave per sistemare le ultime cose prima della partenza da Port Royal. Li tenne d’occhio per qualche istante poi, rendendosi conto che era un dialogo abbastanza noioso decise di andare alla ricerca di Mike per chiacchierare con lui.
    Subito il suo spostamento venne seguito dagli occhi del capitano nella nave e, rimasto solo con il suo migliore amico, si scontrò con un sorriso malizioso da parte di quest’ultimo.
    “ Ti sei dato alla pazza gioia, vedo.”
    “ Come?”
    “ Ordino agli altri di togliere gli ormeggi.”, rispose Azimio senza rispondere alla domanda dell’altro.
    “ Az che intendi dire?”, insistette irritato, e anche confuso, Dave.
    “ La tua femminuccia non smetterà mai di lasciare i suoi segni di riconoscimento su di te.”, ribatté il ragazzo di colore, lasciando solo l’altro pirata che, ricordandosi quanto aveva fatto Kurt qualche notte prima, nascose il collo con una mano.
    Maledetta femminuccia…”, borbottò, sciogliendosi poi in un sorriso. Non poteva arrabbiarsi con il suo compagno, anche perché alla fin fine non era la prima volta che si ritrovava in una situazione simile… e, in fondo, era sollevato da quello.
    La sorte finalmente stava volgendo a loro favore e tutto era tornato alla normalità anche se con qualche piccola piacevole novità – e non si riferiva alle strane tende rosa che erano apparse nella sua cabina e che molto presto avrebbe bruciato!


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    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 15/6/2011, 16:17
     
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