3. Angel

Per Tutti | Francia/Polonia

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    ~ The Huntress Princess
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    Titolo: Things Will Never Be The Same
    Titolo del Capitolo: Angel
    Fandom: Axis Powers Hetalia
    Personaggi: Francia (Francis Bonnefoy), Polonia (Feliks Łukasiewicz) [Nominata: Jeanne d’Arc]
    Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico
    Rating: Verde
    Avvertimenti: Oneshot, Yaoi
    Conteggio Parole: 1447 (FiumiDiParole)
    Note: 1. Il titolo della raccolta, Things Will Never Be The Same è il titolo di una canzone dei Roxette.
    2. La fic è nata dopo aver visto un’immagine di Polonia che mi ha ricordato Jeanne d’Arc
    3. La dedico a Kuromi. Questa fic è tutta per te tesoro!
    4. Scritta per il Meme della Quaresima - III Settimana, indetto da michiru-kaiou7, con prompt Preghiera
    5. Scritta per la mia tabella del contest La Tabella dei Prompt, indetto sull’Axis Powers Hetalia ~Shipping Community, con prompt Lacrime.
    6. Partecipa a FiumiDiParole.

    { Things Will Never Be The Same ~
    - 3. Angel -



    Le mani erano congiunte vicino al petto in segno di preghiera, sfioravano quasi distrattamente la piccola croce che teneva al collo e che si posava sui chiari abiti che indossava - erano maschili, ma guardandoli parevano quasi femminili nella loro delicatezza.
    A osservare il suo corpo, fermo in preghiera, si aveva quasi l'impressione di avere davanti un essere etereo - forse un angelo.
    I capelli biondi erano raccolti in una piccola coda e alcuni, quelli più corti che sfuggivano all’elastico, erano ritirati da delle piccole forcelline - un piccolo vezzo nella sua sconcertante semplicità. Aveva un viso delicato, femminile, chiaro e liscio come la porcellana, con le guance - sfiorate delicatamente dalle lunghe ciglia - leggermente colorate da una naturale tonalità rosata. Teneva le labbra socchiuse, muovendole per soffiare la sua muta preghiera rivolta al suo Dio.
    Francia, osservando la sua figura dall'entrata della piccola chiesetta, per poco ebbe l'impressione di vedere davvero un fantasma o, meglio, le parole giuste per descrivere quella sua visione era l'aver visto un angelo - perché altrimenti, come poteva spiegare le ali che gli pareva vedere su quella esile schiena?
    Per qualche istante si dimenticò di tutto, anche del motivo della sua entrata in quella chiesetta, limitandosi ad osservare il semi profilo di quell’essere etereo, unica cosa che riusciva a vedere da quella posizione - avrebbe volentieri fatto qualche passo se non si sentisse completamente pietrificato dalla paura di distruggere quel magico istante - ma, nonostante la lontananza, ciò che aveva davanti era inspiegabilmente bello.
    Lei... era lì. In quella piccola chiesetta a pregare, come l'aveva vista fare tantissime altre volte.
    Silenziosa e bella, una guerriera saggia con un passato da contadina analfabeta che, con il suo dono era riuscita a risollevare le sorti della sua Nazione in una guerra lunga un secolo. Era devota al suo Dio e alla Francia, si fidava ciecamente di quei due indispensabili elementi sacri della sua vita, ma era stata proprio quella devozione ad averla condotta alla morte.
    Francia non l'aveva mai dimenticata, il suo ricordo era sempre rimasto immortale nel suo cuore ed in quell'istante, nel vederla in quella posizione, nel compiere quel gesto così familiare, gli parve di sentire gli occhi riempirsi di lacrime. Lacrime che aveva versato ogni anno dal giorno della scomparsa della donna che più di tutte aveva amato e che anche in quel momento gli rigavano il viso.
    Non si era mai preoccupato di esternare i suoi sentimenti e quel silenzioso pianto non era altro che una semplice esternazione di quel che il suo cuore sentiva.
    " Jeanne...", mormorò piano senza trattenersi, venendo poi tradito dall'eco della chiesetta che fece riecheggiare quel nome, sussurrato, fino a distruggere quella magica atmosfera che si era creata. Temette di vederla sparire - non sarebbero più state lacrime di felicità e di nostalgia quelle che avrebbe versato, ma di dolore per averla persa ancora - ma non accadde, lei rimase lì, tangibile e reale, con quella dolce espressione di stupore nel bel viso e gli occhi verdi che lo fissavano senza capire, confusi.
    Alla fine, nell'osservare quelle iridi, Francia comprese che la magia si era veramente infranta: la sua Jeanne aveva gli occhi del cielo e non quelli dei prati color della speranza.
    Infame allucinazione creata da una ferita mai chiusa e che era destinata a riaprirsi nel capire che quell'angelo non era altro che una Nazione come lui, immortale ma con un aspetto che aveva spesso tratto in inganno pure lui, la grande Francia.
    " Francis.", la voce dell'altro era dolce e felice, ma un poco stupita e, sopratutto, aveva un tono non propriamente femminile che gli faceva ricordare chi aveva davanti. Era andato lì proprio per lui.
    " Feliks."
    Lo osservò farsi strada tra le panche, leggero e attento a non fare tanto rumore in quel luogo sacro, si fermò però a pochi passi da Francia.
    " Stai bene?", domandò, scrutando il viso, apparentemente disteso dell'altro, rigato ancora dalle lacrime.
    " Sì.", mentì.
    " Dici una bugia dentro la Casa del Signore? Stai piangendo, non stai bene."
    Quella frase ebbe il potere però di far sorridere malinconicamente Francia che si ricordò di un avvenimento legato proprio alla sua Jeanne - " Nella Casa di Dio siamo tutti uguali. Non abbiamo bisogno di alcuna maschera perché Lui ci conosce da quando ci ha creati. Qui possiamo smettere di mentire, al mondo e a noi stessi.", poi aveva iniziato a piangere appoggiandosi alla sua Nazione, sconvolta dai crimini e dalle morti che quella guerra le aveva fatto conoscere.
    " Non mi piace quel sorriso.", borbottò Polonia, allungando una mano per asciugare le lacrime dell'altro che, fissandolo negli occhi, lo lasciò fare. Si beò di quella dolce carezza poi gli bloccò l'arto con il suo, portandolo alle labbra per baciarvi il palmo.
    " F-francis!", una leggera risatina sfuggì al polacco, accompagnata da un lieve arrossire per quel gesto.
    " Prima...", esordì Francia stringendogli la mano. " Mi è parso di vedere un angelo."
    " Joanna d'Arc?1", domandò in risposta Polonia.
    " Oui."
    La stretta sulla mano venne ricambiata ed un altro sorriso illuminò il viso della Nazione.
    " Hai capito, vero?"
    " Sì.", assentì. " Ma io, non sono né un angelo né la donna che hai amato, Francis.", da una parte il somigliare a quella Santa - almeno in quel momento agli occhi del francese - piaceva al polacco: lo faceva sentire importante.
    " Lo so. Ma posso ugualmente guardarti con venerazione, come se tu fossi speciale."
    Polonia gli carezzò il viso con l'altra mano, arrossendo ancora dinnanzi allo sguardo e alle parole di Francia. Era un tipetto abbastanza smaliziato ma davanti a quella Nazione, ai suoi gesti romantici e alle sue dichiarazioni, spesso si ritrovava ad arrossire come una ragazzina.
    " Io sono speciale.", lo corresse, piegando le labbra in una finta smorfia offesa.
    " Vero. Ma allora, posso guardarti?"
    " Sì, ma non troppo. E non piangere."
    " Non lo farò.", si incamminarono lentamente verso l'uscita.
    " Non mentire nella Casa del Signore.", continuò il polacco.
    " Non farò neanche questo.", rispose sincero Francia, osservando i raggi del sole che baciavano il volto di Polonia e che facevano brillare la croce che indossava - non somigliava alla sua Jeanne ma nel suo cuore entrambi avevano un posto speciale.
    " Francis..."
    " Oui?"
    " Non devi mentire neanche a me e non devi mai stare con me perché-"
    Un veloce bacio zittì le preoccupazioni - forse fondate, vista la situazione - del polacco.
    " Non amo mentire. E tu sei tu. Sei Feliks. Sei Polonia. E, soprattutto, sei mio."
    L'altro si imbronciò, lamentandosi in un borbottio di varie cose che in quella frase non gli andavano bene.
    " Esistono tanti angeli, ed io sono stato fortunato visto che ne ho potuti conoscere due. Uno mi proteggerà in eterno dall'alto dei cieli, mentre l'altro...", fu lui in quel momento a carezzare il volto di Polonia. " L'altro è qui con me, e lo sarà altrettanto in eterno. Solo che potrò toccarlo e abbracciarlo. Dirgli che lo amo."
    " Non sono un angelo.", lo riprese il polacco, un po' divertito.
    " Allora perché hai delle ali sulla schiena?", sorrise Francia, guardando verso le spalle dell'altro.
    " Ali?", Feliks si girò appena, inconsciamente, a quelle parole, venendo poi sollevato da terra dal francese.
    " Visto, voli.", scherzò.
    " Ringrazia che non ho la gonna, non avrei voluto dare mostra delle mie belle mutandine davanti ad una Chiesa.", si lamentò fintamente, allungando le braccia per abbracciare l'altro.
    " Già. Le posso vedere solo io quelle.", gli baciò la fronte, tenendolo stretto per paura - ovviamente infondata e stupida ma che in quel momento, dopo la visione che aveva avuto, lo intimoriva veramente - di vederlo volare via per davvero.
    " La prossima volta aspettami a casa, non venirmi a prendere in Chiesa, ok?"
    " Perché?"
    " Perché non mi piace che tu veda in me altre donne - visto che io non lo sono, ed è una cosa che seriamente mi da fastidio - e che, soprattutto, ti metta a piangere.", aveva un tono scherzoso anche se nei suoi occhi c'era un po' di preoccupazione, che scomparve fortunatamente poco dopo.
    " D'accordo. Ma ti assicuro che sei meglio uomo."
    " Dai e prendi, infondo.", commentò malizioso Polonia.
    " Non si dicono certe cose qui."
    " Dio sa quel che facciamo, è ovunque. E no: non commentare quest'affermazione perché so quello che vuoi dire."
    " Je t'aime, mon ange.", sussurrò divertito cercando di baciarlo ancora, cosa che gli venne però negata.
    " Mh... così va meglio."
    " E tu? Non rispondi?", esclamò contrariato.
    " No.", Polonia si incamminò verso la loro abitazione. " Forse. A casa. Se riesci a strapparmi le parole di bocca."
    Francia lo seguì subito sorridendo ancora, sentendosi sempre più rilassato e felice.
    " Ti strapperò ben altro."
    " Non ho dubbi."
    Era veramente contento di avere un angelo come Feliks vicino, e per quanto Jeanne fosse importante, quello era il momento di vivere e non di pensare al passato. Il presente, infondo, era così bello.

    1: Joanne d'Arc sarebbe Jeanne d'Arc in PoloniaXD L'ho visto sulla Wiki


    Edited by p r i n c e s s KURENAI ~ - 10/12/2010, 12:40
     
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